I DATI E LA PROTESTA DELLE ASSOCIAZIONI

Agrivoltaico, 686 progetti su 897 al Mase sono in FORTE ritardo. Italia Solare: la fine del superbonus causa un -20% di potenza connessa nel residenziale

9 agosto

09 Ago 2024 di Mauro Giansante

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Agrivoltaico, 686 progetti su 897 al Mase sono in FORTE ritardo. Italia Solare: la fine del superbonus causa un -20% di potenza connessa nel residenziale

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Legambiente, Italia Solare, Anev, Elettricità Futura e Alleanza per il fotovoltaico. Alla vigilia delle ferie agostane si fanno sentire in coro le diverse associazioni energetiche e verdi sia per esternare ancora il disappunto per il Testo unico sulle rinnovabili approvato mercoledì in Consiglio dei Ministri sia per fotografare una realtà tuttora bifronte per le Fer. Da un lato, tanti progetti presentati e anche tanti impianti inaugurati negli ultimi mesi/anni. Dall’altro, uno stallo burocratico, normativo e autorizzativo che continua a perseguitare gli addetti ai lavori e che neppure con i diversi interventi legislativi emanati tra giugno e luglio, nonostante il loro intento originario e gli obiettivi del Pniec finale, è stato ridotto.

Partiamo dai dati di Legambiente sul solare agricolo. In Italia, ha riferito l’associazione presieduta da Stefano Ciafani, ad oggi sono 897 i progetti di agrivoltaico (su un totale di 1654) in valutazione al ministero dell’Ambiente, 33 quelli in attesa del parere del ministero della Cultura e 30 con procedimento in corso presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di questi, 721 sono in fase di Istruttoria tecnica nella Commissione Pnrr-Pniec, 33 quelli in attesa del parere del Ministero della Cultura (Mic) e 30 con procedimento in corso presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Blocco normativo, si diceva: infatti, ha detto Legambiente, rispetto al totale dei progetti di agrivoltaico presentati al Mase, sono ben 686 quelli che registrano un forte ritardo nelle procedure autorizzative. Parliamo di 77 progetti presentati nel 2021 (di cui 23 ancora in attesa della Presidenza del Consiglio dei Ministri e 8 in attesa del parere del Mic), 294 presentati nel 2022 (di cui 18 in attesa del Mic e 6 della Presidenza del Consiglio) e 315 presentati nel 2023 (di cui 7 in attesa del parere del Mic e 1 della Presidenza del Consiglio). Importante sottolineare come i progetti in attesa del parere del Mic abbiano già ricevuto il parere della Commissione tecnica del Mase, mentre quelli in attesa della decisione della Presidenza del Consiglio hanno ricevuto parere discordante tra i due ministeri (Mase e Mic).

Qualcosa di positivo c’è, ha notificato ancora l’associazione verde. Uno studio della Commissione tecnica Pnrr-Pniec presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica riporta che nel biennio 2022/2023 l’agrivoltaico ha rappresentato il 59% dei progetti presentati, per un totale di 39 Gw. I progetti sono localizzati soprattutto nel Sud e nelle isole, in regioni come la Puglia, il Molise, la Basilicata, la Sicilia e la Sardegna. Altri dati citati dall’associazione sono quelli di Enea del 2024, secondo cui per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica in Italia senza compromettere la produttività agricola, assumendo una densità di potenza di 0,6 Mw/ha, sarebbe necessario meno dell’1% della Sau totale per raggiungere il target di 72 Gw per il fotovoltaico con il solo agrivoltaico, che corrisponderebbe a circa 13.443.211 ha. Il Pnrr, in tutto ciò, prevede 1,1 miliardi di euro per sostenere lo sviluppo di questa tecnologia, ma gli impianti dovranno essere realizzati entro giugno 2026.

