IL DOCUMENTO CONCLUSIVO sulla strage di Brandizzo

Sicurezza sul lavoro, arrivano le 14 PROPOSTE della Commissione parlamentare d’inchiesta

“Quei cinque lavoratori non dovevano essere lì”, ha detto la Presidente della Commissione Gribaudo. Dal rafforzamento dei controlli con le tecnologie più innovative alla formazione e al monitoraggio delle competente: cosa fare per migliorare la sicurezza. Tra le proposte spiccano: la valutazione periodica delle competenze delle persone; l’adozione di processi basati su documenti elettronici e non cartacei; il miglioramento dei processi di affidamento di incarichi tramite documentazione di gara più coerente e che dia adeguata rilevanza alla sicurezza e salute dei lavoratori. A questo scopo, sono poi ipotizzate nuove e più semplici modalità di gestione dei dati tra cui il tracciamento della posizione.

13 Set 2024 di Maria Cristina Carlini

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Giuseppe Saverio Lombardo, 52 anni, Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34 anni,  Giuseppe Sorvillo, 43 anni,  Giuseppe Aversa, 49 anni, nella maledetta notte tra il 30 e il 31 agosto “non dovevano essere lì su quei binari” nel cantiere di Brandizzo, in provincia di Torino, dove stavano lavorando e dove sono stati travolti da un treno che viaggiava a 160 chilometri orari. Mentre le cause di quella strage sono in corso, questa sicuramente è una certezza.  A metterla, nero su bianco,  è stata Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, nella relazione presentata ieri al Parlamento, a poco più di un anno da quella tragedia. Un lavoro, questo, cominciato, subito dopo, il 4 settembre, e proseguito svolgendo audizioni, visionando filmati, analizzando testimonianze e materiali. “La Commissione – ha spiegato Gribaudo – ha assunto l’incarico di esaminare questo caso ma il compito che ci siamo dati non è tanto l’individuazione dei colpevoli, per i quali siamo certi che la magistratura farà il suo dovere, ma individuare quelle opportunità di miglioramento che s seguito di questi gravi incidenti si possono implementare”. I cinque morti di Brandizzo non potranno mai tornare indietro ma “occorre imparare da queste tragedie per non ricommettere di nuovo gli stessi errori”.

Si veda qui il testo integrale della Relazione della Commissione d’inchiesta Brandizzo

E forte è il messaggio arrivato ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha rinnovato la sua vicinanza alle famiglie dei morti di Brandizzo. “Le morti e gli incidenti sul lavoro sono una intollerabile offesa per la coscienza collettiva. Svolgere un’attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società non può e non deve implicare rischi per l’integrità degli individui. La sicurezza nel lavoro è condizione necessaria per rendere effettivo il diritto fondamentale e inalienabile alla salute, tutelato dalla Costituzione, che non può trovare limiti nella mancanza o nella inadeguatezza di misure idonee a rendere il lavoro e i luoghi ove esso si svolge sani e privi di pericoli. Non sarà mai sufficiente l’impegno a questo scopo delle Istituzioni e delle parti sociali”. La relazione “potrà offrire -scrive ancora il Capo dello Stato- un significativo contributo di conoscenza e analisi.

Cultura della sicurezza e clima della sicurezza: i due concetti chiave da innestare nelle leggi vigenti

Due i concetti chiave che, secondo la Commissione, debbono fungere da ratio sostanziale dei provvedimenti e dei correttivi legislativi da innestare sull’impianto normativo vigente: la cultura della sicurezza e il clima della sicurezza. “Le credenze e i valori che si riferiscono in modo specifico alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro sono un sottoinsieme della cultura dell’organizzazione. Il contesto organizzativo, infatti, ha un’influenza critica anche sugli esiti relativi alla sicurezza nei luoghi di lavoro, come incidenti e infortuni: la causa di gran parte di questi può essere ricondotta al modo in cui la direzione si approccia ad essa, al modo in cui i manager istruiscono e premiano o sanzionano, e chi opera direttamente presta la propria attenzione e agisce sotto pressione, anche indotta durante l’attività lavorativa”, rileva la Relazione.

