Una “linea seria, prudente e responsabile” per consolidare il percorso di crescita dell’economia – con un aumento del Pil dell’1,2% nel 2025 e nel 2026 – riportando il deficit sotto il 3% del Pil già nel 2026 mentre per smaltire l’effetto del Superbonus e iniziare la discesa del debito bisognerà attendere il 2027. È il percorso dei conti pubblici italiani che delinea il nuovo Piano Strutturale di bilancio di medio termine, che ieri è tornato per il secondo passaggio sul tavolo del Consiglio dei ministri – dopo la ‘rifinitura’ operata dopo le revisioni di crescita del Pil comunicate lunedì dall’Istat- e affronta l’iter in Parlamento per il definitivo via libera prima dell’invio a Bruxelles. A illustrare il documento in Cdm è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale ha poi diffuso i contenuti del piano in una nota.
“L’ultima cosa che c’è è quella di sottrarsi al confronto, che vi è stato con le parti sociali e vi sarà con il Parlamento”, ha voluto puntualizzare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso della conferenza stampa, rispondendo a chi chiedeva conto dell’assenza di Giorgetti. “Due giorni fa – ha ricordato Mantovano – il ministro Giorgetti ha illustrato le linee guida di questo piano alle parti sociali in due distinti e non brevi incontri a Palazzo Chigi, prima con le organizzazioni sindacali, poi con i datori di lavoro. Quindi diciamo che alle varie rappresentanze delle varie articolazioni sociali delle nazioni il piano è stato compiutamente illustrato e voi, media in generale, ne avete dato anche conto”. Altra puntualizzazione riguarda lo slittamento dell’invio alla Ue, fissata sì per il 20 settembre ma considerata una scadenza flessibile. “Il piano arriva qualche giorno dopo perché abbiamo atteso, il ministro in particolare, di avere tutti i dati precisi a disposizione, così come elaborati da Istat, e questo ha fatto sforare di qualche ora, non di qualche settimana. E, così come prevede l’iter, dopo il confronto con le parti sociali, e dopo questo secondo passaggio in Consiglio dei Ministri verrà immediatamente trasmesso alle Camere perché siano rispettati i tempi complessivi”. La nuova tempistica ha visto, dunque, l’invio alla Camere già ieri e “l’8 di ottobre è già in calendario in Aula l’esame del piano stesso”, ha indicato Mantovano.
I numeri del PSB: la traiettoria della spesa con un tasso di crescita medio all’1,5%
Come ha spiegato Giorgetti, le vere novità del PSB hanno interessato il braccio preventivo e, quindi, la traiettoria che il governo italiano ha scelto di portare a 7 anni per rendere sostenibile il piano. Il percorso della spesa primaria netta (nuovo indicatore univoco sottoposto alla sorveglianza della Commissione) avrà, nell’arco dei 7 anni, un tasso di crescita medio vicino all’1,5%, compatibile con il profilo stimato dalla Commissione. Nel dettaglio, i tassi di crescita della spesa primaria netta previsti sono: 1,3% nel 2025; 1,6% nel 2026; 1,9% nel 2027; 1,7% nel 2028; 1,5% nel 2029; 1,1% nel 2030 e 1,2% nel 2031. Essendo livelli di crescita nominale inferiori al tasso di inflazione, in termini reali la spesa pubblica si ridurrà.
Obiettivo deficit/pil sotto il 3% nel 2026, così si uscirà dalla procedura d’infrazione
“Il Piano si ispira a una linea seria, prudente e responsabile e, coerentemente con l’azione che il governo porta avanti fin dall’inizio”, ribadisce il Mef. Partendo da una stima del 3,8% del PIL per l’anno in corso (più bassa del 4,3% stimato lo scorso aprile), il Governo si pone l’obiettivo di portare il rapporto deficit/Pil al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026, che consentirà di uscire dalla procedura per deficit eccessivo.
Sul debito pesa la zavorra del Superbonus, la discesa dal 2027
Tenendo anche conto della revisione del PIL nominale operato dall’Istat e dei dati sul debito elaborati dalla Banca d’Italia, il rapporto debito/PIL a fine 2023 scende al 134,8% (133,6% a meno delle compensazioni relative ai bonus edilizi) rispetto al 137,3% precedentemente stimato. Come già rilevato nel DEF dello scorso aprile, l’andamento del rapporto tra debito e PIL nei prossimi anni, soprattutto nel periodo 2024-2026, continuerà a essere fortemente condizionato dall’impatto sul fabbisogno di cassa delle compensazioni d’imposta legate ai Superbonus edilizi introdotti a partire dal 2020. Il rapporto debito/Pil, dunque, solo dal 2027 inizierà un percorso di discesa, in linea con le nuove regole che prevedono che si riduca, in media, di 1 punto percentuale di PIL successivamente all’uscita dalla procedura per deficit eccessivi.
Riforme e investimenti anche in continuità con il Pnrr
Il Piano contiene un rilevante insieme di riforme e investimenti, di cui alcune in continuità con il PNRR. “Ciò conferma la determinazione del governo a lavorare per il miglioramento della competitività dell’economia italiana, promuovendo una crescita sostenibile e il contrasto al declino demografico”, assicura il Mef. . Al contempo si conferma il sostegno al potere d’acquisto delle retribuzioni e l’impegno all’attuazione della legge delega di riforma del fisco, compresa l’intensificazione dello sforzo di recupero del gettito fiscale.
Quattro le aree di intervento: giustizia (digitalizzazione, diminuzione tempi dei processi), Pubblica amministrazione (efficientamento spesa, risorse umane, digitalizzazione), ambiente imprenditoriale (concorrenza, promozione sfide nuove tendenze, green e ambiente), ammodernamento dell’apparato fiscale (nuova spinta alla lotta all’evasione e elusione fiscale).
Dopo il varo del PSB, entra nel vivo il cantiere della manovra di bilancio e nel vivo è la caccia alle risorse.