LA GIORNATA
Autonomia, la Consulta BOCCIA il quesito del referendum
- Fitto: “I Pnrr fanno la DIFFERENZA: risparmi per oltre 28 milioni di MWh”
- Global Data, GenAI guiderà investimenti sui data center ma obiettivi net zero a rischio
- Comuni, Corte dei conti: controlli interni in crescita nel triennio 2021-2023 ma servono miglioramenti
- Terna: parte la consultazione pubblica sul nuovo collegamento elettrico Milano-Montalto
- La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale: livelli stazionari nella prima parte del 2024
IN SINTESI
Niente referendum sull’autonomia differenziata. La Corte costituzionale ha deciso in camera di consiglio il giudizio sull’ammissibilità della richiesta di referendum abrogativo denominata “Legge 26 giugno 2024, n. 86, Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione: abrogazione totale”. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che l”a Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario sulla legge n. 86 del 2024, come risultante dalla sua sentenza n. 192 del 2024. La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”. Ciò “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore. Il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni”, conclude la nota.
Fitto: “I Pnrr fanno la DIFFERENZA: risparmi per oltre 28 milioni di MWh”
Raffaele Fitto, ex ministro italiano e neo vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega alla Coesione, ha incontrato il premier Andrej Plenkovic nel corso della sua visita a Zagabria. “La Commissione ha presentato la valutazione intermedia dello Strumento di ripresa e resilienza (Rrf) nel febbraio 2024. I risultati sono incoraggianti. I Pnrr stanno davvero facendo la differenza in tutta Europa. Ad esempio, i piani stanno portando a un risparmio di oltre 28 milioni di megawattora nel consumo di energia e stanno fornendo accesso a Internet ad alta capacità a più di 5,6 milioni di famiglie. Secondo le nostre stime, metà dell’aumento previsto degli investimenti pubblici nell’Unione dal 2019 al 2025 deriverà dai finanziamenti del bilancio dell’Ue, in particolare attraverso lo Strumento di ripresa e resilienza. La valutazione intermedia dello Strumento ha anche evidenziato lezioni chiave. Abbiamo appreso, ad esempio, che gli Stati membri sono ampiamente favorevoli alla natura basata sui risultati dello strumento. Naturalmente, ci sono anche aree di miglioramento. La progettazione e l’attuazione devono essere sufficientemente flessibili. Questo è fondamentale per garantire un valore e un’efficacia costanti. Inoltre, per una rapida esecuzione, è essenziale un’adeguata capacità amministrativa”.
“In futuro – ha aggiunto – il bilancio dell’Ue rimarrà sotto pressione. Le sfide politiche rimarranno sostanziali, tra cui la transizione verde e digitale, il finanziamento dell’Ucraina e il rimborso del NextGenerationEu. Abbiamo bisogno di un approccio nuovo per un bilancio dell’Ue moderno e rafforzato, che impari dall’esperienza. In quest’ottica, la presidente von der Leyen ha annunciato di voler proporre un nuovo bilancio a lungo termine nel 2025 che sarà: più mirato per allinearsi alle nostre priorità e ai nostri obiettivi, e mirato ai settori in cui l’azione dell’Ue è più necessaria in modo flessibile; più semplice, collegando le riforme chiave agli investimenti, concentrandosi sulle nostre priorità comuni e promuovendo la coesione economica, sociale e territoriale; più incisivo, in particolare grazie a un Fondo europeo per la competitività e a un uso migliore del nostro bilancio per stimolare ulteriori finanziamenti nazionali, privati e istituzionali”.
Global Data, GenAI guiderà investimenti sui data center ma obiettivi net zero a rischio
L’infrastruttura del data center è al centro della rivoluzione dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI), poiché gli algoritmi ad alta intensità energetica alla base di piattaforme come ChatGPT si basano su vaste risorse hardware ed energetiche. Di conseguenza, si prevede che gli investimenti nei data center aumenteranno nel 2025, con i provider cloud che dedicheranno ingenti risorse finanziarie all’espansione delle strutture per supportare i servizi cloud e le applicazioni basate sull’intelligenza artificiale, secondo GlobalData , un’azienda leader nel settore dei dati e dell’analisi.