E denuncia: “a dimostrazione di ciò, ancora oggi, la promozione e l’interiorizzazione dei principi della sicurezza all’interno delle aziende trova ostacoli di varia natura, ad esempio, il fatto che la sicurezza, in una parte delle aziende, minoritaria ma comunque troppo elevata vista l’incidenza degli infortuni e delle tecnopatie, sia considerata un lusso (“un costo che non ci si può permettere”) o vista esclusivamente come un’imposizione di legge. A questo bisogna aggiungere la consapevolezza limitata dei rischi: infatti la percezione e l’interpretazione di una situazione rischiosa, da parte dei lavoratori, spesso è inesistente, soprattutto per quelle attività altamente ripetitive. Inoltre, ogni volta che un lavoratore trascura una procedura di sicurezza senza incorrere in un danno perde un po’ di quella paura che lo spinge ad adottare comportamenti sicuri, concetto che in psicologia è stato definito “perdita della paura” o “assuefazione al rischio””.

Le 14 proposte della Commissione

Ma il lavoro della Commissione approda all’indicazione di  14 proposte operative ad ampio spettro per migliorare la sicurezza sul lavoro.

Eccole nel dettaglio:

1. nelle situazioni ad alto rischio, l’adozione di strumenti tecnologici volti a intervenire come ulteriore protezione in caso di mancato rispetto di norme specifiche ovvero strumenti innovativi per la formazione e informazione (realtà virtuale e realtà aumentata) prevedendo, nel rispetto dei vincoli di Bilancio, anche finanziamenti come successo per industria 4.0;

2. la valutazione periodica delle competenze delle persone per intercettare eventuali deviazioni, tramite verifiche sul campo, non con questionari ma con l’osservazione reale del comportamento dei lavoratori;

3. di rendere la formazione un momento atto a permettere ai lavoratori di effettuare essi stessi una valutazione del rischio per avere consapevolezza dei pericoli insiti nelle loro attività;

4. l’adozione di processi di verifica dei processi sul campo tramite audit strutturati e gestione efficace delle non conformità emerse;

5. la crescita delle conoscenze, sia dei lavoratori che dei tecnici preposti, circa le meccaniche di funzionamento del cervello umano e del comportamento;

6. la determinazione di punteggi delle aziende in base ai processi implementati e a risultati ottenuti in occasione delle verifiche;

7. la promozione dei processi di miglioramento del whistleblowing che seguono all’acquisizione delle segnalazioni;

8. l’adozione di processi basati su documenti elettronici e non cartacei per rendere più efficace il processo di autorizzazione per le attività a rischio specifico;

9. l’adozione di un sistema di verifica dell’idoneità tecnico professionale delle imprese maggiormente performante e di un sistema di qualifica volto a garantire punteggi migliori alle aziende che adottano misure particolari;

10. il miglioramento dei processi di affidamento di incarichi tramite documentazione di gara più coerente e che dia adeguata rilevanza alla sicurezza e salute dei lavoratori;

11. di adottare strumenti di monitoraggio dei processi per comprendere ove si annidino rischi anche di carattere organizzativo;

12. la definizione di procedure organizzative e operative di settore e non solo generali;

13. l’introduzione di criteri premianti per le aziende virtuose tramite accesso prioritario a finanziamenti, punteggi nelle gare ecc. sulla falsariga di quanto già avvenuto per la parità di genere;

14. la semplificazione dei processi di gestione dei dati dei lavoratori (es. tracciamento della posizione) quando finalizzati alla loro sicurezza.

