Intervento

L'ARCHITETTURA VISTA DA LPP/1

Con questo articolo, Luigi Prestinenza Puglisi avvia la sua rubrica settimanale su Diario DIAC. Un grazie sentito a lui per questa preziosa collaborazione ritrovata che ci aiuta a capire meglio cosa vogliamo essere (g.s.).

Quale è lo stato di salute dell’architettura italiana? Saremmo tentati di rispondere che è buono. Ci sono, infatti, numerosi studi di progettazione che realizzano edifici piacevoli, raffinati e anche sofisticati. Lavorano un po’ in quasi tutte le regioni della Penisola con risultati notevoli. Assistiamo al fiorire di opere in Puglia, in Sicilia, nel Trentino Alto Adige, nel Veneto. E poi c’è Milano, una delle capitali dell’architettura europea.

Si tratta di belle costruzioni, ma difficilmente di capolavori. Spesso gli edifici sono molto simili tra loro. Sono caratterizzati da ampie vetrate, da materiali naturali, dal disegno sicuro e raffinato dei dettagli. Alcuni parlano di taglio sartoriale. Altri di artigianalità. Pochi di poesia.

Ecco il punto. Il gioco delle forme sembra spesso ridursi a una semplice questione di stile, a una ricerca di valore aggiunto per meglio piazzare il bene sul mercato.

Il recente libro scritto a quattro mani da un appassionato architetto, Gianluca Peluffo, e da un non meno appassionato critico, Valerio Paolo Mosco, denuncia tale condizione cercando di individuare una via di uscita a partire da una rigorosa autoanalisi. Ovviamente, come rigorose possono essere le autoanalisi di un architetto e di un critico di architettura.

Lo fa a partire dal titolo: Spazi, corpi, figure.

Viviamo un momento storico in cui il nesso tra sviluppo economico e sostenibilità sembra entrato in crisi. Prima le critiche al Green Deal dell’Unione Europea che sono venute da ampi settori delle rappresentanze dell’economia e da una parte politica (la destra ma anche lo stesso Partito Popolare Europeo), poi soprattutto con l’accelerazione seguita all’elezione di Trump in Usa. Ma siccome i fatti hanno la testa dura e la crisi climatica, il consumo eccessivo delle risorse naturali e l’impatto ambientale delle attività umane richiedono azioni concrete, e le imprese ne sono sempre più consapevoli e sanno quanto il loro approccio pesi e conti anche la reputation, i comportamenti reali non sembrano seguire questa apparente onda di riflusso. O almeno ci sono importanti segnali che vanno in questa direzione. Un caso emblematico può diventare nel delicatissimo settore delle infrastrutture, la recente definizione di una prassi di riferimento UNI/PdR 172 “Cantiere sostenibile per le opere infrastrutturali – Strategie, indicatori e buone pratiche”, messa a punto in collaborazione con AIS (Associazione Infrastrutture Sostenibili): un passo molto importante nella direzione della trasformazione ecologica del settore delle costruzioni.

Il tema del Passaporto Digitale del Prodotto, o Digital Product Passport, noto anche come DPP, inizia a essere trattato anche nella pubblicistica di settore, oltre che nella letteratura specialistica. Esso è restituito, però, specialmente nella veste più convenzionale di dispositivo di condivisione selettiva lungo la catena di fornitura di strutture normalizzate di dati.

Questa finalità è stata resa esplicita orizzontalmente dal regolamento Ue 2024/1781 e verticalmente dal regolamento Ue 2024/3110 ed è prevista dalle Nazioni Unite (UNECE) in termini complementari a quelli comunitari, anche attraverso la redazione di una apposita norma ISO, a cui contribuiscono significativamente e ovviamente anche delegati di paesi extraeuropei, come, tra gli altri, la Repubblica Popolare Cinese, a testimonianza della portata globale del tema.

USATO SOLO IL 9% DEI RICAVI ETS

L’Italia spende poco e male i fondi per il clima. L’allarme arriva dal think tank Ecco che, ieri, ha presentato uno studio per monitorare le rendicontazioni pubbliche presentate dall’Italia alla Commissione Europea tra il 2014 e il 2024 e capire come vengono utilizzati i proventi generati dalle aste dell’Eu Emissions Trading System (Eu Ets), il sistema europeo per lo scambio di quote di emissione di gas serra introdotto nel 2005 che stabilisce un prezzo alle emissioni di CO2 mediante l’attribuzione di permessi ad emettere che diminuiscono nel tempo.