L’ultimo rapporto di GlobalData, “2025 Enterprise Predictions: Data Center”, rivela che nel 2025, i provider di colocation come Equinix, Vantage, NTT, Digital Realty e Vertiv continueranno a crescere spinti dalla crescente domanda di servizi AI da parte dei clienti in numerosi settori. Si prevede che queste aziende espanderanno il loro patrimonio immobiliare utilizzando economie di scala per esplorare sedi di data center sempre più difficili da trovare. GlobalData prevede che le distribuzioni di carichi di lavoro on-premise resisteranno e che un massiccio esodo dal cloud rimarrà sfuggente. Sebbene la maggior parte delle organizzazioni continui a migrare i carichi di lavoro sul cloud per trarre vantaggio dalle iniziative di trasformazione digitale e modernizzazione delle applicazioni, sta diventando evidente che alcuni carichi di lavoro non sono progettati per le distribuzioni di cloud computing. L’on-premise continuerà a offrire alcuni vantaggi, come maggiore sicurezza, controllo, integrazione con i sistemi operativi IT esistenti e minore latenza per le applicazioni che richiedono un rapido accesso ai dati. Inoltre, considerazioni finanziarie come commissioni imprevedibili significheranno che l’on-premise continuerà a dimostrare resilienza in futuro.
Ma c’è un tema di rischio nel raggiungimento degli obiettivi net zero connesso ai data center. Sempre secondo Global Data, nel 2024, la temperatura media globale ha superato per la prima volta la soglia di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Le aziende devono accelerare i loro sforzi per raggiungere zero emissioni nette per ridurre l’impatto del peggioramento delle condizioni climatiche. Il settore tecnologico contribuisce in modo significativo alla tendenza all’aumento delle emissioni di carbonio e, sebbene le aziende tecnologiche abbiano ambiziosi obiettivi di zero emissioni nette, sono ben lungi dal raggiungere l’effettivo zero netto, afferma GlobalData , un’azienda leader in dati e analisi.
L’ultimo rapporto di GlobalData, “Net Zero Strategies in the Tech Industry”, analizza le strategie net zero delle 20 più grandi aziende tecnologiche a livello globale, tra cui produttori di elettronica di consumo, aziende di semiconduttori, aziende di software e provider di cloud hyperscale. Il rapporto ha rilevato che, nonostante le aziende tecnologiche abbiano ambiziosi obiettivi net zero, sono ancora lontane dal raggiungere effettivamente net zero. La crescita dell’intelligenza artificiale (IA) ha aumentato significativamente la domanda di capacità e capacità di elaborazione dei dati, portando all’espansione dei data center a livello globale. Questi data center consumano grandi quantità di energia e acqua e contribuiscono in modo significativo alle emissioni di CO 2 . Le iniziative per rendere i data center più sostenibili includono un maggiore utilizzo di energia rinnovabile, nuove tecnologie di raffreddamento e ottimizzazione del design.
Le principali strategie net zero nel settore tecnologico sono la transizione verso l’energia rinnovabile per ridurre le emissioni legate all’energia e l’uso di crediti di compensazione delle emissioni di carbonio per compensare le emissioni residue. Sebbene la transizione verso l’energia rinnovabile sia fondamentale per ridurre le emissioni, molte aziende tecnologiche si affidano a certificati di attributi energetici non tracciabili per dichiarare l’uso di energia rinnovabile. Tutti i principali giganti della tecnologia acquistano anche compensazioni di carbonio per compensare le emissioni non legate all’energia, in genere acquistando crediti di compensazione delle emissioni di carbonio da compensazioni di elusione basate sulla natura.
L’iniziativa Science Based Targets (SBTi) raccomanda che per raggiungere lo zero netto, le aziende riducano le emissioni del 90% tra il 2020 e il 2050 e compensino il 10% delle emissioni residue. Tutte le aziende tecnologiche che acquistano compensazioni di carbonio compensano una quota maggiore delle loro emissioni rispetto a quanto raccomandato da SBTi. Di conseguenza, SBTi ha rimosso la sua approvazione di oltre 200 impegni netti zero di aziende, tra cui Microsoft, Netflix e X a marzo 2024.
