L'INTERVISTA
Ronchi (Fss): “Avanti tutta sul Green Deal, i costi del rallentamento sarebbero più ALTI di quelli per accelerare. Le sfide per l’Europa di fronte al Trump II”
Nessun passo indietro sul Green Deal, anzi. La ricetta tracciata da Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile è interamente verde e rinnovabile. E la racconta a Diario Diac lo stesso Ronchi, il giorno dopo la presentazione alla fiera Ecomondo di Rimini della relazione sullo Stato della Green Economy 2024.
Presidente, quali sono i messaggi chiave del rapporto?
Il messaggio è che bisogna accelerare sul Green Deal, senza se e senza ma. Perché i disastri climatici ai quali stiamo assistendo sono evidenti e perché non possiamo continuare con questa schizofrenia tra misure ed eventi. Dobbiamo renderci conto che tanti settori sono indietro sull’agenda verde ma i costi di un rallentamento della transizione sarebbero molto più alti di quelli per sostenere l’accelerazione verso la completa decarbonizzazione. Non è una passeggiata, certo, ma è l’unica strada da percorrere.
La nuova Commissione europea promette bene sull’agenda verde?
Ha confermato di voler procedere in continuità sul Green Deal e questo è un bene. Poi assistiamo a tanti dibattiti settoriali. Penso all’automotive: si dice che in Europa occorre rallentare la svolta verso l’elettrico ma Cina e Usa non ci pensano affatto, la strada è già tracciata. Inoltre, frenare questo percorso non porterebbe alcun effetto industriale positivo. Poi c’è il nucleare, sul quale chi vuole puntarci per fare la decarbonizzazione vuole in realtà rimandare soltanto l’impegno totale sulle rinnovabili. Eppure, investire sui reattori sarebbe più costoso rispetto a quanto serve per far sviluppare al 100% le fonti green. Anche sugli edifici è importante non ridurre le detrazioni al 36% perché rallenterebbe e poi annullerebbe del tutto la convenienza dell’efficientamento energetico. Oltre a incentivare un’economia in nero. Insomma, c’è un grosso tema di competitività economica. Rallentare la transizione equivale a mantenere almeno in parte ciò che c’è oggi ma puntare sulla neutralità tecnologica è sinonimo di pigrizia tecnologica.
Dunque?
Dunque, si deve puntare tutto sulla migliore tecnologia disponibile. Pena, la conservazione dell’esistente. Le rinnovabili sono l’unica risposta: i dati del Word Energy Outlook dell’Iea (International Energy Agency, ndr) dicono chiaramente che un Kwh generato dal nucleare costa 170 dollari al Mwh, in Europa, mentre i costi per la produzione da solare ed eolico ammonta a 50-50 dollari/Mwh. Neppure il nuovo nucleare sarebbe una risposta perché gli small modular reactors farebbero soltanto aumentare ancor di più i costi, solo se riuscissimo a costruirne di numerosi allora forse potremmo pareggiare le cifre di produzione da rinnovabili. Ma per ora quello sul nucleare resta un discorso fumoso.
Guardando alcuni settori da vicino, sugli edifici quale strada occorre percorrere?
Bisogna mantenere le detrazioni al 50% e incoraggiare alcune misure come il ricorso alle pompe di calore per ridurre i consumi soprattutto degli edifici più energivori. Occorre poi agire sui tassi d’interesse, puntare su finanziamenti a medio-lungo periodo e scorporarli dal debito nazionale. In più, vanno prese misure di sostegno sociale per i nuclei familiari con livelli di reddito bassi e consentire anche a loro di procedere all’efficienza energetica. Infine, si deve riprendere anche a fare campagna di sensibilizzazione sia popolare che nel mondo delle imprese per stimolare i risparmi di famiglie e aziende.
Il commissario Ue designato, Dan Jorgensen, ha parlato molto delle ricette europee sulla casa.
Il suo discorso in audizione al Parlamento è stato molto positivo e incoraggiante.
E la decarbonizzazione dei trasporti è realizzabile?
Oggi in Italia abbiamo 658 auto ogni mille abitanti, la media europea è di 520. Nel nostro Paese abbiamo 8 milioni di auto in più che dovremmo eliminare. La crisi di questo settore, però, viene da lontano e arriva fino ai giorni nostri, attualmente siamo ottavi nella produzione continentale. Lo scorso anno abbiamo totalizzato meno di mezzo milione di auto, meno di Romania e Repubblica Ceca, per capirci. Ridurre le emissioni in questo settore è doveroso. Cosa fare? Occorre agire sul traffico migliorando la mobilità con soluzioni sostenibili, promuovendo il ricorso ai mezzi pubblici, alla ciclo-pedonalità. E poi, ovviamente, le auto elettriche. L’Italia è indietro: compriamo solo l’8,6% contro il 20% europeo. Ovviamente tra le maggiori criticità c’è la poca diffusione dei punti di ricarica ma…
Ma?
Ma le auto elettriche sono e saranno sempre migliori delle auto a motore tradizionale. Non emettono e sono più efficienti. Anche la barriera dei costi è superabile, guardiamo la Cina: lo scorso anno ha venduto oltre cinque milioni di vetture a ricarica e per il 2025 prevede il sorpasso su quelle a combustione.
Presidente, in conclusione non possiamo evitare riferimenti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Una sfida in più per l’Europa?
Certamente. Con Trump nuovamente alla Casa Bianca avremo sicuramente a che fare con nuovi dazi che stimoleranno l’inflazione americana. L’Europa è sempre più obbligata ad agire come attore unico, è finita l’era in cui un’Ungheria qualsiasi può bloccare ogni politica continentale. Solo un’Europa più compatta garantirà una transizione ecologica più competitiva con gli altri attori internazionali.