CITTà IN SCENA
“Contro la mafia denunce e legalità, ma senza spazi di rigenerazione civica e culturale del territorio non si creano alternative durature”: il centro civico di Fondazione Trame a Lamezia Terme
Da un lato le trame criminali della mafia, dall’altro la trama di un riscatto basato sui libri, sulla cultura e, soprattutto, su nuove relazioni civiche partecipative e generative. C’è un po’ di tutto questo nel nome e nella storia del “Civico Trame”, lo spazio di produzione culturale, informazione e formazione attivo a Lamezia Terme da diversi anni e animato dalla Fondazione omonima e dalla Associazione lametina anti-racket (Ala).
Sono i promotori del Festival dei libri sulla mafia (la settimana scorsa si è tenuta la 14esima edizione) iniziativa che nel corso degli anni ha acquisito una rilevanza che va oltre i confini della Calabria ed è il segno di un impegno di lungo corso delle realtà locali che si battono per uno sviluppo civile ed economicamente sano delle loro terre. Pochi sanno però che attorno a questo obiettivo è germogliato anche un esempio di rigenerazione urbana. Il Civico Trame opera infatti in un edificio di proprietà comunale rimasto a lungo inutilizzato e abbandonato. Riqualificato dall’Associazione, è diventato un generatore di cultura, aggregazione e incontri a beneficio della comunità locale e in particolare dei giovani. Un’operazione di recupero e di rivitalizzazione di un quartiere difficile della città calabrese.
La storia di questa iniziativa ha le sue radici nella mobilitazione civile contro la ‘ndrangheta. L’associazione lametina antiracket nasce nel 2005. Ma è sei anni più tardi nel 2011 che viene lanciata la sfida del Festival dei libri sulla mafia. “La situazione era drammatica – ricorda il presidente della Fondazione, l’ex senatore Nuccio Iovene – Per la seconda volta il Comune era stato sciolto per mafia (seguirà poi un terzo commissariamento, ndr), c’era una recrudescenza degli episodi di estorsione, attentati e pure omicidi. Ma c’era anche, per la prima volta, una reazione importante della città. Ci fu una serrata dei commercianti, partirono denunce, la nuova amministrazione comunale si costituì parte civile nei processi contro le gang. In questo contesto si pensò che accanto alle azioni di tutela e denuncia servisse un lavoro culturale, così ci si è inventati il Festival e l’anno dopo è nata la Fondazione Trame”.
Serviva però anche un punto di riferimento sul territorio, uno spazio che consentisse di lavorare con la cittadinanza. Nel 2014 fu individuato l’edificio diventato poi l’attuale Civico Trame. Era stato costruito con l’obiettivo di farne un centro sociale per anziani ma era rimasto chiuso per una decina d’anni, abbandonato a sé stesso e vandalizzato, e una mezza generazione di lametini ha fatto a tempo a passare a miglior vita senza usufruirne.
Costruire e poi abbandonare è un vizio molto diffuso in Italia, soprattutto al Sud, sottolinea Iovene. “Conta dare lavoro, conta far girare il ciclo del cemento, intercettare i fondi disponibili e costruire qualcosa. Mentre passa in secondo piano l’utilizzo efficace di quanto è stato realizzato. Così nel Mezzogiorno e anche qui a Lamezia abbiamo un’intera collezione di piccole e grandi di cattedrali nel deserto”.
In questo caso il clima di collaborazione tra l’amministrazione comunale e la Fondazione ha portato alla fine a un esito diverso. Nel 2015 i locali abbandonati vengono assegnati in comodato gratuito per sette anni all’associazione, che deve però farsi carico della risistemazione. E’ già molto, comunque. L’edificio, risistemato in economia, comprende due grandi sale, uno spazio esterno coperto e un’area verde e si trova in una zona semiperiferica a cavallo tra due quartieri particolarmente sensibili a una storica presenza criminale. Attivo dal 2016, ha permesso di far diventare l’attività di promozione della legalità e di crescita culturale anche un’occasione di rigenerazione urbana. Iovene ne ha parlato anche nell’ultimo appuntamento di Città in scena, tenuto a Firenze nelle scorse settimane.
“In poco tempo il Civico Trame – racconta il presidente – è diventata la sede non solo delle attività proprie di Ala e della Fondazione ma anche un punto di riferimento fisico di tutto l’associazionismo lametino e calabrese, sede di incontri pubblici, convegni, eventi, formazione. Si tengono laboratori artistici e creativi, corsi di teatro e dal 2017 lo spazio ospita la Biblioteca e mediateca Giancarlo Siani (il giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, ndr), una delle sedi del sistema bibliotecario locale, specializzata in pubblicazioni su mafia e criminalità. Le presentazioni dei libri con gli autori ha visto il coinvolgimento di migliaia di studenti negli anni”.
Il centro è aperto tutti i giorni grazie ai volontari del servizio civile ed è frequentato anche quando non ci sono attività. Ma se da questo punto di vita la storia del Civico Trame è quella di un successo, non mancano le criticità. I fondi per la gestione ordinaria sono assicurati dall’Associazione antiracket, dalla Fondazione e dai contributi occasionali dei soggetti privati che utilizzano le sale. Ma non è stato possibile avviare un’attività commerciale remunerativa diretta, come un bar o un centro sportivo, che possa garantire entrate più stabili.
La concessione dei locali da parte del Comune è stata confermata e poi ulteriormente prolungata, pochi mesi fa, fino al 2028 per altri tre anni. “Bene, ma è un po’ come avere una spada di Damocle sulla testa”, commenta Iovene. Il limitato orizzonte sul futuro insieme alla carenza di fondi scoraggia programmi di medio-lungo termine e investimenti. “Ala ha finanziato la riqualificazione di base dei locali per l’agibilità immediata. Ma sarebbero indispensabili interventi strutturali. Perché l’edificio non ha un impianto di riscaldamento e condizionamento, non è coibentato, è freddo in inverno e torrido in estate con il suo tetto in lamiera che, oltretutto, quando piove diventa molto rumoroso”. Opere che dovrebbe decidere la proprietà pubblica. Se avesse i soldi e la volontà di farlo.