Italia Solare: fine del superbonus, nel residenziale -20% di potenza connessa

Altri numeri positivi sul fronte fotovoltaico arrivano da Italia Solare, con le elaborazioni del primo semestre 2024 sui dati Gaudì di Terna. Al 30 giugno 2024 in Italia risultano connessi 1.763.977 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva di 33,62 Gw, pari a un terzo di tutto il nucleare europeo (96,4 Gw Fonte Eurostat). Nei primi sei mesi dell’anno sono stati connessi 169.003 nuovi impianti per 3,34 Gw totali. Di tale potenza il 29% (985 Mw) è attribuibile al settore residenziale (con potenza inferiore ai 20 Kw), il 35% – equivalente a 1.155 Mw – è da ascrivere al comparto commerciale e industriale (20 kW ≤ P < 200 Kw) mentre il restante 36% (1.201 Mw) è relativo ai grandi impianti (utility-scale) con potenza superiore al Mw.

Inoltre, da inizio anno c’è stato un boom degli impianti più grandi. Durante il primo semestre 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, la potenza connessa imputabile al settore residenziale è diminuita del 21%, quella relativa al C&I è aumentata del 60% e la potenza attribuibile al settore utility-scale è aumentata del 240%. Tale forte incremento – ha rilevato Is – è stato trainato dalle connessioni di 17 impianti di potenza maggiore di 10 Mw, per un totale di 540 Mw, che sono stati installati in Lombardia (18 Mw), Lazio (215 Mw), Friuli-Venezia Giulia (24 Mw), Sicilia (65 Mw), Sardegna (177 Mw) e Puglia (38 Mw). Già a fine 2023 la tendenza era chiara, ha aggiunto l’associazione. Infatti, negli ultimi nove mesi, da ottobre 2023 a giugno 2024, si contano 25 nuovi impianti fotovoltaici entrati in funzione per un totale di 881 Mw, tale potenza connessa rappresenta il 36% dei 2.436 Mw di potenza connessa cumulata attribuibile ad impianti di potenza maggiore di 10 Mw. Vale a dire che in meno di un anno sono stati connessi alla rete impianti pari circa a un terzo della potenza complessiva fotovoltaica installata del grande utility-scale (>10Mw) e i relativi 25 impianti rappresentano il 30% degli 84 impianti di tale taglia connessi in totale in Italia.

Anche in termini di connessioni di impianti da 1-10 Mw ci sono ottime novità. In un anno la potenza connessa relativa a tali impianti è salita del 122%, da 297 del primo semestre 2023 a 661 del primo semestre 2024 Mw. Nel residenziale, invece, si fa sentire la fine del Superbonus 110%. Se dall’ultimo trimestre 2023 (525 Mw) al primo trimestre 2024 (547 Mw) era stato registrato un aumento della potenza connessa del 4% per il settore residenziale, nel secondo trimestre di quest’anno (Q2 2024 438 Mw) è stata registrata una riduzione della potenza connessa del 20%. Gli effetti della fine del Superbonus 110% e del blocco della cessione del credito, che hanno impattato negativamente il settore residenziale negli ultimi mesi, si sono tradotti in una riduzione non trascurabile degli impianti residenziali installati e connessi alla rete. Dopo aver registrato una forte crescita nel 2022 e nel 2023, le connessioni relative al settore C&I (Commerciale e Industriale), durante i primi sei mesi del 2024 si sono stabilizzate. Infatti, prosegue Is, dal Q4 2023 (540 Mw) al Q1 2024 (595 Mw) la potenza connessa relativa attribuibile a tale settore ha registrato un aumento del 10%, mentre dal Q1 2024 (595 Mw) al Q2 2024 (560 Mw) ha registrato una riduzione del 6%. Considerato il rallentamento dovuto dall’attesa del Dm attuativo e della documentazione relativa alla misura Transizione 5.0, oltre ai tempi necessari per l’organizzazione dei lavori, è possibile che le connessioni C&I subiranno una diminuzione a partire dal Q4 24, anche se tale diminuzione potrebbe essere compensata dall’entrata in esercizio degli impianti realizzati con il contributo del secondo bando Parco Agrisolare.

