rapporto sulla competitività/1

Draghi: fino a 800 miliardi l’ANNO di investimenti, anche con debito comune

Innovazione, energia, sicurezza. Le  sfide per non rassegnarsi a una lenta agonia e anche le leve per rilanciare la competitività dell’Europa, in questo momento in difficoltà. Tante proposte, ben 170 raccomandazioni,  quelle contenute nel documento presentato ieri a Bruxelles insieme alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen,  alle quali si accompagna un forte messaggio politico rivolto ai governi europei, che è quello di far presto e che non ci sono alternative per dare la necessaria scossa all’economia europea.

10 Set 2024 di Maria Cristina Carlini

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Innovazione, energia, sicurezza: sono queste le tre principali leve per rilanciare la competitività dell’Europa, ora in forte affanno.  Una sfida ineludibile per “è esistenziale” per l’Europa  perché l’alternativa è “compromettere il suo benessere, l’ambiente e la sua libertà”. Dopo un anno di lavoro, è arrivata la ‘cura Draghi’ per l’Unione europea che indica gli interventi per rompere la spirale negativa innescata dal ‘mix’ di una crescita debole e scarsa produttività, che allontana, sempre di più, il Vecchio Continente dai principali competitor, come Usa e Cina. Tante proposte, ben 170 raccomandazioni,  quelle contenute nel documento presentato ieri a Bruxelles insieme alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen,  alle quali si accompagna un forte messaggio politico rivolto ai governi europei, che è quello di far presto e che non ci sono alternative per dare la necessaria scossa all’economia europea.  Non per nulla, l’aggettivo pregnante e denso di implicazioni cui ricorre Draghi è quello di “esistenziale”. Perché, senza questo cambiamento, il rischio è quello di perdere “la sua ragion d’essere”. “Per la prima volta dai tempi della Guerra Fredda, (l’Unione Europea) deve veramente temere per la propria sopravvivenza e la necessità di una risposta unitaria non è mai stata così grande”, ha dichiarato.

Prima parola d’ordine è innovare: è questa la prima area di intervento indicata da Draghi. La Ue “rimane debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura”. “Non è che all’Europea manchino idee o ambizioni. Ma l’innovazione è bloccata nella fase successiva: non si traduce in commercializzazione e le aziende innovative che vogliono espandersi sono ostacolate da normative incoerenti e restrittive”. Tra il 2025 e il 2030, gli investimenti da mettere in campo per reti energetiche, trasporto, tecnologie digitali, sicurezza e difesa, sono massicci: nel corso della conferenza stampa ha indicato un fabbisogno di risorse pubbliche e private fino a 800 miliardi l’anno (pari al 4,4-4,7% del Pil della Ue nel 2023), da finanziare anche con lo strumento di debito comune. Una cifra superiore a quella del Piano Marshall che sostenne l’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale.

C’è poi la grande sfida sul fronte dell’energia. E’ necessario, indica il rapporto, procedere sul percorso della decarbonizzazione per uno ‘shift’ all’economia circolare ma bisogna abbassare il costo dell’energia. Lo scenario è irreversibilmente cambiato con l’invasione russa in Ucraina con la perdita della pipeline di gas naturale. Ma mentre mentre i prezzi energetici hanno considerevolmente ripiegato rispetto ai picchi toccati, le aziende europee affrontano prezzi dell’elettricità (2-3 volte)  e del gas naturale (4-5 volte) molto più alti di quelli americani. “La decarbonizzazione potrebbe rappresentare un’opportunità per l’Europa sia per assumere la guida di nuove tecnologie pulite e soluzioni di circolarità, sia per spostare la produzione di energia verso fonti di energia pulita, sicure e a basso costo, in cui l’UE ha generose dotazioni naturali”. “Tuttavia, se l’Europa riuscirà a cogliere questa opportunità dipenderà dal fatto che tutte le politiche siano coerenti con l’obiettivo di decarbonizzazione. Se così non è il rischio è che ’più green’ finisca col far rima con ‘contrario alla competitività e alla crescita’. Su questo punto devono concentrarsi i paesi comunitari, sapendo che i capitoli ‘clima’ ed ‘energia’ devono essere affrontati insieme.”

Altro tema cruciale è quello della difesa e della sicurezza in una fase in cui tramonta la stabilità geopolitica. “Finora l’Ue ha fatto affidamento su una manciata di fornitori per materie prime essenziali ed è fortemente dipendente dalle importazioni di tecnologia digitale” e il quadro dell’industria della difesa si presenta molto frammentato. C’è la necessità, dunque, di aumentare i finanziamenti europei per la ricerca e di concentrarli su iniziative comuni e progetti di difesa comuni.

L’’UE dovrebbe “continuare a emettere strumenti di debito comuni”

Dopo il successo dello storico piano di rilancio post-COVID 19 da 800 miliardi di euro, l’UE dovrebbe “continuare a emettere strumenti di debito comuni per finanziare progetti di investimento comuni volti ad aumentare la competitività e la sicurezza dell’UE”, ha affermato Draghi, sottolineando il “divario” economico che si è ampliato con gli Stati Uniti e la necessità di affrancarsi in parte dalla Cina per sviluppare le energie rinnovabili.

“Attuare il rapporto o rassegnarsi a una lenta agonia”

Attuare il rapporto o morire? “Più che altro direi attuare il rapporto o rassegnarsi a una lenta agonia”, ha detto Draghi in conferenza stampa. “L’immagine di una morte immediata è ingannevole, ci troveremo in uno scenario di una società che si riduce, anche dal punto di vista demografico. Vi faccio un esempio: il reddito disponibile negli USA è raddoppiato negli ultimi 20 anni rispetto all’Europa, e potrei continuare”.

 

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