Due eventi, recentemente organizzati a Roma e a Brescia, sulla digitalizzazione del settore delle costruzioni, a partire dalla Gestione Informativa Digitale per finire con l’Intelligenza Artificiale, permettono di iniziare a ragionare, nel 2025, su quale equilibrio di visione si possa traguardare per il 2030.

Da un lato, infatti, si è ormai esaurita l’onda lunga mediatica del cosiddetto BIM, anche se una serie di acronimi e di locuzioni addizionali, come, in primo luogo, Digital Twin, cercano di protrarne l’effetto; da un altro canto, si è in piena foga per la AI, o IA che dir si voglia, con tutte i portati immaginabili.

Il riordino complessivo del testo unico dell’edilizia privata (Dlgs 380/2001) è, come ben noto, oggetto correntemente di modifiche e di un ampio dibattito intorno alla sua revisione per diversi motivi.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha, peraltro, recentemente promosso una consultazione pubblica inerente alla semplificazione in materia.
Entro questo contesto si situa la digitalizzazione dei processi autorizzativi attinenti al rilascio dei titoli abilitativi.

Questa tematica è pure all’attenzione della commissione europea che, sotto la dizione generale di Digital Building Permit (DBP), l’ha introdotta nelle proprie strategie dedicate al settore dell’ambiente costruito (Transition Pathway for Construction) e che intende utilizzarla entro il programma rivolto a “housing supply by reducing building costs and improving productivity”.

Un recente documento emesso dal Ministero Federale Tedesco (BMDV), intitolato Regelwerksanpassung an BIM: Praxisdokument Version 1.0, cioè adeguamento delle normative al BIM, dedicato alla digitalizzazione delle infrastrutture stradali e autostradali federali, parte di una serie più ampia riconducibile a una strategia, illustra una iniziativa mirata, per lo specifico argomento, a incrementare, appunto, strategicamente e gradualmente le prestazioni dei soggetti coinvolti.

Il documento è curato dal Prof. Markus Köenig, della Ruhr Universität di Bochum (RUB), il massimo esperto di digitalizzazione nel settore della Repubblica Federale tedesca. La finalità ultima dell’iniziativa, che si pone in un contesto che vede la Germania impegnata in un vasto programma di risanamento e di ricostruzione di strade, viadotti e gallerie, è incentrata, in definitiva, sulla gestione del ciclo di vita dell’infrastruttura in condizioni di minore disponibilità di risorse umane, a causa, tra le altre cose, dell’inverno demografico.

Med & Italian Energy Report

In Europa la riduzione della dipendenza energetica è centrale per poter affrontare i temi della competitività e della crescita. In Italia, grazie allo sviluppo delle fonti rinnovabili, si registra un calo della dipendenza, pur restando con una percentuale sopra la media europea. A scattare la fotografia è la sesta edizione dell’analisi Med & Italian Energy Report. Il rapporto, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia tra Srm, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, e l’Esl@energycenter Lab del Politecnico di Torino, presentato il 28 gennaio nel corso di una iniziativa al Parlamento europeo.

il comunicato del presidente

Che Anac non abbia del tutto apprezzato i contenuti del correttivo lo si evince da diversi aspetti. Primo fra tutti il fatto che poco dopo la pubblicazione del Dlgs  209/2024, l’Autorità abbia subito tenuto a ricordare a tutto il panorama della contrattualistica pubblica che lei conserva il potere di adottare linee guida, anche vincolanti, per la corretta regolazione del sistema.

Il correttivo al codice degli appalti (decreto Legislativo 31 dicembre 2024, n. 209) introduce, all’art. 82 del codice 36/2023 l’articolo 82-bis, dedicato all’accordo di collaborazione. Questo accordo plurilaterale dalle origini anglosassoni, pur non sostituendo i contratti pubblici correlati né integrandone i contenuti, nel Regno Unito, ad esempio, ha presentato, negli scorsi anni, una certa prossimità al BIM (Building Information Modelling), dal codice meglio rivisitato nell’ambito della Gestione Informativa Digitale, specialmente a opera della School of Construction Law del King’s College. Il tema era stato poi, recentemente, trasferito nel contesto italiano dal lombardo Centro Interateneo CCLM (Centre of Construction Law and Management), nell’ottica dell’Alliancing.

