COSTRUIRE IL LAVORO

Edilizia, congruità: meno lavoro nero e più occupazione

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Tra il 2019 e il 2023 gli operai edili sono cresciuti del 33%, raggiungendo 990.731 lavoratori, con incrementi particolari nel Mezzogiorno.

Una crescita così imponente, certificata dai dati amministrativi dell’Osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti, suggerisce un contributo non indifferente dell’emersione dal lavoro nero. In vista della fine del PNRR e delle tante opere che stanno rimanendo sulla carta, il tessuto occupazionale del settore può ora consolidarsi e dare gambe ad una nuova politica pubblica.

Al contrario, la legge di bilancio in discussione e i rallentamenti nel recepimento della Direttiva Case Green paventano una ulteriore riduzione dei benefici fiscali per l’efficientamento energetico e l’assenza di una politica di lungo periodo per la casa, in linea con il negazionismo climatico di questo governo e con possibili impatti anche sull’occupazione.

La FILLEA ritiene invece necessarie risorse pubbliche per rigenerare i territori, garantire la sicurezza e l’efficientamento energetico del patrimonio pubblico e rilanciare una edilizia popolare moderna, diffusa e verde. Al contempo, gli incentivi devono consentire l’accesso alla rigenerazione degli edifici delle fasce altrimenti escluse, a partire dai grandi condomini e dalle persone con redditi più bassi. Sono loro che possono contribuire maggiormente all’improrogabile abbattimento delle emissioni inquinanti. E’ d’altronde su questa linea che la Direttiva Case Green ci chiede di agire quando, tra le misure previste per contenere l’aumento della temperatura entro 1.5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, chiede dei piani nazionali di ristrutturazione degli edifici che efficientino pressoché l’intero patrimonio nazionale entro il 2050, tenendo in particolare conto l’edilizia residenziale pubblica e le famiglie in povertà energetica.

E’ una strada che, seppur con tanti correttivi possibili, è stata tracciata con alcune misure del PNRR e con i bonus per le ristrutturazioni del post pandemia, purtroppo senza considerazione per le disuguaglianze di reddito dei beneficiari se non indirettamente per i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione del credito (aboliti nel 2024 da questo governo). Inoltre, a partire da novembre 2021, grazie alla spinta comune delle parti sociali, tutti i lavori pubblici e quelli privati di almeno 70.000 € devono rispettare specifici livelli occupazionali minimi commisurati al tipo di intervento, la cosiddetta congruità della manodopera.  Seguendo i dati dell’osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo, si evidenzia una crescita molto marcata nel settore ATECO delle costruzioni (codice F) sia in termini di persone occupate che in termini di giornate lavorate nell’anno, e quindi di intensità dell’occupazione.

Come anticipato, tra il 2019 e il 2023 gli operai edili crescono del 33% (da 745.483 a 990.731), una crescita che tocca punte del 37% al Sud e addirittura del 45% nelle Isole.

 

Interessante notare che il numero di giornate retribuite per operaio nel periodo considerato, stabile al Nord, cresce considerevolmente al Sud e nelle Isole nel periodo osservato. Le giornate retribuite passano da 219 a 228 al Centro (+4%), da 180 a 205 al Sud (+14%) e da 173 a 203 nelle Isole (+17%).
Dal grafico si evince come la crescita sia particolarmente marcata proprio nel 2022, dopo il rimbalzo post-pandemia del 2021. Nel 2022, con la messa a regime della congruità della manodopera, la crescita occupazionale si accompagna infatti ad un incremento delle giornate retribuite per operaio del 4,7%, con punte del 12,9% nelle Isole e del 9,6% al Sud, un dato che si conferma nel 2023.

 

In termini di retribuzione lorda si registra un incremento del 13% tra il 2019 e il 2023, da 17.358 € medi per operaio a 19.670 €. Anche in questo caso la dinamica è dovuta soprattutto al 2022 e al dato delle dichiarazioni delle ripartizioni meridionali.
In particolare, i dati INPS certificano una crescita dai 14.621 € l’anno del 2021 ai 16.932 € l’anno medi nel 2023 per gli operai del Sud (+15,8%) e un balzo ancora più marcato nelle Isole (da 14.135 € a 16.856 €, +19,3%), con una significativa riduzione del gap con le regioni del Nord.

