L'INDAGINE LEGAMBIENTE

Edilizia scolastica, è emergenza: una scuola su due SENZA agibilità

Nella Penisola 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, un dato che nel Sud e nelle isole sale al 50%. Un’emergenza ormai cronica, che non migliora, nonostante nel 2023 a livello nazionale siano stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione. Resta il forte gap tra quanto viene stanziato e quanto poi viene effettivamente speso tra le regioni italiane. E “con l’autonomia differenziata sarà ancora peggio”: il report di Legambiente.

01 Ott 2024 di Giusy Iorlano

Condividi:

Dalla manutenzione edilizia all’efficienza energetica fino alle certificazioni sulla sicurezza, è emergenza infrastrutture scolastiche in Italia.

Nella Penisola 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, un dato che nel Sud e nelle Isole sale al 50%, 1 scuola su 2. Un’emergenza ormai cronica, che non migliora, nonostante nel 2023 a livello nazionale siano stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione straordinaria, 42mila euro (media per singolo edificio), rispetto a quelli medi degli ultimi 5 anni, 36mila euro. Senza contare che persiste un forte gap tra quanto viene stanziato e quanto le amministrazioni riescono effettivamente a spendere: nel 2023 considerata la media a edificio scolastico su 42.022 euro stanziati ne sono stati spesi 23.821 euro. Ritardi, poi, ci sono anche su digitalizzazione, trasporti, servizi per lo sport ed efficientamento energetico.

E’ il perimetro disegnato dal nuovo rapporto ‘Ecosistema scuola’ messo a punto da Legambiente e che raccoglie i dati 2023 di 100 Comuni capoluogo su 113 e che riguardano 7.024 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da oltre un milione e 300mila studenti.

Il grande tallone d’Achille resta l’edilizia scolastica. Nel 2023 il certificato di agibilità degli edifici scolastici è presente mediamente in 1 scuola su 2, con forti divari geografici fra Nord (68,8% degli edifici) e Sud (22,6%); gli accorgimenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche vedono una differenza fra la media nazionale (79,9% degli edifici) e le Isole di venti punti percentuali (61%). Il collaudo statico, mediamente effettuato in 1 scuola su 2, ma non al Sud, che è zona particolarmente sismica, dove è invece presente solo nel 27,2% degli edifici. Infine, il certificato prevenzione incendi è una norma in costante transizione, con continue proroghe (l’ultima, contenuta nel Decreto Milleproroghe, fissa come scadenza il 31 dicembre 2024). In questo caso, però, le scuole del Sud sono più avanti (65,2% rispetto al 55,8% della media nazionale). Sono in deroga, invece, le scuole al di sotto dei 100 alunni, quindi, facilmente le scuole dei piccoli comuni; ma anche dove la situazione è migliore, per Legambiente non è accettabile che questi requisiti siano presenti al massimo nel 50% degli edifici scolastici. Dovrebbe essere obiettivo prioritario che il 100% delle scuole italiane presentasse tutte le garanzie di sicurezza.

Capacità progettuale e tempi dei cantieri, il Sud arranca

Ma ciò che il dossier di Legambiente segnala è anche il divario tra regioni del Nord e del Sud in termini di capacità progettuale, di reperimento dei fondi e di finalizzazione della spesa.
I tempi di durata dei cantieri, utili come misura dell’efficienza del processo, se in alcune regioni del Nord possono essere di 8-10 mesi dallo stanziamento della risorsa all’opera ultimata, in diverse regioni del Sud possono invece arrivare a 24 mesi. Per non parlare poi del forte gap tra quanto viene stanziato e quanto poi viene effettivamente speso. Le amministrazioni del Nord e del Centro sono quelle che stanziano ma soprattutto spendono di più. Al Centro la spesa media per la manutenzione straordinaria è di oltre 36mila euro, al Nord di 28mila, mentre scende significativamente al Sud con quasi 7mila euro, per fermarsi a circa 4.500 nelle Isole.
Il dato è evidente: al Sud, che pure in questi anni ha recepito più fondi nazionali, tendenzialmente si registra un calo nella spesa per la manutenzione straordinaria, per la difficoltà a concludere l’iter dalla programmazione agli effettivi interventi nelle scuole (Fig.1).
Per la manutenzione ordinaria, invece, dove le tendenze di investimento sono più equilibrate, è più omogenea la difficoltà per tutte le amministrazioni a destinare risorse fisse nel bilancio, a causa dell’esiguità di fondi destinati a questa funzione (Fig. 2).

