LA CITTA' DELLE RELAZIONI

Città italiana e architettura delle relazioni

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In tutte queste attese campeggia l’esigenza di controllare, condividere e definire la qualità degli interventi e la loro capacità di integrarsi nei tessuti esistenti.

Quindi da dove ripartire? Forse da quando le città ripensava ancora se stessa attraverso l’architettura. Dovremmo quindi riguardare un attimo indietro e tornare a leggere quello che è successo nella storia d’Italia caratterizzando il nostro Paese come un insieme prezioso e sempre vario di luoghi, spazi, paesaggi e comunità.

Fino a circa un Secolo fa le città italiane sono state la sintesi di una lenta e continua azione di riorganizzazione del tessuto insediativo attraverso l’architettura. Quello che oggi definiamo nucleo storico è infatti il luogo di una sedimentazione continua di usi e l’esito di una selezione mirata che ha continuamente integrato nuove architetture aggiungendo elementi e cancellandone altri. Fino alla stagione novecentesca dell’espansione urbana, la crescita fisiologica delle città ha visto una costante riscrittura delle relazioni tra preesistenze e nuovi interventi e una ricucitura necessaria delle parti che man mano si aggiungevano. I valori dello spazio pubblico come ambito prezioso della promiscuità, le dialettiche tra fatti architettonici e gli adattamenti ai sempre diversi luoghi del Paese sono le condizioni che dappertutto hanno costruito nel tempo una densa rete di spazi del vivere civile e una straordinaria ricchezza di spazialità e di esperienze. Sulla città romana si è sovrapposta quella medievale a cui si è affiancata nel tempo, con qualche salto e molti incastri, quella rinascimentale, poi quella barocca, poi ancora quella neoclassica e postunitaria con addizioni che hanno sempre ricercato al tempo stesso distinzione e relazione, attraverso una continua azione di interazione del nuovo e riscrittura dell’esistente.

A partire da questa logica di sempre la Como razionalista di Giuseppe Terragni è un esempio ancora molto efficace di come attuare la rigenerazione urbana attraverso l’architettura per la sua capacità di innestarsi nei tessuti preesistenti attivando connessioni decisive, offrendo alla comunità nuove polarità e nuovi spazi aggregativi. Molti sono gli esempi che hanno caratterizzato questa straordinaria dialettica culturale e insediativa, prima fra tutte la Casa del Fascio alle spalle della Cattedrale nel rapporto con il centro storico. Le distanze culturali del progetto con la realtà sedimentata si compongono qui come sempre con le continuità fisiche, visive e percettive con la struttura preesistente.

Questa idea di lavoro per progettualità che si integrano nella morfologia rianimando continuamente le relazioni umane attraverso le città è un’eredità peculiare dell’Italia, sono i cromosomi di un DNA ancora presente che va riconosciuto e recuperato come riferimento per il futuro.

Se riscopriamo questo carattere come fatto fondativo dobbiamo allora metterci nelle condizioni di intervenire ancora con quelle logiche. Nella stagione che ci aspetta non sarà quindi più sufficiente disegnare i Piani anche di ultima generazione che promettono di affrontare il tema del Climate change e di fermare il consumo di suolo con strategie di rinaturazione e rigenerazione urbana attraverso regole, incentivi e indicazioni. I progetti dovranno nuovamente articolarsi nello spazio urbano come architetture delle relazioni in dialogo con le preesistenze fisiche e come interpreti della società civile. Potranno essere così simboli collettivi e condivisi di una rinnovata (ma antica) idea di città. Per fare questo sarà necessario collegare il progetto urbano con la pianificazione urbanistica e impostare una rigenerazione strategica che rilanci di nuovo l’attitudine di sempre del nostro Paese. Solo così, con una prefigurazione di ridisegno delle relazioni attraverso la città si potrà realizzare un sistema intelligente di nuove architetture per la comunità intorno a cui riordinare la mobilità sostenibile e aggregare le densità necessarie di nuovi tessuti. Sarà necessario superare l’antagonismo senza più senso tra piano e progetto e definire una matrice coordinata di intervento dove la prefigurazione architettonica delle soluzioni possibili divenga strumento di comprensione delle potenzialità dei luoghi e stimolo alla partecipazione da intendersi come coprogettazione. Il progetto urbano attraverso l’architettura, come sintesi dei processi di condivisione nella sue dichiarate, comprensibili e verificabili configurazioni, sarà allora la base per un nuovo affidabile patto di lavoro sulla rigenerazione tra Pubbliche Amministrazioni, investitori e popolazione.

 

Fonti:

E. N. ROGERS, Esperienza dell’architettura, Einaudi, Torino 1958

Il Cuore della città a cura di E. N. ROGERS, J. L. SERT, J. TYRWHITT, Milano Hoepli Editore 1954, CIAM Bergamo 1949

D. COSTI, Architettura delle Relazioni. Note, LetteraVentidue, Siracusa 2023

E. MANTERO, Giuseppe Terragni e la città del razionalismo italiano, edizioni Dedalo, Bari 1969

M. MOSCATELLI, La misura urbana di Giuseppe Terragni, LetteraVentidue, Siracusa, 2022

D. COSTI, Designing the City of People 4.0. Reflections on strategic and sustainable urban design after Covid-19 pandemic, Springer, Berlin 2022 in Italiano Diario-Manifesto per la città delle persone 4.0 per LetteraVentidue 2023

Dario Costi
di Dario Costi

Architetto, Professore, Progettista

Dario Costi, architetto Phd è professore ordinario in progettazione architettonica e urbana presso l’Università di Parma. Direttore della Serie The City Project per Springer Berlin e di altre collane editoriali, scrive per la Scuola Nazionale di Amministrazione le Linee guida per la Rigenerazione Urbana in Italia, è consulente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per il Piano Casa Italia e Direttore del Laboratorio Smart City 4.0 Sustainable LAB promosso dalla Regione Emilia Romagna. Si occupa dell’integrazione possibile tra progetto urbano, rinaturazione delle città e innovazione tecnologica attraverso l’architettura sia in ambito di ricerca applicata che sul piano professionale grazie allo Studio MC2AA con cui lavora prevalentemente sui temi della rigenerazione, dell’edificio e dello spazio pubblico, del social housing, della transizione degli insediamenti industriali verso il modello degli Smart Eco-District. d.costi@mc2aa.it

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