Il focus dell'Upb
Per asili nido e scuole, a RISCHIO gli obiettivi del Pnrr e del Psb: usato solo il 25% delle risorse. Criticità sui tempi e sul numero di posti da realizzare
Una della misure centrali del Pnrr, la realizzazione di nuovi asili nido e scuole dell’infanzia, registra ritardi e criticità. A tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi ma ne sono stati spesi 816,7 milioni, soltanto il 25,2% del totale delle risorse del Pnrr che ammontano a 3,24 miliardi. Nella stima più conservativa, l’Upb vede uno scarto di circa 17.400 posti in meno. Si riduce il divario tra il Centro Nord e il Sud ma restano forti gap all’interno delle regioni
Dovrebbe contrastare il declino demografico, ridurre i divari territoriali, promuovere la parità di genere e l’occupazione femminile. Eppure arranca la realizzazione dei nuovi asili nido e scuola dell’infanzia, una delle misure bandiera del Pnrr. Misura che non ha avuto vita facile. E continua a non averne: difficoltà e criticità si riscontrano sia sui tempi che sul numero di posti da realizzare ma anche sui forti gap all’interno delle regioni, pur riducendosi il divario tra Centro-Nord e Sud. A certificarlo è l’Ufficio parlamentare di bilancio in un nuovo focus sullo stato di attuazione dei progetti per il potenziamento dell’offerta degli asili nido e scuole dell’infanzia, valutando il loro contributo al raggiungimento degli obiettivi previsti sia nel PNRR (realizzazione di 150.480 nuovi posti complessivi) sia nel PSB (copertura del 33 per cento su base nazionale e almeno del 15 per cento su base regionale per asili nido). Il finanziamento complessivo è di 4,57 miliardi, 3,24 dal PNRR e il resto da fondi nazionali. Lo studio, precisa l’Usb, è basato sui dati disponibili al 9 dicembre 2024 sulla piattaforma ReGiS e prospetta diversi scenari di analisi.
Prima della revisione, il Pnrr, ricorda l’Upb, prevedeva un target di 264.480 posti, a cui erano destinate risorse per 4,6 miliardi. In fase di valutazione dello stato di attuazione del PNRR la Commissione europea non ha ritenuto ammissibili gli interventi di messa in sicurezza, riqualificazione e demolizione e ricostruzione che non aumentassero il numero di nuovi posti negli asili nido e nelle scuole materne. Con la revisione del PNRR di fine 2023, il target è diminuito a 150.480 nuovi posti ed è stata posticipata di sei mesi la scadenza, a giugno 2026. Le risorse europee, pur restando la principale fonte di finanziamento, sono state parzialmente ridotte a 3,24 miliardi, tale riduzione è stata sostituita con fondi nazionali. A questi stanziamenti si aggiungono ulteriori risorse nazionali provenienti sia dall’Amministrazione centrale sia dalle Amministrazioni locali.
Sin dalle prime fasi attuative del PNRR si sono riscontrate difficoltà, in particolare per il segmento riservato agli asili nido. L’adesione da parte dei Comuni, soprattutto quelli del Mezzogiorno e con gravi carenze strutturali, è stata limitata e sono state necessarie più procedure di assegnazione dei fondi per esaurire tutte le risorse disponibili. Queste difficoltà si ripercuotono sullo stato di avanzamento dei 3.199 progetti censiti in ReGiS. Secondo il cronoprogramma finanziario, dei 3,24 miliardi delle risorse del PNRR a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi; ne risultano effettivamente utilizzati circa la metà, 816,7 milioni, il 25,2% del totale delle risorse finanziarie del Pnrr, come si è detto 3,24 miliardi. I restanti 2,4 miliardi dovrebbero dunque ricadere nel prossimo biennio. La quasi totalità degli interventi avviati nel 2020 o nel 2021 sono in una fase esecutiva e solo circa il 3 per cento dei progetti è concluso. Parte dei progetti avviati con il più recente Nuovo piano asili nido non è ancora presente in ReGiS e per più della metà di quelli censiti non si hanno informazioni.
Analizzando la situazione su base territoriale, all’interno delle singole macroaree del Paese si riscontrano andamenti differenti tra le fasi di avanzamento dei progetti: nel Centro e nel Nord si evidenzia una leggera prevalenza di progetti in esecuzione (rispettivamente 72,7 e 70,9 per cento) rispetto al Mezzogiorno (69 per cento); nel Nord si registra la quota maggiore di progetti (18 per cento) nella fase conclusiva.
