LA PREVISIONE 2024 IN FRENATA DOPO UN 2023 DI CORSA
Federcostruzioni: crolla la produzione (-4,4%). Brancaccio: “Manovra VUOTA per il settore”
Lo scorso anno la filiera ha raggiunto una produzione di 624 miliardi, crescendo di 44 miliardi rispetto ai 580 miliardi del 2022 e ai 498 miliardi del 2021. Salgono anche gli occupati. Per il 2024 però la previsione è di una forte contrazione. La presidente Marone: per il Green Deal Ue servono nuove risorse, finanziamenti per le famiglie e un piano contro il caro energia e caro materiali. La presidente dell’Ance apre la partita con il Governo sulla manovra. “Il nuovo patto di stabilità è a 5-7 anni, ma nel Psb non c’è nessuna politica per il dopo-2026 per il nostro settore”

PAOLA MARONE PRESIDENTE FEDERCOSTRUZIONI
IN SINTESI
La crescita della produzione fino allo scorso anno, il boom quindicinale dell’export, le sfide e le incognite per l’era post-Pnrr, l’assenza di programmazione nella manovra per il 2025. Il mondo delle costruzioni fa il punto sul suo stato di salute al Saie, la fiera dell’edilizia in corso a Bologna fino a sabato. Il rapporto Federcostruzioni sul 2023, stilato insieme ad Ance, è molto chiaro.
Lo scorso anno, la filiera ha raggiunto una produzione per 624 miliardi, crescendo di 44 miliardi rispetto ai 580 miliardi del 2022 e ai 498 miliardi del 2021. Dal 2008 al 2023, le esportazioni sono passate da 49,38 miliardi a 65,9 miliardi crescendo così del 34%. Valori positivi anche per quanto riguarda gli occupati: 3 milioni e 100 mila, +76mila sul 2022 (+2,5%). Insomma, in quest’ultimo triennio il settore delle costruzioni è cresciuto sotto tanti fronti.
D’altronde, come da stime Mef, nel 2021 e 2022 oltre il 50% della crescita del Pil italiano può attribuirsi all’edilizia e a tutta la filiera. Anche nel 2023, grazie ai bonus fiscali e gli investimenti Pnrr, la crescita è proseguita a beneficio di tutta l’economia nazionale. Ma il problema è un 2024 che, a dispetto di tante previsioni, anche ufficiali, come quella dell’Istat, finirà con una frenata molto brusca. La stima di Ance-Federcostruzioni per il 2024 è un calo del 4,4% della produzione del settore in termini reali contro il +4,2% del 2023, mentre per il Pil si stima un +0,8% per quest’anno e un +0,9% per il 2025.
I singoli comparti e gli effetti delle costruzioni
Guardando tutto ciò dal punto di vista dei singoli comparti, il rapporto Federcostruzioni illustra come le costruzioni salgano in valore produttivo rispetto al 2022 del 9,7%. Il boom spetta però alla filiera della progettazione e servizi innovativi: +16,7%. Stabili (-0,10%) le tecnologie, macchinari e impianti; mentre il vero crollo riguarda i materiali: -6,7% di perdita di valore tra 2022 e 2023. “L’Italia è la seconda manifattura dell’Europa”, ricorda Paola Marone – presidente di Federcostruzioni. “Le valutazioni qualitative dei diversi comparti rimangono in linea con quanto emerso a marzo”: nel 2023, Ance registra +5% di investimenti, Confindustria Ceramica una produzione in calo tra il 7% e il 14,4%, Federlegno segna -9,4% sui prodotti per l’edilizia, le macchine stradali per le costruzioni registrano invece un +2%.

