IL XIII° RAPPORTO ALTHESYS

Le prime 100 utility italiane fanno 23,5 miliardi di investimenti. Spinta su infrastrutture e digitalizzazione

Grandi numeri, che “mostrano miglioramenti – ha commentato il ceo di Althesys Alessandro Marangoni – specie dal punto di vista operativo e ambientale, ma senza grandi salti di performance”. Anche perché le previsioni sul 2024 individuano sì un leggero progresso ma per l’anno in corso sono ancora caute. Il commissario nazionale per la scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua: “Dalle utility forse oggi manca il concetto di vedere cosa succede a monte del sistema idrico integrato”.

12 Mar 2025 di Mauro Giansante

Condividi:
Le prime 100 utility italiane fanno 23,5 miliardi di investimenti. Spinta su infrastrutture e digitalizzazione

ALESSANDRO MARANGONI CEO ALTHESYS

Le utility italiane crescono e si migliorano. A dirlo è il 13° rapporto stilato dal centro studi Althesys, guidato dall’economista Alessandro Marangoni. Gli investimenti delle prime cento imprese nel 2023 sono cresciuti salendo dell’11,5% a 23,5 miliardi di euro, cioè l’1,1% del Pil italiano. Impiegando, peraltro, poco meno di 180.000 addetti. Grandi numeri, che “mostrano miglioramenti – ha commentato Marangoni – specie dal punto di vista operativo e ambientale, ma senza grandi salti di performance”. Anche perché le previsioni sul 2024 individuano sì un leggero progresso ma per l’anno in corso sono ancora caute. Il percorso delle società che erogano servizi pubblici è, in ogni caso, lungo e composito.

Guardando, ad esempio, agli interventi privilegiati in azienda per favorire questa crescita definita da Marangoni “ragguardevole” troviamo in testa l’ottimizzazione delle attività come digitalizzazione, rafforzamento delle infrastrutture e presidio dei clienti. Le aziende – ha aggiunto il ceo del think tank – sono chiamate dunque a tradurre lo sforzo in risultati che creino valore per tutti gli stakeholder: servizi di qualità a prezzi competitivi per i clienti, miglioramento dell’ambiente, soddisfazione degli azionisti, pubblici e privati. I risultati, soprattutto dal punto di vista operativo e ambientale, mostrano un leggero miglioramento ma, com’e in buona parte fisiologico, senza grandi salti di performance. Energie rinnovabili, economia circolare e nuovi servizi sono le principali aree nelle quali mirano a creare valore per l’Italia”.

Tutti i numeri delle Utility italiane

Andando più nel dettaglio delle performance, vediamo che le 100 maggiori utility operanti in Italia nei comparti dei rifiuti, del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e della distribuzione e vendita del gas hanno prodotto un fatturato aggregato di 223 miliardi di euro nel 2023. Il dato è in calo dopo la crescita dovuta all’aumento anomalo dei prezzi energetici l’anno precedente, ma registra comunque un aumento del 22% in due anni. La redditività del capitale proprio (ROE) delle multiutility, dopo il calo nel 2022, passa dal 5% al 7%, mentre per le imprese idriche dal 5% al 6%. Le aziende del gas crescono dal 9% al 15%, quelle dei rifiuti dal 5% al 9%, mentre per le monoutility elettriche l’indice cala dal 14% al 11%. I risultati delle attività tipiche di produzione ed erogazione dei servizi delle maggiori utility sono in leggero miglioramento ma in modo differenziato. L’indebitamento cala nel 2023, soprattutto per multiutility (-33%) ed elettriche (-21%).

Ancora, le utility elettriche realizzano la maggior parte degli investimenti, circa il 65%, pur in calo rispetto al precedente 69,2%; seguono le multiutility con 23,7%, il sistema idrico integrato con 9,2%, le utility dei rifiuti con 1,6%, e, infine, quelle del gas con 0,6%. La crescita – dice il rapporto di Althesys – si registra in tutti i settori analizzati, il settore idrico segna un +10,7 punti percentuali, seguono energia elettrica (+3,6), multiutility (+3,3), gas (+3,1) e rifiuti (+2,3). Ma anche gli investimenti per le monoutility dei rifiuti, sebbene ancora assai inferiori a quelli degli altri comparti, crescono, con un balzo del 69% rispetto all’anno precedente, pari a circa 145 milioni di euro.

Come spiegato anche da Marangoni, tra gli interventi principali delle aziende ci sono quelli in chiave digitale. L’evoluzione tech è tra i fattori privilegiati nell’impiego di risorse da parte delle aziende, di qui il crescente impegno nella ricerca & sviluppo, il cui ruolo strategico è confermato dalla tendenza verso una progressiva internalizzazione della funzione. Crescono, infatti, le strutture interne dedicate, presenti nel 65% delle aziende, contro il 63% del 2022. Gli investimenti annui in ricerca e innovazione ammontano in media al 3% del fatturato. Inoltre, si legge dal rapporto, i progetti innovativi avviati nell’anno crescono del 33%, mentre quelli conclusi nello stesso periodo più che raddoppiano. Si diceva della digitalizzazione: l’83% delle imprese adotta soluzioni avanzate per l’ottimizzazione dei processi e la gestione dei dati, migliorando il risultato della precedente edizione di quattro punti percentuali, mentre il 44% utilizza tool digitali per le attività di manutenzione (droni, robot, realtà aumentata, AI, etc.) segnando una crescita di due punti percentuali rispetto al 2022.

