DAL VIDEO DI FONDAMENTALE AI GRUPPI DI LAVORO DELLA BIENNALE

“Construction future ridisegna il settore”: ora la Filiera fa sul serio. L’IA accelera le sfide su verde, lavoro, città e sociale

Construction Futures è il progetto che presenta quattro robot a Venezia e che il settore delle costruzioni porterà avanti nei prossimi sei mesi con il curatore della Biennale Carlo Ratti e con quattro Università di prestigio internazionale (Tongji University, Mit, Eth di Zurigo e Politecnico di Torino). La sfida dell’Intelligenza Artificiale ha come primi obiettivi l’integrazione tecnologica, la modernizzazione dei modelli di produzione del settore, la sicurezza del lavoro e il recupero di produttività, ma in realtà può diventare lo strumento per acquisire la leadership nell’azione di adattamento climatico , nella nuova rigenerazione urbana a sfondo culturale-sociale e nello sviluppo di una nuova economia di trasformazione del territorio.

L’INTERVENTO DI LUIGI PRESTINENZA PUGLISI SULLA BIENNALE DI CARLO RATTI

11 Mag 2025 di Giorgio Santilli (da VENEZIA)

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“Construction future ridisegna il settore”: ora la Filiera fa sul serio. L’IA accelera le sfide su verde, lavoro, città e sociale

La fileira Fondamentale. Ne fanno parte 12 sigle:

La filiera Fondamentale. Ne fanno parte 12 sigle: Ance, Anaepa Confartigianato Edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai, Confapi Aniem, Agci Produzione e Lavoro, Confcooperative Lavoro e Servizi, Legacoop Produzione e Servizi, FenealUil, Filca Cisl, Fillea Cgil. Nel progetto Construction Futures si aggiungono gli enti bilaterali Formedil e Sanedil.

“Construction Futures ridisegna il settore”. Alla Biennale di Venezia è andato in scena il primo vero atto politico della Filiera delle costruzioni dopo il video-manifesto Fondamentale, girato con Luca Zingaretti lo scorso anno. Ora si fa sul serio, si passa dalle immagini agli impegni, o almeno questo si promette: si scrive Intelligenza Artificiale, ma si legge Leadership. Tutto sta nel definire a quale Leadership (e a quale Intelligenza Artificiale) potranno portare i quattro umanoidi visti in fase di riscaldamento nella pre-apertura della Biennale di Architettura 2025 e i prossimi sei mesi di lavoro.

Il progetto presentato venerdì 9 maggio – che sarà svolto con il curatore della Biennale Carlo Ratti e il suo team, con quattro prestigiosi atenei internazionali (Tongji University, Mit, Eth di Zurigo e Politecnico di Torino) e con i gruppi di lavoro cui parteciperanno le dodici sigle della Filiera Fondamentale e i due enti bilateriali Formeil e Sanedil – punta a una forte maturazione tecnologica del settore. Obiettivi di primo livello: garantirsi un futuro nell’era dell’Intelligenza Artificiale, scrollarsi di dosso la fama di essere uno dei settori industriali meno digitalizzati e meno proiettati alla tecnologia, diventare il settore con la maggiore sicurezza del lavoro, recuperare il gap di produttività maturato da venti anni in qua, confermare un sistema di relazioni industriali che macchine e robot metteranno a dura prova, avviare processi più industriali di quelli attuali, in linea con quanto succede nel mondo. La citazione che Carlo Ratti ha ripreso dall’architetto americano del secolo scorso, Richard Buckminster Fuller, funziona quindi benissimo per questo primo livello di percorsi virtuosi pieni di trappole che la Filiera si accinge a intraprendere: “Si può essere o architetti del futuro, ma, se non si è architetti del futuro, si è vittime del futuro”.

La prima trappola da evitare è, ovviamente, quella di dividersi e mostrare invece, con accordi e protocolli di sperimentazione concreta, un’unità di intenti forte ed effettiva. Un’unità che al momento manca di un pezzo fondamentale – la progettazione – in un settore che potrà modernizzarsi solo con la cultura del progetto. Ci saranno anche da affrontare temi sindacali spigolosi come le nuove forme di contrattazione e la riconferma, anche sotto stress tecnologico, del potente e solido sistema di bilateralità che è uno dei veri punti di forza del settore (anche in termini di risorse e di dati disponibili).

Ma l’apporto della tecnologia al cantiere e alle lavorazioni del settore non è tutto. Come è chiaro guardando i padiglioni della Biennale e come ha spiegato benissimo Derrick de Kerckhove nel suo intervento (si veda l’articolo su questo), se le  nuove tecnologie e i nuovi mezzi dell’IA vengono puntati su vecchi obiettivi e non saranno capaci invece di cambiare radicalmente le teste e le priorità strategiche di tutti i soggetti coinvolti per il futuro, si otterranno forse alcuni gradi di trasformazione, ma non serviranno a cogliere tutte le opportunità enormi date dalla Transizione a 360 gradi che stiamo vivendo.

Ma quali sono queste opportunità? “Adattamento e intelligenza artificiale come leve per cambiare il mondo grazie a un’edilizia responsabile capace di trasformare i luoghi garantendo più benessere e inclusività”: anche su questo il comunicato di Fondamentale guarda avanti. La Leadership tecnologica deve essere un passo al servizio delle altre sfide che possono dare alla filiera delle costruzioni una Leadership di traino per un’economia sfibrata proprio dalla contrazione degli investimenti e che solo negli investimenti ha la leva per rinascere.

La sfida è quindi uno sviluppo e una trasformazione dei territori che possa mettersi alla guida dei processi di adattemento climatico e – in assenza di un progetto industriale credibile per il Paese – della stessa economia italiana. Ha bisogno però della capacità di affermare una leadership in tutte le grandi questioni che restono aperte e che possono dare uno sviluppo nuovo al Paese: i processi di difesa climatica ed efficientamento del territorio (cura dei danni creati dal dissesto idrogeologico, affermazione della cultura della prevenzione, investimenti in sicurezza ed efficienza idrica, adozione di modelli di tecniche antisismiche, bonifiche di territori inquinati o devastati dall’abusivismo), l’affermazione di una nuova cultura e di una nuova azione della rigenerazione urbana (che nutra nuove forme di PPP e sia soprattutto “rigenerazione umana” partendo da un grande lavoro sui contenuti culturali e sociali da proporre insieme ai contenitori edilizi), la soluzione dei grandi problemi sociali legati agli assetti territoriali (la questione abitativa prima di tutto, ma anche servizi per gli studenti e gli anziani, strumenti nuovi per l’inclusione e la socialità), le soluzioni infrastrutturali e digitali per la mobilità urbana. Insomma, un’economia dell’adattamento climatico applicato al territorio ma anche capace di sviluppare i nuovi servizi di cui soprattutto le città hanno bisogno.

Il salto tecnologico diventa, in questa chiave, lo strumento Fondamentale per porsi alla guida delle soluzioni necessarie allo sviluppo del Paese, ma resterà parziale se non saprà portare a fondo il ripensamento strategico profondo del settore (di cui la Manifestazione “città nel futuro” del 7-9 ottobre sarà un secondo passaggio decisivo). Sarà un capitolo di questo ripensamento la capacità di parlare ai giovani che costituscono un importante banco di prova per dire se lo sforzo tecnologico-climatico risulti davvero sincero.

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