IL RAPPORTO IMPIANTI DEL CRESME

Bellicini: l’impiantistica è il FUTURO delle costruzioni. In Italia vale un terzo del valore della produzione dell’intero settore, grande spinta dall’edilizia non residenziale

Cresce il peso della filiera dell’impiantistica nel mondo delle costruzioni. Ad attestarlo è il Rapporto congiunturale e previsionale del Cresme presentato ieri a Milano. Il mercato negli ultimi due anni ha frenato ma rimane superiore ai livelli precovid. Il settore ha compiuto un deciso salto e in Italia gli impianti valgono il 32,7% un terzo del valore della produzione delle costruzioni e in Europa il nostro Paese è secondo solo alla Germania al 35%. Ci sono le forti incertezze legate dai dazi ma anche alle strategia di attuazione della direttiva Epbd

06 Mag 2025 di Maria Cristina Carlini (da Milano)

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Bellicini: l’impiantistica è il FUTURO delle costruzioni. In Italia vale un terzo del valore della produzione dell’intero settore, grande spinta dall’edilizia non residenziale

Cresce e si consolida il peso della filiera dell’impiantistica nel mondo delle costruzioni. Il mercato mostra sì segnali di raffreddamento ma rimane, comunque, superiore ai livelli pre-pandemici. In Italia gli impianti valgono un terzo del valore della produzione delle costruzioni, per la precisione la quota è pari al 32,7%, e in Europa il nostro Paese è secondo solo alla Germania al 35% e poco sopra i Paesi Bassi al terzo posto con il 32,5%. Ma c’è un altro dato attesta il rafforzamento del settore ed è quello che riguarda il numero di addetti. Su un totale di quasi 18 milioni 645 mila unità,  gli addetti delle costruzioni sfiorano 1 milione 624 mila. Disaggregando questo dato emerge che nel 2023 gli addetti alle installazioni di impianti sono 570.518  mila, 43 mila in più rispetto al 2021, gli altri lavori specilizzati contano 580 mila addetti e quelli delle imprese di costruzioni sono 473 mila: questo significa che gli addetti alle imprese dell’impiantistica sono il 35,1% del totale delle costruzioni. Sono numeri (ma non sono i soli) che, dunque, danno bene il polso della crescente rilevanza dell’impiantistica quelli contenuti dall’XI Rapporto congiunturale e previsionale sul mercato dell’installazione degli impianti nell’edilizia presentato dal Cresme in partnership con tutti i principali attori della filiera Aicarr, Angaisa, Assoclima, Assotermica, Mce-Mostra Convegno Expocomfort. A presentarlo, ieri presso la sede di Anima Confindustria a Milano, è stato il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini.

Va detto subito che le analisi e le previsioni contenute nel Rapporto prendono le mosse da una fondamentale premessa che è quella che viene considerata, in questa fase di tensioni geopolitiche e commerciali, come l’unica certezza e, cioè l’incertezza che domina a livello globale e che ha portato al taglio delle stime di crescita dell’economia mondiale. In questo quadro, Il Rapporto scandaglia il settore dell’impiantistica misurandone l’offerta in termini di installazione, di prodotto e fatturati i diversi ambiti impiantistici. Estremamente ampia è la gamma di impianti considerati: installazioni elettriche, installazione di impianti per la climatizzazione, impianti idraulici e altri impianti per l’edilizia, oltre alla costruzione di impianti per le telecomunicazioni, impianti, per la produzione, e distribuzione di energia elettrica e impianti idrici.

