LA SENTENZA DEL TAR LIGURIA

Disapplicare la proroga delle concessioni balneari al 2027 per tutelare i diritti di eventuali terzi interessati, un effetto mediato dalla normativa italiana

La controversia analizzata dal tribunale di Genova riguardava l’applicazione della proroga delle concessioni demaniali marittime introdotta dal legislatore, estesa fino al 2027. La ricorrente sosteneva che le recenti modifiche normative e alcune interpretazioni giurisprudenziali avessero inciso sui principi stabiliti dall’Adunanza Plenaria, giustificando così la legittimità della proroga. Tuttavia, il TAR ha respinto tali argomentazioni, sottolineando come le “sopravvenienze” invocate non siano sufficienti a superare i principi consolidati.

17 Dic 2024 di Niccolò Grassi

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Con l’avvento del Legge n. 166/2024, la cosiddetta “salva infrazioni”, modificativa del Decreto-Legge n. 131/2024, si credeva di aver finalmente fornito un quadro definitivo al tema delle concessioni demaniali (nel bene e nel male) mediante la relativa proroga ex lege al 30 settembre 2027, con una possibile estensione fino al 31 marzo 2028 per ragioni oggettive.
A quanto consta, non è così. Sul tema è infatti appena intervenuto il TAR Liguria, Genova, con la Sentenza. n. 869/2024, secondo la quale, la menzionata proroga dovrebbe essere disapplicata.
La controversia riguardava l’applicazione della proroga delle concessioni demaniali marittime introdotta dal legislatore, estesa fino al 2027. La ricorrente sosteneva che le recenti modifiche normative e alcune interpretazioni giurisprudenziali avessero inciso sui principi stabiliti dall’Adunanza Plenaria, giustificando così la legittimità della proroga. Tuttavia, il TAR ha respinto tali argomentazioni, sottolineando come le “sopravvenienze” invocate non siano sufficienti a superare i principi consolidati. Il Collegio ha infatti richiamato l’art. 12 della Direttiva 2006/123/CE, che impone che l’assegnazione di concessioni relative a risorse scarse avvenga attraverso procedure trasparenti, aperte e competitive. Qualsiasi normativa nazionale che preveda il rinnovo automatico delle concessioni senza una procedura ad evidenza pubblica è incompatibile con il diritto dell’Unione Europea e, pertanto, deve essere disapplicata.

Un punto di particolare rilievo della sentenza riguarda l’interpretazione del principio degli “effetti verticali invertiti” delle direttive europee. Secondo il TAR Liguria, la disapplicazione della normativa nazionale non deriva direttamente dalla Direttiva 2006/123/CE, ma dalla sua attuazione nel diritto interno italiano, il quale vincola l’amministrazione a garantire i diritti di eventuali terzi interessati. Questo approccio è conforme alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha più volte ribadito che le normative interne incompatibili con il diritto dell’Unione devono essere disapplicate, anche quando ciò comporta effetti sfavorevoli per i titolari di concessioni. In altre parole, non si tratta di un’applicazione diretta della direttiva europea, ma di un effetto mediato dalla normativa italiana, che dà piena attuazione ai principi comunitari. Tale chiarimento rafforza la posizione secondo cui la proroga delle concessioni non può essere giustificata nemmeno alla luce delle disposizioni nazionali.

Un altro tema centrale affrontato dalla sentenza riguarda la questione della scarsità delle risorse naturali, presupposto fondamentale per l’applicazione dell’art. 12 della Direttiva Servizi. La ricorrente aveva sostenuto che tale valutazione spettasse esclusivamente al Governo, ma il TAR ha respinto tale argomentazione, ribadendo che la scarsità è un presupposto oggettivo già accertato dalla giurisprudenza. In particolare, le sentenze dell’Adunanza Plenaria hanno chiarito che la scarsità non dipende da un’analisi discrezionale del Governo, ma da una valutazione strutturale e normativa che qualifica le risorse come intrinsecamente limitate.

La sentenza del TAR Liguria si inserisce in un quadro giurisprudenziale ormai consolidato, confermando l’illegittimità delle proroghe legislative delle concessioni demaniali marittime e la necessità di garantire procedure di assegnazione trasparenti e competitive. Tuttavia, il contesto normativo e giurisprudenziale in cui si muove questa materia continua ad alimentare un clima di incertezza per gli operatori del settore. Le ripetute proroghe legislative, pur in aperto contrasto con il diritto europeo, hanno creato aspettative nei concessionari, alimentando contenziosi e posizioni contrastanti. Inoltre, la difficoltà di bilanciare gli interessi dei privati con l’obbligo di conformarsi al diritto dell’Unione ha generato un quadro instabile, in cui le amministrazioni locali e gli operatori economici navigano tra dubbi interpretativi e incertezze operative.

 

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