Dentro il Cerchio

DENTRO IL CERCHIO - La Voce dei Geometri

Oltre 400mila edifici pubblici italiani dovranno essere sottoposti nei prossimi anni a interventi di miglioramento ed efficientamento energetico. Una sfida che ridisegnerà il settore delle costruzioni e aprirà opportunità senza precedenti per l’intera filiera.

L’Unione Europea ha recentemente approvato la revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD), ribattezzata Direttiva Casa Green. Questo strumento legislativo pone le basi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione del parco immobiliare europeo, trasformando radicalmente il modo in cui concepiamo e gestiamo gli edifici, tra i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra.

La Direttiva fissa traguardi precisi e ambiziosi, quali azzeramento delle emissioni per tutti i nuovi edifici pubblici entro il 2028, favorendo l’integrazione di tecnologie per la produzione di energia rinnovabile; riqualificazione sistematica del patrimonio edilizio esistente attraverso scadenze precise per il miglioramento della prestazione energetica di edifici residenziali e non residenziali.

Le prime scadenze riguardano il settore pubblico con obblighi stringenti: entro il 31 dicembre  2026, sugli edifici pubblici e non residenziali di superficie superiore ai 250 mq dovranno essere installati  impianti fotovoltaici. Dal 1° gennaio 2028, gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere ad emissioni zero mentre entro il 31 dicembre 2030 l’obbligo dell’installazione di pannelli fotovoltaici si estenderà a tutti gli edifici pubblici con superficie superiore a 250 mq. Sempre entro il 2030 è  altresi previsto vengano riqualificati almeno il 16% degli edifici pubblici piu energivori, percentuale destinataba a salire al 26 % entro il 2033: un complesso percorso finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni, previsto per il  2050 dell’intero patrimonio edilizio.

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L’operatività di cui possiamo usufruire noi Professionisti ordinistici nell’ambito delle attività tecniche volte alla produzione di atti di aggiornamento catastale usufruisce ormai da quasi un ventennio di una costante attività di investimento e sviluppo da parte prima dell’Agenzia del Territorio, poi dell’Agenzia delle Entrate in cui è stata inglobata.

Siamo di fronte a un chiaro percorso volto, oltre che a uniformare le prassi a livello nazionale, anche a innalzare lo standard qualitativo del dato che viene trattato e introdotto negli atti: percorso richiesto anche da noi Professionisti Geometri per poter dare un nostro contributo alla costruzione di un nuovo modo di operare in ambito catastale.

Sappiamo dove si indirizzano le aspettative del mondo economico e della politica ogni qualvolta si parli di patrimonio immobiliare (sia privato che pubblico); al centro del discorso c’è sempre la necessità puntuale di un sistema archiviale aggiornato, aggiornabile in tempo reale e disponibile alla consultazione con altrettanta tempestività di riscontro.

Si è già trattato, nel precedente intervento del 17 aprile, di come un dato economicamente misurabile senza approssimazioni rappresenti il punto di arrivo di un nuovo sistema estimale catastale che dovrà necessariamente aggiornarsi e costantemente attualizzarsi.

Per realizzarlo non basta, però, attuare rivoluzioni copernicane da fermi. Le politiche delle Agenzie dell’ultimo ventennio hanno giustamente cercato in ogni modo di dotare il sistema, che soprassiede a questo fondamentale traguardo, di ogni operatività utile a guidarne un percorso di avvicinamento.

Gli ultimi provvedimenti direttoriali dell’Agenzia delle Entrate – volti alla liberalizzazione della consultazione del dato catastale – e la migrazione delle funzionalità di aggiornamento al servizio anche dei Cittadini (Volturaweb e a breve Istanzeweb), sul portale istituzionale, quindi fruibili semplicemente tramite le funzionalità di accesso regolato, mostrano una decisa accelerazione che sorprende per efficacia comunicativa e potenzialità in sviluppo anche noi Geometri che ormai da decenni operiamo quotidianamente tramite i servizi di accesso federato della Società Geoweb (partecipata con una quota di maggioranza dal nostro Consiglio Nazionale).

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La sanabilità degli immobili sottoposti a vincolo paesaggistico, prima dell’entrata in vigore del Dl 69/2024, è completamente affidata al Codice dei beni culturali e del paesaggio. In realtà, in un primo momento l’articolo 146 del Dlgs 42/2004 esclude il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in sanatoria successivamente alla realizzazione, anche parziale, degli interventi. Solo con il Dlgs 157/2006 vengono introdotti fondamentali correttivi al codice, modificando l’articolo 146 e sostituendo l’articolo 167, consentendo così la sanabilità di alcune limitate categorie d’intervento attraverso l’accertamento di compatibilità paesaggistica, sempre e comunque per gli interventi che non abbiano determinato creazione di superficie utili o volumi, o l’aumento di quelli legittimamente realizzati.

L’introduzione dell’articolo 36-bis nel Dpr 380/2001 operata dal decreto salva-casa, determina importanti modifiche all’accertamento di conformità paesaggistica per le parziali difformità e le variazioni essenziali al permesso di costruire o alla SCIA. Lo stesso dicasi per gli interventi soggetti all’articolo 34-ter (regolarizzazione delle parziali difformità per titoli rilasciati prima del 30 gennaio 1977).

