La giornata
Competitività, la BUSSOLA europea. Appalti: buy Ue e semplificazioni
- Sale a gennaio la fiducia di consumatori e imprese. Balzo dell’indice per le costruzioni
- Confindustria: a gennaio migliorano le aspettative nell’industria
- Pichetto a Tunisi per rafforzare il partenariato in linea con il Piano Mattei
- Terna inaugura a l’Innovation Zone in Tunisia
- Piano Mattei: Bernini in Etiopia per l’accordo sul rafforzamento dei servizi digitali
IN SINTESI
La Ue traccia la rotta per trovare un nuovo slancio competitivo. La Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha dato il via libera alla strategia per la competitività (competitiveness compass) che poggia su alcuni principali capisaldi che verranno declinate in proposte normative: preferenza europea, il cosiddetto “buy european” fissata nelle norme sugli appalti pubblici per settori e tecnologie critici; forte impulso alle semplificazione in materia di rendicontazione della sostenibilità, della “due diligence” e della tassonomia; taglio del 25% degli oneri amministrativi per le imprese e del 35% per le piccole e medie.
La comunicazione traccia le linee d’azione della Commissione von der Leyen nei prossimi anni, prendendo le mosse dai rapporti Letta e Draghi. Molte dei loro suggerimenti sono stati inseriti nella strategia, con una tabella di marcia riguardante i provvedimenti principali. La bussola punta – in generale – a semplificare e accelerare il contesto normativo, riducendo gli oneri e l’eccessiva complessità e favorendo velocità e flessibilità; e a coordinare meglio le politiche a livello europeo e nazionale, piuttosto che perseguire obiettivi separatamente.
Prendendo le mosse dal rapporto Draghi, la bussola individua tre azioni strategiche: colmare il divario di innovazione; una tabella di marcia comune per la decarbonizzazione e la competitività; ridurre le dipendenze e aumentare la sicurezza. La bozza di testi individua infine una serie di fattori abilitanti orizzontali, che secondo la Commissione sono necessari per sostenere la competitività in tutti i settori: sfruttare appieno i vantaggi di scala offerti dal mercato unico eliminando le barriere; finanziamento attraverso un’Unione degli investimenti e del risparmio e un bilancio Ue riorientato; promuovere le competenze per la competitività e i posti di lavoro di qualità, garantendo al contempo l’equità sociale.
Sul versante dei trasporti e delle infrastrutture, la bussola prevede una piano ferroviario ad alta velocità che verrà approvato nel 2025 con l’obiettivo di “rafforzare la connettività ferroviaria transfrontaliera dell’Ue. La Commissione mette in campo una strategia portuale europea e una strategia industriale marittima che verranno presentate nel 2025 invece che nel 2026, come era indicato in precedenza. La strategia di resilienza idrica sarà approvata nel secondo trimestre del 2025. Sul versante energetico, la legge sull’acceleratore della decarbonizzazione industriale verrà presentata del quarto trimestre 2025. La bussola delinea una iniziativa di cooperazione transmediterranea per l’energia e le tecnologie pulite nel quarto trimestre di quest’anno.
Il testo della Bussola sulla competitività
Istat: sale a gennaio la fiducia di consumatori e imprese. Balzo dell’indice per le costruzioni
A gennaio l’indice di fiducia delle imprese aumenta per il secondo mese consecutivo riportandosi per la prima volta sul livello stimato ad aprile 2024. L’aumento dell’indicatore è trainato dal comparto manifatturiero e, soprattutto, da quello delle costruzioni. Il clima di fiducia dei consumatori torna ad aumentare dopo tre mesi consecutivi di calo: la dinamica positiva dell’indice è la sintesi di valutazioni complessivamente in miglioramento specialmente sulla situazione economica generale e su quella futura; le opinioni sul quadro personale e quello corrente sono improntate ad un più cauto ottimismo .A gennaio 2025 aumenta sia il clima di fiducia dei consumatori (l’indice passa da 96,3 a 98,2) sia l’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 95,3 a 95,7). Tra i consumatori, si evidenzia un diffuso miglioramento delle opinioni soprattutto sulla situazione economica generale e su quella futura: il clima economico aumenta da 96,1 a 101,3 e quello futuro cresce da 93,3 a 96,1; l’incremento è meno marcato per il clima personale (l’indice sale da 96,4 a 97,1) e per quello corrente (da 98,6 a 99,8).
Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia aumenta nell’industria (nella manifattura sale da 85,9 a 86,8 e nelle costruzioni cresce marcatamente da 100,9 a 104,2) mentre diminuisce nei servizi di mercato (da 99,6 a 99,0) e nel commercio al dettaglio (da 106,9 a 106,5). Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nel settore industriale tutte le componenti registrano una dinamica positiva. Invece, nei servizi di mercato opinioni in peggioramento sugli ordini si uniscono a giudizi in miglioramento sull’andamento degli affari. Nel commercio al dettaglio i giudizi sulle vendite sono positivi mentre le relative attese diminuiscono; le valutazioni sulle scorte di magazzino rimangono sostanzialmente stabili. In relazione alla domanda sul grado di utilizzo degli impianti rivolta alle imprese manifatturiere trimestralmente, si stima una diminuzione, per il terzo trimestre consecutivo, della relativa percentuale che passa dal 76,0% del primo trimestre 2024 al 74,8% nel quarto trimestre.
