IL RAPPORTO ISPRA

Il consumo del suolo non si ferma e COSTA all’Italia 400mln all’anno

Nel 2023 il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 km2, una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze. Nel nostro paese risultano cementificati più di 21.500 km quadrati dei quali l’88% su suolo utile. Se la Valle d’Aosta e la Liguria sono le regioni che consumano meno suolo, gli incrementi maggiori si sono, invece, verificati in Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia. Fra le cause principali dell’aumento di superficie consumata ci sono la logistica, la grande distribuzione e l’installazione di impianti fotovoltaici a terra. La fotografia dell’Ispra che avverte: a questi ritmi difficile centrare gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030.

04 Dic 2024 di Giusy Iorlano

Condividi:
Il consumo del suolo non si ferma e COSTA all’Italia 400mln all’anno

Il consumo del suolo non è più solo un problema ambientale, ma sta diventando sempre più un vero e proprio problema economico che sta costando all’Italia molto caro: oltre 400 milioni di euro all’anno. Un ‘caro suolo’ al quale si affiancano anche gli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima. A scattare lo stato della nostra Penisola è stato l’ultimo Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) che ha messo nero su bianco la gravità di un fenomeno i cui effetti nel nostro Paese continuano ad avanzare a ritmi importanti: ben 20 ettari ogni 24 ore nel 2023, ricoprendo nuovi 72,5 km2 (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Un danno naturale immenso sebbene una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere).

Cambia anche la classifica dei comuni “Risparmia suolo”, quelli in cui le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti: sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (Mi) e Massa Fermana (Fm).

Complessivamente nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km quadrati dei quali l’88% su suolo utile; aumenta anche la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km quadrati in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari).

In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi. Tra abbandoni, cementificazioni e cambi di destinazione sono stati persi, nel 2023, altri 4mila ettari di suolo agricolo, di cui quasi il 10% per impianti fotovoltaici a terra che ha coinvolto poco meno di 400 ettari.

Se questa riduzione dell’”effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico dovesse continuare a questi ritmi anche nei prossimi anni, secondo le stime dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, si potrebbe stimare il nuovo consumo di suolo, che sarebbe pari a 1.739 km2 tra il 2023 e il 2050 e a 451 km2 se l’azzeramento fosse anticipato al 2030. Se invece si dovesse tornare alla velocità media registrata nel periodo 2006-2012, si sfiorerebbero i 3mila km2. Nel caso in cui si attuasse una progressiva riduzione della velocità di trasformazione, ipotizzata nel 15% ogni triennio, si avrebbe un incremento delle aree artificiali di 371 km2, prima dell’azzeramento al 2030, o di 910 km2, prima dell’azzeramento al 2050. Tutti valori, questi, molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che, sulla base delle attuali previsioni demografiche, imporrebbero addirittura un saldo negativo del consumo di suolo. Ciò significa che, a partire dal 2030, la “sostenibilità” dello sviluppo richiederebbe un aumento netto delle aree naturali di 362 km2 o addirittura di 888 km2 che andrebbero recuperati nel caso in cui si volesse anticipare tale obiettivo a partire da subito.
Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, si può stimare, se fosse confermata la velocità media 2006-2023 anche nei prossimi 7 anni e quindi la crescita dei valori economici dei servizi ecosistemici persi, un costo cumulato complessivo, tra il 2006 e il 2030, compreso tra 173 e 212 miliardi di euro.

Il consumo del suolo nelle regioni

In 15 regioni il suolo consumato stimato al 2023 supera il 5%, con l’Abruzzo ultima regione a superare la soglia appena citata. I valori percentuali più elevati rimangono quelli della Lombardia (12,19%), del Veneto (11,86%) e della Campania (10,57%). Alle prime tre, seguono Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Liguria, con valori sopra la media nazionale e compresi tra il 7 e il 9%.

La Valle d’Aosta rimane la regione con la percentuale più bassa (2,16%). La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, con oltre 290mila ettari del suo territorio coperto artificialmente (il 13,5% delle aree artificiali italiane è in questa regione), contro gli appena
7.000 ettari della Valle d’Aosta. Gli incrementi maggiori, espressi in ettari, per l’ultimo anno si sono verificati nelle regioni Veneto (+891), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643) e Piemonte (+553).

In generale tra le regioni la Valle d’Aosta e la Liguria sono le uniche regioni sotto i 50 ettari di consumo: la Valle d’Aosta, con +17 ettari, è la regione che consuma meno suolo, seguita dalla Liguria (+28) che si contiene al di sotto di 50 ettari. Gli incrementi maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo le aree ripristinate segnano gli aumenti maggiori Emilia-Romagna (+735 ettari), Lombardia (+728), Campania (+616), Veneto (+609), Piemonte (+533) e Sicilia (+483).

Il consumo di suolo nei comuni

Maglia nera ai comuni di Uta, Ravenna e Roma che hanno registrato, tra il 2022 e il 2023, i livelli più elevati di consumo
di suolo.

