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Carceri, subito gare per 2000 posti con 250 mln disponibili. Ma il Piano salirà a un miliardo e 10mila posti

Ieri pomeriggio il vertice finale a Palazzo Chigi con il ministro Nordio. Nel piano formulato dal commissario Marco Doglio si prevede la realizzazione di padiglioni extra a Roma, Milano, Bologna, Forlì, Pordenone, e otto altri penitenziari grazie ai fondi Pnrr. Celle modulari, cioè strutture leggere montabili rapidamente; misure alternative per circa 10mila detenuti a fine pena, distinti per buona condotta. E ancora, percorsi comunitari per tossicodipendenti con inserimenti graduali in strutture di recupero. L’associazione Antigone: “il piano carceri del governo distruggerà il modello Bollate in nome del modello Alligator di Trump? Si affronta la questione solo dal punto di vista numerico, senza preoccuparsi del totale svilimento della vita interna e della protezione dei diritti affermati nell’ordinamento”.

21 Lug 2025 di Mauro Giansante

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Atteso da mesi, il piano carceri è pronto a vedere la luce. L’occasione sarà il Consiglio dei Ministri di oggi pomeriggio, ore 16.30, dopo la limatura di tutti i dettagli nel vertice di Palazzo Chigi di ieri dove si è recato il ministro Nordio. La strategia messa nero su bianco dal commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria Marco Doglio è composito: le risorse dirette sono 250 milioni ma in totale i fondi arriveranno a un miliardo. Nello specifico, da aggiungere ci sono i 411 milioni che arrivano dal Pnrr mentre 133 dal Piano nazionale complementare cui si aggiungono i 166 stanziati a novembre scorso dal Ministero delle Infrastrutture. L’obiettivo è affrontare da qui al 2027 il drammatico sovraffollamento, attualmente al 134% con 62.685 detenuti per soli 46.730 posti disponibili. Come ridurlo? La via scelta dal governo è un mix fatto di nuovi posti, cioè la costruzione di padiglioni extra a Roma, Milano, Bologna, Forlì, Pordenone, e otto altri penitenziari tra cui Civitavecchia, Viterbo e Perugia. Ma non solo, si prevede anche la realizzazione di celle modulari, cioè strutture leggere, montabili in tempi rapidi all’interno di penitenziari riqualificati.

Per realizzare questi nuovi spazi servirà accelerare le procedure per le gare di appalto già bandite (con la collaborazione di Anac e Invitalia), quella chiusa ad aprile per 384 posti su 9 istituti penitenziari per un importo totale di 32 milioni. Mentre per i prefabbricati si punta a gare da 1.500-2.000 nuovi posti.

L’altro tassello del piano carceri è quello delle misure alternative da prevedere per circa 10mila detenuti a fine pena, distinti per buona condotta. E, infine, percorsi comunitari per tossicodipendenti con inserimenti graduali in strutture di recupero. Proprio sulle misure alternative, il ministro Nordio ha ha istituito una task force per accelerare l’accesso.

Secondo l’associazione Antigone, però, questa intrapresa dall’esecutivo a guida Meloni non è la risposta che serve. “E’ un piano che affronta la questione solo dal punto di vista numerico, senza preoccuparsi del totale svilimento della vita interna e della protezione dei diritti affermati nell’ordinamento. In tal senso il governo riuscirà a distruggere anche il modello Bollate?”. Cioè, quello divenuto esempio di carcere che funziona con i detenuti impegnati in attività lavorative, ricreative, scolastiche (di ogni ordine e grado). L’associazione ha quindi ribadito che “il sovraffollamento non è solo un problema di spazi, lo è anche perché riduce le attività disponibili, per il personale che si trova a gestire una mole di persone superiore a quelle che sono le reali possibilità”. Insomma, questa strategia si presenta come “un’idea di pena di mera custodia dei corpi. Una custodia che non tiene conto anche di evidenti problemi climatici, come le temperature che si registrano ormai in Italia nel periodo estivo e che stanno mettendo a dura prova le persone detenute”. Dubbi anche sugli altri due punti del piano. “Per quanto riguarda il discorso delle comunità per tossicodipendenti occorre poi prestare particolarmente attenzione alla questione e capire se le persone saranno private della propria libertà personale in questi luoghi o, invece, saranno libere di muoversi e uscire”, spiega Antigone. “Il rischio è infatti che si creino delle forme private di detenzione, totalmente incompatibili con il modello che l’Italia si è data”. Infine, rispetto alle misure alternative, “queste già esistono – ricorda l’associazione che ogni anno stila un rapporto dettagliato su ogni aspetto del mondo carcerario.

“Il problema sta nel fatto che molte persone, soprattutto quelle con condanne e pene brevi da scontare, sono le più fragili, spesso senza fissa dimora o con alloggi non sempre in linea con la possibilità di scontare una pena all’esterno. Per questo servirebbero investimenti per creare strutture non carcerarie che possano ospitare queste persone”. Alla base di tutto c’è la questione di libertà altrimenti il problema del reinserimento manda tutto a monte.

Intanto, ieri, una delegazione di Italia Viva composta dai deputati Maria Elena Boschi e Roberto Giachetti ha visitato il carcere di Rieti ravvisando una forte sofferenza per il sovraffollamento. “Serve un intervento immediato come quello che abbiamo proposto con la liberazione anticipata speciale, servono investimenti veri, assunzioni e riforme strutturali. Servono ora, è già tardi. L’ennesimo provvedimento spot che il governo si appresta a varare in questi giorni finirà come il famoso dl carceri di un anno fa, ossia nel nulla assoluto”. Oggi pomeriggio, forse, ne capiremo di più.

 

 

 

 

 

 

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