IL FESTIVAL DELL'ACQUA UTILITALIA

Brandolini: dopo il Pnrr lo Stato deve investire nell’acqua un miliardo l’anno

La siccità dell’ultimo anno ha ridotto del 45% la capacità idrica degli invasi al Sud. La crescita degli investimenti dell’ultimo decennio non è ancora sufficiente per fronteggiare cambiamenti climatici e obiettivi di efficienza delle reti e delle gestioni: da 4 miliardi annui bisogna salire a 6 e almeno la metà di questo incremento deve essere garantito da un fondo pubblico strutturale in legge di bilancio.

24 Set 2024 di Giorgio Santilli

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Brandolini: dopo il Pnrr lo Stato deve investire nell’acqua un miliardo l’anno

Il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini

“Una volta terminati i fondi del PNRR sarà necessario un ulteriore sforzo da parte del Governo attraverso uno stanziamento strutturale in manovra di almeno un miliardo di euro l’anno per i prossimi dieci anni, perché tutte le opere necessarie alla messa in sicurezza del sistema idrico nazionale non possono essere unicamente a carico delle tariffe”. Il messaggio principale del Festival dell’Acqua che si è aperto ieri sta in queste parole del presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, insieme alla notizia che la siccità dell’ultimo anno ha svuotato del 45% gli invasi idrici al Sud.  L’intervento di apertura del Festival ha combinato insieme, sotto il cappello del fabbisogno di investimenti, i due aspetti che oggi condizionano il futuro: l’emergenza climatica e l’efficienza delle gestioni idriche. Per la prima, l’Arera, l’Autorità di settore, sta cercando di convogliare gli investimenti finanziati da tariffa anche su interventi necessari per accrescere la resilienza del sistema (con la nuova componente tariffaria M0), ma è evidente che deve essere lo Stato a farsi carico della quota principale: in questo senso va il Piano nazionale per gli investimenti infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pniissi) – collegato al Pnrr – che però manca proprio di un fondo strutturale di finanziamento dopo il 2026. “Parliamo di investimenti incentrati su serbatoi, invasi, riutilizzo delle acque reflue, interconnessioni tra acquedotti e riduzione delle dispersioni”, ha spiegato ancora Brandolini.

L’efficienza delle reti e delle gestioni

Il tema dell’efficienza delle reti e delle gestioni è storicamente più complesso e articolato. In prima battuta c’è sempre il tema delle perdite di rete. “Su questo fronte – dice Brandolini – stiamo recuperando il lascito di tanti decenni di investimenti insufficienti, gli investimenti programmati si attestano al 27%, guidando le priorità nella pianificazione di settore rispetto a tutti gli altri indicatori monitorati da Arera. Ma ora, per uscire dalla logica emergenziale e rispondere alle sfide poste dal cambiamento climatico, serve un ulteriore cambio di passo”.

L’altro grande tema di efficienza resta quello della frammentazione delle gestioni con la presenza ancora di gestioni in economia in 1.465 comuni per 7,6 milioni di abitanti. In questo quadro, Utilitalia si è fatta da tempo promotrice di una proposta di riforma del comparto idrico in quattro punti che punta alla riduzione della frammentazione, all’introduzione di parametri di verifica gestionale, al consolidamento industriale del settore e ad un approccio integrato tra i diversi usi dell’acqua.

La siccità colpisce il Sud, fino a -45% di capacità degli invasi idrici

La notizia che conquista la scena del Festival è che nell’ultimo anno idrologico (da maggio del 2023 a maggio del 2024) la capacità idrica degli invasi principali del distretto Appennino Meridionale ha subìto una contrazione compresa tra -17% e -45% a seconda delle zone. In Sicilia, la regione più colpita dalla siccità dell’estate appena trascorsa, il volume di acqua invasato è crollato del 40%. La siccità che nel 2022 aveva colpito il Nord Italia – con un calo del 24% delle precipitazioni, a livello nazionale, rispetto alla media 1991- 2020 e una disponibilità idrica scesa del 50% rispetto alla media del lungo periodo 1951-2022 – negli ultimi mesi ha interessato in particolar modo il Sud, territorio nel quale le infrastrutture sono più vulnerabili, la percentuale media di perdite di rete è più alta e la frammentazione gestionale più marcata.

La crescita degli investimenti e il fabbisogno da coprire ancora

Il bilancio degli investimenti idrici dell’ultimo decennio è largamente positivo, soprattutto grazie all’apporto della regolazione dell’Arera. Dal 2012 al 2022 gli investimenti nel settore sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi annui e i 63 euro per abitante, dato che dovrebbe salire quest’anno fino a 70 euro. Ma resta il gap con la media europea, pari a 82 euro annui per abitante, che incrementa fino a 100 euro nei Paesi più virtuosi.

Secondo le stime di Utilitalia, di fronte alle nuove sfide poste dagli effetti dei cambiamenti climatici gli investimenti dovrebbero crescere ancora rispetto ai 4 miliardi annui attuali, per colmare il fabbisogno complessivo di settore stimato in circa 6 miliardi di euro l’anno. Oggi gran parte di questo fabbisogno è coperto dalla tariffa e il PNRR ha certamente dato un impulso su una finestra temporale che termina nel 2026 stimabile in circa 1,1 miliardi di euro l’anno: sono quindi necessarie risorse ulteriori – pari a circa 0,9 miliardi di euro l’anno – per raggiungere la quota di fabbisogno prevista per il nostro Paese.

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