Il quadro europeo del settore mostra nel 2024 una nuova frenata, Il  valore della produzione è sceso a 603 miliardi di euro, con una flessione del 2,1% rispetto al 2023 (a valori costanti). Una conferma del calo avviato nel 2023 con -0,6%, che aveva interrotto un sostenuto ritmo di crescita iniziato nel 2014 e interrotto nell’anno della pandemia e poi ripartito. Ma nonostante, questa battuta d’arresto, il comparto, come si è detto, continua ad aumentare la sua quota sul volume d’affari complessivo delle costruzioni; anche nel 2024 l’output lordo aggregato delle costruzioni ha registrato un calo maggiore, -2,5%, facendo aumentare ulteriormente la quota dell’impiantistica sul totale, che ha superato il 27,3% che si confronta con il 25,9% nel 2019. Insomma, si è di fronte a una crescita in un ristretto arco temporale, dal 2019 ad oggi, in cui è successo di tutto da pandemia a conflitti. Il covid ha colpito l’impiantistica meno duramente rispetto alle costruzioni (-1,8% contro -4,7%), il mercato si è rapidamente riallineato al trend precedente chiudendo il biennio 2021-2022 con una crescita media annua superiore al 5%. Ma poi con lo shock energetico, l’impennata dei costi e dei prezzi a livelli, che non si vedevano da molti anni, le principali economie hanno sofferto il deterioramento del clima di fiducia che ha fortemente rallentantato gli investimenti specialmente nell’edilizia residenziale. La crisi immobiliare ha colpito Germania, Regno Unito, Francia e Svezia mente peculiarità italiana è stato l’esaurimento del Superbonus: questo si è riflesso anche nell’impiantistica, che comunque ha registrato dinamiche migliori di quelle generali, anche grazie all’espansione degli investimenti in infrastrutture che, nel complesso dei Paesi considerati, non si è arrestata nemmeno nel 2024  (+1,3% nel 2024, contro il -5,2% del residenziale e il -1,0% del non residenziale).

Ma ora cosa c’è da attendersi? Le prospettive tratteggiate dal Rapporto del Cresme sono positive. Sia per il 2025 sia per il 2026, la previsione – che si basa su ipotesi di stabilizzazione e ripresa delle costruzioni in Europa, grazie al traino delle opere di edilizia pubblica, è di un progressivo recupero del volume d’affari: il valore della produzione in ambito impiantistico è atteso infatti crescere dello 0,6% quest’anno e di accelerare all’1,8% nel 2026, quindi quasi allo stesso passo, +2%, previsto per le costruzioni aggregate.

Puntando poi i riflettori sull’Italia, è da segnalare la forte crescita dell’export dell’impiantistica che dal 2019 al 2024 registra una variazione positiva del 31,3%: traina il settore elettrico +47,5%,  frenano le telecomunicazioni -31% e gli impianti aria acqua registrano un balzo del 23,9%. Nel 2024, rileva il Cresme, l’Italia si conferma ottavo esportatore mondiale di prodotti per gli Usa con un valore pari a 1,31 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2023 (1,21 miliardi). Questo rafforza il trend positivo già in atto dal 2021 e consolida il ruolo degli Usa come primo mercato extraeuropeo per l’export italiano. In questo quadro, pesa l’incertezza sul possibile impatto dei dazi Usa. Colpisce poi il dato relativo alla crescita del fatturato degli impiantisti. Tra il 2019 e il 2023, si è registrata una crescita del 72,3%, passando da 53,3 miliardi a 90,2 miliardi. Il fatturato delle opere di pubblica utilità è raddoppiato da 5,4 miliardi a 11,1 miliardi. Il fatturato degli impiantisti sul totale delle costruzioni era il 18,9% nel 2008 e 28,4% nel 2023. Nel 2023, si registra un aumento per gli impianti del 74% sul 2008, a 90,2 miliardi, rispetto al +2,4% di altre costruzioni a 227,193 miliardi. Gli impianti in opere pubbliche aumentano a tripla cifra , +200%, a 11,1 miliardi. Guardando alle tendenze dei singoli settori, il mercato del termico flette ma i livelli restano altri; il condizionamento cresce ancora piano. Il mercato sembra per ora non scegliere il nuovo. Nel termico le caldaie autonome a gas tengono su livelli storici alti con la vita media di una caldaia fino a 15/18 anni.

Insomma, nonostante il rallentamento, per il settore hanno segnato un salto, come ha sottolineato il direttore del Cresme. E, alla luce di questi numeri, non suona più come un’iperbole l’affermazione che “gli impianti sono il futuro delle costruzioni”. La traiettoria sembra tracciata. Le incognite all’orizzonte , non sono solo quelle dei dazi. “Entro l’anno ci deve essere il piano per rispondere alla direttiva europea Epbd e bisogna fare bene i conti”, ha detto Bellicini. Forte è la richiesta che è arrivata, nella tavola rotonda seguita alla presentazione del Rapporto, dalla filiera dell’impiantistica – da Aicarr, Angaisa, Assoclima, Assotermica, Mce- di una stabilità normativa e di un quadro chiaro di certezze per poter mettere in campo gli investimenti. Fondamentale un approccio multitecnologico come pure la formazione e nuove competenze e la qualità dei prodotti. Sfide di grande portata che il settore vuole affrontare facendo sistema.

 

 

 

 

 

 

 

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