La giornata

A giugno inflazione stabile ma l’energia e il turismo scaldano i prezzi

  • Dalla Bei altri 2 miliardi per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 2016
  •  Via libera del Cef al co-finanziamento Ue per la parte ferroviaria del Ponte sullo Stretto
  • Inaugurata la linea 6 del metrò di Napoli, in funzione da oggi
  • ‘Ecosistemi culturali al Sud Italia’, al via il nuovo bando da 2 milioni
  • Fermerci: il Mit gestisca parte dei fondi delle aste Ets Carbon Credit per favorire il cargo ferroviario

16 Lug 2024

Condividi:

L’inflazione italiana cresce a un ritmo stabile. A giugno l’indice dei prezzi al consumo si è, infatti, mantenuto sullo stesso livello dei due mesi precedenti con un aumento dello 0,8% su base tendenziale mentre l’incremento su base mensile è dello 0,1%. Sono questi i dati definitivi rilevati dall’Istat che confermano le stime preliminari, che mettono in luce la risalita dei prezzi dell’energia (anche se rimangono in terreno negativi) e un andamento sostenuto dei servizi, in particolare di quelli legati al turismo. La stabilizzazione dell’indice dei prezzi al consumo sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: a rallentare sono principalmente i prezzi dei beni alimentari non lavorati (da +2,2% a +0,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,3% a +4,0%), dei beni durevoli (la cui flessione si amplia da -0,7% a -1,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +2,2%). Di contro, si attenua ancora la flessione dei prezzi degli energetici non regolamentati (da -13,5% a -10,3%), accelerano quelli dei regolamentati (da +0,7% a +3,5%) e dei beni alimentari lavorati (da +1,8% a +2,0%). L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un calo come anche quella al netto dei soli beni energetici (entrambe da +2,0% a +1,9%). La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni, pur restando negativa, registra una leggera risalita, da (-0,9% a -0,7%)  mentre quella dei servizi è in lieve decelerazione (da +2,9% a +2,8%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si porta quindi a +3,5 punti percentuali (dai +3,8 di maggio). Continua a frenare il ‘carrello della spesa’: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +1,8% a +1,2%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,5% a +2,0%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+2,3%), dei servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei beni alimentari lavorati (+0,3%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei beni alimentari non lavorati ( -1,0%), dei beni energetici non regolamentati (-0,9%) e dei beni durevoli (-0,3%). L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,9% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,9% su
base annua (da +0,8% di maggio), confermando la stima preliminare.

Analizzando più nel dettaglio il dato di giugno, emerge come il maggior contributo alla variazione dell’indice generale arrivi da servizi ricettivi e di ristorazione che su base mensile aumenta dell’1% e su base annua del 4,2%, in frenata rispetto al dato di maggio che registrava +4,5%. Nell’ultimo bollettino economico, pubblicato venerdì scorso. la Banca d’Italia sottolineava come, anche per effetto della ripresa della domanda, dall’estate 2022, in Italia l’inflazione relativa alle attività turistiche (alloggi, ristoranti, pacchetti vacanze e trasporti) è stata nettamente superiore a quella della media dei servizi. Questo divario, pur essendosi progressivamente ridotto nei primi mesi del 2024, resta ancora positivo e concorre alla lentezza della disinflazione dei servizi. I prezzi caldi dei servizi sono, comunque, ora sorvegliati speciali a livello europeo. Nell’area euro, è proprio a causa della dinamica ancora sostenuta dei prezzi dei servizi che si è attenuata la disinflazione e, anche per questo, i vertici della Bce, a cominciare dalla presidente Christine Lagarde, mantengono la linea della prudenza in vista di un nuvo possibile taglio dei tassi.

Dalla Bei altri 2 miliardi di euro per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 2016