Il ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti solleva interrogativi sulle implicazioni future di un possibile aumento delle tensioni commerciali al livello globale. L’Agenda 47, il programma economico e politico di Donald Trump per il suo secondo mandato, ha come pilastro il ritorno a politiche commerciali protezionistiche, che prevedono l’innalzamento delle tariffe doganali per incentivare la produzione interna e ridurre il deficit commerciale. In un contesto in cui l’Unione Europea è tra i principali partner degli Stati Uniti, le nuove misure tariffarie rischiano di ridurre la competitività delle esportazioni europee verso il mercato americano, aumentando i costi e scoraggiando gli scambi bilaterali. In questo intervento, cercheremo di quantificare l’esposizione delle merci europee e italiane verso il mercato statunitense e di individuare i settori più a rischio.

LA SENTENZA DEL TAR LIGURIA

La controversia analizzata dal tribunale di Genova riguardava l’applicazione della proroga delle concessioni demaniali marittime introdotta dal legislatore, estesa fino al 2027. La ricorrente sosteneva che le recenti modifiche normative e alcune interpretazioni giurisprudenziali avessero inciso sui principi stabiliti dall’Adunanza Plenaria, giustificando così la legittimità della proroga. Tuttavia, il TAR ha respinto tali argomentazioni, sottolineando come le “sopravvenienze” invocate non siano sufficienti a superare i principi consolidati.

UN'ANALISI DELLE CAUSE

Il settore delle costruzioni non è più il motore dell’economia mondiale, e la ragione è la crisi del suo mercato più rappresentativo, quello residenziale. Si tratta di una crisi prolungata e diffusa; basti dire che nell’ultimo biennio quasi la metà dei paesi ha registrato una flessione degli investimenti abitativi, con numeri eccezionali in Nord Europa, Germania, Francia, Stati Uniti, Canada e Cina. Le cause sono molteplici, tra cui sovraproduzione, aumento del costo del credito, crollo del mercato immobiliare, esaurimento dei generosi incentivi pubblici per la riqualificazione energetica. Ma il fattore più significativo, in dimensione e portata, è sicuramente la crisi del mercato residenziale cinese, con implicazioni che travalicano l’ambito settoriale specifico e che coinvolgono molteplici aspetti dell’economia mondiale, dai corsi delle commodity, alla crescita del commercio internazionale. Sullo scenario di medio-breve termine, inoltre, incombe lo spettro del nuovo corso presidenziale di Donald Trump, che propone un mix di politiche espansionistiche e protezionistiche, con implicazioni sul settore delle costruzioni e sullo scenario macroeconomico internazionale.

AL MOMENTO NIENTE PROROGA

Mentre l’attenzione di tutti è concentrata sullo schema di correttivo e sulle modifiche a cui porterà nel prossimo futuro, si sta avvicinando la fine del periodo transitorio disposto dall’ANAC lo scorso giugno per accompagnare le stazioni appaltanti nel processo di piena digitalizzazione dei contratti pubblici a mezzo dell’utilizzo delle piattaforme di approvvigionamento digitale.

A meno di ulteriori proroghe, infatti, il prossimo 31 dicembre scade la proroga prevista dal Comunicato del Presidente ANAC del 28 giugno 2024, con cui, appunto, è stato prorogato alla suddetta data l’originario termine fissato al 30 giugno per l’utilizzo della Piattaforma PCP dell’Autorità a mezzo l’accesso diretto invece che attraverso le Piattaforme Digitali di Approvvigionamento (PAD) esclusivamente in interoperabilità attraverso la Piattaforma Digitale Nazionale dei Dati (PDND).

Oggi, per molte città italiane, il prelievo fiscale immobiliare è inferiore di quanto dovrebbe essere, per altrettante è superiore. Di conseguenza, per citarne solo alcuni, in comuni come Milano, Venezia, Bolzano, Napoli, il gettito erariale e i tributi locali sono fortemente sottodimensionati. In altre realtà locali quali, sempre ad esempio, Vercelli, Biella, Pordenone, Padova, sono pagate più tasse di quanto spetterebbe in realtà ai relativi proprietari immobiliari. Se il tutto, naturalmente, fosse realmente commisurato alla ricchezza immobiliare effettiva e non, come oggi, alle distorsioni causate da una Catasto arretrato.

