UNA LEZIONE DAL BLACKOUT IBERICO

Transizione verde IMPOSSIBILE senza adeguare le reti europee

Spagna, Portogallo e Francia i Paesi coinvolti dalle interruzioni di elettricità nelle ultime ore hanno previsto importanti investimenti per potenziare il proprio sistema di accumulo ma andrebbero accelerati molto di più in proporzione ai nuovi impianti rinnovabili. Secondo i critici delle fonti non programmabili pesano le installazioni extra di fotovoltaico, anche sul prezzo medio sui mercati elettrici nazionali.

28 Apr 2025 di Mauro Giansante

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“Il peggior blackout nella storia recente della Spagna”, lo ha definito El Pais. L’apagón elettrico che ieri ha colpito bruscamente tutta la penisola iberica, Portogallo incluso, e anche il sud della Francia non ha ancora una causa identificata alla base. Eppure, oltre al caos che ha generato sulle connessioni e i trasporti in particolare (si veda la cronaca qui accanto nell’apertura de La Giornata), le gravi interruzioni di elettricità hanno riaperto il dibattito sulla transizione energetica in corso in Europa.

Secondo diversi analisti, alla base del maxi tilt della rete elettrica ci sarebbe una caduta significativa della produzione di energia rispetto all’over production di energia green nei giorni scorsi (il 16 aprile l’intera domanda elettrica del paese iberico è stata soddisfatta esclusivamente da fonti rinnovabili), dovuta a eventi meteorologici avversi, che ha portato a un disallineamento tra domanda e offerta di elettricità. Di qui, l’inefficienza della rete ha pagato l’assenza di adeguati meccanismi di stabilizzazione. Insomma, alla base c’è la non programmabilità delle fonti eoliche e solari collegata a una domanda rimasta indietro rispetto all’offerta e ad accumuli ancora non sufficienti a supportare il sistema. L’effetto domino arriva così sui mercati, portando a precipitare i prezzi di borsa e quindi la redditività per i produttori. Ultimo tassello del puzzle, la recente decisione di massa da parte di imprese come Iberdrola, Endesa, Total, Shell e Edp di abbandonare i progetti fotovoltaici da oltre 50 gigawatt proprio per il forte ribasso dei prezzi elettrici.

Secondo Michele Franzese di E-Phowi – azienda di eolico e fotovoltaico – “era tutto prevedibile: troppa potenza fotovoltaica installata troppo in fretta, senza adeguare accumuli, reti e gestione della domanda. Nel 2020 – ricorda a Diario Diac – la Spagna ha superato i 30 GW di capacità installata in energia eolica e solare, mentre il Portogallo ha anch’esso fatto notevoli progressi, con un mix energetico che punta sempre più verso le fonti rinnovabili. Tutto ciò ha comportato una maggiore integrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico, che, sebbene positiva in termini di sostenibilità, ha portato anche a nuove sfide per la stabilità della rete, soprattutto se accompagnata da episodi di bassa produzione”. Secondo Franzese, insomma, “il fotovoltaico in Spagna è vittima del suo stesso successo. Nel 2024, con un prezzo medio di mercato di 63,04 €/MWh, il fotovoltaico ha ‘catturato’ solo circa 35 €/MWh. Ad aprile 2024 si è arrivati addirittura a 5,50 €/MWh”. Secondo il presidente dell’Unione fotovoltaica, il settore prevede investimenti fino a 30 miliardi di euro, legati ai 25 GW di nuovi parchi solari già autorizzati alla costruzione.

Eppure, nel Pniec spagnolo consegnato a luglio scorso si legge che al 2030 l’obiettivo è di arrivare a un livello di stoccaggio di 22,5 gigawatt impegnando il 17% dei 308 miliardi totali proprio nel potenziamento delle reti. Poche settimane fa, inoltre, l’Ue ha accordato al governo Sanchez un pacchetto da quasi 700 milioni per realizzare 80-120 progetti fino a 3,5 GW di potenza. In Portogallo, invece, il piano integrato per la transizione punta a potenziare lo stoccaggio energetico grazie al pompaggio idroelettrico, l’idrogeno rinnovabile e le batterie. Infine, in Francia, l’operatore di rete nazionale Enedis ha previsto un aumento annuo degli investimenti sulla rete del 20% al 2032. Attualmente, le perdite sul sistema di trasmissione nazionale ammontano all’8%. Già l’11 aprile scorso, Rte – operatore della rete di alta tensione d’oltralpe – ha scritto in una lettera che le conseguenze dell’intermittenza elettrica ricadranno sui produttori instabili.

Per Alessandro Migliorini, Direttore Country manager Italia di European Energy, “gli investimenti e sicurezza delle reti (cyber Security compresa) sono vitali e imprescindibili in un mondo che sta cambiando il proprio mix energetico”. Già, perché ieri tra le ipotesi sulle cause del blackout iberico c’era quella di un attacco hacker. Inoltre, aggiunge Migliorini al nostro giornale, “ricordo anche che accade in due stati con molto nucleare quindi il tema riguarda tutti non solo alcune fonti. Serve una rete elettrica europea quindi la necessità di rafforzare le connessioni fra i Paesi”.

A livello europeo, la Commissione guidata ancora da Ursula von der leyen ha messo al centro del processo di decarbonizzazione e riduzione delle bollette elettriche il potenziamento della rete, aumentando la sicurezza delle infrastrutture dopo gli attacchi ai cavi sottomarini nel Baltico. Nel 2023 Bruxelles aveva previsto 584 miliardi di euro al 2030 ma a inizio 2026 verrà pubblicato un aggiornamento in linea con l’elettrificazione dei consumi che passerà dal 21,3% al 32% entro fine decennio. A inizio aprile, la Corte dei conti europea ha scritto in un’analisi che serviranno oltre duemila miliardi di investimenti entro metà secolo.

Ieri, intanto, Terna ha rassicurato che il nostro Paese non ha subito criticità sulla rete elettrica di trasmissione nazionale. In Italia, il gestore non manda lettere di preavviso o richiami bensì impone ai produttori elettrici i meccanismi di regolazione degli sbilanciamenti attraverso incentivi, penali e premi operati dal Gse. Nel nuovo piano industriale del gruppo guidato da Giuseppina Di Foggia gli investimenti al 2028 sono saliti del 7% a 17,7 miliardi complessivi, di cui 16,6mld per l’efficienza, la digitalizzazione e la resilienza della rete nazionale. In più, si punta a sviluppare le interconnessioni con gli altri Paesi, aumentando il trasporto del 40%.

Per Franzese, il caos iberico deve insegnare: servono “accumuli seri, flessibilità di rete e una gestione intelligente della domanda” per gestire al meglio le nuove installazioni. La transizione energetica è in corso, gli investimenti sono in programma ma senza un sistema infrastrutturale europeo forte e ben gestito rischia di andare tutto a monte. “Sono necessari urgenti sforzi di potenziamento per accelerare il ritmo degli investimenti”, ha detto la Corte dei conti europea. Invitando al coordinamento della pianificazione delle reti in Ue. Più chiaro di così.

 

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