Quanto alla fornitura vera e propria di servizi ai clienti, per l’analisi Althesys vediamo che queste attività “sono in leggero miglioramento ma in modo differenziato tra i vari settori”. Nell’energia elettrica, per esempio, le performance mostrano un lieve miglioramento, sebbene con andamenti eterogenei. I tempi medi di esecuzione per le prestazioni sulla rete di bassa tensione e per il ripristino della fornitura a seguito di guasto del gruppo di misura rimangono stabili. Al contrario, la percentuale di attivazioni della fornitura conformi agli standard richiesti, diminuisce dal 99% al 92%, pur con un notevole calo del tempo medio di esecuzione, da 1,6 giorni ad uno solo. Sul gas, Althesys rileva una marcata riduzione delle interruzioni, sia per durata media per cliente (da 14,8 a 8,9 minuti) sia di frequenza (da 0,6 a 0,5). Parallelamente, rimane stabile il dato della percentuale di rispetto della fascia di puntualità nelle chiamate di pronto intervento.

Invece, sul fronte idrico, le aziende interessate presentano un dato medio delle perdite idriche lineari, in discesa del 3,9%, passando da 12,9 a 12,4 mc/km/gg, mentre il tasso di superamento dei limiti nei campioni di acqua reflua scaricata si mantiene elevato (9,2%), risultando in media inadeguato rispetto agli standard Arera. La depurazione rimane una delle aree più critiche del sistema idrico in Italia, inoltre. Secondo il rapporto, si registra una stabilità della percentuale di utenti connessi ai depuratori, senza segnali significativi di miglioramento. Nei servizi ambientali, infine, si registra un aumento del tasso di raccolta differenziata, che sale dal 70% al 72%, riavvicinandosi ai livelli del 2021, quando era al 73%.

Performance Esg stabili

Venendo al fronte della sostenibilità aziendale, secondo lo studio “è difficile darne un’interpretazione univoca”, in quanto fattore che si riferisce a tante cose. L’andamento generale del comparto, però, sembra suggerire un aumento dell’impegno da parte delle aziende, con miglioramenti non uniformi.  La quota di aziende con certificazioni è sostanzialmente stabile, mentre in materia di diversità e inclusione i risultati sono in agrodolce: la presenza femminile nei consigli di amministrazione diminuisce di un punto (dal 41% al 40%), così come la quota di donne dirigenti cala dal 19% al 17%, tuttavia le imprese con casi di discriminazione interni sono drasticamente diminuite, dal 13% al 5%.

Cresce, poi, la formazione su questi temi: per Althesys, le ore pro-capite aumentano, passando da 20,1 a 22,7. E la tradizione di impegno delle aziende verso il territorio e le comunità si concretizza anche attraverso iniziative e progetti nelle scuole. Si stima che, complessivamente, tali attività raggiungano ogni anno 500.000 studenti, con investimenti pari a 20,6 milioni di euro e l’impiego di 700 dipendenti aziendali.

Il fattore Ricerca e Sviluppo nelle aziende, poi, è sempre più strategico tanto che si assiste ad una progressiva internalizzazione della funzione. Quanto, per esempio, alle strutture il rapporto registra una crescita al 65% delle aziende, contro il 63% del 2022. Parallelamente, si registra un calo nelle collaborazioni esterne che passano dal 79%, nel 2022 al 76% nel 2023. Ugualmente diminuiscono anche le collaborazioni con università e centri di ricerca, presenti nel 78% delle imprese nel 2023, rispetto all’87% nel 2022. In termini di investimenti, annualmente il comparto R&S vede ogni anno risorse pari al 3% del fatturato. Inoltre, i progetti innovativi avviati nell’anno crescono del 33%, mentre quelli conclusi nello stesso periodo più che raddoppiano. Infine, dice il rapporto, “emerge chiaramente una preferenza delle aziende per l’implementazione di tecnologie esistenti rispetto all’innovazione radicale. Questa scelta è probabilmente motivata dall’esigenza di rispettare le tempistiche stringenti previste per i progetti, in particolare quelli legati al Pnrr. In generale, si punta all’efficienza con soluzioni già collaudate.