Confindustria: a gennaio migliorano le aspettative nell’industria
Migliorano a gennaio le aspettative tra le grandi imprese industriali associate a Confindustria. Più di un quarto delle imprese intervistate (28,7%) prevede una espansione della produzione industriale rispetto all’ultimo quarto del 2024. La maggioranza delle imprese continua a stimare una produzione stabile (59,9%) e solo l’11,4% degli intervistati anticipa una contrazione sia essa significativa o moderata. La domanda e gli ordini si confermano, secondo gli industriali intervistati, essere i principali punti di forza a sostegno della produzione nei prossimi mesi. Il saldo tra la quota di imprese che li considera fattori trainanti e quella che invece li ritiene ostacoli diminuisce ma resta comunque in attivo, attestandosi al +2,1% dal +4,8% di dicembre. E quanto emerge dall’indagine rapida del Centro Studi di Confindustria. La visione delle imprese sulla disponibilità di manodopera nei prossimi mesi, resta pressoché stabile nelle rilevazioni di dicembre e gennaio con oscillazioni inferiori al punto percentuale (da +0,6% a -0,9%). I costi di produzione continuano a preoccupare le grandi imprese industriali, complice il marcato aumento dei costi dell’energia. Il saldo migliora rispetto al -5,0% di dicembre ma resta ancora in negativo (-2,8%). Restano positivi i giudizi relativi alle condizioni finanziarie (+1,4% da +3,9% rilevato a dicembre). Negativo il giudizio sulla disponibilità di materiali: saldo pari a -2,2% a gennaio in miglioramento rispetto al -5,1% di dicembre. Il sentiment sulla disponibilità degli impianti che era già salito a dicembre (+0,7%) continua a migliorare toccando +2,4% nella rilevazione di gennaio.
Pichetto a Tunisi per rafforzare il partenariato in linea con il Piano Mattei
Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin è stato ieri a Tunisi per il lancio del progetto Terna Innovation Zone Tunisia (TIZ) e per la firma di un protocollo di intesa sullo sviluppo sostenibile. La visita è avvenuta in una fase di intensa cooperazione tra i due Paesi. Nel campo dell’energia la recente firma a Roma della dichiarazione sul Corridoio meridionale dell’Idrogeno e dell’Accordo sulla transizione energetica tra il ministro Tajani e l’omologo tunisino Nafti conferma l’impegno dell’Italia a sostegno del percorso di transizione energetica della Tunisia con un partenariato che offre opportunita’ di crescita per entrambi i Paesi, nello spirito del Piano Mattei. Nel corso della giornata, si sono svolti incontri bilaterali del ministro Pichetto Fratin con il segretario di Stato per la Transizione Energetica, Wael Chouchane, il ministro dell’Agricoltura, delle Risorse idriche e della Pesca, Ezzeddine Ben Cheikh e con il ministro dell’Ambiente Habib Abid.
Terna inaugura a l’Innovation Zone in Tunisia
È stato inaugurato ieri a Tunisi il nuovo Terna Innovation Zone, il primo hub di innovazione in Africa gestito dal gruppo italiano, che rafforza il partenariato strategico tra Italia e Tunisia. Il Terna Innovation Zone, progetto di responsabilità sociale di impresa, promuoverà l’innovazione tecnologica e favorirà lo sviluppo delle competenze nel settore energetico tunisino, rafforzando ulteriormente i legami tra i due Paesi e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa. L’iniziativa è stata illustrata a Tunisi da Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna, alla presenza di Faycel Tarifa, Presidente e Direttore Generale di STEG, Société Tunisienne de l’Électricité et du Gaz, e di Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il Terna Innovation Zone si propone di rafforzare l’ecosistema dell’innovazione a sostegno dell’imprenditorialità innovativa, fungendo da laboratorio di formazione specialistica che contribuirà al progresso del settore energetico del Paese nordafricano. Nello specifico, il Terna Innovation Zone di Tunisi ospiterà programmi di open innovation e di accelerazione grazie ai quali le startup tunisine potranno accedere a risorse, competenze e opportunità derivanti dal network globale di collaborazioni di Terna in diversi ecosistemi internazionali dell’innovazione, nonché beneficiare del know-how tecnico messo a disposizione dal gruppo italiano. La prima iniziativa in tal senso sarà il lancio, nel mese di febbraio, di una “call for startup” e, a seguire, l’avvio di un programma di scaling dedicato alle startup tunisine innovative più promettenti e attive nei settori legati alla transizione energetica e digitale. Inoltre, in linea con i princìpi di una transizione energetica e digitale giusta, le attività del Terna Innovation Zone tunisino si concentreranno sulla formazione e sullo sviluppo di ingegneri e tecnici in campo energetico, anche attraverso la collaborazione fra Terna e università locali. L’obiettivo è quello di formare una nuova generazione di professionisti del settore, fornendo le competenze tecniche e promuovendo una cultura dell’innovazione, elementi funzionali alla gestione delle infrastrutture elettriche e all’adozione di tecnologie innovative per una maggiore efficienza del sistema energetico tunisino.
