IL PIANO PER LA SICUREZZA IDRICA

Acqua, per le 418 opere Pniissi esame Regioni. Solo le 75 dello stralcio hanno CASSA (dal 2027)

Il piano grande ha selezionato un investimento di 12,4 miliardi in dieci anni ma non ha risorse

8 luglio

08 Lug 2024 di Giorgio Santilli

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Acqua, per le 418 opere Pniissi esame Regioni. Solo le 75 dello stralcio hanno CASSA (dal 2027)

L’acqua è diventata una priorità per Matteo Salvini. La prossima riunione tecnica della conferenza unificata Stato-Regioni-Città si terrà il 19 luglio, all’esame ci sarà ancora il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (Pniissi), messo insieme dal ministro sulla base delle valutazioni della commissione tecnica, con le sue 418 opere “promosse” su un totale di 556 presentate, per un investimento di 12.433 milioni ammesso a finanziamenti del Piano per 12 miliardi tondi.

Nella prima riunione tecnica della Conferenza unificata della scorsa settimana si è registrato un rallentamento non preventivato: le Regioni vogliono vederci chiaro e il 19 proveranno a presentarsi con posizioni unitarie. Non solo sul programma grande. Vogliono vederci chiaro anche sul primo piano stralcio perché, anche se la sequenza normativa e istituzionale è prima approvare il Pniissi, poi lo stralcio, la logica politica è oggi molto più attenta allo stralcio che ha i fondi, al contrario del suo genitore. Dire che ha i soldi è forse un concetto un po’ troppo ottimistico: ci sono disponibili 946,45  milioni per competenza, ma la cassa è solo dal 2017. Si impegna subito, si spende fra tre anni.

Il Pniissi (si veda qui l’elenco delle 418 opere) è quello su cui si eserciterà il parere delle Regioni e su cui la Conferenza troverà sicuramente un accordo. Delle opere dello stralcio, invece, per ora esiste una tabellina con la ripartizione regionale e varie bozze di piano che il ministro sta trattando con le singole Regioni e che sta finendo di mettere a punto. Nella versione pressoché definitiva che Diario Diac ha potuto visionare ci sono 15 interventi per acquedotti, 17 interventi per invasi, 17 interventi per deviazioni e 24 interventi per adduzioni (più due ulteriori progettazioni). Le opere che incassano i finanziamenti maggiori sono il ripristino della diga di Abate Alonia in Basilicata con 113,716 milioni (è un intervento compreso anche nel Pnrr), la manutenzione straordinaria del canale Regina Elena e del diramatore Alto Novarese in Piemonte (40,950 milioni per finanziare i primi sei lotti), il riefficientamento degli schemi idrici della Regione Campania con particolare attenzione al sistema di adduzione dei Monti Lattari (35,1 milioni) e la manutenzione straordinaria del canale adduttore destra Tirso in Sardegna (34,4 milioni per i primi tre lotti). Da notare – anche per quando si potrà dare un giudizio sulla qualità di questo piano e le scelte strategiche sottostanti – che tre dei quattro interventi maggiori (eccezione quello campano) sono relativi al settore irriguo, quindi al rifornimento di acqua dei terreni e dei campi agricoli.

Difficile dire in questo momento quanto tempo richiederà ancora l’approvazione definitiva del Pniissi e, successivamente, l’emanazione del decreto del ministro Salvini per il piano stralcio. L’obiettivo di chiudere prima dell’estate sembra sfumato.

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