Città in scena/11

Con il progetto “San Lorenzo si rigenera” Pistoia dà nuova vita a un quartiere antico e lo riconnette con il centro storico

Con un progetto di rigenerazione urbana, finanziato con 20 milioni di risorse del Pnrr, un antico quartiere della città toscana viene sottratto ad un inevitabile destino di degrado e riconsegnato ai cittadini con nuove attività pubbliche e culturali ma viene anche riconnesso con i gioielli artistici e architettonici del centro storico. Un nuovo elemento di attrazione per una città fuori dai circuiti turistici del ‘grand tour’ della Toscana

27 Feb 2025 di Maria Cristina Carlini

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Con il progetto “San Lorenzo si rigenera” Pistoia dà nuova vita a un quartiere antico e lo riconnette con il centro storico

Il complesso monumentale di San Lorenzo

L’abbandono chiama il degrado e il degrado chiama ancora degrado. È in questa spirale negativa che rischiava di essere risucchiata un’importante porzione di Pistoia. Una zona non ai margini della città, va detto subito, ma molto vicina – addirittura poche centinaia di metri – al cuore del centro storico, al gioiello artistico e architettonico che è la piazza del Duomo, eppure sentita distante dai cittadini anche a causa di una viabilità che la taglia fuori. Ma ora a rivitalizzare e a infondere nuova linfa al tessuto urbano della città toscana è il progetto di rigenerazione urbana “San Lorenzo si rigenera”, un complesso intervento il cui fulcro è la riqualificazione edilizia e funzionale del complesso edilizio di San Lorenzo e Sant’Ansano. Nel 2021, il Comune di Pistoia ha partecipato al bando e ha ottenuto un finanziamento complessivo di circa 20 milioni di risorse Pnrr. “Si tratta di intervento vero di rigenerazione urbana”, sottolinea l’assessore con delega al Governo del territorio, Arredo e riqualificazione urbana Edilizia privata e Coordinamento grandi trasformazioni urbanistiche, Leonardo Cialdi, che a Diac Diario racconta le tappe e gli obiettivi di questo progetto che vede alcuni interventi già ultimati o in via di ultimazione e altri ancora in corso.

Ma prima va fatto un passo indietro nel tempo, addirittura alla seconda metà del 1200, per ricostruire le vicissitudini degli edifici interessati da questa operazione.  Nel 1278 l’ordine mendicante degli Agostiniani fonda la chiesa e il convento di San Lorenzo su un’area precedentemente occupata dalla chiesa di Sant’Antonio Abate, detta “in Pantano”. Secoli dopo, in seguito alle soppressioni in età napoleonica, nella conduzione del complesso conventuale agli Agostiniani subentrano i Cappuccini che non si limitano alla conservazione delle strutture esistenti ma ridisegnano l’interno dell’edificio. La chiesa di San Lorenzo viene poi chiusa al culto nel 1880 quando diviene sede del distretto militare fino ai primi decenni del ‘900. E’ in questa fase che vengono realizzati lavori di trasformazione che compromettono l’impianto originario del fabbricato. Il risultato di queste alterazioni è, in buona parte visibile nello stato attuale dell’edificio, che si insedia tra la seconda e la terza cerchia di mura, in un luogo ricco di acque e quindi favorevole allo sviluppo di attività produttive. La presenza dell’ospedale del Ceppo, fuori dalla seconda cerchia muraria, e la trasformazione in caserma di San Lorenzo hanno contribuito a conferire al quartiere un carattere molto popolare con molte attività artigianali e anche luogo di primo inurbamento di coloro che provenivano dalle campagne e dal Sud Italia. Ma negli anni,  il quartiere è stato oggetto di un progressivo abbandono e degrado economico, sociale ed edilizio.

E’ da qui che prende le mosse il progetto articolato in sei iniziative “rigeneranti”: la ricucitura del tessuto urbano attraverso intervernti di mobilità sostenibile dell’area di Piazza San Lorenzo e delle viabilità limitrofe; la riqualificazione estetica e funzionale della piazza San Lorenzo e delle aree limitrofe; la ristrutturazione edilizia e riqualificazione funzionale di Villa Benti; riqualificazione edilizia e funzionale del complesso di San Lorenzo e della chiesa di Sant’Ansano;  ristrutturazione e riqualificazione della scuola dell’infanzia ‘Il Melograno’ e della scuola primaria ‘Frosini’.