 

 

Analogamente, i dati della bilateralità, e in particolare dell’Osservatorio Statistico della CNCE, segnalano un aumento costante degli operai tracciati dalle Casse Edili, che crescono anche nel 2024, raggiungendo le 705.977 persone, +4% rispetto ai 675.602 del 2023, superando i 10 miliardi di € come massa salari complessiva. Solamente le rilevazioni dell’ultimo trimestre del 2024 e di gennaio 2025 stimano una prima flessione nel numero di operai.

 

 

Si rinviene, quindi, una crescita dell’occupazione dichiarata da imputarsi ad un duplice effetto di crescita della domanda e di misure che facilitano la regolarità, con i relativi effetti a cascata per la stabilità del sistema economico, del sistema di sicurezza sociale e di entrate fiscali.

E’ l’Istat stessa, nei suoi Conti Nazionali, a certificare il contributo al trend positivo della riduzione del tasso di lavoro irregolare, che scende dal 15,4% al 12,4% tra il 2019 e il 2022, una performance ancora più marcata tra i soli lavoratori dipendenti (17,4% del 2019 contro il 13,8% del 2022).

A conti fatti, in termini assoluti, significa che tra il 2019 e il 2022 sono emersi almeno 51.000 lavoratori, di cui 37.000 tra i soli dipendenti, che la legge di bilancio rischia di far tornare in nero.

Occorre invece rafforzare l’impianto esistente per creare una nuova normalità nel mercato e sostenere l’affermazione di una cultura del lavoro dichiarato, regolare e sicuro in un settore che può qualificarsi con politiche pubbliche che si fondino su:

  • lotta al dumping contrattuale e strumenti di monitoraggio e controllo per contrastare il lavoro nero e favorire il lavoro di qualità, come la congruità;
  • investimenti nel patrimonio pubblico;
  • incentivi strutturali e di lungo periodo;
  • un orientamento generale che sposi una visione forte e attiva dello Stato nel sostenere la rigenerazione urbana, la lotta alla povertà energetica e il rilancio delle aree interne con servizi adeguati.

 

FILLEA CGIL
di FILLEA CGIL

Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini

La FILLEA – Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini – è la categoria della CGIL che organizza – e ne difende i diritti collettivi ed individuali – le lavoratrici ed i lavoratori dei vari comparti che compongono il vasto settore delle “costruzioni”: edilizia, cemento, laterizi, lapidei, legno-arredo, comprese alcune produzioni di nicchia, piccole come numero di addetti ma note ed apprezzate in tutto il mondo per la straordinaria qualità del prodotto, tra cui ricordiamo gli interni in legno della nautica e dei camper, la produzione del sughero, il restauro, il cotto toscano. E’ stata fondata il 15 agosto 1886 a Genova la Federazione Muraria. E’ la data d’inizio di un percorso complesso e affascinante, fatto di lotte e conquiste, che arriva fino ai giorni nostri.
La FILLEA è il più grande sindacato italiano delle costruzioni, fa parte della Federazione europea e mondiale dei lavoratori edili e del legno (FETBB e BWI), collabora con associazioni italiane ed internazionali sui temi della difesa dei diritti e della salute dei lavoratori, della lotta per la legalità e contro sfruttamento ed il caporalato, per il giusto inquadramento e per maggiore formazione e professionalità, in particolare nel settore dell’edilizia, contro gli infortuni sul lavoro e per salari più giusti, contro ogni forma di precariato e discriminazione. È tra i soci fondatori di uno dei più antichi e importanti sistemi mutualistici di tutela delle lavoratrici e lavoratori, molti dei quali dipendenti di piccole e piccolissime aziende: le Casse Edili, le Scuole Edili e i Comitati Territoriali per la salute e sicurezza (CPT).

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