La classifica regionale: le regioni che hanno ospitato la quota maggiore della potenza nel primo semestre 2024 sono: Lombardia (554 Mw), Lazio (426 Mw), Veneto (329 Mw), Emilia-Romagna (304 Mw), Piemonte (257 Mw) e Sardegna (242 Mw). In tali regioni, durante i primi sei mesi del 2024, son stati connessi 2,11 Gw, di questi: il 24% (515 Mw) è attribuibile al settore residenziale, il 34% (717 Mw) è attribuibile al settore C&I e il 42% (880 Mw) è relativo al settore utility-scale.

Leggi qui il report

Elettricità Futura denuncia alla Commissione Ue la moratoria sarda

E veniamo all’altro lato della medaglia, quello delle insoddisfazioni dal lato delle imprese e delle associazioni. Elettricità Futura ha presentato una denuncia alla Commissione europea per sollecitare l’avvio di una procedura di infrazione in merito alla Legge Regionale della Regione Sardegna n. 5/2024 che istituisce il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di elettricità rinnovabile fino a 18 mesi. La cosiddetta moratoria.

Questa la nota del gruppo: Bene che anche il Governo proceda con l’impugnazione della moratoria sulle rinnovabili approvata dalla Regione Sardegna il 2 luglio 2024, un’azione che Elettricità Futura aveva richiesto, già lo scorso 10 luglio, dati gli evidenti profili di illegittimità costituzionale e di netto contrasto con l’ordinamento nazionale ed europeo. Nella denuncia di Elettricità Futura alla Commissione europea viene illustrato come la moratoria sia in insanabile contrasto con l’intero quadro giuridico europeo in materia di produzione di energia rinnovabile. In particolare, la moratoria è in netto contrasto con il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (articoli 4, 49, 56 e 194), con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (articolo 16) e con la Direttiva UE 2018/2001 (“Direttiva Red”, articoli 15, 16 ter e 16 septies) che prevede l’obbligo per gli Stati membri di attuare il principio della prevalenza dell’interesse alla realizzazione e all’esercizio di impianti rinnovabili rispetto a interessi concorrenti sino al raggiungimento della neutralità climatica. Si tratta di un principio di Diritto comunitario per il quale una norma di uno Stato membro adottata in violazione di esso – come è la moratoria della Sardegna – dovrebbe indurre le Amministrazioni, tra cui il Mase, e i Giudici a disapplicarla.

“Se già nel complesso il nostro Paese non è certo vicino alla neutralità climatica”, ha dichiarato Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura, “lo è ancora meno la Sardegna, che oggi soddisfa i suoi fabbisogni elettrici per oltre il 70% con fonti fossili, tra cui il carbone, uno dei combustibili più inquinanti e climalteranti a cui dovrà dire addio entro il 2028 proprio grazie agli impianti rinnovabili e ai sistemi di accumulo di cui oggi vieta lo sviluppo. L’impugnazione della moratoria sarda da parte del Governo è un segnale a tutte le Regioni, tenute ad emanare le leggi attuative del Dm Aree Idonee. Auspico che le Regioni vi leggano una chiamata alla responsabilità e lavorino per sviluppare i nuovi impianti rinnovabili necessari a raggiungere i target regionali fissati dal Dm Aree Idonee. Nel caso della Sardegna, l’obiettivo è installare oltre 6 GW aggiuntivi al 2030 (rispetto a quanto installato al 31 dicembre 2020): per raggiungerlo dovrebbe installare 1 Gw all’anno, quando invece negli ultimi anni ne ha installato circa 0,2 Gw all’anno. Cioè dovrebbe fare 5 volte di più all’anno, anziché bloccare tutto. Abbiamo ritenuto opportuno denunciare la moratoria alla Commissione europea, in primis, perché contrasta con l’ordinamento europeo, ma anche per mandare un messaggio chiaro e di portata più ampia: l’Italia è tenuta ad attuare le Direttive europee, Red II e Red III, emanando provvedimenti con esse coerenti. Duole constatare che non solo la moratoria della Sardegna, ma anche gli ultimi provvedimenti del Governo, come il Dl Agricoltura, il Dm Aree Idonee e il D.lgs sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (da alcuni chiamato Testo Unico delle rinnovabili), sono in contrasto con la normativa europea e rendono impossibile il raggiungimento del target rinnovabili 2030. “Il Pianeta è sull’orlo del baratro”, anche secondo l’allarme appena ribadito dall’Onu. È incredibile l’ostinazione del nostro Paese nel frenare la transizione energetica”.

