L'altolà di Ance, Legacoop e Cna

“Le casse edili non si toccano, senza non c’è equivalenza contrattuale. Calderone lo metta in CHIARO”

La notizia del colpo di spugna sulla norma del correttivo in materia  di tutele rafforzate delle Casse edili coglie di sorpresa le associazioni delle imprese.  Ora, una parola chiara la dovranno dire le linee guida che il ministero del Lavoro dovrà varare entro i prossimi 90 giorni. Il punto fermo è che le casse edili costituiscono un criterio imprescindibile sul tema dell’equivalenza contrattuale nei bandi di gara. Va scongiurato il rischio di aprire la strada a contratti al ribasso e vanno respinti gli attacchi al sistema di bilateralità

08 Gen 2025 di Maria Cristina Carlini

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“Le casse edili non si toccano, senza non c’è equivalenza contrattuale. Calderone lo metta in CHIARO”

L’allerta è alta anche se, almeno per il momento, prevale una posizione d’attesa improntata, però, ad un’assoluta fermezza: nell’applicazione del contratto di lavoro agli addetti degli appalti pubblici, il sistema delle casse edili va difeso e salvaguardato e questo andrà messo, nero su bianco, nelle linee guida sul tema delicato, cruciale e ampiamente dibattuto dell’equivalenza contrattuale che il ministero del Lavoro è chiamato a varare entro 90 giorni. E’ questa la reazione a caldo, se pur con diverse leggere sfumature, che si raccoglie tra le associazioni imprenditoriali dell’edilizia alla notizia riportata da Diac Diario sul colpo di spugna che ha cancellato nel testo del provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale la norma – contenuta del comma 6 dell’articolo 4 dell’allegato I.01 del correttivo degli appalti – sulla tutela rafforzata delle Casse edili. Insomma, va sventato qualsiasi tentativo, se ve ne fosse, di allargare le maglie dando spazio a nuovi contratti al ribasso.

A ribadire con forza la centralità delle casse edili quale principio inderogabile nella definizione dell’equivalenza contrattuale, è la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. “E’ un po’ difficile avere un’idea compiuta. Da un lato, e lo constatiamo con soddisfazione, vediamo che nel correttivo viene ribadita l’importanza e l’obbligatorietà della nostra bilateralità; dall’altro, c’è questo comma che è sparito e che chiariva che sul tema delle casse edili non poteva esserci equivalenza: la mancata iscrizione alle casse edili dà luogo a scostamenti importanti e non marginali” ai fini della valurazione delle stazioni appaltanti.

“Non abbiamo idea del perchè questo comma sia sparito. Ma visto che è stata ribadita dappertutto la centralità delle casse edili , spetterà ora al ministero del Lavoro un chiarimento definitivo che non lasci nessuna ambiguità sul campo. Io non ho ancora avuto modo di sentire il ministero del Lavoro, lo farò nei prossimi giorni. Potremmo pensare  – argomenta Brancaccio – che questo comma possa essere stato considerato pleonastico e ridondante. Ma se così non fosse, se ci fosse un altro intento, l’averlo cassato aprirebbe la strada a un’equivalenza contrattuale che non può essere in nessun modo consentita. Diamo per scontato che sia ribadita e confermata la centralità della bilateralità. Altrimenti , significherebbe aprire un varco molto pericoloso dando le tutele dei lavoratori in mano a soggetti privati che non hanno le caratteristiche della mutualità, cioè quelle di valere per tutti”, avverte Brancaccio. Tanto più che “assistiamo, in quest’ultimo periodo, a tentativi di assalto senza precedenti a questo sistema”, denuncia, ancora una volta, la presidente di Ance.  “Il tema dell’equivalenza contrattuale è fondamentale e non si può prescindere dal sistema della bilateralità. Il ministro del Lavoro Calderone ha sempre rassicurato su questo e, se nel decreto del ministero non ci dovesse essere questa riconferma, è come se smentisse se stesso. Non ci deve essere alcun dubbio”.

Levata di scudi a difesa delle casse edili anche dal mondo delle cooperative. “È stata una vera e propria sorpresa scoprire dal testo del Decreto correttivo pubblicato sulla Gazzetta ufficiale la scomparsa delle Casse Edili dai criteri che definiscono l’equivalenza di un CCNL rispetto a quello di riferimento da individuare nei bandi di gara”, dichiara Andrea Laguardia, vicepresidente vicario di Legacoop Produzione e Servizi. “Non è l’unico errore contenuto nel testo. Serve – chiede –  un ulteriore intervento urgente di modifica, altrimenti non possiamo che considerare intenzionale la decisione di rendere più libera la scelta dei contratti da applicare nei bandi per i lavori pubblici, dando spazio al dumping contrattuale a discapito dei lavoratori. Inoltre le Casse Edili rappresentano un modello da valorizzare, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro: penalizzarle in questo modo è un errore grave”.

Chiedono chiarezza anche le imprese artigiane. Per il responsabile di Cna Costruzioni, Riccardo Masini, il correttivo presenta un aspetto positivo: “fa chiarezza stabilendo che i contratti identificati con il codice alfanumerico F12, F15 e F16 sono equivalenti”, sottolinea riferendosi a tre contratti firmati dai sindacati con l’Ance, con le associazioni artigiane e con Confapi. Questo è un punto fermo che non viene, comunque, toccato dalla cancellazione del comma 6. “Forse l’intenzione è quella di demandare alle linee guida che dovrà definire il ministero del lavoro”. Sicuramente, “noi cercheremo di riportare i principi che sono venuti meno nel nuovo testo. Eravamo favorevoli al testo entrato in Consiglio dei ministri. Non vogliamo pensare male, non vogliamo pensare che ci sia un altro motivo. Vogliamo pensare che il ministero abbia ritenuto più opportuno che queste indicazioni siano inserite nelle linee guida piuttosto che nell’articolato. Ma occorre fare chiarezza e al più presto”.

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