“Con il Terna Innovation Zone in Tunisia confermiamo il nostro impegno per una transizione energetica giusta e inclusiva che valorizzi le eccellenze locali, contribuisca alla crescita dell’ecosistema dell’innovazione tunisino e crei nuove opportunità per startup, professionisti e giovani talenti del settore energetico”, ha commentato Giuseppina Di Foggia. “Questo progetto interpreta i valori della responsabilità sociale d’impresa, coniugando innovazione, formazione, condivisione di conoscenze e cooperazione internazionale, per costruire un futuro energetico sostenibile insieme ai nostri partner tunisini. Il Terna Innovation Zone non sarà solo un luogo fisico, condiviso con l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi e con la Camera Tuniso-Italiana di Commercio ed Industria, ma anche un simbolo del nostro impegno a valorizzare il talento e alimentare il progresso tecnologico”.
Il Terna Innovation Zone in Tunisia, collocandosi in un ecosistema emergente e con grandi opportunità di sviluppo, rappresenta un punto di riferimento per innovazione e sostenibilità energetica nel Nord Africa. L’iniziativa è legata al grande progetto infrastrutturale Elmed, la prima interconnessione elettrica in corrente continua tra Europa e Africa, che prevede la realizzazione di un cavo sottomarino di circa 200 km tra l’Italia e la Tunisia. L’infrastruttura, che verrà realizzata da Terna e STEG, garantirà una maggiore integrazione di energia prodotta da fonti rinnovabili e costituirà un ponte energetico tra i due continenti, con benefici in termini di sicurezza, diversificazione dell’approvvigionamento energetico e sostenibilità, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione.
L’iniziativa inaugurata oggi non rappresenta soltanto una spinta tecnologica, ma anche un progetto concreto di cooperazione internazionale e di sviluppo socioeconomico, suggellato altresì dall’estensione dell’Accordo di Cooperazione industriale fra Terna e STEG, il gestore tunisino della rete elettrica e del gas. L’intesa prevede che le due società si impegnino a svolgere una serie di attività di knowledge-sharing su tematiche di comune interesse, con l’obiettivo di perseguire l’eccellenza nella gestione delle reti di trasmissione elettrica e di rispondere alle sfide del settore dell’energia. In questo modo, Terna intende consolidare, insieme a STEG, il ruolo dell’Italia e della Tunisia come protagoniste della transizione energetica nel Mediterraneo, hub per l’energia e l’innovazione, rafforzando l’integrazione tra Europa e Africa e favorendo la nascita di nuove sinergie tra imprese italiane e tunisine, in linea con la strategia delineata dal Piano Mattei. Quello di Tunisi è il secondo Innovation Zone di Terna a livello globale, dopo l’avamposto di innovazione situato a San Francisco. L’Innovation Zone negli USA è dedicato allo scouting di soluzioni tecnologiche, a supporto delle startup italiane in Silicon Valley, culla per eccellenza della tecnologia. Si occupa, inoltre, di generare contatti e partnership strategiche con tutti i soggetti, come imprese, grandi fondi di investimento, istituzioni accademiche e centri di ricerca, attivi nell’ecosistema dell’innovazione più importante del mondo.
Piano Mattei: Bernini in Etiopia per l’accordo sul rafforzamento dei servizi digitali
Potenziamento dei servizi digitali e sostegno alle start up etiopi. Sono questi i principali punti dell’accordo che il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha siglato ad Addis Abeba con il Ministro delle Finanze dell’Etiopia, Ahmed Shide, su delega del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani. L’Accordo MAECI autorizza un finanziamento di 4.5 milioni euro al Ministero etiope dell’Innovazione e della Tecnologia in tre annualità (36 mesi) e riguarda il “Supporto al rafforzamento dei Servizi digitali in Etiopia attraverso la creazione di un centro d’incubazione per imprese ad alta innovazione tecnologica”. L’iniziativa punta a formare 150 start up, assegnando le risorse necessarie, prevedendo forme di tutoraggio e di supporto per sviluppare le loro iniziative. L’obiettivo è lanciare con successo il 70% di queste start up sul mercato. Inoltre, beneficeranno direttamente dal progetto i gestori dei 100 smart kiosks per i servizi digitali, attraverso i quali si prevede l’assunzione di 300 persone. La visita in Etiopia del Ministro Bernini si inquadra nel processo di rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Italia e Africa previste dal Piano Mattei.