Il nuovo quadro normativo che si sta definendo in Italia moltiplica gli elementi di incertezza e le occasioni in cui le Regioni e le Soprintendenze hanno facoltà di bloccare gli impianti rinnovabili, conclude Ef. È un grave passo indietro rispetto alla riforma del settore realizzata dal D.lgs. n. 199/2021 (il decreto attuativo della RED II) che aveva assicurato criteri chiari d’individuazione delle aree idonee e la semplificazione delle procedure autorizzative, che ci allontana anche dal raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, tra cui la semplificazione delle autorizzazioni e un quadro giuridico per favorire le rinnovabili (relativi alla riforma di cui alla M2C2-6). Elettricità Futura farà valere, in ogni possibile sede, la necessità che l’Italia e le sue Regioni rispettino pienamente le norme europee, un dovere e una condizione indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

Anche l’Anev si oppone al Testo unico sulle rinnovabili

Anche l’Anev, l’associazione nazionale per l’energia del vento, non vede bene la versione finale del Testo unico sulle rinnovabili. “Il Consiglio dei ministri di ieri [mercoledì, ndr] ha approvato il testo unico sulle rinnovabili sulla base di una delega Parlamentare che avrebbe dovuto portare per lo sviluppo delle rinnovabili a una semplificazione delle procedure e a un ulteriore impulso verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del nostro paese. Il testo ha provato invece rischia seriamente di comportare un passo indietro rispetto alla situazione esistente e quindi di compromettere il già debole processo di semplificazione amministrativa e di velocizzazione delle procedure per la realizzazione degli impianti e fonti rinnovabili. Non si comprende per altro il motivo per il quale alcune innovazioni ottenute negli ultimi anni siano state messe in discussione visto che avevano dimostrato di funzionare come le procedure semplificate previste per alta luna e tipologie di modifiche impiantistiche. L’auspicio è che le segnalazioni che l’Anev ha potuto far pervenire e che ne dovuti i passaggi parlamentari saranno ribadite possono portare a un miglioramento del testo il cui fine positivo deve essere utilizzato per dar piena attuazione alla politica di decarbonizzazione che il governo italiano sta perseguendo”. Così Anev in una nota diffusa ieri.

L’Alleanza per il fotovoltaico concorda col governo sulla moratoria sarda

Ok all’impugnazione alla Consulta della moratoria sarda. A dirlo, ieri in una nota, l’Alleanza per il Fotovoltaico. “L’impugnazione rappresenta una misura attesa e necessaria per il settore, più volte richiesta in passato dalla nostra Alleanza. La legge regionale aveva infatti introdotto uno stop di sei mesi alle autorizzazioni per gli impianti rinnovabili, con l’obiettivo di fissare nuovi criteri per il loro sviluppo. Tale decisione è apparsa fin da subito in contrasto con i principi costituzionali e con gli obiettivi nazionali ed europei di transizione energetica e sviluppo sostenibile. L’Alleanza per il Fotovoltaico ritiene che la moratoria imposta dalla Regione Sardegna rappresenti un ostacolo significativo alla diffusione delle energie rinnovabili, un settore fondamentale per la riduzione delle emissioni di CO2, la lotta ai cambiamenti climatici e per la sicurezza energetica del Paese, ribadendo l’importanza di un quadro normativo chiaro e stabile, che possa favorire gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili e garantire il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea”.

