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Clima, l’Ue FISSA il target del 90% al 2040 di riduzione delle emissioni

La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen , ha dichiarato: “I cittadini europei, sempre più sensibili all’impatto dei cambiamenti climatici, si aspettano che l’Europa agisca. L’industria e gli investitori si aspettano che stabiliamo una direzione di marcia prevedibile. Oggi dimostriamo di essere fermamente convinti del nostro impegno a decarbonizzare l’economia europea entro il 2050. L’obiettivo è chiaro, il percorso è pragmatico e realistico”.

02 Lug 2025 di Mauro Giansante

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Nei giorni in cui le città bollono per le temperature record, l’Ue approva la strategia climatica al 2040 che fissa l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990. Una modifica alla legge sul clima 2021 prevista già dal nuovo orientamento politico della Commissione per il quinquennio 2024-2029. Un passo applaudito da Bruxelles nella settimana in cui l’ ultimo Eurobarometro ha mostrato un forte sostegno dei cittadini all’azione per il clima dell’Ue, fornendo un solido mandato per mantenere la rotta dell’agenda di transizione pulita comunitaria. L’approccio varato ieri è all’insegna della flessibilità e del pragmatismo, in linea con l’obiettivo del Fit for 55 (riduzione emissiva del 55%) al 2030, con la Bussola della Competitività, il Clean Industrial Deal e il Piano d’azione per un’energia accessibile. Obiettivi: “un’industria europea competitiva, una transizione equa che non lasci indietro nessuno e condizioni di parità con i nostri partner internazionali”.

Scendendo più nel dettaglio della proposta, che sarà ora sottoposta al Parlamento europeo e al Consiglio per la discussione e l’adozione secondo la procedura legislativa ordinaria, uno degli elementi è il ruolo limitato per i crediti internazionali di alta qualità a partire dal 2036. C’è poi l’ utilizzo di assorbimenti permanenti nazionali nel sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (Ets) e una maggiore flessibilità intersettoriale per contribuire al raggiungimento degli obiettivi in ​​modo economicamente vantaggioso e socialmente equo. Concretamente, spiega Bruxelles, ciò potrebbe offrire a uno Stato membro la possibilità di compensare le difficoltà del settore dell’uso del suolo con un risultato superiore alla media nella riduzione delle emissioni derivanti da rifiuti e trasporti. Inoltre, la proposta definisce un quadro chiaro per la legislazione Ue in materia di clima ed energia post-2030. Si terrà conto delle specificità nazionali, così come a guidare il percorso saranno i principi di efficienza economica, semplicità ed efficienza, insieme alla garanzia della neutralità tecnologica e di una transizione equa e giusta per tutti.

La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen , ha dichiarato: “I cittadini europei, sempre più sensibili all’impatto dei cambiamenti climatici, si aspettano che l’Europa agisca. L’industria e gli investitori si aspettano che stabiliamo una direzione di marcia prevedibile. Oggi dimostriamo di essere fermamente convinti del nostro impegno a decarbonizzare l’economia europea entro il 2050. L’obiettivo è chiaro, il percorso è pragmatico e realistico”.

Le altre mosse climatiche dell’Ue

Sempre ieri, poi, da Palazzo Berlaymont è arrivata una comunicazione sulla realizzazione delle prime proposte relative al Clean Industrial Deal , a pochi mesi dalla sua presentazione. “Uno dei risultati chiave è il Quadro di Aiuti di Stato del Clean Industrial Deal , adottato la scorsa settimana, per sostenere ulteriormente gli investimenti nella transizione verso l’energia pulita. È stata inoltre concordata la semplificazione del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alla Frontiera, esentando il 90% degli importatori, riducendo così la burocrazia e garantendone un’attuazione agevole. Questa semplificazione è il primo passo prima di una revisione più generale del Cbam alla fine dell’anno, accompagnata da proposte legislative volte a rafforzare il meccanismo. La comunicazione odierna illustra i risultati dell’analisi della Commissione su come trovare una soluzione al problema della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio dalle esportazioni”. Insieme a ciò, la Commissione ha inoltre pubblicato la raccomandazione sugli incentivi fiscali per incoraggiare gli investimenti in tecnologie pulite e la decarbonizzazione industriale, attraverso misure come l’ammortamento accelerato e i crediti d’imposta. Ha inoltre presentato una raccomandazione e documenti di orientamento per ottimizzare l’uso delle nuove norme Ue in materia di energie rinnovabili , volte a espandere le fonti rinnovabili e a ridurre i costi energetici.

Del clima, poi, l’Ue si è occupata anche sul fronte spaziale perché il 1° luglio si è compiuto il lancio da Cape Canaveral del satellite Copernicus-Sentinel 4 per monitorare la qualità dell’aria in orbita.