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Dietro la fondatezza di ogni decisione politica c’è spesso un dato tecnico. E nel caso di un evento emergenziale, è rappresentato da un rilievo, da una analisi ed una verifica che il professionista mette a disposizione delle autorità istituzionali e, indirettamente, della collettività. Un operato silenzioso e determinante, che si svolge dietro le quinte, quando i riflettori sono ancora puntati sulle conseguenze delle scosse e sul soccorso alla popolazione.

Questo è il cuore della Struttura Tecnica Nazionale (STN), il sistema di supporto alla Protezione Civile costituito dalle professioni tecniche di geometri, ingegneri, architetti e geologi nel 2020 (di recente si sono aggiunti Agronomi e Forestali, Periti agrari e Periti industriali). Un presidio che si caratterizza per la unicità del modello, l’affidabilità del metodo e l’impatto del ruolo svolto.

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Con il progredire dei lavori conseguenti alla realizzazione dei molteplici progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e non solo, si sta facendo sempre più concreta una esigenza strutturata di tecnici “contabilizzatori”, figure professionali oramai essenziali in tutti i cantieri per la corretta computazione, gestione e contabilizzazione dei lavori.

Non si tratta solo di un fabbisogno momentaneo, legato alla straordinaria quantità di opere avviate, ma di una domanda che ormai sembra destinata a stabilizzarsi nel tempo, anche  in forza della sempre maggiore necessità di doversi avvalere di un professionista “specializzato” nella computazione dei lavori (con metodologie BIM) e con particolare riguardo alla fase di contabilizzazione e rendicontazione finalizzata alle verifiche del rispetto delle tempistiche e dei budget assegnati, anche mediante l’utilizzo di metodi e strumenti di gestione informativa digitale.

DENTRO IL CERCHIO - La Voce dei Geometri

Per il catasto fabbricati, il sistema estimale catastale italiano nasce e prende forma tra la fine degli anni trenta e il corso degli anni quaranta del secolo scorso e a tutt’oggi è regolato dalle medesime norme costitutive, salvo minime integrazioni di prassi e procedurali (per lo più riconducibili alle naturali implementazioni operativo-funzionali di carattere informatico e digitale).

Nel corso degli ultimi trent’anni, diversi sono stati gli appuntamenti dell’agenda politica che hanno condotto a porsi il quesito, se il sistema così creato potesse rappresentare ancora uno strumento valido considerando la sempre maggior centralità della fiscalità immobiliare rispetto ai processi economici e di bilancio del nostro Paese, in correlazione alla necessità di plasmare un sistema fiscale sempre più efficiente.

DENTRO IL CERCHIO - LA VOCE DEI GEOMETRI

L’accordo sulla modulistica unificata e standardizzata in materia edilizia sottoscritto il 27 marzo in Conferenza unificata, rappresenta un passaggio fondamentale per la corretta applicazione delle norme di modifica del Dpr 380/2001 decretate dal salva-casa.

Alle regioni il compito di adeguare i contenuti alle proprie disposizioni entro il 9 maggio 2025 e ai comuni, in ogni caso, il necessario aggiornamento dei modelli entro il 23 maggio 2025. Nell’inerzia da parte degli enti locali, trascorsi trenta giorni dalla scadenza dei termini previsti dalla Conferenza, i cittadini e le imprese potranno comunque utilizzare la nuova modulistica, ai sensi dell’articolo 24 comma 3 del Dl 90/2014.

L'intervento

di Giuseppe Ciaglia

Avvocato, Studio Ciaglia&Associati

Parlare, oggi, di rigenerazione urbana impone, anzitutto, una riflessione preliminare sulle caratteristiche del nostro impianto normativo in materia di pianificazione e attuazione urbanistica, parte di quella più ampia materia che la riforma costituzionale del 2001 ha definito “Governo del territorio”.

Tale impianto normativo, che ancora si incentra sulla legge urbanistica fondamentale, la 1150/1942, ha una chiara impostazione espansiva, nel senso di concepire l’assetto del territorio come regolazione dell’espansione dei nostri centri urbani. Idea che era certamente in linea con le esigenze dell’epoca nella quale la legge ha visto la luce. L’idea, invece, del riuso, del recupero (e, quindi, della rigenerazione) non era all’epoca neppure concepibile: si doveva costruire (o ricostruire, all’indomani degli eventi bellici), crescere, espandere.

Inevitabilmente correlato con questo paradigma espansivo è stato per decenni il consumo di nuovo suolo, per lo più agricolo, sino a quel momento inedificato. Ma anche questo, sempre all’epoca, non era percepito come un problema.

Appalti Istruzioni per l’uso / 29

di Gabriella Sparano

La Sentenza del TAR Marche – Ancora del 29/04/2025, n. 312 ha lambito, senza tuttavia entrare nel merito (la questione era un’altra), una tematica che crea molti dubbi alle stazioni appaltanti e cioè se il “Prospetto informativo disabili”, acquisibile da qualche mese tramite il Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico – FVOE, equivalga al “Certificato di ottemperanza” ai fini della verifica di conformità alle norme che disciplinano il diritto al lavoro dei disabili e, quindi, ai fini del possesso del requisito generale previsto dall’articolo 94, comma 5, lett. b), del Dlgs. 36/2023.