Comuni, Corte dei conti: controlli interni in crescita nel triennio 2021-2023 ma servono miglioramenti
La Corte dei conti ha pubblicato un aggiornamento sul sistema dei controlli interni adottati dagli enti locali italiani tra il 2021 e il 2023. La relazione, approvata dalla Sezione autonomie con Delibera n. 1/SEZAUT/2025/FRG che ha interessato più di 800 comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, ha evidenziato nel triennio una generale diffusione dei controlli interni e un aumento complessivo della loro efficacia. Il dato – specifica la Corte – interessa soprattutto i controlli riguardanti gli aspetti finanziari e gli equilibri di bilancio. Quelli di stampo più manageriale e tesi a orientare decisioni strategiche e gestionali risultano, invece, ancora poco valorizzati.
I parametri maggiormente utilizzati dai servizi di controllo interno nella misurazione delle performance sono quelli dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi e dei tempi di realizzazione rispetto alle previsioni. Parametri ulteriori, come il grado di assorbimento delle risorse rispetto ai risultati, il rispetto degli standard di qualità prefissati e l’impatto socioeconomico dei programmi, non sono invece – rilevano i giudici contabili – sufficientemente considerati. Sul versante del controllo strategico, alcuni sistemi presentano lacune nella disciplina regolamentare, applicano metodi obsoleti e non sono ben integrati con la contabilità armonizzata e per centri di costo, con una limitazione della capacità effettiva di incidere sui meccanismi decisionali.
Un supplemento di attenzione è necessario anche sul monitoraggio degli organismi partecipati e dei controlli sulla qualità dei servizi. Sui primi incidono in particolare la carenza di risorse, la mancanza di strumenti adeguati e la scarsa collaborazione degli enti partecipati. Quanto ai secondi, che rilevano il grado di soddisfazione dell’utenza, pur a fronte di un aumento rispetto al passato (l’84% degli enti risulta, infatti, averli adottati nel 2023), il tasso di adozione delle Carte dei Servizi rimane inferiore al 60%.
Le indagini, inoltre, sull’effettiva qualità dei servizi (tempestività e completezza della risposta al cittadino e limitazione delle conseguenze dei disservizi), anche se effettuate in oltre il 70% degli enti, interessano solo una parte dei servizi offerti e non la loro totalità, con un livello ancora esiguo (il 30% circa del totale) dei controlli svolti sulla qualità dei servizi resi attraverso le società partecipate.
Dalla ricognizione eseguita sull’impostazione dei controlli interni adottati in ambito europeo e internazionale, emerge in particolare – conclude la Corte – un forte collegamento agli obiettivi di prevenzione dei fenomeni di maladministration e dei rischi di corruzione nei settori più vulnerabili.
Terna: parte la consultazione pubblica sul nuovo collegamento elettrico Milano-Montalto
Il nuovo elettrodotto “Milano – Montalto”, lungo circa 500 km, consentirà di ottimizzare i transiti di energia tra il Centro e il Nord Italia, garantendo un trasporto più efficace per rispondere alla crescente domanda energetica delle regioni settentrionali.
L’intervento sfrutterà la tecnologia HVDC (High Voltage Direct Current) che permette una maggiore integrazione della capacità rinnovabile prevista nei prossimi anni. La soluzione garantisce una rete più stabile, robusta e sostenibile, riducendo al minimo il consumo di nuovo suolo.
Arera approva il piano 2023 di Terna, no all’interconnessione Italia-Slovenia
Arera ha deliberato di trasmettere al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica gli esiti della valutazione dell’Autorità sullo schema di Piano 2023 di sviluppo della rete di Terna. Tra le righe del provvedimento di Arera si evidenzia il “parere contrario” sull’interconnessione HVDC tra Italia e Slovenia. L’Authority spiega infatti che questo intervento dovrà essere posto “in valutazione”, ossia senza attività realizzative nell’orizzonte decennale di piano. Stesso discorso per l’interconnessione Isola del Giglio e l’interconnessione Isola di Favignana.
Arera ha invece rilasciato il nulla osta all’approvazione dello schema di piano 2023 da parte del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, a ulteriore condizione che gli interventi “HVDC Milano-Montalto”, “Dorsale Adriatica (HVDC Foggia-Villanova-Fano-Forlì)”, “Dorsale Ionica-Tirrenica (HVDC Priolo-Rossano-Montecorvino-Latina)” e “Dorsale Sarda (HVDC Fiumesanto-Montalto e Sardinian Link)” per cui Terna ha richiesto lo specifico riconoscimento delle spese preliminari alla realizzazione (c.d. approvazione a due fasi), “non siano oggetto di approvazione”.