Quattro mesi fa ho avuto l’onore di essere ospitato sul primo numero del DIAC con un contributo che faceva un punto sul rinnovamento (energetico e non solo) degli edifici in Italia. Era stato pubblicato da poco l’ennesimo decreto, il “blocca cessioni”, che aveva posto nuovi gravi ostacoli all’ordinato funzionamento del mercato con pesanti limitazioni retroattive alla possibilità di liquidare i crediti d’imposta. Segnali preoccupanti di imminente declino delle attività di riqualificazione, causato dall’esaurimento degli incentivi e dalla sfiducia indotta nel settore da anni di instabilità (ostilità) normativa, si accompagnavano alla mancanza di interesse mostrata dall’Esecutivo ad affrontare la tematica, sottolineata dal mancato coinvolgimento dei portatori d’interesse per l’approfondimento del disegno di nuove misure valide per il futuro.

Quattro mesi dopo: il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) è stato aggiornato dal Governo in carica, senza significative variazioni per quel che riguarda il settore degli immobili. La nuova presidenza della Commissione europea ha mostrato di voler mantenere una sostanziale continuità nell’attuazione del Green Deal, chiaramente illustrata nelle lettere di incarico ai commissari designati: “Mi aspetto che tutti voi contribuiate al conseguimento dei nostri obiettivi climatici concordati, in particolare quelli fissati per il 2030 e l’obiettivo della neutralità climatica per il 2050”.

il dominio degli incentivi ai privati

Interessante l’editoriale di Angelo Vaccariello su Il Riformista del 9 ottobre. Il sottotitolo dell’articolo non lascia spazio alle interpretazioni: “Tanti fondi, pochi risultati: la solita Italia fallisce la prova del Pnrr”.

Questo tema si può affrontare da diversi punti di vista. Il primo, e direi più interessante, fa riferimento alla qualità degli interventi. Si tratta di un Fondo per il rilancio di medio-lungo periodo che, giustamente ed efficacemente, si sarebbe dovuto affiancare a riforme di sistema legate a norme e funzionamenti della PA. Insomma, non era tanto importante l’effetto di impatto della spesa sulle dinamiche di breve periodo quanto l’innovazione e l’efficienza strutturale che avrebbe generato in seguito agli Investimenti e alle Riforme.

In un’edizione recente di Diario Diac è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica la suddivisione della significativa dote economica destinata alla Rigenerazione Urbana dalla Regione Campania. Scorrendo l’elenco degli interventi emergeva la logica frammentaria e disorganica delle scelte e la mancanza di una strategia d’insieme. Campetti da calcio e piccoli interventi senza la capacità di generare alcun effetto sistemico.

Per chi studia e progetta la rigenerazione, questo recente episodio è la conferma della mancata comprensione del suo significato potenziale e la tattica elusione degli obiettivi alti che essa delinea e propone.

Durante la presentazione dell’ultimo rapporto sulla competitività della UE, Mario Draghi si è soffermato sul tema della produttività, indicando nella sua scarsa crescita uno dei principali fattori in grado di frenare lo sviluppo economico dell’Unione Europea. Se si entra nel dettaglio dei singoli Paesi, emerge tuttavia un contesto caratterizzato da spiccate differenze territoriali. In Italia, la crescita della produttività (intesa come produttività totale dei fattori) ha sempre rappresentato una delle componenti meno dinamiche del PIL. Nei dodici anni precedenti la crisi finanziaria (1995-2007) il contributo maggiore alla crescita era arrivato dalle dinamiche demografiche e dall’espansione del tasso di occupazione, mentre il contributo della produttività era stato marginale.

L’eccezionale crescita demografica dell’Africa sta determinando una ancor più eccezionale crescita delle città africane che nei prossimi venti anni aumenteranno di 500 milioni di abitanti, è in gioco il cambiamento del modello di sviluppo del continente.

Abbiamo visto in un precedente intervento che nei prossimi dieci anni (2024-2034) la popolazione africana crescerà di 360 milioni di abitanti e che nei successivi dieci, dal 2034 al 2044, crescerà di altri 340 milioni.  Questa crescita è però diversa da quella del passato, non solo per i numeri ma per l’impatto che si sta registrando sulle città africane e in particolare sulle grandi città africane. L’Africa si sta urbanizzando (e infrastrutturando). Ancora all’inizio degli anni 2000 la popolazione urbanizzata in Africa era il 34,4% della popolazione, nel 2020 è il 42,6% e nel 2035 avverrà il sorpasso.