Ottimismo sul 2024, cautela per il 2025

Ottimi numeri quelli presentati ieri, cui seguono, però, le previsioni sul 2024 e l’anno in corso. Secondo il rapporto di Althesys, realizzato col patrocinio del Mase e di Enea,  le prime indicazioni sull’andamento complessivo mostrano un lieve miglioramento di tutti i comparti, salvo quello energetico. Le indicazioni preliminari delle aziende sui risultati dell’anno scorso sono ottimistiche mentre sul 2025 sono più caute. Il 48% delle rispondenti attende “In miglioramento” il fatturato 2024 e il 7% “In forte miglioramento”, mentre solo il 17% prevede un leggero calo e il resto stabilità. Le attese positive riguardano tutti i comparti salvo quello dell’elettricità dove molte utility prevedono un peggioramento. Le aspettative delle aziende per il 2025 sono più caute, dicevamo, sebbene l’inflazione e la situazione internazionale presumibilmente non permetteranno una crescita significativa. Il 54% degli intervistati si aspetta stabilità del quadro economico e finanziario dell’azienda, mentre il 34% un miglioramento e il restante un calo.

La lista delle aziende premiate

La migliore utility italiana, secondo l’insieme dei parametri del modello di analisi di Top Utility, è l’azienda di Lecco Silea, che si aggiudica il premio Top Utility Assoluto. Della cinquina facevano parte anche Acque, Acque del Chiampo, Iren, Marche Multiservizi. Prima nella categoria Esg è Marche Multiservizi, nelle migliori figurano anche Acque, Alperia, Cap e Cva. Per la Comunicazione si è distinta Aimag (con A2a, Acinque, Edison e Enel). Per Ricerca e Innovazione ha vinto A2A (in cinquina con Acea, Aimag, Iren e Smat). Nella categoria Territorio e Comunità il riconoscimento è andato a Cap (in lizza con Contarina, Iren, Nuove Acque e Publiacqua). Per la voce Competitività ed efficienza il riconoscimento è andato ad Iren (con Acos, Acque, Contarina e Silea). Nella categoria Formare Talenti ha primeggiato Acque del Chiampo (con Dolomiti Energia, Marche Multiservizi, Publiacqua e Silea). Quest’anno, infine, è stata creata una nuova categoria “Progetti scuola” in collaborazione con Utilitalia. Ha vinto Acque, con A2a, Acos, Lario Reti e Savno.

Ricerca, investimenti sulle infrastrutture, lavoro sul territorio: le chiavi secondo i manager dell’energia

“La capacità di creare valore condiviso e di realizzare investimenti infrastrutturali fondamentali per il Paese – ha commentato il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – pongono le utility al centro della transizione ecologica, oltre a confermarne la funzione positiva per lo sviluppo economico. Per affrontare al meglio le sfide del prossimo futuro, che spaziano dalla sicurezza energetica nazionale alla digitalizzazione, fino agli effetti dei cambiamenti climatici sulla risorsa idrica, occorre potenziare il sistema industriale delle utility superando la frammentazione gestionale. In questo modo sarà possibile accelerare ulteriormente sul fronte degli investimenti e migliorare le performance, offrendo ai cittadini servizi di qualità elevata su tutto il territorio nazionale”. Il lavoro delle utility “è strettamente legato ai territori in cui operano, ma non può non essere coerente con gli obiettivi globali. Guardando al futuro, è fondamentale concentrarsi sulla necessità di fare investimenti, perché le sfide che abbiamo davanti passano attraverso la realizzazione di investimenti, che devono essere strategici e coerenti con gli obiettivi che ci siamo dati”, ha dichiarato ancora Brandolini. Per il numero uno di Utilitalia, “nel settore idrico, ad esempio, servono investimenti sulla resilienza. Servono anche finanziamenti pubblici, da affiancare a quelli da tariffa, solo così riusciremo ad accelerare la realizzazione degli investimenti strategici di cui abbiamo bisogno”.

“I dati che abbiamo visto hanno varie letture possibili. Quello che mi ha colpito di più è il tema della ricerca. Al settore dobbiamo chiedere di fare ricerca, perché la capacità delle utility di implementare soluzioni al margine, attraverso progetti di innovazione, è rilevante per il ruolo che svolgono, poiché crea un valore sostanziale”, ha dichiarato il presidente di Arera, Stefano Besseghini. “Per quanto riguarda il valore percepito dai consumatori – ha aggiunto Besseghini –, è un altro aspetto molto importante, poiché le aiuta ad avere ancora più capacità di rispondere alle sollecitazioni. Le utility, poi, devono saper comunicare il valore del servizio che trasferiscono”.

Secondo il commissario nazionale per la scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua, “l’elemento chiave del settore idrico è la struttura del sistema idrico integrato. Si investe, si fa manutenzione, c’è una tariffa e c’è Arera che effettua attività di controllo. I problemi del settore non riguardano tanto il sistema idrico integrato, io credo che si debba migliorare il sistema di approvvigionamento idrico primario, che sta a monte degli usi che arrivano poi a valle, con i consorzi di bonifica e il settore industriale. Alcune utility elettriche, come le grandi dighe, spesso non affrontano il tema idrico perché non sono interessate da questo aspetto. Parte degli invasi italiani manca di un’adeguata manutenzione. Dalle utility forse oggi manca il concetto di vedere cosa succede a monte del sistema idrico integrato”.

Argomenti

Argomenti

Accedi