In particolare, Uta, in Sardegna nella provincia di Cagliari, risulta il comune con il maggiore incremento annuale,
raggiungendo 106 ettari di suolo consumato. Un dato, questo, in gran parte attribuibile all’installazione di impianti fotovoltaici a terra concentrati nella zona industriale a sud del centro abitato, ma anche a opere di espansione dell’area industriale, comprese strade di accesso e nuovo edificato.
Ravenna incrementa la sua superficie consumata di altri 89 ettari, con diverse trasformazioni che hanno interessato la zona portuale,
attraverso l’apertura di zone di cantiere per oltre 20 ettari. Da segnalare anche la costruzione di un nuovo quartiere, che occupa,
considerando le aree accessorie di pertinenza, una superficie complessiva di 6 ettari. Importante trasformazione anche l’ampliamento
della SS16 Adriatica, che ha convertito circa 3,5 ettari di suolo da naturale ad artificiale.
Si conferma anche Roma tra i comuni con il maggiore consumo di suolo con ulteriori 71 ettari, sebbene quest’anno si osservi una
significativa riduzione rispetto agli anni precedenti. Gli interventi più rilevanti riguardano l’ampliamento di alcune cave per un totale di
circa 8 ettari, la costruzione di un nuovo polo commerciale lungo la via Pontina che occupa circa 2,5 ettari e l’avvio di cantieri stradali
legati alla Ryder Cup 2023 nella zona nord-est. Quasi il 50% delle nuove trasformazioni si concentra nella zona sud-ovest della città,
confermando una tendenza già riscontrata negli anni precedenti.
Tra gli altri comuni con un elevato consumo di suolo nell’ultimo anno spicca Alessandria, che con un incremento di 62 ettari si discosta
dai valori rilevati negli anni precedenti e si avvicina al numero della capitale. Questo aumento è dovuto principalmente alla realizzazione
di due grandi poli logistici: uno dedicato all’e-commerce, che occupa circa 27 ettari, e un’altra area di cantiere di circa 12 ettari.
Quinto comune per incremento della superficie consumata è Reggio Emilia (+43 ettari), che supera la soglia dei 40 ettari confermando
le tendenze dell’ultimo periodo. Le trasformazioni da suolo naturale ad artificiale sono legate principalmente ai cantieri per la
realizzazione della SS9 e ai lavori di riqualificazione del parco della Reggia Ducale di Rivalta, con aree temporaneamente consumate
e che in previsione verranno rinaturalizzate. Tra i primi dieci comuni con il maggior consumo di suolo, oltre a quelli già menzionati,
figurano Verona, Porto Torres, Ferrandina (provincia di Matera), ciascuno con un incremento di circa 37 ettari, seguiti da San Bonifacio (Verona) e Forlì, ciascuno con 36 ettari.
Tra i capoluoghi regionali, oltre a Roma con 71 ettari di nuovo consumo, si distinguono Cagliari (+26 ettari), Venezia (+23
ettari) e Bologna (+21 ettari), che registrano valori compresi tra 20 e 30 ettari. Seguono Milano (+19 ettari), Bari (+16 ettari), Palermo
(+15 ettari), L’Aquila (+12 ettari), Trento (+11 ettari) e Perugia (+10 ettari), tutti con incrementi superiori ai 10 ettari.
Per quanto riguarda la percentuale di suolo consumato rispetto al territorio comunale, spiccano diversi comuni delle regioni Campania,
Lombardia e Piemonte, che registrano livelli di artificializzazione per oltre il 55% della superficie urbanizzata. Insieme a questi anche
Cattolica (RN), con il 62% di suolo consumato e Isola delle Femmine (PA), con il 55%. Altri comuni che superano la soglia del 50%
includono Riccione (52%), Pescara (52%), Gravina di Catania (51%) e Padova (50%).

Lo sviluppo dei poli logistici

Fra le cause principali dell’aumento di superficie consumata ci sono logistica e grande distribuzione. Nel 2023 la logistica ricopre altri 504 ettari in un solo anno, una crescita attribuibile principalmente all’espansione dell’indotto produttivo e industriale (63%), mentre la grande distribuzione e le strutture legate all’e-commerce contribuiscono rispettivamente per il 20% e il 17%. Il fenomeno si concentra prevalentemente nelle regioni del Nord Italia, con un massimo di superfici consumate in Emilia-Romagna (101 ettari), Piemonte (91 ettari) e Veneto (80 ettari). Altri impatti economici della perdita di servizi ecosistemici: se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma nel periodo tra il 2006 e il 2023, l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui. Il valore perso di stock (ossia la perdita assoluta di capitale naturale) dello stesso periodo varia tra 19 e 25 miliardi di euro.

Impianti fotovoltaici

A livello nazionale, dai dati SNPA, risultano occupati da impianti fotovoltaici a terra circa 17.907 ettari. La distribuzione dei pannelli
fotovoltaici installati a terra a livello regionale è eterogenea, con un massimo in Puglia (con 6.130 ha, circa il 34% di tutti gli impianti
nazionali), seguita da Emilia-Romagna (1.707 ha) e Lazio (1.596 ha). Le regioni su cui risulta installato il numero più basso di impianti
a terra sono il Trentino-Alto Adige (11 ha), la Valle d’Aosta (1,3 ha) e la Liguria (0,2 ha).
Tra il 2022 e il 2023 sono stati rilevati 421 ettari di consumo di suolo associato a nuovi impianti fotovoltaici a terra, in forte aumento
rispetto ai 265 ettari mappati nel 2022 e ai 76 del 2021. Le regioni in cui nell’ultimo anno si è destinato più territorio al fotovoltaico a
terra sono Veneto (75,9 ha), Piemonte (63,9 ha) e Sicilia (55 ha).

 

Argomenti

Argomenti

Accedi