Nel corso della missione, a cui hanno partecipato anche la rettrice dell’Università Ca’ Foscari, Tiziana Lippiello, in rappresentanza della Crui, e Antonio Zoccoli, Presidente della Consulta dei Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca, la titolare del MUR ha tenuto bilaterali con il Ministro dell’Innovazione e della tecnologia, Belete Molla, e con il Ministro dell’Educazione, Berhanu Nega. Con quest’ultimo è stata sottoscritta la Dichiarazione congiunta sull’Alta Formazione, nella quale si conferma l’importanza del ruolo dell’istruzione superiore nel guidare lo sviluppo sostenibile e nel promuovere il dialogo. È stata poi ribadita l’importanza della cooperazione bilaterale e multilaterale nel settore dell’istruzione superiore attraverso partenariati diretti tra istituzioni italiane ed etiopi, scambi di studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo, promozione di programmi di dottorato comuni, doppia laurea e formazione transnazionale. Occhi puntati a programmi come Erasmus+ e Horizon Europe e al rafforzamento della collaborazione attraverso iniziative come l’Agenda per l’innovazione dell’Unione africana-Unione europea e il “Campus Africa” dell’UNESCO.
Il Ministro Bernini ha avuto anche un bilaterale con il Presidente dell’Università di Addis Abeba, Samuel Kifle. In questa occasione i due ministri hanno ribadito l’importanza dell’iniziativa “Restauro e miglioramento del patrimonio culturale e storico dell’Università di Addis Abeba in Etiopia” con la collaborazione dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – AICS e del Politecnico di Torino finanziato con 4 milioni di euro.
“Le relazioni bilaterali tra Italia ed Etiopia non sono mai state così solide e cariche di prospettive positive per il futuro. Oggi Italia ed Etiopia condividono una partnership strategica che abbraccia molti settori, dallo sviluppo sostenibile al supporto alle start up innovative. L’inclusione tra i Paesi pilota del Piano Mattei rappresenta non solo una scelta, ma un segno tangibile della fiducia e dell’importanza che l’Italia attribuisce al ruolo dell’Etiopia nel nostro nuovo approccio all’Africa: un approccio fondato sull’uguaglianza tra partner e su benefici reciproci”, ha commentato il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. “Università e accademie – continua il Ministro – sono il cuore pulsante di questa prospettiva diversa rispetto al passato. Attraverso la conoscenza si possono trasformare le società e offrire gli strumenti per costruire un futuro migliore per gli individui e per interi Paesi”. Il Ministro ha avuto modo di visitare l’Università di Jimma e il lago Boye, oggetto di riqualificazione e bonifica come progetto pilota del Piano Mattei. La missione è stata preceduta dalla seconda tappa del roadshow Piano Mattei (dopo quella in Marocco nel giugno scorso), l’iniziativa organizzata dal Mur in collaborazione con la Fondazione Med-Or per la promozione dell’alta formazione specialistica, della cooperazione scientifica e accademica e della cultura. In questo secondo appuntamento sono stati coinvolti Arexpo, Bonifiche Ferraresi, E4Impact, Future Farming Initiative, Leonardo e Mermec.
Soprintendenze, la Lega vuole lo stop al parere vincolante
Più semplificazione. Nel Dl Cultura, la Lega vuole inserire una norma per chiarire i compiti delle Soprintendenze. A riferirlo è la Lega spiegando che l’obiettivo: liberare gli uffici dalle pratiche che non riguardano i grandi monumenti o le rilevanti opere storiche, affidando ai Comuni l’ultima parola su tutte le altre decisioni urbanistiche e paesaggistiche perché il parere delle Soprintendenze non sarà più vincolante. Il primo firmatario della proposta è il deputato Gianangelo Bof. La proposta è in linea con la sburocratizzazione voluta da Matteo Salvini con il Salva Casa.
Ponte sullo Stretto: il comitato scientifico ribadisce l’ok alla fattibilità tecnica
Il Comitato Scientifico, nell’ambito delle periodiche riunioni, ha riaffermato la fattibilità tecnica del ponte sullo Stretto di Messina. L’Organo, previsto dalla legge per compiti di consulenza tecnica e composto da nove esperti nelle discipline legate alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina (Geologia, Geotecnica, Ingegneria Civile e Ambientale, Ingegneria del Vento, Scienza delle Costruzioni, Ingegneria Strutturale), alla luce di alcune osservazioni sul progetto definitivo emerse di recente, ha riaffermato all’unanimità il parere favorevole, rilasciato a gennaio 2024. Ha inoltre ribadito che le 68 osservazioni, che in parte riprendono quelle del precedente Comitato Scientifico, non sono in contraddizione con il parere favorevole, ma riguardano aspetti da approfondire in sede di progettazione esecutiva e non inficiano la fattibilità tecnica dell’Opera. Il ponte, hanno chiosato i nove esperti, è uno dei progetti più studiati al mondo con un patrimonio di dati formidabile. “La scelta di realizzare o no il Ponte sullo Stretto di Messina è politica e non tecnica, quello che possiamo affermare è che come Gruppo con la filiera abbiamo tutte le competenze tecniche e le tecnologie per realizzarlo bene, senza rischi, e nel massimo rispetto della legalità, come dimostriamo ogni giorno in Italia e nel mondo progettando, realizzando e consegnando opere complesse”, ha dichiarato Pietro Salini, amministratore delegato Webuild, in un’intervista televisiva. “Questo progetto si inserisce in un piano di investimenti infrastrutturali molto più ampio portato avanti dal Governo Meloni e dal Ministro Salvini. Realizzare quest’opera significa dare ai 5 milioni di cittadini siciliani l’opportunità di essere connessi al Paese come tutti gli altri, con gli stessi diritti. Significa concretizzare un piano articolato di infrastrutture facendo sì che l’alta velocità ferroviaria su cui abbiamo già investito in Italia oltre 100 miliardi di euro raggiunga la Sicilia, dove forse mai come in questo momento si stanno realizzando ingenti investimenti in infrastrutture”. Inoltre, ha proseguito, “dobbiamo immaginare un ampio piano di sviluppo infrastrutturale per la Sicilia nell’ambito del quale abbiamo lavorato ad un piano in grado di affrontare e risolvere in due anni il grave problema dell’acqua e della siccità con intervento di mercato di investitori interessati, rispondendo a quanto richiesto dalla Regione Siciliana”.