Infine Arera ha rilasciato parere favorevole all’intervento di interconnessione Italia – Tunisia, “ma condizionato alle disposizioni e ai limiti di inclusione dei costi nelle tariffe definiti dalla deliberazione 176/2020/R/EEL”, all’intervento SA.CO.I. 3 Sardegna-Corsica-Italia Continentale, “ condizionato alle disposizioni e ai limiti di inclusione dei costi nelle tariffe definiti dalla deliberazione416/2024/R/EEL” e l’intervento relativo al nuovo HVDC Italia – Grecia (GRITA2), “sia oggetto di ulteriori approfondimenti sulla base di scenari aggiornati sullo sviluppo del sistema energetico europeo che saranno disponibili per il piano di sviluppo 2025”, così come il secondo polo dell’interconnessione HVDC Italia – Montenegro, che deve essere “oggetto di ulteriori approfondimenti e analisi, funzionali a definire le tempistiche ottimali per la realizzazione del secondo polo”.
Confermati invece integralmente e in via prioritaria i piani di sviluppo di promotori diversi da Terna: a. Interconnessione fra Thusis/Sils (CH) e Verderio Inferiore (IT), attualmente denominata “Greenconnector”; interconnessione Somplago (IT) -Wurmlach (AT);. interconnessione AC 110 kV Redipuglia (IT) – Vrtojba (SI); interconnessione AC 110-132 kV Dekani (SI) – Zaule (IT).
L’Autorità ha stabilito in relazione a un nuovo collegamento tra Italia e Grecia “di richiedere a Terna S.p.A. di trasmettere all’Autorità entro il 15 marzo 2025 uno studio comparativo, inclusivo di analisi dei costi e dei benefici, relativo alle differenze soluzioni (localizzazioni, tecnologie e capacità di trasporto) per la realizzazione del nuovo collegamento, tenendo anche conto delle eventuali interdipendenze con l’esistente collegamento HVDC Galatina – Arachtos (con valutazione di ipotesi
alternative relative all’estensione della sua vita tecnica) e con il secondo polo di interconnessione con il Montenegro”. E di prevedere che l’eventuale istanza di autorizzazione al riconoscimento delle spese preliminari del nuovo collegamento Italia – Grecia ai fini di accelerazione dell’investimento “sia da considerarsi approvata, in modalità di silenzio-assenso, in assenza di richiesta di informazioni o altre azioni da parte dell’Autorità o degli Uffici dell’Autorità trascorsi 30 giorni dalla presentazione dell’istanza”.
Arera ha poi stabilito, in relazione all’intervento Hypergrid Central Link, di richiedere alla società Terna S.p.A. di “trasmettere tempestivamente all’Autorità aggiornamenti sulla fattibilità della soluzione tecnologica prevista e sui costi attesi dell’intervento, in caso si registri una variazione di costo di investimento superiore al 20% dell’attuale stima di 280 milioni di euro”, mentre in riferimento ai prossimi piani di sviluppo e alle interconnessioni con Svizzera, Austria e Slovenia, di richiedere alla società Terna S.p.A.: “a. di identificare, per quanto fattibile viste le persistenti complessità autorizzative, uno o più progetti di interconnessione con la Svizzera, alla luce dell’elevata priorità di realizzare nuova capacità di trasporto su tale confine; b. di chiarire lo stato dell’intervento “incremento della capacità di interconnessione con la Svizzera ai sensi della legge 99/2009 e s.m.i.”, codice 1-I, detto “Progetto San Giacomo”; c. di mantenere nei prossimi piani di sviluppo e rapporti di monitoraggio l’intervento Prati di Vizze – Steinach, codice 208-P, ai fini di monitoraggio dell’effettivo realizzarsi di capacità di trasporto addizionale; d. di trasmettere all’Autorità entro il 30 giugno 2025 un aggiornamento sull’incremento di capacità di trasporto ottenuto con l’intervento Prati di Vizze – Steinach, codice 208-P, eventualmente nell’ambito del rapporto di qualità e altri output del servizio di trasmissione; e. di identificare le attività previste per l’opera “Rimozione limitazioni rete 380 kV e 220 kV interconnessa alla Slovenia”.
