LA CITTA' DELLE RELAZIONI

L’emergenza idrogeologica come occasione di intervento sul territorio e di rinaturazione urbana

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Un tempo non era così e possiamo fare un facile esempio. Alla fine dell’Ottocento la cosiddetta Legge di Napoli (che ha prodotto i pur discutibili sventramenti dei centri storici) è stata la reazione dello Stato all’epidemia di colera del 1884 che approfittava di tessuti fitti e malsani per propagarsi nella città campana. La sofferenza acuta di una città ha stimolato in quella occasione una legge che valeva per tutte le realtà, che provava ad evitare il ripetersi del problema non solo risolvendo il caso specifico in maniera retroattiva ma anche pensando alle necessità di tutti in maniera preventiva.

Oggi tutto questo non sembra più possibile. L’Italia di oggi non sembra in grado di reagire con lucidità e senso di responsabilità nello stesso modo per affrontare la questione del cosiddetto rischio idrogeologico. Sembra non essere più possibile prevenire i problemi ed evitare gli appuntamenti con i disastri ambientali.

Invece di mantenere in buona salute il corpo del Paese, ci si limita a curarne le malattie che approfittano della sua debolezza; si tenta una risposta superficiale leccando le ferite sul territorio senza riuscire mai a rimarginarle definitivamente. Di fronte all’ennesima alluvione e all’evidenza di come questi fenomeni sono ricorrenti e diffusi, dobbiamo allora investire intelligenze e risorse su come dare una risposta efficace su molti piani. Sarebbero oggi davvero necessarie, in altre parole, politiche strategiche mirate e azioni legislative urgenti, come è ancora possibile se così è stato fino a non troppo tempo fa.

La dinamica che vediamo attivarsi ogni volta indica chiaramente questa strada, stimola nel fare questo la nostra capacità progettuale di immaginare come trasformare questa problematica in occasione e rendere la criticità che subiamo una condizione utile non solo ad evitare la prossima crisi ma anche a migliorare strutturalmente i contesti su cui intervenire.

Abbiamo capito che ormai dopo poco più di un giorno di pioggia battente (forse mai così intensa) tanti corsi d’acqua vanno in crisi e, dopo una pur straordinaria concentrazione di maltempo, è necessario rompere gli argini e allagare le campagne per salvare le città. Nell’orizzonte generale del cambiamento climatico le ragioni sono tante ma le principali sono riconducibili ad una diffusa e indifferente gestione del territorio che riscontriamo continuamente nelle condizioni dei corsi d’acqua, nei trattamenti delle campagne e negli assetti delle città. L’estensione delle superfici urbane impermeabilizzate sembra forse quella più impattante tra le altre sorgenti del problema, ma è anche quella su cui si può intervenire in maniera più intelligente e con effetti più interessanti. Oggi la raccolta delle acque nelle fogne e la confluenza immediata nei torrenti aumenta in poco tempo con una accelerazione talmente forte da sorprendere i modelli di sicurezza e le persone nelle case. A fianco risposte da elaborare con uno sguardo molto più ampio che svaria dalle grandi sfide della neutralità carbonica e delle questioni energetiche fino a quelle più piccole dei comportamenti individuali, il tema dell’impermeabilizzazione dei suoli e della sua desigillazione è centrale non solo per gli aspetti idrogeologici. Può essere affrontata infatti ragionando in termini di progetto urbano e di mobilità lenta per attivare una nuova rete organica di spazi pubblici e parchi urbani che, collegati gli uni agli altri, possano costituire una strategia organica di intervento. Possono non essere quindi solo una pur fondamentale maglia di dispersione delle acque piovane e l’occasione per riportare la natura in città (e con essa le ombre e i prati), con ovvi effetti positivi per animali e persone in termini di temperature e di rafforzamento di ecosistemi in via di cancellazione. Possono essere anche la condizione per attivare un nuovo modo di abitare la città. Se gli interventi di desigillazione dei suoli potessero diventare greenway che attraversano le periferie e percorsi verdi di connessione tra parchi e zone a prevalenza pedonale potremmo stimolare la mobilità lenta delle comunità urbane. Come succede in grande parte dell’Europa, troveremmo tutti piacevole, salutare, sociale, sicuro ma anche economico ed ecologico spostarci quotidianamente sulle nostre gambe e sui nostri pedali (magari assistiti da una batteria elettrica) piuttosto che essere costretti a prendere l’automobile. La questione è proprio questa. Penso che sia giunto il momento che tutto arrivi sul tavolo e possa essere ragionato insieme: Rigenerazione urbana, rinaturazione delle città e innovazione tecnologica.  Le importanti proposte e i buoni intenti della forestazione urbana, del desealing e della rinaturazione vanno allora pensate come occasioni per ripensare il sistema ambientale non solo per i valori propri ma anche come rete di socialità e mobilità individuale. Dobbiamo condividere il più possibile quest’approccio sistemico ai vari livelli istituzionali per trasformare il problema che soffriamo nell’opportunità principale per cambiare il paradigma urbano dalla città delle automobili alla città delle persone. Sarà poi necessario collegare questa azione strutturale ad una serie di altre operazioni diffuse: ripensare le pur utili vasche cementizie di laminazione come parchi allagabili, riordinare gli alvei dei fiumi prevedendo ambiti più ampi di decantazione delle acque e prendere esempio, ancora una volta guardando oltre confine verso nord, da nazioni molto più piovose di noi che hanno trasformato le aree di espansione delle acque in parchi urbani integrati nel paesaggio.  L’atlante delle migliori città europee che abbiamo redatto per la Scuola Nazionale di Amministrazione dimostra che la messa in sicurezza idraulica in grande parte dell’Europa diviene l’occasione per incentivare gli spostamenti ciclabili quotidiani, realizzando una sequenza di luoghi amati dalle comunità dove passare il tempo libero, accogliere turisti e cittadini. Se ci pensiamo bene qualche esempio di come il problema delle piene è diventato una occasione di rigenerazione ambientale ma anche comunitaria è anche qui vicino a noi. Non troppo lontano dalle zone delle recenti alluvioni in Romagna le casse di espansione del fiume Secchia tra Reggio Emilia e Modena da molto tempo sono luogo di incontro, ritrovo e ristorazione, insediamento ideale per le strutture dello sport e del tempo libero come equitazione, pesca ed escursioni. Sono paesaggio identitario dal valore affettivo che svolge non solo una cruciale funzione idraulica di protezione civile ma anche un ruolo fondamentale dal punto di vista dell’incontro. Sono un riferimento dove le comunità possono ritrovarsi e rafforzarsi nel tempo. Quando si raggiungerà la consapevolezza della necessità di un intervento complessivo coordinato e intelligente si potrà iniziare allora a pensare ad un futuro senza rischi continui per le nostre città e i nostri territori. La rete delle greenway che collegheranno i parchi urbani esistenti, le infrastrutture verdi urbane e i nuovi boschi inseriti tatticamente negli insediamenti, insieme agli specchi d’acqua nel paesaggio che svolgeranno l’essenziale ruolo di fermare le esondazioni, saranno allora non solo una risposta preventiva alle alluvioni ma anche una matrice ambientale che diviene tessuto sociale per le comunità italiane, se ancora riusciremo a riaggregarle.