Mayasem e Rina avviano una collaborazione per lo sviluppo urbano in Arabia Saudita
Mayasem, organizzazione dedicata alla promozione dell’innovazione nei settori del real estate, infrastrutture, mobilità, energia e urbanistica, e RINA, gruppo multinazionale di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica, hanno siglato un memorandum d’Intesa a bordo della nave Amerigo Vespucci, dando avvio a una collaborazione dal grande potenziale. Mayasem è alla guida di uno dei progetti urbani più innovativi del Medio Oriente, situato a Gedda. Esteso su una superficie di 160 ettari, il progetto prevede la costruzione di scuole, università, un distretto della moda, aree residenziali, strutture sanitarie e un centro commerciale. RINA contribuirà con il proprio know-how allo sviluppo urbano, collaborando con Mayasem per promuovere la crescita della regione con un’attenzione particolare alla sostenibilità nei processi di rigenerazione urbana.Il MoU riflette il riconoscimento reciproco dell’impegno delle due aziende nello sviluppo di settori strategici quali infrastrutture, real estate, energia e urbanistica. Nello specifico, l’accordo definisce il quadro per una futura cooperazione tra Mayasem e RINA in Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman e Bahrein. Le due aziende uniranno le proprie competenze, capacità, conoscenze e network per esplorare assieme nuove opportunità di business e realizzare progetti nella regione.
«In linea con la Vision 2030 del Regno, questa partnership – ha commentato Rayan Alamoudi, ceo di Mayasem – rappresenta un passo importante nel percorso di Mayasem per promuovere l’innovazione e la crescita sostenibile in tutto il Medio Oriente. Combinando la nostra visione con l’expertise globale di RINA, stiamo aprendo la strada a progetti trasformativi che ridefiniranno il panorama urbano della regione, migliorando resilienza, sostenibilità, qualità della vita e stile di vita per le future generazioni». «Siamo entusiasti – ha dichiarato Saverio Scopelliti, commercial executive vicepresident di Rina – di firmare questo accordo con Mayasem, che rappresenta un’opportunità unica per favorire la crescita e il successo reciproco nella regione. Insieme, siamo pronti a sviluppare soluzioni innovative in grado di modellare il futuro delle infrastrutture, del real estate e dello sviluppo urbano».
Rapporto Utilies 2025 Agici-Accenture: investimenti in crescita in Italia, 20,5 miliardi nel 2024
In un contesto globale di graduale recupero dei consumi energetici e di normalizzazione dei prezzi, nonostante la permanenza delle incertezze macroeconomiche, il 2024 è stato un anno di grandi investimenti per gli operatori energetici italiani, in risposta alle sfide del presente, su tutte la transizione energetica. Complessivamente, infatti, i principali player nazionali hanno investito 20,5 miliardi di euro nel 2024, una cifra che supera in maniera considerevole quella relativa all’anno precedente. Sono queste tra le principali evidenze emerse nel corso dell’evento CFO Utilities Conference organizzato da AGICI che si è tenuto ieri a Milano, nel corso del quale è stato presentato il Rapporto 2025 dell’Osservatorio Utilities AGICI-Accenture, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Divisione IMI Corporate & Investment Banking. A seguito di un’analisi comparata sull’andamento dei prezzi di elettricità e gas, il Rapporto analizza le strategie di investimenti di 16 operatori attivi nella filiera Gas&Power in Italia, suddivisi in tre categorie: multiutility, gruppi energetici e operatori di rete indipendenti.