“Auspichiamo – si legge infine – che l’iniziativa del Governo possa contribuire a ripristinare le condizioni necessarie per uno sviluppo armonioso e sostenibile del fotovoltaico e delle altre fonti rinnovabili nel nostro Paese, convinti che sia necessario un processo di razionalizzazione delle norme piuttosto che procedere a colpi di moratorie. L’Alleanza continuerà a sostenere tutte le iniziative volte a favorire la crescita delle energie rinnovabili in Italia, promuovendo un dialogo costruttivo tra le istituzioni nazionali e regionali per superare le sfide legate alla transizione energetica”.

Iren, Gianluca Bufo nuovo amministratore delegato

Chiudiamo le notizie energetiche di giornata con la nomina del nuovo ad del gruppo Iren: sarà Gianluca Bufo. Già Amministratore Delegato della controllata Iren Mercato e Dirigente del Gruppo dal 2015, Gianluca Bufo è stato designato all’unanimità dai sindaci di Genova, Torino e Reggio Emilia quale nuovo ad di Iren. Si è riunito nei giorni scorsi il Comitato di sindacato dei soci pubblici azionisti di Iren composto da Marco Bucci Sindaco di Genova, Stefano Lo Russo Sindaco di Torino e Marco Massari nuovo Sindaco di Reggio Emilia, ha comunicato ieri il gruppo.

I Sindaci – spiega la nota – hanno espresso forte apprezzamento nei confronti della Società per aver raggiunto un buon grado di efficienza nei servizi erogati alle comunità. Nell’ultimo periodo, il Presidente Luca Dal Fabbro, il Vice Presidente Moris Ferretti, il management e tutte le donne e gli uomini di Iren hanno saputo con professionalità e senso di responsabilità dare il massimo per raggiungere gli obiettivi fissati, in linea con il Piano Industriale. È anche per questo motivo, in un’ottica di continuità e crescita aziendale, che i Sindaci del Patto nel rispetto delle prerogative in capo ai singoli soci designano all’unanimità quale nuovo Amministratore Delegato di Iren un manager interno: Gianluca Bufo, attuale Amministratore Delegato della controllata Iren Mercato.

L’esperienza e la competenza di Gianluca Bufo, Dirigente del Gruppo dal 2015, saranno fondamentali – conclude la nota – per entrare sin da subito nel merito delle questioni aperte e per perseguire gli obiettivi indicati nel Piano Industriale. Gianluca Bufo sarà cooptato nel Consiglio di Amministrazione e da questi nominato Ad già dal prossimo settembre, con le stesse deleghe affidate al precedente Amministratore Delegato. Bufo manterrà ad interim anche la carica di Ad della controllata Iren mercato, carica per cui non saranno previsti emolumenti aggiuntivi rispetto a quelli previsti come Ad di Iren. Il Comitato del Patto esprime i migliori auguri di buon lavoro al nuovo Amministratore Delegato, invitandolo – conclude il comunicato – a mantenere quello spirito unitario che da sempre caratterizza la Società.

