OGGI RIUNIONE DEFINITIVA AL MIT, ACCORDO SUL TESTO
Concessioni: Salvini vince su durata massima a 15 anni e pianificazione, salta la riforma tariffaria
L’obiettivo è mandare il testo del Ddl concorrenza in Parlamento in settimana. Lo stravolgimento del modello tariffario ART proposto da Salvini non passa, il pedaggio continuerà a finanziare non solo gestione e manutenzioni, ma anche gli investimenti fatti dalle concessionarie: l’unico correttivo sarà un prelievo sui ricavi dei concessionari destinato a un fondo (non pubblico) a fini perequativi. Si discute ancora su quale meccanismo potrebbe “congelare” la quota di pedaggi destinati a finanziare investimenti che però non sono stati realizzati. Il ministero svolgerà una pianificazione con particolare attenzione alla domanda e ai fabbisogni finanziari.
Cambia il disegno di legge sulla concorrenza nella parte relativa alla riforma delle concessionarie autostradali. Oggi si dovrebbe tenere la riunione al Mit per mettere a punto il testo definitivo, da mandare in settimana in Parlamento, ma molti dei nodi che avevano creato lo stallo nei giorni scorsi sembrano risolti, almeno nei tratti essenziali. Vediamo i principali.
Resterà il limite di durata di quindici anni della concessione, ma l’ammortamento degli investimenti infrastrutturali sarà determinato in funzione non più della durata della concessione, bensì della vita utile dell’asset. Resta una pianificazione autostradale decennale (o quinquennale) affidata al ministero delle Infrastrutture, con particolare riferimento alla valutazione della domanda complessiva e del fabbisogno finanziario. Resta il principio voluto da Salvini di un fondo perequativo tra concessionarie, probabilmente però di natura non pubblica, che sarà alimentato dal prelievo di una quota percentuale dei ricavi dei concessionari (e non da una parte del pedaggio). Sarà drasticamente ridimensionata la riforma tariffaria, che abbandona l’intento iniziale di allontanarsi dalla regolazione Art e lascia ai concessionari non solo la tariffa per la gestione e la manutenzione ordinaria, ma anche quella per gli investimenti. Un compromesso che lascia poco del cuore iniziale della riforma, lo stravolgimento del sistema tariffario, ma “salva” molte delle altre proposte del ministro Salvini.
Accantonato definitivamente il tentativo di accollare allo stato le concessioni regionali, Pedemontana veneta anzitutto, il punto che resta ancora aperto è quello che si discute da 20 anni: come evitare che le concessionarie incassino la quota del pedaggio derivante da investimenti non effettuati. Fu Antonio Di Pietro il primo a proporlo senza riuscire a portarlo fino in fondo, ma ottenendo di spaventare gli spagnoli di Abertis che volevano acquisire il controllo di Autostrade. Su questo punto, Salvini non vuole mollare, ma trovare una soluzione non è facile. L’ipotesi sul tavolo in queste ore è che questa quota resti accantonata in un fondo che sarà reso disponibile per il concessionario solo quando il Mit ne attesti l’effettiva spettanza perché l’investimento è stato realizzato o perché le cause che lo hanno impedito (o sospeso) non attengono alla responsabilità del concessionario. La citazione di Di Pietro non è casuale perché è la soluzione che provò a imporre l’ex ministro dei Lavori pubblici del governo Prodi nel 2006. L’ipotesi aggiuntiva, oggi, è che le risorse di questo fondo potrebbero essere utilizzate come collaterale a garanzia dei finanziamenti dei concessionari, ma senza poter essere distribuite come utile di periodo (il cosiddetto “patrimonio destinato”).
Resta da definire compiutamente anche la fase transitoria, ma si dovrebbe andare a una esclusione delle nuove regole per le concessioni già esistenti.
Un’ultima limatura dovrebbe riguardare la definizione degli ambiti territoriali ottimali che già nel testo entrato in Consiglio dei ministri era pienamente tornata nei poteri dell’Autorità di regolazione dei trasporti senza più interferenze ministeriali. Il passaggio in più dovrebbe riguardare il criterio di definizione degli Ato che dovrebbe consentire l’estensione della tratta della singola concessione in funzione della capacità di generare equilibrio della gestione economica.