La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale: livelli stazionari nella prima parte del 2024
Concrete Investing, conclusa la raccolta Benadir 14 per riqualificare un edificio a Milano
Concrete Investing, la piattaforma autorizzata da Consob e Banca d’Italia, specializzata nella raccolta di capitali destinati ad investimenti in progetti immobiliari in aree di primario interesse e potenziale e attiva su www.concreteinvesting.com, annuncia di aver concluso con successo l’ultima raccolta avviata nel 2024 con l’operazione Benadir 14, la riqualificazione di un edificio in zona Cimiano a Milano che sarà riconvertito in un moderno complesso residenziale.
Per questa nuova operazione, Concrete Investing ha raccolto 1,7 milioni di euro, con un ROI atteso del 26% e un ROI annuo atteso del 13%, a fronte di un holding period atteso di 24 mesi. Con Benadir 14, la società ha raccolto oltre 8,5 milioni nell’intero 2024 a favore di cinque operazioni immobiliari a Milano. Benadir 14 sorgerà a pochi metri dalla fermata della metropolitana “Cimiano”, a cavallo tra i quartieri Turro e Crescenzago che affacciano sul grande polmone verde del Parco Lambro. L’edificio, utilizzato negli ultimi 30 anni per attività commerciali e produttive, e oggi dismesso, sarà riqualificato per ospitare 20 unità abitative tra bilocali e trilocali, per una superficie commerciale di oltre 1.300 mq.
Nel corso del 2024 Concrete Investing ha inoltre remunerato i propri investitori, in linea con le soddisfacenti performance degli anni precedenti, con 6 nuove exit realizzate – di cui due, MILO22 e Vasari 3, raggiunte a fine anno – e la liquidazione di oltre 500 investimenti per complessivi 16,5 milioni di euro:
- Washington Building, edificio residenziale sull’iconico sito dell’ex fabbrica Borletti, nell’elegante area nei pressi di piazza Piemonte a Milano e comprende circa 100 unità abitative, tra cui attici di prestigio e raffinate ville urbane (ROI definitivo 31,9%; ROI/anno definitivo 9,1%; holding period definitivo 40 mesi);
- Bronzino 13, operazione di ristrutturazione che interessa un immobile residenziale di 6 piani situato nel cuore del quartiere Città Studi, vicino al Politecnico di Milano. Il progetto prevede la realizzazione di circa 13 appartamenti di varie tipologie e metrature (ROI definitivo 17%; ROI/anno definitivo 11,33%; holding period definitivo 18 mesi);
- Talea, edificio residenziale in via Privata Martino Lutero 5 a Milano, sviluppato da Impresa Rusconi su progetto di Beretta Associati (ROI definitivo 17,43%; ROI/anno definitivo 11,62%; holding period definitivo 18 mesi);
- Anfiteatro 7, realizzazione di un immobile di pregio situato nel cuore del quartiere Brera a Milano, sviluppato da Impresa Rusconi. L’intervento prevede la costruzione di 27 unità residenziali, uno spazio commerciale e 14 box auto (ROI 9,78%; ROI/anno 8,4%; holding period 14 mesi);
- Vasari 3, sviluppo residenziale di FCMA in zona Porta Romana a Milano (ROI definitivo 25%; ROI/anno definitivo 6,25%; holding period definitivo 48 mesi);
- MILO22, operazione di sviluppo residenziale di pregio a ridosso del quartiere CityLife a Milano (ROI definitivo 20,90%; ROI/anno definitivo 10,9%; holding period definitivo 22 mesi).
«Si è concluso un anno nel quale, a fronte delle mutevoli condizioni di mercato, abbiamo perseguito due obiettivi: il raggiungimento di risultati concreti e il mantenimento della qualità d’offerta», ha commentato Lorenzo Pedotti, CEO di Concrete Investing. «L’importante proporzione tra i capitali raccolti in questi anni e quelli già liquidati tramite le exit realizzate ci permette di continuare a essere apprezzati come strumento strategico di diversificazione del portafoglio. Al contempo abbiamo mantenuto fede a un’offerta caratterizzata da operazioni strutturate in primari mercati e da meccanismi di tutela a beneficio degli investitori: il continuo allargamento della platea di investitori interessati è il più importante riconoscimento. Per gli sviluppatori che hanno bisogno di diversificare le proprie fonti di capitale, i prodotti offerti attraverso una modalità normativamente solida troveranno sempre più spazio nel settore del finanziamento immobiliare».