Appalti, le richieste di ingegneri e Rpt

Infine, un richiamo al correttivo sul Codice degli appalti. Ieri il Cni – Consiglio nazionale degli ingegneri – ha diffuso la nota su quanto relazionato in audizione alla Camera. Qui, invece, il documento completo con le proposte. “Manifestiamo vivo apprezzamento per la volontà della Commissione di incidere positivamente sul Codice – ha dichiarato il Presidente del Cni Angelo Domenico Perrini -. Sono certamente da apprezzare le proposte mirate ad ampliare la concorrenza, i meccanismi di trasparenza e limitare l’eccessivo utilizzo dell’appalto integrato. Grande attenzione anche per la richiesta di chiarezza sull’applicazione della revisione prezzi e sulla limitazione dell’applicazione del subappalto a cascata, che introduce nei cantieri notevoli fattori di rischio e confusione nella individuazione delle responsabilità”. I tecnici hanno poi posto l’attenzione sulle tematiche maggiormente inerenti gli aspetti professionali. È stata sottolineata l’importanza di applicare correttamente il principio dell’Equo compenso ai pubblici affidamenti, a garanzia della qualità del progetto e, unitamente agli affidamenti diretti, primo strumento per consentire ai giovani laureati una possibilità di accesso al settore delle opere pubbliche, evitando di dover ricorrere a ribassi insostenibili per contrastare la carenza curricolare. Pari attenzione è stata posta alla ridefinizione dei requisiti professionali, da non confondere coi tre anni richiesti per le altre tipologie di servizi, in particolare quelli ripetitivi. Gli ingegneri hanno chiesto di estendere il periodo di riferimento agli ultimi 15 anni, consentendo la copertura dei requisiti economici anche con l’ausilio di adeguate polizze professionali. Infine, il Cni ha avanzato la richiesta di modifica dell’allegato V.3 che sancisce la composizione della Cabina di Regia. Questa è la sede istituzionale per il coordinamento nell’attuazione del Codice, per l’analisi delle proposte di modifica legislativa e regolamentare, per l’indirizzo delle stazioni appaltanti, per la condivisione delle informazioni e per la diffusione della conoscenza delle migliori e delle peggiori pratiche. Allo stato attuale si prevede la possibilità per il presidente di convocare gli Ordini secondo necessità. “Dal momento che gli Ordini sono enti pubblici composti in maniera equivalente da pubblici funzionari, dipendenti di operatori economici privati e liberi professionisti, essi rappresentano l’intera filiera che di fatto applica il Codice – ha fatto presente Sandro Catta alla VIII Commissione –. Chiediamo, pertanto, che venga introdotta una modifica all’art. 1 dell’allegato V.3, rendendo componente effettivo della Cabina di Regia un rappresentante per ciascun Consiglio Nazionale delle Professioni Tecniche”.

La Rete delle professioni tecniche, presieduta da Armando Zambrano, ha allo stesso modo avanzato proposte e fatto valutazioni in audizione alla Camera. Secondo Rpt, ad esempio, “il sistema di pubblicità attualmente previsto dal Codice è in linea con le direttive comunitarie di cui costituisce applicazione. La previsione di ulteriori ipotesi di pubblicità appesantirebbe ulteriormente i procedimenti ad evidenza pubblica, senza contare il fatto che le varie forme di accesso oggi previste dall’ordinamento garantiscono agli operatori economici ed agli utenti un efficacissimo controllo sull’operato delle Ppaa”. Ribadite, poi, le perplessità sull’appalto integrato e sulla sua effettiva utilità sia sotto il profilo della celerità dell’esecuzione sia sotto il profilo della qualità della stessa. In tal senso appare condivisibile l’ipotesi proposta nella risoluzione di Santillo: al fine di evitare un uso improprio, riproporre la disposizione previgente del Codice che condizionava l’esercizio di tale facoltà alla prevalenza dell’elemento tecnologico o innovativo delle opere da eseguire rispetto all’importo complessivo dei lavori. Capitolo procedure di affidamento: Rpt dice no al ridimensionamento delle soglie e sì all’evidenziazione degli affidamenti fiduciari. No anche alle clausole sociali del bando di gara e degli avvisi e criteri di sostenibilità energetica e ambientale. Sulle garanzie definitive, gli accordi quadro devono essere limitati e con garanzie. Sui contratti in corso d’esecuzione, invece, la Rete dice di mantenere il quinto d’obbligo. Sull’affidamento dei concessionari, positiva la proposta di Santillo di innalzare la quota dal 60 all’80% la quota di esternalizzazione per garantire un’apertura al mercato. Subappalti: ok per eliminazione per i Sia e forte limitazione per i lavori. Collaudo e verifica di conformità: la Rpt sostiene che non vada abbassato il termine a 4 mesi, poiché esiste il Cre. Occorre chiedere di eliminare anche la previsione di affidamento esterno solo in subordine. Revisione prezzi, va prodotto un allegato sull’applicazione pratica dell’equo compenso per evitare un nuovo caso 2021-2022 con le compensazioni e le revisioni. Qui la sintesi delle osservazioni di Rpt.

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