AGICI
Efficienza edifici, il mix di tecnologie FUNZIONA nel residenziale
Secondo l’analisi Cesef, la combinazione integrata di isolamento termico, fotovoltaico, pompa di calore e accumulo (batteria) consente, sul singolo edificio, una riduzione delle emissioni fino al 94%. Bene, ma con quote minori anche per edifici pubblici, condomini e industria. Il vero nodo che, una volta sciolto, permetterebbe di sbloccare la strada verso gli obiettivi della direttiva case green è quello degli investimenti: ne servono circa 16 all’anno da qui al 2030.
Residenziale in testa, poi a seguire i condomini, gli edifici pubblici e l’industria. Secondo il rapporto Cesef di Agici, società di consulenza finanziaria per imprese e istituzioni, è questa la classifica dei modelli di intervento associati a quattro forme di consumo che possono essere efficientati e ridotti ricorrendo a un mix tra efficienza energetica e fonti di energia rinnovabile. Obiettivo, appunto, decarbonizzare.
Il contesto è quello della transizione verde dettata dalle politiche europee del green deal, oggi convertito in clean industrial. Al 2030, rispetto al 2020, la direttiva epbd anche nota come case green chiede ai Paesi membri di arrivare a risparmiare il 16% di energia nel settore residenziale. Bene, secondo le proiezioni elaborate in base ai campioni effettuati, per il settore residenziale unifamiliare la combinazione integrata di isolamento termico, fotovoltaico, pompa di calore e accumulo (batteria) consente, sul singolo edificio, una riduzione delle emissioni fino al 94%. Per il modello basato su condomini, invece, ricorrere insieme alla coibentazione dell’involucro e il teleriscaldamento si arriva a ridurre l’89% delle emissioni. Una quota più bassa, pari al 18-33%, è quella che verrebbe garantita dal ricorso a tecnologie integrate negli edifici pubblici, tra cui scuole e ospedali. Dove le riduzioni, secondo Agici, sono più modeste rispetto ai casi precedenti perché legate principalmente a vincoli nella capacità di spesa delle amministrazioni locali. Infine, l’industria: la quota di riduzione delle emissioni in questo caso sale al 54% sempre grazie alla soluzione mix. Anche se la più costo-efficiente è quella che integra solo efficienza energetica e fotovoltaico (95 €/ tCO₂).
In termini di investimenti, queste opere di intervento integrato (edile + termico) richiedono parecchie risorse. Secondo il rapporto, nel settore residenziale si stima un fabbisogno di 13 miliardi di euro all’anno (78 miliardi complessivi in sei anni) per un totale di 2,2 milioni di interventi complessi in sei anni (che salgono a 6,3 milioni per 134mld al 2035). Per quanto riguarda gli edifici pubblici, invece, il fabbisogno risulta invece di 2,5 miliardi all’anno (15 miliardi in sei anni) in caso di opere complesse e 1,2mld all’anno nello scenario di interventi semplici per un potenziale annuo da riqualificare di 2.797 edifici.

Riguardo il settore delle imprese, la stima di Agici sul fabbisogno di investimenti è compreso tra i 2,6 e 5,4 miliardi di euro entro il 2030, pari a 0,7 miliardi ogni anno. Complessivamente, emerge dunque un fabbisogno di investimenti annuo pari a 16,2 miliardi di euro. Ne deriva, dunque, che si tratta di una sfida complessa su cui occorrono investimenti privati importanti. Gli incentivi e le difficoltà crescenti delle finanze pubbliche sono, al contrario, fattori insufficienti o frenanti. Per non parlare del nodo normativo. Per esempio, sugli edifici pubblici scrive Agici nel rapporto “un nodo fondamentale per la crescita degli interventi è la semplificazione delle forme di Partenariato Pubblico Privato, e in particolare delle forme di Ppp con promotore e Project Financing”. Invece, la revisione 2024 del Codice degli appalti ha complicato questa procedura allungando tempi e generando nuove incertezze.
Per Stefano Clerici, Consigliere Delegato di Agici, “in questi anni abbiamo assistito a una profonda trasformazione del settore dell’efficienza energetica, che ha visto le aziende del comparto ricoprire sempre di più il ruolo di accompagnatori e abilitatori del processo di decarbonizzazione a tutto tondo”. Un comparto, dice lo studio Cesef, che negli ultimi 10 anni ha visto un aumento del suo fatturato aggregato pari al 62%, passando dai 7,6 miliardi di euro del 2014 ai 12,2 miliardi del 2023.