IL XXI° RAPPORTO
Antigone: il 62,1% delle carceri ha spazi detentivi non usati e inagibili
Secondo l’associazione presieduta da Patrizio Gonnella, “emerge l’urgenza di ripensare l’uso degli spazi carcerari non solo in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi”. E il piano di edilizia penitenziaria portato avanti dal governo con il commissario Marco Doglio arranca: ben 32 milioni serviranno per creare solo 384 posti letto in nuovi prefabbricati. Ma la qualità degli spazi sarà ancora peggiore e andrà a discapito di aree lavorative, sportive e culturali degli istituti.
Basta leggere il titolo del XXI° rapporto dell’associazione Antigone per capire che aria tira: “Senza respiro”. Le condizioni delle carceri italiane non solo non migliorano ma, al contrario, continuano a sconfinare ogni limite di degrado. Il sovraffollamento è il macro problema che raccoglie tutti gli altri e che riguarda sia i detenuti sia gli operatori penitenziari che lavorano negli istituti. In numeri, la fotografia del problema recita, al 30 aprile 2025, 62.445 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 51.280 posti. “Ma considerando i posti non disponibili (oltre 4.000), il tasso reale di affollamento è del 133%, con circa 16.000 persone che non hanno un posto regolamentare”, spiega Antigone. Guardando agli istituti, “58 carceri su 189 hanno un tasso di sovraffollamento superiore al 150%. Gli istituti più affollati al momento sono Milano San Vittore (220%), seguito da Foggia (212%) e Lucca (205%). In tutti e tre i casi ci sono più del doppio delle persone che quelle carceri potrebbero e dovrebbero contenere”.
Inevitabile, allora, pensare anzitutto al tema dell’edilizia penitenziaria. Su cui nell’ultimo anno il governo Meloni ha apposto la figura del commissario straordinario affidando l’incarico a Marco Doglio, perseguendo l’idea che solo con nuovi posti di detenzione è possibile risolvere l’annoso problema. Eppure, si veda in coda l’articolo scritto su Diac, nell’ultimo mese già la Corte dei Conti aveva messo nero su bianco i moniti al lavoro del commissario straordinario. Che, nel frattempo, ha stanziato ben 32 su 250 milioni “sono stati stanziati per creare 384 posti letto, divisi in 16 blocchi detentivi di calcestruzzo da destinare a nove istituti penitenziari distribuiti su tutta la penisola”. E ogni modulo – fa notare Antigone – “ospiterà quattro detenuti in camere di una superficie complessiva di circa 30 mq. Tenendo conto degli spazi occupati da bagno, letti a castello, tavolo fisso e arredi di sicurezza, lo spazio abitabile netto residuo risulta essere di circa 20,5 mq complessivi, ossia poco più di 5 mq a persona”. Insomma, spazi non regolamentari eppure così pianificati.
Tale situazione si andrebbe così a sommare a un quadro già critico, per usare un eufemismo. Visto che, spiega l’associazione nel rapporto, “le visite dell’Osservatorio di Antigone fatte nel corso del 2024 hanno portato alla luce il fatto che tali standard minimi di vivibilità non sono assicurati ovunque: nel 31,6% dei casi c’erano celle in cui non erano stati garantiti nemmeno i 3 mq calpestabili a persona; nel 45,3% degli istituti visitati abbiamo visto celle in cui non era disponibile acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno; nel 55,8% dei casi celle in cui non era presente la doccia; mentre ben 59 istituti di pena, pari al 62,1% del totale, presentavano spazi detentivi non in uso per ristrutturazione e inagibilità”.

Quanto agli spazi comuni, poco cambia. “Nel 2024 erano ancora 40 gli istituti in Italia ad avere una biblioteca non accessibile come spazio comune, 20 a non avere uno spazio dedicato alle lavorazioni; in 12 istituti c’erano sezioni detentive senza spazi per la socialità, mentre nel 72% dei casi (67 istituti) non erano presenti spazi esclusivamente dedicati al culto per i detenuti non cattolici. Sempre secondo i dati forniti dall’Osservatorio, sarebbero 39 gli istituti ad avere spazi comuni interni o esterni non in uso per inagibilità o per ristrutturazione; più del 22% delle strutture visitate non era dotato di un’area verde per i colloqui estivi, mentre in 20 istituti i detenuti non avevano accesso settimanalmente alla palestra”.
Insomma, nulla è cambiato. Anzi, tutto continua a peggiorare inesorabilmente. Per Antigone, gli spazi carcerari vanno ripensati sia in termini qualitativi, culturali. Basti osservare il fronte degli spazi per l’affettività su cui ad aprile il Dap ha emanato per la prima volta delle linee guida rispondendo a un’esigenza storica. Per Antigone, “solo attraverso un uso più consapevole delle strutture disponibili, agendo sulle strutture (anche sociali) – e non solo sulle infrastrutture -, sarà possibile avvicinare il carcere alla sua finalità costituzionale di rieducazione”. Per il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella, “il sistema penitenziario deve tornare a respirare, altrimenti rischia una pericolosissima implosione”. Per ora, invece, resta tutto in apnea ma il carcere è specchio della società, ecco perché sono problemi che riguardano tutti noi.