Le reazioni dei gruppi politici

Ma la strategia al 2040 sul clima non convince i vari gruppi politici dell’emiciclo brussellese. Il gruppo dei Verdi al Parlamento Ue si è detto “estremamente critico nei confronti dell’esternalizzazione della protezione del clima. È necessario fornire certezze agli investitori e all’economia sulla strada per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Esternalizzare la protezione del clima crea rischi, ma è anche economicamente poco saggio; questo dirotterebbe gli investimenti nella produzione di batterie, celle solari e turbine eoliche lontano dall’Ue”. In una nota, i Verdi hanno quindi annunciato che spingeranno per ottenere un obiettivo climatico più alto possibile. Per Bas Eickhout, co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo, “con la COP30 a novembre, non c’è tempo da perdere. Questa legge deve essere approvata prima della scadenza Onu di settembre. L’Europa deve dimostrare di essere ancora seriamente impegnata nella leadership climatica globale e spingere Paesi come la Cina e l’India a seguirne l’esempio. Allo stesso tempo – aggiunge – la Commissione sta facendo un pericoloso azzardo con i crediti internazionali. Non solo la loro efficacia è molto discutibile, ma la loro introduzione è una stupidaggine economica. Invece di spendere decine di miliardi per acquistare documenti, dovremmo investire per rendere più verde l’industria europea. L’Europa non dovrebbe essere il continente che esporta le proprie responsabilità climatiche, ma il continente che esporta soluzioni climatiche”.

“Questa non è una strategia climatica seria. Si tratta di un pensiero velleitario, distaccato dalla realtà economica e sociale”, ha dichiarato anche Alexandr Vondra, coordinatore Ecr in commissione Ambiente (Envi) del Parlamento Ue, reagendo alla proposta della Commissione europea di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040. “La Commissione sta mettendo il carro davanti ai buoi, annunciando numeri prima di sapere come raggiungerli”, prosegue Vondra. Ecr avverte che il nuovo obiettivo, pubblicato oggi, rischia di mettere a dura prova la capacità produttiva dell’Europa e di minare la competitività globale dell’Ue.

“L’estensione del sistema di scambio di quote di emissione agli edifici e ai trasporti, già osteggiata da 17 Stati membri, aggiunge complessità a un quadro fragile che non ha ancora raggiunto gli obiettivi per il 2030. Un obiettivo del 90% potrebbe spingere l’industria europea sull’orlo del baratro”, prosegue il coordinatore Ecr in commissione Envi. Sulla possibilità di raggiungere parte dell’obiettivo attraverso crediti di carbonio internazionali a partire dal 2036, Vondra dichiara che “le grandi aziende compreranno la loro via d’uscita investendo in progetti all’estero, mentre i piccoli Stati e le Pmi porteranno il vero fardello. Si tratta di una sorta di colonialismo climatico”. Ecr critica anche l’integrazione dell’eliminazione permanente del carbonio nel quadro climatico dell’Ue, perché queste tecnologie “non sono economicamente fattibili nel breve periodo e non possono sostituire un’azione politica chiara e realizzabile”.

“La proposta della Commissione di fissare un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990 non fa che confermare l’approccio totalmente scollegato dalla realtà di questa Commissione. Ci troviamo di fronte a obiettivi ideologici, irrealistici e insensati, benché ammantati da un’ingannevole spolverata di flessibilità. Continuare a proporre target senza senso, quando ogni giorno vediamo diversi settori produttivi europei chiedere un cambio di rotta, significa devastare ancora di più l’industria del continente e renderla sempre meno competitiva. Inoltre, si continua a dipingere l’Europa come unica colpevole dei cambiamenti climatici, quando invece – soprattutto nei Paesi asiatici – non si registra alcuna intenzione di rispettare le percentuali che noi ci auto-imponiamo”. E’ quanto affermato con una nota da Silvia Sardone, europarlamentare della Lega (PfE) e coordinatrice dei Patrioti in commissione Ambiente (Envi).

Per il gruppo The Left al Parlamento Ue, la proposta della Commissione europea sull’obiettivo climatico 2040 “va contro il parere dell’organismo scientifico indipendente istituito dalla stessa Ue” e, se si tiene conto dell’uso delle flessibilità, “l’obiettivo reale dell’Ue per il 2040 è inferiore anche al minimo raccomandato dal comitato consultivo”. Il riferimento è alla scelta di dare la possibilità di esternalizzare le riduzioni delle emissioni ad altri Paesi attraverso il meccanismo internazionale dei crediti di carbonio, e alla decisione di fissare l’obiettivo 2040 al 90%, quando il Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici aveva raccomandato una riduzione netta delle emissioni di gas serra a livello nazionale del 90-95% entro il 2040. Per la relatrice di sinistra alla legislazione, Catarina Martins, “se rimaniamo indietro rispetto ad altri Paesi e appaltiamo questa trasformazione ad altri, perderemo questi benefici per gli anni a venire. Dobbiamo attenerci ai pareri scientifici, insistendo su una riduzione delle emissioni di almeno il 95% entro il 2040, senza ricorrere all’acquisto di crediti di carbonio da altri Paesi”.