Le costruzioni sono legate al 90% dei settori produttivi, ricorda Marone. Basti pensare che una spesa aggiuntiva di 1ml nel settore genera effetti compresi tra 2,1 e 3,3mld nel lungo periodo. Con un incremento di oltre 15mila unità occupazionali. “Oggi soffriamo diversi condizionamenti – spiega la numero uno della Federazione – dalle tensioni geopolitiche al caro materiali ed energia fino alle sfide imposte dalle direttive Ue sulla decarbonizzazione”.
Le sfide del futuro: il Green Deal e il dopo-Pnrr
Le sfide del futuro, si legano a questo contesto: per quest’anno, come da stime Ance (gennaio 2024), gli investimenti nelle costruzioni (al netto delle manutenzioni) crolleranno del 7,4% accompagnate da un -4,7% di nuove abitazioni, -27% di riqualificazioni ma un +20% di opere pubbliche. La spinta, su questo, è del Pnrr, ovviamente. Ma proprio per valorizzarlo, dice Paola Marone, “serve uno sguardo diverso” per adempiere agli obiettivi Ue sul Green Deal. Il rischio, altrimenti, è di penalizzare tutta l’industria. La ricetta della filiera delle costruzioni è composita: risorse pubbliche, anche da fondi Ue; finanziamenti accessibili alle famiglie; un piano per contrastare il caro energia e i costi di forniture ed interventi; un regime fiscale con sistema efficiente.
Il tutto, nell’era in cui il fattore Pnrr va svanendo (2026). Oggi, al 30 giugno 2024, la spesa totale è di 51,4mld (26% sui 194,4mld totali e 45% sul totale incassato dall’Italia). Escludendo il Superbonus, la spesa settoriale ammonta a 13mld di euro (71% di interventi in corso)


Sul Pnrr la sfida è doppia. Per il presente, occorre accelerare la messa a terra del piano. Sia in termini di realizzazione di investimenti (59mld), sia di gestione finanziaria verso le imprese, trasferimenti agli enti esecutori, tempistiche dei progetti. Il tutto garantendo che il Pnrr resti un pacchetto di investimenti aggiuntivi e non sostitutivi rispetto a quelli ordinari. Per il futuro, invece, dopo il 2026 che succede? Per Federcostruzioni la ricetta è fatta di tre punti: garantire investimenti pubblici adeguati, replicare il meccanismo Pnrr e andare verso un partenariato pubblico-privato. Quanto alla rigenerazione urbana, “serve una legge che faccia da legislazione quadro alle norme regionali, per il recupero del patrimonio pubblico e privato, coesione sociale e promozione del Ppp”, avverte Paola Marone. Tutto ciò, in un contesto già oggi via via più condizionato da innovazione, digitalizzazione e intelligenza artificiale.
La chiosa è sull’Italia e sull’Europa. La tutela e la valorizzazione del Made in Italy passano da un riposizionamento delle politiche ambientali. “Lo segnala il rapporto Draghi”, conclude la presidente di Federcostruzioni, citando le riforme Energy e Gas Release, il nucleare di ultima generazione, nuove politiche sugli approvvigionamenti dei materiali, l’inclusione degli Ets nella Transizione 5.0, investimenti in R&S, una nuova concezione del bene Casa, i piani contro i rischi idrici e sismici.
L’Ance avverte: nessuna programmazione nella manovra
Tutti temi toccati anche dalla presidente di Ance, Federica Brancaccio. Anche per lei “il rapporto Federcostruzioni offre uno sguardo a 360° sul nostro mondo. Stiamo verificando le stime sull’edilizia fatte da Istat per quest’anno, che differentemente dalle nostre sono positive”. Il tema vero è però il Pnrr: “Lo abbiamo detto dall’inizio, è una misura straordinaria per il Paese affinché cammini con le sue gambe, ma è una misura aggiuntiva mentre oggi è divenuta sostitutiva. Non vediamo nessuna politica industriale per il dopo-2026”.
Il nuovo patto di stabilità guarda a un orizzonte di 5-7 anni, eppure “per il nostro settore non c’è nessuna particolare attenzione”. Le ricette esposte da Federcostruzioni su come migliorare le politiche e l’uso delle risorse europee valgono anche per Ance. Che chiede da tempo un tavolo sugli incentivi alle famiglie per adempiere alle direttive green dell’Ue. “Dell’eccessivo rigore ha fatto le spese il nostro Paese. Durante l’austerity il debito non è sceso, il Pil non è salito. L’unica leva è far crescere la produttività e le costruzioni sono il volano più alto, ecco perché serve un piano a lungo termine”. Roma, Bruxelles: capito?