VIA LIBERA DEL CDM
Ecco il piano carceri del governo: 60 interventi al 2027 per RECUPERARE 15mila posti. Investimento da 758 milioni, coinvolti anche i minorili. Tossicodipendenti, escono in diecimila
IN SINTESI
Tutto confermato, il piano carceri del governo è divenuto realtà ieri pomeriggio in Consiglio dei Ministri. Un programma triennale che arriverà fino al 2027, quello elaborato dal commissario straordinario Marco Doglio, in tandem tra Ministero della Giustizia e Ministero delle Infrastrutture. Un insieme di interventi, 60 in totale di cui 3 già conclusi, 27 in corso e 30 prossimi all’avvio, con l’obiettivo di “aumentare la capienza complessiva del sistema penitenziario, migliorando al contempo le condizioni strutturali degli istituti e contrastando in modo strutturale il fenomeno del sovraffollamento”, spesso alla base non solo di una quotidianità carceraria a dir poco precaria ma anche dei tanti episodi suicidari ormai all’ordine del giorno. Attraverso ampliamenti delle strutture esistenti, saranno creati 3.716 nuovi posti, mentre ristrutturazioni e manutenzioni consentiranno il recupero complessivo di ulteriori 5.980 posti, per un totale al termine del triennio di 9.696 posti aggiuntivi. Come dettagliato dal commissario Doglio, questi primi spazi saranno così divisi: 1.472 nel 2025, nel 2026 saranno 5.914, nel 2027 saranno 2.310, per un fabbisogno finanziario complessivo di 758 milioni di euro. Ulteriori cinquemila posti detentivi potranno essere realizzati in un arco temporale quinquennale attraverso la linea di intervento sulla valorizzazione e trasformazione di alcuni istituti penitenziari esistenti. Arrivando così a 15mila nuovi posti.
Dal Mit 335 milioni, 758 totali
Dal Mit sono 335 i milioni stanziati dopo la tranche iniziale di novembre scorso e consentiranno di realizzare entro i primi mesi del 2027 2.684 nuovi posti negli istituti di pena. Secondo il dicastero di Matteo Salvini, sono “particolarmente significativi” gli interventi di manutenzione del Carcere di Forlì e di costruzione del Carcere di San Vito al Tagliamento, dove verrà realizzato un nuovo istituto penitenziario dopo ben 14 anni dall’ultima costruzione di un carcere sull’intero territorio nazionale. Ma nella lista delle priorità segnalate dal Mit ci sono anche gli 85 posti destinati al settore Minorile presso gli IPM di Casal del Marmo (Roma), Lecce, Rovigo e Quartucciu (Cagliari).
“La soluzione del sovraffollamento delle carceri per noi è una priorità ma il problema non può essere risolto con la bacchetta magica, essendosi sedimentato nei decenni: sono necessari provvedimenti strutturali”, ha detto in conferenza stampa il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Il piano per far uscire diecimila tossicodipendenti
Che poi ha presentato anche due schemi di legge, uno sul recupero dei detenuti tossico o alcoldipendenti “che sono persone da curare più che criminali da punire” ha sottolineato il Ministro “per i quali è prevista, a certe condizioni, una detenzione differenziata extramoenia, cioè fuori dal carcere”. Ci sarà quindi, ha spiegato il Guardasigilli “una detenzione differenziata rispetto al carcere, fatta in strutture certificate e credibili, essenzialmente di comunità”. E se solo un terzo del numero complessivo di questi detenuti (31% dei 61.861 complessivi) partecipasse al trattamento di detenzione differenziata, ha proseguito Nordio, “sarebbe numericamente già una riduzione molto sensibile del sovraffollamento carcerario”. Dando alcune stime prima del CdM, il ministro aveva parlato di “circa diecimila posizioni di persone che potrebbero avere diritto a una sorta di carcerazione differenziata” per cui verrà attivata la magistratura di sorveglianza.
Lo stesso ministro ha quindi aggiunto che “il costo unitario giornaliero per un detenuto è di circa 100 euro da corrispondere. Siamo in grado di corrispondere la copertura finanziaria di 1.000 detenuti. Per gli altri saremo in grado di garantire le risorse ma abbiamo bisogno di cifre. Sarei ben lieto di dover andare raschiando il fondo del barile a cercare risorse aggiuntive perché questo significherebbe che abbiamo molti detenuti tossicodipendenti che possono essere recuperati nelle comunità. Per gli altri l’intendenza seguirà”.
L’altro schema di disegno di legge riguarda “una piccola revisione delle circoscrizioni giudiziarie” come lo ha descritto Nordio. E poi, ancora, all’esame preliminare del CdM è stato sottoposto lo schema di decreto del Presidente della Repubblica che modifica il d.P.R. n. 230 del 2000, in materia di procedimento per la concessione della liberazione anticipata, su cui il Ministro ha affermato: “Intendiamo accelerare le procedure per chi ne ha diritto. Secondo un nostro primo monitoraggio, i detenuti che avrebbero diritto ad una liberazione anticipata sia per fine pena sia per la partecipazione a programmi di recupero sarebbero circa 10mila. Non essendovi necessità di un intervento normativo – ha spiegato Nordio – si potrebbe procedere in tempi anche relativamente brevi: certo i numeri sono alti, e i magistrati di sorveglianza sono pochi e fanno un lavoro durissimo, lo screening di tutte le posizioni e delle eventuali richieste non è semplice. Nel frattempo procederemo ad un intervento di tipo informativo a beneficio di tutti i detenuti potenzialmente beneficiari della misura”. Infine, “per migliorare le condizioni carcerarie abbiamo introdotto una modifica dei contatti telefonici e di corrispondenza telefonica dei detenuti e degli internati”. Questo insieme di misure, comunque, fa parte di un primo gruppo di interventi cui seguiranno altri, “che magari porteremo più avanti, tipo la riforma sulle custodia cautelare”.
Polemiche dalle opposizioni
“Niente indulti o svuota carceri: il sovraffollamento si combatte con investimenti in infrastrutture, rieducazione e sicurezza”, ha rassicurato il Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Andrea Ostellari. Secondo le opposizioni, invece, a cominciare dal Pd quella di Nordio è solo “propaganda” ed “ennesima operazione di facciata”, ha detto la responsabile giustizia Debora Serracchiani. Mentre il capogruppo della commissione a Montecitorio Federico Giannassi ha ricordato che “è passato un anno dal decreto-legge sul carcere e non è stato fatto nulla, nemmeno il decreto attuativo che doveva essere adottato entro 6 mesi”. Mentre per Azione “bene le nuove strutture, ma andrebbero sfruttate per chiudere le carceri vecchie e creare spazi che permettano ai detenuti di lavorare e formarsi, per permettergli di iniziare una nuova vita una volta fuori”.