Il coordinatore della Sinistra nella commissione Envi, Jonas Sjostedt, ha evidenziato come “la Commissione propone di abbassare le ambizioni climatiche in un momento in cui l’Europa soffre ancora una volta di caldo estremo, con temperature vicine ai 50 gradi. Quest’estate stanno già divampando grandi incendi e le persone stanno perdendo le loro case. I gruppi vulnerabili della società sono sempre quelli che vengono colpiti più duramente. È ora di leggere la scritta sul muro: dobbiamo fare molto, molto di più per combattere il cambiamento climatico”.

“Crediamo che sia molto pericoloso criticare la Commissione europea o il governo tedesco per aver sostenuto la flessibilità nel raggiungimento dell’obiettivo dell’Unione europea per il 2040. Non vediamo una maggioranza nel Parlamento o nel Consiglio a favore di un obiettivo 2040 senza flessibilità. È ancora più importante che l’Europa crei finalmente le condizioni per raggiungere un obiettivo al 2040, ad esempio per l’espansione delle infrastrutture per l’idrogeno, la CCS e l’elettricità a basso costo”. A dichiararlo, Peter Liese, coordinatore per le questioni climatiche del Ppe, e Christian Ehler, portavoce per l’industria, l’energia e la ricerca del Ppe. Il gruppo del Ppe non ha ancora adottato una posizione ufficiale, ma i due eurodeputati hanno espresso le loro opinioni personali ai giornalisti.

Gli eurodeputati si dicono invece a favore del ricorso ai crediti di carbonio internazionali. “La competitività della nostra economia è attualmente sottoposta a enormi pressioni. Ulteriori misure di politica ambientale o climatica senza misure corrispondenti che aumentino la competitività non sono fattibili per noi – aggiunge Ehler -. Nella situazione attuale, nella migliore delle ipotesi, raggiungeremo gli obiettivi climatici solo attraverso la deindustrializzazione. Per contrastare questa situazione, la Commissione deve stabilire la giusta rotta oltre all’obiettivo climatico come pacchetto: l’espansione delle infrastrutture energetiche, la rimozione degli ostacoli normativi e il completamento del mercato interno devono diventare una priorità”. Entrambi i politici hanno sottolineato la necessità di mantenere vivo il processo internazionale: “Trump si è ritirato dall’Accordo di Parigi, ma finora nessuno lo ha seguito. Anche l’Argentina del presidente Javier Milei rimane nell’Accordo di Parigi, soprattutto grazie all’accordo Mercosur, che è un prerequisito per l’Accordo di Parigi. È importante che l’Unione Europea presenti un NDC ambizioso per il 2035 per mantenere il processo internazionale e per motivare la Cina e altri Paesi in particolare a presentare a loro volta obiettivi di riduzione ambiziosi”.

La posizione del think tank Ecco

Chiudiamo con la posizione del think tank Ecco. Luca Bergamaschi, Direttore e Co-fondatore di Ecco – il think tank italiano per il clima, ha dichiarato: “È una buona notizia per la sicurezza e la prosperità di cittadini e imprese colpiti da impatti climatici sempre più frequenti e devastanti. Un obiettivo in linea con le richieste degli italiani, la cui maggioranza appoggia il Green Deal come mostrano i dati dell’ultimo Eurobarometro. La Commissione punta a ridurre la dipendenza da importazioni di combustibili fossili per abbassare i prezzi dell’energia e come leva per rilanciare la competitività industriale. Ora spetta ai Governi nazionali pianificare la transizione dei prossimi 15 anni, che dovrà passare principalmente da l’elettrificazione e l’efficienza energetica dell’economia, con politiche mirate verso i processi e le tecnologie più mature, economiche e disponibili e che rispondono ai bisogni concreti delle persone a partire dalla casa, dalla mobilità e dal lavoro.”

La proposta presenta alcune opzioni di flessibilità per raggiungere l’obiettivo al 2040, incluso la flessibilità dei contributi tra i diversi settori dell’economia e il ricorso limitato a “crediti internazionali di carbonio” ovvero il finanziamento di progetti di riduzione delle emissioni in Paesi extra-europei.

Aggiunge Francesca Bellisai, Analista Politiche Ue e Governance, Ecco – il think tank italiano per il clima: “La priorità dichiarata dalla Commissione è la riduzione delle emissioni domestiche nei prossimi 10 anni. Le opzioni di flessibilità che possono aiutare a raggiungere l’obiettivo al 2040 non indeboliscono la proposta se il loro ricorso è marginale non oltre il 3% e se accuratamente regolate. I crediti internazionali di carbonio, regolati dall’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi, possono diventare una risposta potenzialmente utile per il finanziamento della cooperazione internazionale e in supporto al multilateralismo”.

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