In sei anni di attività Concrete Investing ha finanziato 35 operazioni immobiliari, con oltre 67 milioni di capitali raccolti e più di 4.200 investimenti gestiti. Le 17 exit realizzate, per un ammontare totale rimborsato agli investitori di oltre 36,5 milioni di euro, registrano un ROI mediano del 19,5% e un ROI annualizzato medio del 10,6%.
Ufficio studi Tecnocasa: tempi di vendita stabili nelle grandi città, in aumento in periferia
I tempi di vendita nelle grandi città a luglio 2024 sono di 105 giorni, confermando lo stesso dato di un anno fa. Questo quanto registrato dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa sul mercato immobiliare. Ancora una volta Bologna e Milano si confermano le città più veloci, rispettivamente con 68 e 81 giorni, in aumento di 12 e 13 giorni rispetto a un anno fa. I tempi più lunghi si segnalano a Genova, 138 giorni, si conferma così la città in cui occorre più tempo per vendere una casa, seguita da Palermo con 128 giorni.
Nelle realtà dell’hinterland delle metropoli occorrono 146 giorni contro i 139 giorni di un anno fa. I tempi di vendita più brevi si segnalano nell’hinterland di Firenze (116 giorni), che migliora di 6 giorni grazie soprattutto al traino del mercato della casa vacanza. Seguono l’hinterland di Milano con 126 giorni, sostanzialmente invariato rispetto a un anno fa (127 giorni).
Nei capoluoghi di provincia chi decide di vendere casa deve mettere in conto mediamente 131 giorni, un dato in leggero aumento rispetto a un anno fa quando ne occorrevano 129 giorni. In generale si evidenzia un leggero peggioramento nell’hinterland delle grandi città e nei capoluoghi di provincia, compatibile con un mercato caratterizzato da una maggiore prudenza da parte dei potenziali acquirenti, soprattutto per determinate tipologie immobiliari.
Calano gli ingegneri abilitati alla professione, -13% nel 2023
Roma: quinta tappa di Architettura Italiana Contemporanea. In primavera, a Parma, sarà presentata la Carta collettiva per l’architettura italiana
Si è svolta, presso l’Università “La Sapienza”, la quinta tappa di Architettura Italiana Contemporanea (AIC), un progetto di confronto culturale e scientifico – patrocinato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e dalla società scientifica della Progettazione Architettonica PROARCH – sul rapporto tra pensiero e progetto. Un’iniziativa voluta da architetti, docenti di progettazione architettonica e di storia dell’architettura delle Università italiane. Nove appuntamenti che percorrono l’Italia, dopo Palermo, Trieste, Aversa, Firenze; questa volta l’iniziativa si è fermata a Roma.
Come dichiarato da Dario Costi, Coordinatore del Comitato Scientifico Architettura Italiana Contemporanea: “Ragionare sul tema dello spazio vuol dire rinnovare le grandi riflessioni che architetti e filosofi hanno fatto nel corso dei decenni. Oggi abbiamo grandi potenzialità espressive che ci consentono di rendere ancora più emozionanti le architetture che costruiamo. In questa tappa di AIC, figure istituzionali e personalità significative della cultura architettonica italiana sono venute a discutere con noi dei progetti esposti in mostra, una testimonianza di come il dibattito, sui temi cardine della progettazione, sia vivo e vitale”.
La tappa di Roma, dedicata al tema dello “Spazio”, è stata curata da: Fabio Balducci, Gaetano De Francesco, Federico Desideri, Daniele Frediani, Luigi Savio Margagliotta. I contributi sul tema, provenienti da tutt’Italia, sono stati raccolti in una mostra, aperta al pubblico fino al prossimo 24 gennaio, presso la Galleria Valle Giulia, Facoltà di Architettura.
Le prossime tappe dell’iniziativa saranno: Milano, Ancona, Bari e Parma dove sarà presentata la Carta dell’architettura italiana. In ogni appuntamento, al centro del dialogo, un tema cardine, dopo “Luogo” a Palermo, “Confini” a Trieste, “Città Discontinua” ad Aversa, “Sezione” a Firenze e “Spazio” a Roma, le prossime tappe saranno dedicate a: Progetto Urbano, Strati, Architettura e Patrimonio.
Mauro Giansante