I 60 anni di Cosedil
“C’era un futuro che non finiva mai”: Edoardo Nesi racconta Andrea Vecchio, l’imprenditore antimafia dalla passione civile
Lo scrittore Premio Strega Edoardo Nesi ha scritto un libro che racconta la storia di Andrea Vecchio, imprenditore edile siciliano che ha fondato un’azienda con tre persone, un badile e una carriola. Ora Cosedil festeggia i 60 anni con oltre 400 dipendenti. In nome di un’amicizia nata in Parlamento, Nesi intraprende un viaggio in Sicilia che è il viaggio che narra la vita di un imprenditore mosso dalla grande passione civile
“Mi servono altri 25 anni, vorrei vedere cosa riusciranno a fare i figli dei miei figli. Mi piacerebbe saperlo”. A 85 anni, compiuti pochi mesi fa, Andrea Vecchio, fondatore dell’azienda Cosedil, guarda lontano. E, anche per questo, non poteva intitolarsi altrimenti il libro che lo scrittore Premio Strega, Edoardo Nesi, ha scritto su di lui, sulla storia della sua famiglia e della sua impresa che a marzo taglia il traguardo dei 60 anni: “C’era un futuro che non finiva mai”. Un futuro che affonda le radici in una storia che nasce in un terra dura, difficile e complessa nel cuore della Sicilia. Il protagonista è prima un bambino che, a soli nove anni, già “mangiava polvere in cantiere” e a cui il padre muratore regalò quella che in siciliano si chiama “cantarella”, un secchio dove si trasporta la calce. Un modo per dire: “ora vieni in cantiere e vieni a lavorare con me”. E da quel giorno Andrea Vecchio ha cominciato a portare calce.
Una storia dura in una terra povera e avara. Eppure, “posso dire di non aver fatto un giorno di lavoro, in vita mia. Perché ho lavorato dalla mattina alla sera ma non mi è mai pesato”. Lavoro ma anche studio e tantissime letture, anche per correggere la dislessia (anche se allora nessuno la sapeva diagnosticare come tale). Fondamentale lo studio perché “l’uomo vale per quello che sa, non per quello che ha”. E così il giovane Andrea Vecchio cresce e matura la volontà e la determinazione di “crescere” e di andare avanti dopo avere conseguito il diploma a geometra. Il 30 marzo del 1965 nasce la Andrea Vecchio Costruzioni: “eravamo io, mia moglie e un dipendente, disponevamo di un badile, un piccone e una carriola”. Così viene “piantato un albero che poi, grazie ai miei figli, è diventata una foresta”. La Andrea Vecchio Costruzioni è diventata la Cosedil: ora vi lavorano 165 impiegati tra ingeneri, geometri, amministrativi oltre a 350-400 operai. Nel 2023, sono stati superati 100 milioni di fatturato con un portafoglio lavori vicino al miliardo di euro.
La figura di Andrea Vecchio esercita una “fascinazione” e da questa nasce il libro che ieri è stato presentato nella sede dell’Ance. A fare gli onori di casa la presidente Federica Brancaccio. All’incontro erano presenti Nesi e Vecchio, accompagnato dai figli Gaetano, che è presidente di Confindustria Sicilia, e Silvia (c’è poi un terzo figlio Salvatore). Nesi racconta come è nato il libro e, soprattutto, fa raccontare Vecchio. L’autore intervista il protagonista. E Andrea Vecchio è un torrente in piena. Ironico, arguto, incisivo, è una miniera di aneddoti che fanno sorridere, ridere e riflettere. Quella di Vecchio, come osserva Nesi, è la figura di un imprenditore a tutto tondo, spinto da una grande passione civile che poi lo porta in Parlamento, vittima di attentati e simbolo della lotta contro la mafia.
“Ho conosciuto Andrea Vecchio eravamo candidati alla Camera dei Deputati e poi eletti. Eravamo in una situazione paradossale nella quale non ci trovavamo molto bene. Ma avevamo l’entusiasmo di voler cambiare l’Italia. Entrato in Parlamento – racconta Nesi – ero assediato da politici che credevano di avere una vita così interessante da meritare un libro e, per questo mi chiedevano di aiutare a scrivere la loro vita”. Andrea Vecchio era diverso dagli altri, con una storia di chi affronta la mafia senza paura. Eppure, Nesi confessa di aver fatto melina quando Vecchio gli proponeva di leggere i suoi scritti. Mai poi li ha letti. E’ “il viaggio di una vita”, sono racconti di “una Sicilia che narra quella del Verga ma senza nessun tipo di sofferenza”. Poi “siamo diventati amici e la nostra amicizia si fortifica e rimane nel tempo”.
Nesi cede a questa “fascinazione” che poi lo porta in Sicilia. Lì attraversa l’isola con gli occhi di chi ha costruito, ricostruito e consolidato alcune delle opere più importanti della Sicilia. “Mi portano a vedere come si fa un’autostrada, rimango affascinato da come viene data al mondo un’altra faccia che prima non c’era. Mi sembrava opportuno celebrare sia i figli che il padre”.
“E’ stata una bella vita, e se dovessi rinascere farei esattamente la stessa cosa. Forse, avrei potuto fare il sarto, che crea anche lui. Ho messo su un’impresa e l’ho consegnata ai figli. Il mio merito è aver dato l’esempio”. E tanta rimane la curiosità e la voglia di “vedere come sarà tra 25 anni”.