Civitavecchia CAMBIA rotta e reindustrializza l’area: phase-out dal carbone a fine anno e parco eolico in mare da 540 MW
Il Mimit avvia la consultazione pubblica per la riconversione e la reindustrializzazione dell’area dell’ex centrale di Torrevaldaliga Nord del porto, un percorso che ricalca quello già avviato, nei giorni scorsi, per l’area dell’ex centrale a carbone del porto di Brindisi. Soddisfazione dall’amministrazione comunale.
Civitavecchia si reindustrializza e punta ad attirare nuovi investimenti sull’onda della svolta verso le rinnovabili. E’ di ieri la notizia dell’apertura da parte del Ministero delle Imprese e made in Italy della consultazione pubblica per la riconversione e la reindustrializzazione dell’area dell’ex centrale Enel a carbone di Torrevaldaliga Nord del porto comunale. Sul sito del Mimit, infatti, è stato pubblicato un invito a manifestare interesse rivolto agli imprenditori interessati a presentare progetti per la definizione di un piano di sviluppo del sito e delle aree limitrofe. Un percorso che ricalca quello già avviato, nei giorni scorsi, per l’area dell’ex centrale a carbone del porto di Brindisi.
Le manifestazioni di interesse potranno essere presentate, allegando la documentazione utile a focalizzare i progetti, entro la mezzanotte del 28 aprile 2025. A quel punto, le proposte verranno condivise dal Mimit con i Componenti del Comitato. Nel valutare le manifestazioni di interesse, meramente esplorative, il Comitato terrà conto della coerenza e compatibilità delle proposte con gli investimenti previsti, con particolare attenzione alla sostenibilità, la riqualificazione e agli aspetti ambientali. Comitato che è, appunto, il promotore dell’iniziativa di coordinamento del phase-out della centrale Enel a carbone che avverrà entro fine anno come da art 24bis del DL 50/22 e di cui si parlerà anche oggi in Consiglio comunale.
“Un’importante opportunità”, l’ha definita il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Vogliamo garantire la massima trasparenza anche su questi progetti, in piena coerenza con il modus operandi del Mimit fondato sul principio del confronto con tutte le parti coinvolte”. Soddisfazione anche da parte di Fausta Bergamotto, sottosegretaria alle crisi d’impresa: “Insieme al Comitato e alle istituzioni locali ci adopereremo affinché le proposte formulate dalle imprese si trasformino in volano di sviluppo mirato a garantire la riconversione e reindustrializzazione di un’area strategica per il Paese per trasformare una crisi in opportunità per il territorio”.
Per il Comune di Civitavecchia è un passo importante tanto per la traiettoria dell’amministrazione quanto per aumentare l’attrattività verso le imprese. Un processo che ha portato il Comune a lavorare insieme alla Regione per ampliare l’area industriale sovrapponendo l’area logistica alle aree di Stato al fine di renderle più attrattive. Fonti dell’amministrazione riferiscono a Diario Diac che si tratta di un cambio di rotta importante per la città, in linea con il programma della Giunta di abbandonare i combustibili fossili rinnovando il contributo energetico civitavecchiese che in passato ha toccato picchi del 20% come quota di produzione nazionale. Nei mesi sono proseguiti tavoli congiunti e separati con il Mimit e il Mase, il ministero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto Fratin che hanno valorizzato quella che per il governo cittadino guidato da Marco Piendibene (csx) da giugno scorso.
L’altra faccia della svolta industriale, energetica e lavorativa di Civitavecchia riguarda il parco eolico offshore galleggiante. 540 MW, 2.2 miliardi di investimento, con 27 turbine da 15 MW l’una distanziate tra i 22 e i 40 chilometri dalla costa. Il progetto è curato dall’ingegner Luigi Severini, già protagonista del parco Beleolico a Taranto. Adesso, spiegano ancora fonti dall’amministrazione civitavecchiese a Diac, il parco al 99,9% si farà perché è in attesa l’ok dalla commissione di Valutazione impatto ambientale. L’obiettivo ulteriore sarà quello di avere una banchina tecnologica a tal punto da costruire in loco anziché importare il materiale dalla Cina, insomma di fare un vero e proprio hub. A livello occupazionale, se la centrale Enel portava con sé tra i 600 e i 650 lavoratori d’indotto (è di fine gennaio l’allarme lanciato da Legacoop Lazio sui rischi della transizione industriale), il futuro parco eolico (e l’hub a terra, la vera sfida da portare a casa adesso) potrà garantire posti di lavoro per almeno mille nuovi occupati. Il domani di Civitavecchia è scritto.