La Banca europea per gli investimenti rafforza ulteriormente il proprio impegno con un pacchetto finanziario da ulteriori 2 miliardi di euro.
L’accordo sui progetti per garantire che queste risorse aggiuntive siano veicolate ai beneficiari finali seguendo i requisiti di sostenibilità e sicurezza richiesti dalla BEI è stato firmato a Roma da Guido Castelli, Commissario straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016, e da Jean-Christophe Laloux, Direttore Generale per le operazioni finanziarie della BEI. Questo nuovo pacchetto finanziario sarà il presupposto di un possibile contratto di finanziamento da un miliardo di euro tra il Ministero dell’Economia e Finanze  e la BEI per sostenere la ricostruzione e riparazione dei beni pubblici, e di un ulteriore accordo sempre da un miliardo di euro fra la BEI e Cassa Depositi e Prestiti (CDP) per finanziare, tramite il sistema bancario, la ricostruzione di edifici privati, residenziali e industriali.
Con questo pacchetto finanziario da 2 miliardi di euro, il sostegno della BEI per la ricostruzione in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria arriverà a un totale di 4,75 miliardi di euro, corrispondente a circa il 15% dei 27 miliardi di euro stimati dal Governo come necessari per la ricostruzione. “Il sostegno accordato ai territori dell’Appennino centrale attraverso la sigla di questo accordo segna un nuovo,
sostanziale, passo in avanti nel percorso di ricostruzione e rinascita dei nostri territori” dichiara il commissario straordinario al sisma 2016, Guido Castelli. “L’ulteriore impegno da parte della BEI testimonia la vicinanza e lo spirito di collaborazione che unisce le istituzioni europee e il nostro Paese e che si traduce in politiche concrete, destinate a un nuovo sviluppo dell’Italia centrale, nel segno della sicurezza e della sostenibilità. Collaborazione che caratterizza anche il rapporto tra Struttura commissariale e Cassa Depositi e Prestiti che gestisce il plafond Sisma Centro Italia per la ricostruzione privata le cui erogazioni, nei primi cinque mesi del 2024, hanno fatto registrare un
+16,64% rispetto allo stesso periodo del 2023 e il +41,71% rispetto a quanto era stato registrato nel 2022. Un cambio di passo che, anche attraverso questo nuovo pacchetto finanziario, vogliamo ulteriormente incrementare.”

 Via libera del Cef al co-finanziamento Ue per la parte ferroviaria del Ponte sullo Stretto

Il  comitato Cef (‘Connecting Europe Facility’) del Consiglio Europeo ha dato il via libera al co-finanziamento per un importo di 25 milioni  alla componente ferroviaria del progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina. A renderlo noto è stato il ministero delle Infrastrutture e Trasporti per il quale questa decisione è “un riconoscimento importante sulla qualità dell’opera. Si tratta di una scelta che consolida la proficua attività di dialogo avviata dal Vicepresidente Salvini con la Commissione Europea sin dall’inizio del suo mandato”. Come ha spiegato l’amministratore delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci, “si tratta di una quota di 25 milioni, pari al 50% dell’importo relativo alla parte ferroviaria dell’intera opera”. “Il finanziamento del progetto esecutivo è un importante segnale da parte dell’Unione Europea”, ha commentato a margine del G7 Commercio, tenutosi a Villa San Giovanni, dove è stato presentato il progetto dell’opera ai ministri esteri. “L’Unione europea conferma in questo modo la strategicità del Ponte all’interno delle reti Ten”.Per il sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, “anche la Ue crede nell’importanza del Ponte sullo Stretto” e la decisione del Cef “dimostra quanto l’opera sia considerata strategica non solo per l’Italia ma per l’intero sistema di collegamenti transeuropei”.

Inaugurata la linea 6 della metropolitana di Napoli, entra in funzione oggi

Entra in servizio oggi la linea 6 della metropolitana di Napoli con otto stazioni per 6 chilometri di linea e un tempo di percorrenza di circa 15 minuti. Inaugurata ieri, alla presenza delle istituzioni, con il sindaco Gaetano Manfredi e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, la linea 6 collega il il centro di Napoli a Fuorigrotta, in particolare piazza Municipio (nodo di interscambio con la linea 1) alla Mostra d’Oltremare, passando per Augusto, Lala, Mergellina e le nuove stazioni inaugurate quest’oggi: Arco Mirelli, San Pasquale e Chiaia. “È un momento molto importante per la città, un passaggio fondamentale per il futuro di Napoli. Finalmente si passa dalle parole ai fatti”, ha dichiarato Manfredi. “In questa prima fase la linea 6 della metropolitana di NAPOLI funzionerà solo dalle 7 alle 15:30, “ma dal 15 settembre – ha assicurato Manfredi – garantiremo il servizio a pieno regime”. Gli orari saranno, infatti, gli stessi della Linea 1.