 

Negli ultimi 5 anni edificate solo 41 nuove scuole. Appena 58 costruite secondo i criteri ‘green’

Non va meglio se si vanno a considerare i criteri di bioedilizia. L’obiettivo del PNRR e di molti governi del passato, di realizzare una nuova generazione di edifici scolastici che rispondessero alle esigenze educative, climatico-ambientali, sociali delle giovani generazioni, procede con molta lentezza. Le amministrazioni che hanno inviato i dati dichiarano che solo 58 scuole, sul campione di 7.024 oggetto dell’indagine, sono costruite secondo i criteri della bioedilizia e che solo 41 sono quelle nuove costruite negli ultimi 5 anni.
“Oggi in realtà, a causa di dati non accessibili sull’andamento del PNRR, non abbiamo riscontri documentabili – si legge nel report-  ma ci sembra entrare in campo la forte contraddizione che, se da una parte facciamo lo sforzo di colmare i divari territoriali con il PNRR, dall’altra con l’autonomia differenziata, andiamo verso una politica in cui le autonomie, senza un investimento sui Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), rischiano nelle aree più fragili del Paese, come alcuni territori del Sud e delle aree interne, di divenire solitudini”.

Legambiente, quindi, sottolinea l’importanza di poter accedere ai dati, sia per quanto riguarda l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, sia
per lo stato di avanzamento dei fondi investiti. Se nel primo caso “ora si sono fatti passi avanti, in quanto è stata istituita l’Anagrafe, non risulta comunque possibile – si legge nel dossier – seguire lo stato di finanziamento dei cantieri scolastici. In generale in questa fase ci si domanda se con l’autonomia differenziata verranno modificati i fondi nazionali, fonte di finanziamento basilare per l’edilizia scolastica”.

Il caso Campania: 7 edifici su 10 necessitano di manutenzione urgente, 9 su 10 sono senza collaudo

In Campania solo un edificio su dieci dispone del certificato di collaudo statico e quello di agibilità. A fronte di 470 edifici posti in zona sismica 1 o 2, solo 71 (il 15,%) risultano progettati o adeguati alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Sul fronte manutenzione straordinaria gli edifici in cui si è intervenuti negli ultimi 5 anni sono il 69,3%, tuttavia non si è riusciti a soddisfare tutte le necessità visto che il 71% necessita ancora di interventi urgenti. Inoltre solo nel 33% degli edifici sono state effettuate indagini diagnostiche sui solai.

Entrando nel dettaglio dell’indagine di Legambiente, i dati sulle certificazioni ci restituiscono una situazione a livello regionale con poca luce e tante ombre, visto che ancora oggi solo l’11% degli edifici dispone del certificato di agibilità e il 12% di collaudo statico. Diversa la tendenza che emerge dai dati sulle certificazioni di prevenzione incendi, di cui ne sono mediamente in possesso il 62,1% e oltre il 76% degli edifici per quanto riguarda la presenza di accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche. Gli interventi di messa in sicurezza dei solai sono stati realizzati mediamente sul 12,9% degli edifici. Solai ma non solo, in generale gli edifici scolastici che necessitano di interventi di manutenzione urgenti sono ben sette su dieci (71,4%). Nella regione del bradisismo e del rischio Vesuvio, a fronte di 470 edifici posti in zona sismica 1 o 2, solo 71 (15,%) risultino progettati o adeguati alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Negli ultimi 5 anni, a livello regionale, il 75% delle amministrazioni dichiara di aver realizzato interventi di adeguamento sismico, a beneficio tuttavia di un esiguo 1,4% di edifici e questo dato indica che le amministrazioni, pur recependo in larga misura la necessità di intervenire, sono in grado di farlo su un numero molto esiguo di edifici. Dall’analisi dei dati sull’efficientamento energetico emerge con chiarezza che c’è ancora molto da fare per rendere le scuole della Campania efficienti dal punto di vista energetico. Seppure le amministrazioni che dichiarano di aver realizzato interventi di efficientamento energetico negli ultimi 5 anni sono 66,7%, questi sono andati a beneficio solo del 2,2% delle scuole. Nel 2023 solo il 15,3% degli edifici indagati a livello regionale risulta aver acquisito la certificazione energetica. Nei 5 capoluoghi, solo il 6,1 % degli edifici scolastici presenta impianti di energia rinnovabile; tra gli edifici con impianti, il 65,2% dispone di solare fotovoltaico, il 52,2% di solare termico. Zero impianti di geotermia, di biomassa. Ritardi anche sul fronte servizi come, ad esempio, l’innovazione digitale con quasi tre scuole su 10 che dispone di reti Wi-Fi. Preoccupa, poi, la poca attenzione alla sostenibilità, nel 60% delle mense vengono impiegate stoviglie monouso. Sul fronte trasporti solo il 10,5% delle scuole dispone di un servizio di mobilità collettiva come lo scuolabus; sui servizi per lo sport il 46,2 % degli impianti necessita di manutenzione urgente.

Clicca qui per leggere il report

Argomenti

Argomenti

Accedi