IL FESTIVAL DELL'ACQUA/1

Il gelo demografico pesa sulle gestioni idriche. Mazzola: tariffa regionale

Il primo Quaderno del Blue Book di Utilitatis pone il problema degli impatti sulle gestioni e sulle tariffe idriche della riduzione di popolazione che sarà diversa da ATO ad ATO. Il costo pro capite cresce dove c’è spopolamento. Bardelli (Arera): “E’ tutta la riflessione sul servizio idrico che va spostata sulla larga scala, anche quella della gestione dell’emergenza”. Marinali (Utilitalia): “Prima di parlare di razionalizzazioni delle gestioni, partiamo dagli investimenti necessari per garantire un servizio di qualità e diciamo che servono imprese di dimensioni adeguate per gestire quegli investimenti”.

25 Set 2024 di Giorgio Santilli

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L’inverno demografico irrompe nei dibattiti sul futuro delle risorse idriche e crea ulteriori squilibri a un settore già messo a dura prova dall’emergenza climatica con l’alternanza siccità-alluvioni e dalle criticità strutturali di lunga data su rete e gestioni frammentate. A portare il tema degli effetti della riduzione di popolazione alla seconda giornata del Festival dell’Economia a Firenze è il primo numero dei Quaderni del Blue Book, pubblicato con il titolo “Scenari demografici e servizio idrico” da Utilitatis, l’istituto di ricerca collegato al mondo delle utilities che fa capo a Utilitalia. “Lo spopolamento – ha spiegato la direttrice di Utilitatis, Francesca Mazzarella – non colpisce in maniera uniforme sul territorio, ma farà sentire i propri effetti soprattutto nel Mezzogiorno, con il risultato di un aggravio maggiore dei costi di gestione del servizio idrico”. Nel grafico che segue viene riprodotto la variazione percentuale della popolazione per ATO nel periodo 2023-2042: si può vedere come negli ultimi quattro posti, con valori superiori al 10%, ci siano quattro ATO del Sud: Basilicata, Puglia, Sarnese-Vesuviano e Catania.

 

Figura 15 -Variazione della popolazione per ATO (Valore percentuale 2024-2042)

Fonte: elaborazione Utilitatis su dati Istat

 

“La variazione demografica – dice lo studio – soprattutto nelle aree in cui si verifica un decremento della popolazione, rappresenta una criticità per i gestori del servizio in quanto i costi di manutenzione e gestione delle reti per garantire un servizio di qualità andranno a gravare su un numero inferiore di utenze. Questo fenomeno è aggravato dalla necessità di aumentare gli investimenti”. Questo sarà tanto più vero quanto si partirà da una situazione di arretratezza.

Lo studio Utiliitatis calcola quindi, sempre con orizzonte 2042, l’incremento del costo del servizio coperto da tariffa per abitante (Vincolo ai Ricavi del Gestore, VGR). Ancora una volta l’incremento maggiore è per l’ATO Basilicata (+81 euro), seguito dall’ATO Catania (+65 euro), come evidenzia il grafico successivo.

 

Figura 16 – Incremento del Vincolo ai Ricavi del Gestore (VRG)/abitante (periodo 2023-2042)

Fonte: Utilitatis

 

Il Quaderno svolge infine un esercizio sugli effetti che comporterebbe l’allargamento del bacino di gestione distribuendo la variazione media del VRG pro capite non sul singolo ATO, ma sulla macroarea geografica. Questo mitigherebbe gli effetti del trend demografico sul costo pro-capite del servizio. Considerando la macroarea Sud, l’effetto sarebbe una mitigazione dell’incremento del costo pro-capite fino al 28%.

La conclusione del ragionamento l’ha tratta, senza mezzi termini, il presidente di Utilitatis, Rosario Mazzola, una delle figure più autorevoli in questo campo. “Non è il tempo – ha chiesto con una punta di retorica – di passare a tariffe uniche regionali?”. Una proposta e una riflessione che probabilmente prenderà il centro del dibattito sul futuro delle risorse idriche insieme all’altro tema che pure Mazzola ha toccato di avviare subito una adeguata riflessione sul dopo-Pnrr.

Ad alcuni è parso che la proposta della tariffa regionale, che può essere una soluzione al problema demografico ma che comunque comporta problemi politici e territoriali non indifferenti, fosse in realtà un modo per riproporre, sotto diverse vesti, il tema della concentrazione delle gestioni. Lorenzo Bardelli, direttore Ambiente di Arera, tratta il tema con cautela ma va al punto: “Se si vuole una tariffa su scala regionale – ragiona – basterebbe costituire Ato regionali, evitando meccanismi complessi di compensazione fra gestori. Ritengo comunque che tutta la riflessione sul servizio idrico, non solo quella sulle tariffe, ma anche quella sulla risposta alle emergenze climatiche, dovrebbe spostarsi sulla larga scala”.

Torna il solito nodo irrisolto che è quello di una razionalizzazione del quadro gestionale per superare anzitutto le 1.465 gestioni comunali in economia  per 7,6 milioni di abitanti e poi l’esigenza di un’ulteriore riduzione dei gestori idrici. Tema sempre presente nei disegni di Utilitalia che ieri ha riproposto con un taglio originale la vicepresidente dell’associazione, Barbara Marinali. “Prima ancora di parlare del tema della razionalizzazione delle gestioni – ha detto – dovremmo concordare sulla necessità di garantire investimenti adeguati a fornire un servizio di qualità agli utenti e subito dopo delle dimensioni di imprese adeguate a garantire quel livello di investimenti. Voglio ribaltare il tema della razionalizzazione delle gestioni e partire dagli investimenti necessari. Tanto più c’è da investire, anche per recuperare un gap presistente, tanto più servono imprese strutturate e di dimensione adeguata”.

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