DOPO LA BOLLINATURA IL DDL ARRIVA IN PARLAMENTO

Concessioni esistenti escluse dalle nuove regole. SALTA il limite di durata a 15 anni

Vengono meno altri due pilastri della proposta iniziale di Salvini, il limite temporale resta ma può essere derogato ogni volta siano previsti lavori oltre 15 anni. Al ministro restano due novità comunque importanti: una pianificazione ministeriale quinquennale o decennale (sottratta per la prima volta alle concessionarie) su domanda e fabbisogni finanziari; un fondo di perequazione (limitato) fra concessionarie alimentato da una parte dei ricavi.

02 Ago 2024 di Giorgio Santilli

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Concessioni esistenti escluse dalle nuove regole. SALTA il limite di durata a 15 anni

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Salta anche il limite assoluto di 15 anni alla durata delle concessioni autostradali: resta un limite teorico ma potrà essere derogato ogni volta che siano previsti lavori che vadano oltre i 15 anni. Nel testo del disegno di legge sulla concorrenza che dovrebbe arrivare oggi in Parlamento, dopo la bollinatura della Ragioneria e l’ultima messa a punto del Mef, questa è la principale modifica rispetto al testo che era entrato in Consiglio dei ministri una settimana fa. Viene così smantellato l’ultimo pezzo della riforma Salvini che sembrava destinato a resistere. Ma la lista delle correzioni è lunga.

Per ordine di importanza fra le modifiche dell’ultima ora c’è l’esclusione delle nuove regole per le concessioni già esistenti, anch’essa definita dalla riunione di mercoledì sera. Quello che fu l’articolo 14 su un sistema transitorio che doveva cominciare ad applicare una parte delle regole sul rinnovo dei Pef delle concessioni in essere è del tutto svanito. Diario Diac aveva già raccontato come altre due proposte iniziali che costituivano il cuore dell’intervento salviniano fossero state completamente smontate: la riforma tariffaria e il tentativo di accollare allo Stato le concessionarie regionali in perdita come la Pedemontana veneta.

La riforma tariffaria abbandona completamente il tentativo di superare il modello della regolazione Art per dar vita a un sistema in cui al concessionario restava solo la tariffa per coprire gestione e manutenzione ordinaria e una piccola parte delle opere di collegamento e spostare invece su un fondo ministeriale la quota di tariffa destinata a finanziare le grandi opere. Alla fine ai concessionari restano anche gli investimenti.

Accantonato definitivamente, già prima del Cdm, il tentativo di accollare allo Stato le concessioni regionali, Pedemontana veneta anzitutto. Resta ancora aperta la discussione su un tema tutt’altro che secondario: come evitare che le concessionarie incassino la quota del pedaggio che dovrebbe essere destinato a finanziare investimenti che però il concessionario non effettua. Se ne parla da venti anni.  L’ipotesi sul tavolo è che questa quota resti accantonata in un fondo che sarà reso disponibile per il concessionario solo quando il Mit ne attesti l’effettiva spettanza perché l’investimento è stato realizzato o perché le cause che lo hanno impedito (o sospeso) non attengono alla responsabilità del concessionario. Si potrebbe consentire, al più, al concessionario di usare le risorse congelate come collaterale a garanzia dei finanziamenti, ma senza poterle distribuire come utile.

A Salvini resteranno due successi comunque di non poco conto. Sarebbe introdotta per la prima volta una pianificazione autostradale decennale (o quinquennale) affidata al ministero delle Infrastrutture e sottratta almeno parzialmente, quindi, alle concessionarie, con particolare riferimento alla valutazione della domanda complessiva e del fabbisogno finanziario. Si salverebbe anche il principio voluto da Salvini di un fondo perequativo tra concessionarie, probabilmente però di natura non pubblica, bensì privata, che sarebbe alimentato dal prelievo di una quota percentuale dei ricavi dei concessionari.

 

 

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