‘Ecosistemi culturali al Sud Italia’, al via il nuovo bando da 2 milioni

Valorizzazione e fruizione delle ricchezze artistiche, paesaggistiche e culturali del Sud Italia attraverso la creazione di collaborazioni durature nel tempo che nascano in luoghi del nostro Paese con un rilevante significato storico, artistico, sociale. Questi gli elementi fondamentali del bando da 2 milioni di euro “Ecosistemi culturali al Sud Italia” promosso da Fondazione Cdp, ente no profit del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, e Fondazione Con Il Sud. Il bando è rivolto ai Comuni tra i 5.000 e i 100.000 abitanti in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Grazie alla collaborazione tra le due fondazioni, le risorse complessivamente destinate al bando hanno visto un sostanzioso incremento rispetto agli 1,2 milioni riservati al precedente bando sul tema promosso dalla Fondazione CDP che ha premiato 10 progetti in altrettante Regioni italiane. Questi fondi sosterranno la promozione di immobili pubblici caratterizzati da un rilevante significato per il territorio attraverso progetti che vedano la presenza di realtà del terzo settore, enti pubblici ed istituzioni culturali locale. L’obiettivo è quello di creare partenariati duraturi nel tempo che utilizzino beni pubblici per sviluppare attività sociali, culturali, artistiche e/o naturalistiche in grado di sensibilizzare e coinvolgere attivamente i cittadini, anche attraverso l’inserimento socio-lavorativo di persone in condizione di fragilità. Le risorse saranno interamente indirizzate alle Regioni del Mezzogiorno, particolarmente investite da un doppio fenomeno: da un lato una concentrazione più alta rispetto alla media italiana di Comuni che registrano una assenza di offerta culturale[1], dall’altro minor numero di persone che hanno accesso a attività artistico-culturali durante l’anno. Le proposte, da presentare sull’apposito portale disponibile sui siti di Fondazione CDP e Fondazione con il Sud entro il 15 ottobre, dovranno prevedere partnership composte da almeno quattro soggetti, di cui almeno un ente del Terzo Settore, oltre l’ente proponente capofila, e un ente pubblico su cui insiste il bene immobile oggetto di valorizzazione.

“Attraverso questa nuova edizione del Bando Ecosistemi Culturali, Fondazione CDP riafferma il proprio impegno nel generare un valore sociale ed economico condiviso, attraverso la promozione dell’arte e della cultura in Regioni strategiche per lo sviluppo del nostro Paese come quelle del Mezzogiorno, a cui abbiamo deciso di destinare oltre la metà del totale delle risorse a nostra disposizione. Questo bando si arricchisce di una collaborazione importante con la Fondazione Con Il Sud, al fine di proseguire con convinzione il sostegno e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale di cui l’Italia dispone, a beneficio delle comunità locali e della coesione sociale dei territori”, ha dichiarato il presidente della Fondazione CDP, Giovanni Gorno Tempini. “Prosegue l’ormai consolidato impegno della Fondazione CON IL SUD per la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale del Sud Italia” ha dichiarato Stefano Consiglio presidente della Fondazione CON IL SUD.

Fermerci: il Mit gestisca una parte dei fondi delle aste Ets Carbon Credit per il cargo ferroviario

Assegnare una parte rilevante dei proventi delle aste pubbliche di carbon credit alla gestione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e utilizzare questi fondi per potenziare le principali misure di incentivazione per il trasporto merci, come il Ferrobonus e la Norma Merci, al fine di aumentare la quota di shift modale dalla gomma al ferro. Queste sono le richieste avanzate dall’Associazione Fermerci durante l’audizione di oggi presso la Commissione Trasporti della Camera, nell’ambito del procedimento per acquisire elementi utili in materia di emission trading. “In Italia – ha spiegato Giuseppe Rizzi, Direttore Generale di Fermerci, durante l’audizione – il settore del trasporto delle merci è dominato dal trasporto su gomma (59%), seguito dalla navigazione marittima di cabotaggio (25%) e dal trasporto ferroviario, che detiene una quota dell’11% del totale nazionale. Di conseguenza, l’utilizzo di prodotti petroliferi rappresenta la quota preponderante delle fonti energetiche di approvvigionamento, con il 95% dei mezzi alimentati a diesel o olio combustibile. Il trasporto ferroviario merci è la modalità di trasporto più sostenibile perché raramente utilizza combustibili, grazie all’infrastruttura ferroviaria nazionale che è quasi interamente elettrificata (73% del totale), con un impatto ambientale positivo. Confrontando la modalità ferroviaria con l’autotrasporto, è stato calcolato un risparmio di emissioni pari a 60 gCO2/tonnellata*km.”

“Per sostenere la transizione ambientale – ha aggiunto Rizzi – è quindi necessario aumentare la quota di shift modale dalla gomma al ferro con politiche di incentivazione. Gli incentivi come il Ferrobonus e la Norma Merci sono determinanti nel promuovere questa transizione verso il trasporto ferroviario delle merci. Tuttavia, nel 2023, il comparto ha registrato una perdita del -3,2% rispetto al 2022, principalmente a causa delle interruzioni ferroviarie necessarie per l’attuazione dei lavori PNRR sull’infrastruttura ferroviaria. Fino al 2026, tali interruzioni comporteranno riduzioni fino al 60% della capacità ferroviaria del trasporto merci, con prospettive di perdita superiori rispetto al 2023. Come Associazione Fermerci – ha concluso – riteniamo fondamentale, soprattutto in questo periodo di crisi del comparto, incrementare le misure di incentivazione al trasporto ferroviario delle merci per sostenere la competitività del settore e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea.”

 

 

Red. Diac

Argomenti

Argomenti

Accedi