Ma ecco come quest’area sta cambiando volto: “la piazza grande che era stata trasformata in parcheggio – spiega Cialdi – viene pedonalizzata con una pavimentazione e aree verdi e sedute. Sulla piazza si affacciano tre chiese. Di queste, solo una è attiva, due sono sconsacrate con un convento di proprietà del Comune e sono abbandonate da decenni. Sentendo la Soprintendenza, abbiamo rimosso la parte a verde davanti e disposto il verde sui lati liberando un cono visivo, che consente di abbracciare con lo sguardo gli edifici sulla piazza. Edifici che  sono sottoposti a ristrutturazione più efficientamento energetico e avranno una nuova vita. A San Lorenzo riportiamo le unità amministrative pubbliche, Anagrafe e Stato Civile, realizziamo una sala per matrimoni prevedendo anche l’allestimento di una cucina per poter organizzare catering e ricevimenti. Un’altra parte dell’edificio ospiterà la mostra permanente di un artista pittore e scultore molto amato e sentito dai pistoiesi, Marino Marini. A Sant’Ansano attrezzeremo lo spazio per mostre temporanee. Sulla piazza c’è Villa Benti che era una caserma della Guardia di Finanza, abbandonata negli anni 60. È appena finita e li andranno due assessorati: Cultura e Turismo”.  Una forza centripeta anima, dunque, questa operazione che, sottolinea l’assessore, “ci consente di riportare in centro le funzioni pubbliche. Erano stati presi dei capannoni ai margini della città dove sono stati trasferiti Prefettura e Catasto. Il centro aveva perso persone, si era svuotato. Ora l’intento è quello di riportarle in centro, facendo nascere nuove attività”.

Importanti anche gli interventi realizzati nei due edifici scolastici ristrutturati ed efficientati, che daranno un impulso alla ricostituzione dell’antica identità del quartiere.  All’insegna di una “scelta sostenibile è la realizzazione di un parcheggio di scambio e di ciclovie che convergono dentro San Lorenzo che potrà essere raggiunta a piedi e in bici”. Verranno quindi favorite connessioni sostenibili con il parco delle mura urbane (finanziamento Pinqua), la ciclovia del Solo (finanziamento Regione Toscana), la stazione ferroviaria e tutta la rete cittadina della mobilità sostenibile.

Con il progetto “San Lorenzo si rigenera” il quartiere tornerà così ad attrarre e calamitare persone. “In questo modo, si supera quella cesura che era sentita anche psicologicamente dai cittadini attraverso un mix fatto di funzioni pubbliche, eventi e cultura. Restituiamo questa parte di città ai cittadini che quindi potranno venire qui per lavorare, per svolgere le pratiche, per appuntamenti culturali e per svago. Per noi è fondamentale cercare di recuperare la vita nel centro”, afferma Cialdi. Ma non solo: il progetto consente anche di allargare il centro storico, recuperando questa fetta di città e integrandola nel patrimonio artistico e architettonico di Pistoia. E’ un modo, questo, anche per giocare la carta del rilancio di una vocazione turistica, estranea a Pistoia. La città non rientra nel grand tour classico della Toscana: è fuori, infatti, dai circuiti più battuti e amati dai turisti. “Pistoia – ricorda Cialdi – è piuttosto conosciuta per le sue attività legate all’arte metallurgica da sempre, dalla produzione dei celebri piatti di batterie ai treni AnsaldoBreda ora Hitachi Rail, e per essere il secondo polo vivaistico in Europa. E’ un modo di aggiungere altra bellezza al centro storico e mostrarla ai turisti”.

Il percorso intrapreso dal Comune di Pistoia nella realizzazione del progetto non ha incontrato particolari intoppi e procede secondo la tabella di marcia. Certo, la tempistica è stata particolamente stringente:  “la progettazione l’abbiamo fatta tutta all’interno. Puntiamo a chiudere i lavori nei tempi previsti, entro il 2026. Abbiamo diversificato il portafoglio e anche il rischio in molti lotti  12-13, con cinque ditte che stanno lavorando”. Ma l’assessore Cialdi non nasconde un motivo di rammarico: “ho un dispiacere,  i tempi stretti non ci hanno permesso di condividere questi progetti con la cittadinanza. Non c’è stato quel percorso partecipativo che avremmo voluto, i cittadini si sono ritrovati i lavori in casa senza aver detto la propria ma non è stato possibile fare altrimenti”.  Perchè “andava spezzata la spirale negativa del degrado che chiama degrado. Si è messo in moto un nuovo processo e viene ridata vita nuova al quartiere”, conclude.

 

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