Per quanto riguarda le multiutility, gli investimenti realizzati nel 2024 hanno visto una poderosa crescita, raggiungendo la cifra di circa 6,3 miliardi di euro, il 47% in più rispetto al 2023. Un dato che riflette un impegno profuso primariamente nel potenziamento delle reti, sia energetiche che del servizio idrico integrato. Un trend che, secondo le previsioni, crescerà nel periodo 2025-2030 con circa 26,5 miliardi di investimenti totali previsti, 16,3 per quanto riguarda il triennio 2028-2030. I gruppi energetici, invece, nel corso dell’anno appena concluso hanno investito circa 7,5 miliardi di euro, che corrisponde a un aumento del 4,2%. A guidare le strategie di questi attori sono stati gli ingenti investimenti in FER – in primis l’eolico, seguito dal fotovoltaico – che orienteranno anche i piani del prossimo futuro, e infrastrutture di rete: ammontano a circa 30,6 miliardi di euro gli investimenti previsti per il triennio 2025-2027, che raggiungono i 35,7 miliardi al 2030. Infine, si riscontra una crescita anche per gli operatori di rete, che nel 2024 hanno investito circa 6,7 miliardi, con una crescita del 21% rispetto al 2023. La crescita degli investimenti ha interessato soprattutto lo sviluppo e la manutenzione delle reti. le risorse pianificate per il triennio 2025-2027 sono pari a circa 29,6 miliardi di euro, un importo che aumenta fino a 34,5 miliardi se si considerano gli investimenti programmati da Italgas fino al 2030 e da Terna fino al 2028.
L’analisi prende poi in considerazione i principali operatori del settore Gas&Power a livello europeo, stimando una crescita degli investimenti per Gruppi Integrati (98 miliardi di euro; +10%) e Gruppi Rinnovabili (8,9 miliardi di euro; +25%), incentrati primariamente sullo sviluppo della capacità FER. Una sezione del Rapporto, realizzata da Intesa Sanpaolo attraverso la Divisione IMI Corporate & Investment Banking, fornisce un quadro dell’andamento economico-finanziario del settore energetico a livello italiano ed europeo. I risultati attesi del 2024 si collocano all’interno di uno scenario esterno che ha visto proseguire il trend osservato nel 2023, evidenziando andamenti meno volatili dei prezzi delle commodity energetiche rispetto al 2022. I ricavi sono, dunque, attesi in leggera riduzione rispetto all’esercizio precedente (-4,4%), passando da 77,9 miliardi di euro del 2023 a 74,5 miliardi di euro del 2024. Il calo maggiore si riscontra per i gruppi energetici (-13,3%), seguiti dalle multiutility (-0,1%), mentre gli operatori di rete segnano una lieve crescita (+0,3%). Per quanto riguarda l’utile netto, il 2024 è atteso con un risultato aggregato pari a 6 miliardi di euro superiore del 16,3% rispetto al 2023 (aumento di 845 milioni di euro). Un trend, questo, che si riscontra anche nell’analisi degli operatori europei, che vedono un calo nei ricavi aggregati (648,1 miliardi di euro; -5,5%) e una crescita molto forte negli utili netti (55,4 miliardi di euro, +75,3%). L’ultimo capitolo dello studio, infine, analizza le strategie di coinvolgimento degli stakeholder adottate dai player energetici, le cui attività sempre più spesso incontrano una crescente opposizione da parte delle comunità locali, secondo le dinamiche del fenomeno NIMBY. L’analisi mostra una predominanza delle strategie di comunicazione: azioni, che sebbene possano risultare meno complesse e costose rispetto a quelle di tipo economico, se realizzate in modo strutturato consentono alle Utility di creare un forte legame con il territorio di riferimento.
Gnl, Assocostieri: al 2030 domanda italiana bunkeraggio al 20% su Mediterraneo
Promuovere lo sviluppo di gnl e biognl come combustibili per la decarbonizzazione dei trasporti, promuovere lo sviluppo di biocarburanti, favorire la realizzazione di hub energetici portuali rinnovabili. Sono queste le priorità per il 2025 secondo Assocostieri, enunciate ieri all’evento al Senato proprio sul ruolo strategico del gas liquefatto nel settore dei trasporti marittimo e terrestre. Secondo l’associazione di riferimento della logistica energetica, se il settore marittimo fosse uno Stato sarebbe il 6° al mondo per emissioni di CO2, consumando più del 6% della domanda mondiale di petrolio. In Italia i settori dei Container, Ferries, e Cruise sono i segmenti principali per numero di navi e per emissioni generate: 80%.
Sono due i nodi rilevati, per l’Italia, da Assocostieri: infrastrutture e costi. “Nel 2024 sono state effettuate alcune operazioni di bunkeraggio (il processo tramite il quale una nave viene rifornita di carburante di gas naturale liquefatto per il suo proprio consumo utilizzando la stessa condotta usata per caricare gnl dal terminale) nel mar Adriatico. Nel 2030 la domanda italiana di GNL per bunkeraggio potrebbe arrivare a circa 20 % della domanda del Mediterraneo, a condizione che vi siano infrastrutture adeguate e costi competitivi”, affermano i dati presentati ieri. Ben distante l’Europa del nord-ovest che “vanta un’infrastruttura consolidata con porti che offrono servizi di bunkering GNL. Nel Mediterraneo, la Spagna mira a rafforzare la sua presenza nel mercato del bunkering GNL”. Globalmente, invece, “la domanda di bunker di GNL è quasi raddoppiata, raggiungendo 1,28 milioni di tonnellate nel 2023, rispetto alle 693.000 tonnellate del 2022”.