IL LABIRINTO OSCURO DELL'EDILIZIA / 22

di Salvatore Di Bacco

Il MIT ha pubblicato in data 31 gennaio 2025 un comunicato con ha reso  nota la volontà  di  avviare l’acquisizione di contributi da enti, operatori e soggetti coinvolti a vario titolo, indicando 20 temi prioritari che costituiranno la base di partenza per l’elaborazione della delega per la revisione del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. A tal fine, è stata predisposta una piattaforma dedicata alla raccolta delle proposte da parte degli operatori del settore. Era stata indicata la data ultima del 21 febbraio poi prorogata al 28 per la presentazione di osservazioni, criticità e possibili soluzioni che gli stakeholders potevano indicare.

I motivi della riforma

La disciplina delle attività edilizie è stata oggetto negli ultimi anni di una serie di interventi da parte del legislatore.

Si è trattato in prevalenza di modifiche puntuali alla disciplina, finalizzate alla liberalizzazione di talune fattispecie di intervento e all’introduzione di semplificazioni procedimentali, che  a volte  hanno prodotto effetti opposti, incidendo su molti princìpi cardine della disciplina.

Si è trattato in genere di provvedimenti di urgenza, finalizzati per lo più a stimolare l’iniziativa imprenditoriale nel settore dell’edilizia, duramente colpito dalla pesantissima crisi economica degli ultimi anni.

Le recenti riforme emergenziali hanno peraltro destabilizzato l’impianto complessivo della disciplina dell’edilizia, determinando notevoli problematiche interpretative ed applicative, rendendo ormai improcrastinabile l’esigenza di procedere ad un riordino ed aggiornamento complessivo ed organico di tutto il complesso delle disposizioni che regolano l’attività edilizia, non solo in funzione di una più efficace azione amministrativa, ma anche e soprattutto al fine di supportare i processi di pianificazione e gli investimenti prioritariamente orientati alla rigenerazione urbana e al contenimento del consumo di suolo.

L'intervento

L'ARCHITETTURA VISTA DA LPP/1

di Luigi Prestinenza Puglisi

L’architettura non è solo l’esperienza di spazi e di vuoti, ma anche il coraggio di mettere in mostra figure e arie di famiglia

Con questo articolo, Luigi Prestinenza Puglisi avvia la sua rubrica settimanale su Diario DIAC. Un grazie sentito a lui per questa preziosa collaborazione ritrovata che ci aiuta a capire meglio cosa vogliamo essere (g.s.).

Quale è lo stato di salute dell’architettura italiana? Saremmo tentati di rispondere che è buono. Ci sono, infatti, numerosi studi di progettazione che realizzano edifici piacevoli, raffinati e anche sofisticati. Lavorano un po’ in quasi tutte le regioni della Penisola con risultati notevoli. Assistiamo al fiorire di opere in Puglia, in Sicilia, nel Trentino Alto Adige, nel Veneto. E poi c’è Milano, una delle capitali dell’architettura europea.

Si tratta di belle costruzioni, ma difficilmente di capolavori. Spesso gli edifici sono molto simili tra loro. Sono caratterizzati da ampie vetrate, da materiali naturali, dal disegno sicuro e raffinato dei dettagli. Alcuni parlano di taglio sartoriale. Altri di artigianalità. Pochi di poesia.

Ecco il punto. Il gioco delle forme sembra spesso ridursi a una semplice questione di stile, a una ricerca di valore aggiunto per meglio piazzare il bene sul mercato.

Il recente libro scritto a quattro mani da un appassionato architetto, Gianluca Peluffo, e da un non meno appassionato critico, Valerio Paolo Mosco, denuncia tale condizione cercando di individuare una via di uscita a partire da una rigorosa autoanalisi. Ovviamente, come rigorose possono essere le autoanalisi di un architetto e di un critico di architettura.

Lo fa a partire dal titolo: Spazi, corpi, figure.

L'intervento

di Angelo Ciribini

Il decreto legislativo 36/2023 pone implicitamente alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti, in materia di Gestione Informativa Digitale (GID) una vera e propria questione esistenziale, di natura identitaria, la cui incomprensione sta iniziando a causare una molteplicità di fraintendimenti e di criticità. La questione consiste, appunto, nella ridefinizione dell’identità del versante della domanda pubblica e, in particolare, del committente pubblico.

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