Permangono incertezze, segnala ancora l’Upb, sul conseguimento dell’obiettivo PNRR sia in termini quantitativi (realizzare 150.480 nuovi posti complessivi) sia temporali (entro giugno 2026). L’UPB ha elaborato quattro scenari. Nello scenario più favorevole, la distanza dall’obiettivo PNRR sarebbe marginale, circa 500 posti, fino a salire a circa 26.000 posti in quello meno favorevole. Nella stima che introduce le minori correzioni rispetto ai dati dichiarati, lo scarto sarebbe pari a circa 17.400 posti. I posti aggiuntivi per gli asili nido oscillano tra 93.239 nello scenario meno favorevole e 110.831 in quello più favorevole, mentre quelli delle materne variano tra 31.063 e 39.175.
Il PSB, rileva l’Upb, prevede ulteriori impegni, meno ambiziosi del PNRR, per il potenziamento dei servizi educativi per i bambini sotto i tre anni, che sono inclusi fra quelli necessari per l’estensione a sette anni del periodo di aggiustamento dei conti pubblici. L’obiettivo di copertura del 33 per cento su base nazionale e almeno del 15 su base regionale per gli asili nido si realizzerebbe, complice il calo demografico, anche senza la piena attuazione del PNRR. Nello scenario previsivo meno favorevole, in Italia si arriverebbe, sempre nel 2026, a un tasso di copertura del 36,1 per cento e a livello regionale il valore minimo, pari al 24 per cento, si avrebbe in Sicilia. Nello scenario previsivo più favorevole, la copertura nazionale sarebbe del 37,6 per cento, superando il 33 per cento in tutte le regioni, a eccezione di Campania e Sicilia.
Complessivamente, la piena realizzazione degli interventi del PNRR sugli asili nido ridurrebbe i divari tra le regioni meridionali e quelle del Centro-Nord ma, nonostante il cambio di strategia nell’assegnazione dei fondi, aumenterebbe le disuguaglianze nell’offerta di questi servizi pubblici all’interno delle regioni stesse. Anche dopo gli interventi del PNRR, la quasi totalità dei Comuni con meno di 500 abitanti (96,6 per cento) resterebbe priva di tali strutture e, più in generale, l’81,4 per cento dei territori che non aveva alcun asilo continuerebbe a non averlo. E anche se al crescere della dimensione demografica migliora la copertura del servizio, alcuni Comuni di grandi dimensioni rimarrebbero con un’offerta inadeguata rispetto al bacino di utenti.
Alla luce dei dati dell’Upb, scende in campo la Cgil. “Il quadro di incertezze e ritardi nell’attuazione del PNRR su asili e scuole dell’infanzia conferma le ragioni delle nostre numerose denunce”, commenta la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi. “La previsione del possibile mancato conseguimento dell’obiettivo rappresenta un intollerabile fallimento. Un’occasione irripetibile che, se persa, certificherebbe l’incapacità del nostro Paese di raggiungere standard europei e di garantire ai bambini e alle bambine il fondamentale diritto a un percorso educativo di qualità sin dai primissimi mesi di vita. Attualmente – denuncia – solo il 30% dei bambini e delle bambine può usufruire dell’asilo nido, mentre ne sono ancora esclusi 850 mila. Non solo il Governo finora non ha garantito la spinta necessaria al recupero dei ritardi accumulati – ricorda – ma nella rimodulazione del PNRR di un anno fa ha tagliato oltre 100 mila posti rispetto a quelli inizialmente previsti, e nel recente Piano Strutturale di Bilancio ha aggirato l’obiettivo del 33% di posti da garantire entro il 2027 (e di quello del 45% da raggiungere entro il 2030) trasformandolo in un obiettivo nazionale, mentre l’obiettivo su base regionale è sceso al 15%, il che lascerebbe immutati i divari territoriali con un’ulteriore penalizzazione soprattutto del Meridione”.
Ma, asili nido a parte, la giornata di ieri ha registrato la soddisfazione del ministro per gli Affari europei, Pnrr e Politiche di coesione, Tommaso Foti, per il fatto che la Commissione Europea “ha ribadito come l’Italia sia tra i Paesi all’avanguardia nell’attuazione del PNRR, dimostrando una gestione efficace e puntuale”. Inoltre, “è la stessa Commissione – ha sottolineato Foti – ad indicare che la nostra Nazione è stata la prima a richiedere la sesta e la settima rata, segnando un ulteriore passo avanti nel percorso di realizzazione degli obiettivi prefissati. Le solite critiche sterili e disfattiste sono state ancora una volta smentite dai fatti. Il progresso dell’Italia sul fronte del PNRR è sotto gli occhi di tutti, confermando l’impegno e la determinazione del governo Meloni nel portare avanti un piano strategico per il futuro dell’Italia”.