Tornando all’Italia, secondo Assocostieri il nostro Paese “ha porti strategicamente posizionati lungo rotte marittime cruciali per il trasporto di container e navi da crociera. Questi porti inoltre ospitano anche numerose navi traghetti e Ro-Ro, rendendoli ideali per sviluppare un hub di bunkeraggio GNL competitivo. Attualmente solo 3 porti hanno un’ordinanza per il bunkeraggio GNL: La Spezia, Monfalcone e Trieste. Le aziende energetiche italiane stanno investendo per creare una rete di infrastrutture e di bunkerine che permettano lo sviluppo del bunkeraggio GNL lungo la costa italiana. È necessaria anche una solida catena di approvvigionamento e uno stimolo alla domanda”.
“La decarbonizzazione – ha dichiarato ieri all’evento il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – rappresenta una sfida di innovazione e modernizzazione, contribuendo al rafforzamento del Made in Italy e alla competitività del sistema produttivo nazionale.” Il Presidente di Assocostieri, Elio Ruggeri, ha evidenziato gli investimenti significativi realizzati dagli associati per sviluppare la logistica primaria del GNL, inclusi nuovi depositi costieri e l’adeguamento degli impianti di rigassificazione per il ricaricamento su bettoline, camion e navi di bunkeraggio. Ruggeri ha inoltre sottolineato che, grazie a queste infrastrutture “il settore è oggi in grado di portare sul mercato italiano 500.000 tonnellate di GNL destinate alla decarbonizzazione del trasporto pesante e marittimo. Tuttavia – ha osservato come – la domanda attuale sia ferma a 150.000 tonnellate annue, evidenziando la necessità di interventi per stimolare il mercato”.
Come ha sottolineato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “in un settore come quello dei trasporti, responsabile di circa un quarto delle emissioni di co2 in Europa, il GNL può rappresentare il volano per lo sviluppo del settore della logistica energetica nazionale e contribuire al posizionamento competitivo del nostro Paese. Lavoriamo anche sul fronte dei grandi progetti di interconnessione elettrica, come l’elettrodotto Elmed con la Tunisia o il progetto Medlink per il trasporto dell’energia rinnovabile da Algeria e Tunisia verso l’Italia. Penso poi al raddoppio dell’elettrodotto tra Italia e Montenegro. E al completamento dei corridoi trans-europei, ad esempio il N. 8, un progetto essenziale per collegare i Balcani e il nostro Mezzogiorno”.
Intanto, gli ultimi dati ufficiali raccontano che l’Europa ha importato, nel 2024, 33,6 milioni di tonnellate di Gnl, con un aumento del 4 per cento, dalla Russia. Superando così il precedente livello massimo di 32,9 milioni di tonnellate che era stato registrato nel 2022. Allo stesso tempo, secondo stime di Kpler, a gennaio nei terminal della Ue-27 e del Regno Unito sbarcheranno 6,7 milioni di tonnellate di Gnl americano. Che solo da dicembre sono aumentate del 30%. Anche secondo i numeri della Commissione europea, i Paesi che ricevono maggiori quantità di gas via nave sono Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Italia. Confermando, però, che nell’anno appena concluso la Russia è tornata a giocare un ruolo di primo piano come esportatore.
Confcooperative a Bruxelles incontra gli europarlamentari italiani: “fondamentale economia sociale con 4,3 milioni di imprese”
In occasione dell’Anno Internazionale delle Cooperative proclamato dall’ONU per la seconda volta nella storia, Confcooperative incontra a Bruxelles un’ampia delegazione di europarlamentari italiani. L’incontro al quale sono intervenuti 35 europarlamentari – tra questi, Antonella Sberna vicepresidente Parlamento Europeo; Irene Tinagli copresidente intergruppo; Francesco Torselli, Stefano Bonaccini, Massimiliano Salini, Gaetano Pedullà e Raffaele Stancanelli – ha messo in evidenza le sfide e le opportunità legate alla transizione ecologica, all’inclusione e alla sostenibilità, confrontandosi su agroalimentare, credito, welfare, casa e appalti. Al meeting hanno partecipato anche una decina tra capi di gabinetto e staff di altrettanti europarlamentari. «L’economia sociale – sottolinea Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – rappresenta una componente fondamentale dell’economia europea con 4,3 milioni di imprese e oltre 11,5 milioni di occupati. Le cooperative ne sono parte integrante con 4,5 milioni di occupati. Di questi 1,3 milioni sono occupati dalla cooperazione italiana e circa la metà di loro lavora nelle 16.500 imprese associate a Confcooperative che rappresentano il 4% del PIL».