Cerchiamo di fare chiarezza.

 Che cos’è il Prospetto informativo disabili?

Il Prospetto informativo (articolo 9, comma 6, L. 68/1999) è una dichiarazione telematica che i datori di lavoro (sia pubblici che privati) devono inviare agli uffici competenti. Contiene informazioni dettagliate sulla loro situazione occupazionale rispetto agli obblighi di assunzione di personale disabile e/o appartenente ad altre categorie protette. Include il numero complessivo dei dipendenti, il numero e i nominativi dei lavoratori computabili nella quota di riserva, e i posti di lavoro e le mansioni disponibili per i lavoratori disabili.

Dentro il cerchio/7

La Voce dei Geometri

di Paolo Ghigliotti

Consigliere del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati
La Direttiva Casa Green: ci sono anche 400mila edifici pubblici da riqualificare, una sfida epocale per le professioni tecniche

Oltre 400mila edifici pubblici italiani dovranno essere sottoposti nei prossimi anni a interventi di miglioramento ed efficientamento energetico. Una sfida che ridisegnerà il settore delle costruzioni e aprirà opportunità senza precedenti per l’intera filiera.

L’Unione Europea ha recentemente approvato la revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD), ribattezzata Direttiva Casa Green. Questo strumento legislativo pone le basi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione del parco immobiliare europeo, trasformando radicalmente il modo in cui concepiamo e gestiamo gli edifici, tra i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra.

La Direttiva fissa traguardi precisi e ambiziosi, quali azzeramento delle emissioni per tutti i nuovi edifici pubblici entro il 2028, favorendo l’integrazione di tecnologie per la produzione di energia rinnovabile; riqualificazione sistematica del patrimonio edilizio esistente attraverso scadenze precise per il miglioramento della prestazione energetica di edifici residenziali e non residenziali.

Le prime scadenze riguardano il settore pubblico con obblighi stringenti: entro il 31 dicembre  2026, sugli edifici pubblici e non residenziali di superficie superiore ai 250 mq dovranno essere installati  impianti fotovoltaici. Dal 1° gennaio 2028, gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere ad emissioni zero mentre entro il 31 dicembre 2030 l’obbligo dell’installazione di pannelli fotovoltaici si estenderà a tutti gli edifici pubblici con superficie superiore a 250 mq. Sempre entro il 2030 è  altresi previsto vengano riqualificati almeno il 16% degli edifici pubblici piu energivori, percentuale destinataba a salire al 26 % entro il 2033: un complesso percorso finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni, previsto per il  2050 dell’intero patrimonio edilizio.

Progetto Corale/1

di Maria Cristina Fregni

Maria Cristina Fregni, partner di Politecnica, inaugura oggi la sua rubrica “PROGETTO CORALE”. I lettori di Diario DIAC conoscono già MCF per l’intervista pubblicata il 7 aprile e, ancora prima, per la citazione nel mio articolo del 31 marzo sull’Atlante Oice come coordinatrice dei tre progetti che, più degli altri, avevo considerato portatori di un nuovo rapporto fra progetto e rigenerazione urbana. Da lì è nata la nostra conoscenza e la volontà reciproca di collaborare in un momento che ha bisogno di porre le basi e far crescere questa nuova rigenerazione urbana. Maria Cristina sarà, per Diario DIAC, uno stimolo e una bussola nel compito che ci siamo dati di “giornale della rigenerazione urbana”. Se ne accorgeranno i lettori (g.sa.)

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In tanti hanno tentato negli scorsi mesi, e stanno tentando ancora oggi, di definire in modo compiuto la Rigenerazione Urbana e di inquadrarla all’interno di schemi, canoni o manuali. Eppure l’esperienza ci ha mostrato con chiarezza che la Rigenerazione Urbana, prima ancora che un progetto, un processo o un metodo, è una grande Opportunità, multisfaccettata e dinamica, e, come tale, tende a sfuggire ai dogmi e alla sistematizzazione.

Nei fatti, la Rigenerazione Urbana è la opportunità, quella delle comunità urbane di riscoprire se stesse e il senso del proprio stare in un luogo, e su di esso costruire il proprio futuro, quella delle imprese per innovarsi, evolversi e trovare risposte efficaci alle sfide di oggi e di domani, quella dei progettisti, nel senso più ampio del termine, per recuperare, attualizzandolo e rinnovandolo, il rapporto tra Abitare e Costruire.

L’uomo è un essere che costruisce perché abita, nel senso profondo di “avere in modo continuativo”, e costruire significa dare forma e testimoniare un’appartenenza sociale, un “sentirsi-a-casa”. Questo rapporto stretto tra abitare e costruire in un tempo recente della nostra storia si è rotto e l’architettura ha perso il proprio ruolo di medium tra le due dimensioni, appiattendosi nell’edilizia funzionale o avviluppandosi ipertroficamente nel culto della forma.

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