L'ASSEMBLEA DEI COSTRUTTORI
Brancaccio: all’Italia serve un Piano nazionale strategico e di lungo respiro, da inserire nel Def e portare in Europa
Potrà spaziare dalla prevenzione del rischio idrogeologico alla ricostruzione delle aree colpite dagli eventi calamitosi, dalla rete portuale al ruolo logistico che possiamo giocare nel Mediterraneo
18 giugno
“Chiediamo al nostro governo di promuovere un Programma nazionale di lungo respiro, le cui priorità dovranno essere considerate dall’Europa “fattori rilevanti”, così come avviene ora solo per le spese militari, in modo da non incidere sui vincoli contabili. Un nuovo Piano strategico che dovrà occuparsi di mobilità, connessione, sostenibilità, inclusione e servizi alla persona”. Sfocia in questa proposta la relazione della presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, all’assemblea dei costruttori, tutta giocata sulla “prospettiva” e sulla necessità che anche l’Italia impari a guardare avanti. Questo Programma nazionale potrà spaziare dalla prevenzione del rischio idrogeologico alla ricostruzione delle aree colpite dagli eventi calamitosi, dalla rete portuale al ruolo logistico che possiamo giocare nel Mediterraneo: l’importante è non perdere tempo. “Il momento giusto per lanciarlo – dice Brancaccio – è ora, così che possa diventare la colonna portante del prossimo Def che si definirà dopo l’estate”.
La presidente dell’Ance è molto attenta a lanciare segnali di dialogo al governo dopo le durezze dei mesi scorsi: molti segnali di apprezzamento su singole misure come il Dl casa e la promessa norma salva-Milano di Salvini o “lo sforzo del ministro Fitto” o il Piano Mattei o i decreti per il riciclo della viceministra Vanna Gava; insieme, molte richieste puntuali come “un piano casa organico e inclusivo” o il superamento del “tabù della variante” nel codice degli appalti o la riforma della legge urbanistica o una legge sulla rigenerazione urbana o il rilancio della partnership pubblico-privato “perché le risorse pubbliche non basteranno”.
Ma Brancaccio non risparmia valutazioni anche ruvide quando si tratta di ricordare i 7,2 miliardi di lavori di Superbonus fermi per la posizione “poco istituzionale” del governo e per il “guazzabuglio normativo, per giunta retroattivo” o di rilanciare all’infinito l’idea-chiave di questa assemblea, la necessità di una programmazione stabile e di lungo periodo. Ricorda, per esempio, come con i governi di centrosinistra, a partire dal 2017 “c’è stata la creazione di una strategia pluriennale che ha stanziato quasi 150 miliardi di euro fino al 2034, dei quali il 70% per opere pubbliche”: sono i fondi investimenti di Renzi prima e di Gentiloni poi e il piano “Connettere l’Italia” di Delrio e Cascetta. Un progetto che serviva a recuperare il gap degli anni bui della politica del rigore e “che però è stato ridimensionato, per fare fronte, ancora una volta, alle continue emergenze”.
Ma in mezzo a queste tessiture di dialogo riemerge qui e lì quella che è la vera paura sotterranea dei costruttori in questo momento: “Sembra di tornare a quel clima, a quelle immagini”, dice Brancaccio con riferimento proprio al “periodo del rigore”. Qui lo sguardo non è lungo, ma arriva appena a dopo l’estate. “Un grande freddo sta calando sulle nostre aspettative di crescita e sviluppo. Stanno tornando in auge modelli economici che pensavamo archiviati per sempre: spending review indiscriminata, tagli lineari agli investimenti”.
Certo, non si può chiudere l’assemblea di una categoria che ritiene di aver trainato lo sviluppo “a ritmi superiori alla Cina” negli anni post-Covid con l’immagine dello spettro agitato dal Fondo monetario. E allora: prospettiva da conquistare in Italia e in Europa. “Chiediamo loro – così Brancaccio si avvia alla conclusione – di affrontare tutte le decisioni con lo stesso spirito con il quale i nostri ragazzi affrontano il loro domani. Come quando, dopo aver contratto un debito, magari trentennale, per la propria casa o per costruirsi un percorso professionale, brindano e festeggiano. Perché per loro quel debito non è zavorra, ma uno strumento per crescere. Un debito buono. Che ha il sapore di speranza e di prospettiva”.