Tanti i temi affrontati dal momento che le cooperative sono impegnate in molteplici settori imprenditoriali. Agroalimentare, pesca e credito devono affrontare sfide importanti legate alla sostenibilità, alla semplificazione normativa e alla competitività. Solo un approccio integrato e sensibile allo sviluppo territoriale potrà garantire un futuro Confcooperative sottolinea l’importanza di una gestione sostenibile delle risorse pubbliche. «Gli appalti pubblici comunitari – continua il presidente di Confcooperative – rappresentano il 14% del PIL UE e rappresentano un’opportunità di crescita per le imprese locali. È cruciale adottare criteri di selezione che privilegino innovazione e qualità, non solo il risparmio». Rispetto al welfare «Gli Stati membri dovrebbero investire il 2,5% del PIL per garantire servizi adeguati nelle politiche sociali. Confcooperative promuove un modello sanitario territoriale, con un ruolo centrale della cooperazione sociale nella gestione dei servizi di assistenza primaria. È necessario – aggiunge Gardini – che l’Europa incentivi la formazione di personale sanitario. Nella transizione energetica, abbiamo rimarcato una delle nuove frontiere del mutualismo le comunità energetiche (CER) che promuovono un modello sostenibile di consumo». Un altro aspetto fondamentale riguarda il coinvolgimento di genere e generazioni con le cooperative che si presentano come uno strumento ideale per l’autoimprenditorialità offrendo a giovani e donne un’opportunità di partecipazione attiva nel mercato del lavoro. Giocano quindi un ruolo centrale nell’economia sociale europea che – conclude Gardini «può contare sulle cooperative come leve
strategiche per un’Europa più forte, coesa e resiliente».
Il gruppo Mcc e Federesco firmano un protocollo per la promozione dell’efficienza energetica
Promuovere la diffusione della cultura dell’efficienza energetica e lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili, favorire lo scambio di informazioni sulle opportunità di riqualificazione energetica e creare le condizioni per cogliere al meglio le occasioni offerte dall’innovazione tecnologica in ambito energetico. Sono questi alcuni degli obiettivi del Protocollo d’intesa firmato dal Gruppo Mediocredito Centrale e Federesco, la Federazione Nazionale delle Esco (Energy Service Company). L’accordo è stato siglato dall’Amministratore Delegato della Capogruppo Mediocredito Centrale, Francesco Minotti, e dal Presidente di Federesco, Claudio Ferrari. Grazie al Protocollo d’intesa, le banche del Gruppo MCC (Mediocredito Centrale, BdM Banca e Cassa di Risparmio di Orvieto) metteranno a disposizione degli associati della Federazione interessati le proprie strutture di Project Financing che definiranno soluzioni di finanziamento per la realizzazione di investimenti in termini di efficientamento energetico e infrastrutturale e di miglioramento del proprio profilo di sostenibilità secondo quanto previsto dagli obiettivi ESG.
Dall’altra parte, Federesco, operativa dagli anni 2000, potrà svolgere le attività di indirizzo, impulso e coordinamento utili alla definizione delle possibili modalità di realizzazione degli specifici progetti. Mediocredito Centrale, le banche del Gruppo e Federesco, infine, si impegneranno a creare occasioni di incontro volte a sensibilizzare sulle tematiche energetiche. “Questo accordo coniuga due finalità oggi più che mai prioritarie: sostenere le imprese nella loro crescita e nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità”, ha commentato Francesco Minotti, Amministratore Delegato di Mediocredito Centrale. “Il protocollo si inserisce pienamente nella nostra strategia che mira a rendere le PMI sempre più consapevoli e a stimolare l’avvio di progetti di investimento verso la transizione sostenibile”. Il presidente di Federesco Ferrari afferma: “Nell’ambito di tale accordo, si ritiene fondamentale il ruolo di MCC nel sistema a supporto degli interventi di efficienza energetica eseguiti per conto del cliente, soprattutto alla luce del ruolo sempre più importante assegnato dalle normative attuali alle Energy Service Company, quali Industria 5.0, Comunità Energetiche Rinnovabili e, in special modo, interventi nel settore edilizio attraverso l’utilizzo del contratto Energy Performance Contract”.
Investimenti esteri: potenziato l’accordo Confindustria- Luiss per le imprese estere
Si rafforza la collaborazione tra l’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria e la Luiss per potenziare le attività dell’Osservatorio Imprese Estere, punto di riferimento nazionale per l’analisi e la raccolta dei dati sulle imprese a controllo estero in Italia. L’accordo, firmato ieri da Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria, e Rita Carisano, Direttore Generale Luiss, consentirà all’Osservatorio di ampliare le proprie attività, rafforzandone il ruolo nella ricerca applicata e nel policy making sugli investimenti esteri. Le nuove iniziative approfondiranno filiere produttive, formazione e semplificazione normativa, valorizzando il contributo strategico delle imprese a capitale estero all’economia italiana. Queste realtà generano il 10% dell’occupazione, con un incremento di quasi 315mila posti di lavoro nel periodo 2018-2022, e si distinguono per l’attenzione alla formazione, lo sviluppo delle competenze, il welfare aziendale e una retribuzione competitiva. Per analizzare il loro ruolo nel sistema economico, il 7 maggio la Luiss ospiterà il terzo Annual Meeting dell’Advisory Board Investitori Esteri (ABIE) di Confindustria. L’evento approfondirà l’impatto di queste imprese su crescita, innovazione, export, sostenibilità e benessere dei lavoratori.
Maria Cristina Carlini