 

 

 

 

 

Fonti:

  1. D’Angelis, M. Grassi, Storia d’Italia e delle catastrofi. Dalle emergenze a Italiasicura Edizioni, Polistampa, Firenze 2020
  2. D’Angelis, M. Gargano, E. Novello, La grande storia d’Italia raccontata dall’acqua. Dalle opere di difesa idraulica alla transizione ecologica, Polistampa Firenze 2022
  3. Costi, Designing the City of People 4.0. Reflections on strategic and sustainable urban design after Covid-19 pandemic, Springer, Berlin 2022 in Italia Diario-Manifesto per la città delle persone 4.0 per LetteraVentidue 2023
  4. Costi, F. Manfredi, Community Regeneration Masterplan. The Five dimensions of Sustainability: Guidelines for European Cities, Springer Berlin 2023, in Italia Rigenerare le comunità urbane, LetteraVentidue, Siracusa 2022

 

  1. Costi, The Manual of Strategic Urban Design, Springer, Berlin in Italia Manuale di Progetto Urbano Strategico per LetteraVentidue in corso di pubblicazione 2024
Dario Costi
di Dario Costi

Architetto, Professore, Progettista

Dario Costi, architetto Phd è professore ordinario in progettazione architettonica e urbana presso l’Università di Parma. Direttore della Serie The City Project per Springer Berlin e di altre collane editoriali, scrive per la Scuola Nazionale di Amministrazione le Linee guida per la Rigenerazione Urbana in Italia, è consulente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per il Piano Casa Italia e Direttore del Laboratorio Smart City 4.0 Sustainable LAB promosso dalla Regione Emilia Romagna. Si occupa dell’integrazione possibile tra progetto urbano, rinaturazione delle città e innovazione tecnologica attraverso l’architettura sia in ambito di ricerca applicata che sul piano professionale grazie allo Studio MC2AA con cui lavora prevalentemente sui temi della rigenerazione, dell’edificio e dello spazio pubblico, del social housing, della transizione degli insediamenti industriali verso il modello degli Smart Eco-District. d.costi@mc2aa.it

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