Il caso Brandizzo

Il comportamento umano è stato considerato la causa principale della tragedia di Brandizzo. Ma, afferma la Commissione “è necessario che lo stesso venga opportunamente considerato nei processi organizzativi e di valutazione dei rischi, al fine di identificare misure tecniche e strumenti sanzionatori per gli inadempienti, volti a contrastare eventuali errori operativi, lasciando alla sola abnormità di comportamento la possibilità di determinare incidenti gravi. È necessario considerare tutti gli aspetti che portano le persone a disattendere le norme prefissate, compresi i vincoli orari, i vincoli contrattuali che non sempre permettono alle aziende in appalto di poter operare con la necessaria serenità”.

Dall’inchiesta “sono poi sono emerse mancanza di documentazione prevista per gli interventi (ordine di servizio e POS). Si ritiene utile definire dei processi che vincolino, in maniera più rigida, la possibilità di iniziare lavori alla presenza dei documenti obbligatori con una struttura di verifica passo passo”.  E’ poi emerso sia dalle audizioni che dalla documentazione acquisita, la mancanza di partecipazione dal basso degli operatori, che invece, incalza la Commissione, andrebbe incentivata il più possibile per far emergere le condizioni di pericolo, prima che possano dar luogo a eventi incidentali. La recente normativa sul Whistleblowing va nella direzione di fornire strumenti adatti, ma va supportata da una crescita della consapevolezza di quanto sia fondamentale l’apporto di tutti i soggetti.

La relazione si sofferma sulla catena degli appalti. “Sebbene la catena di appalti e subappalti, di per sé, non presenti un problema, questa richiede, però, un’elevata attenzione – ammonisce la Commissione –  legata sia al coordinamento sia alla catena del valore. I singoli livelli di subappalti portano, ovviamente, ad una riduzione del compenso a chi esegue materialmente il lavoro; diventa quindi di primaria importanza la pedissequa applicazione delle indicazioni normative sul divieto di ribasso dei costi per la sicurezza e per la valutazione della congruità all’atto della presentazione dei preventivi da parte delle imprese subappaltatrici. In tale scenario, la performance dei fornitori e degli appaltatori incide sul valore generato al termine del processo manutentivo”.

Il rischio di incidenti ferroviari nei lavori di manutenzione delle strade ferrate può essere gestito attraverso una pianificazione accurata,
una selezione attenta dei subappaltatori e un rigoroso controllo durante l’esecuzione di ogni singola attività. La sicurezza ferroviaria rimane una priorità assoluta e l’attenzione a dettagli come la formazione, l’addestramento, il coordinamento e la comunicazione aperta e tracciabile contribuiranno a mitigare i rischi associati, considerando sempre tutte le possibili interazioni tra lavoratori, infrastrutture, attrezzature di lavoro, macchine di cantiere, ecc. Si segnala, nel caso specifico, un’assenza di coordinamento da parte della ditta affidataria che, a fronte di un rapporto consolidato tra RFI e Sigifer, non veniva più coinvolta nelle comunicazioni, denotando una scarsa attenzione del sistema intero ai processi di appalto e subappalto.

Le reazioni: Genovesi (Fillea Cgil)

“Il lavoro svolto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in relazione ai fatti di Brandizzo, ci consegna riflessioni e proposte utili”, ha commentato Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil. “Riteniamo importante la relazione dell’onorevole Chiara Gribaudo e che l’attività della Commissione d’inchiesta – argomenta il segretario Genovesi- individui nell’organizzazione del lavoro, nella qualificazione degli operatori in appalto, nei rischi nella catena dei subappalti senza controlli e verifiche, nell’elusione dei Ccnl edili, nei tempi eccessivamente brevi rispetto ai carichi di lavoro, le maggiori criticità nel settore delle manutenzioni ferroviarie. Non a caso la stessa Presidente invita ad un maggior coinvolgimento di parti sociali e lavoratori nella definizione di procedure più efficaci e sicure, evidenziando come siano possibili interventi immediati volti a ridurre il rischio. Le misure definite vanno da una maggiore qualificazione delle imprese in appalto alla formazione dei lavoratori a tutti
i livelli della filiera, fino all’obbligo del ‘badge elettronico’, dal monitoraggio delle presenze in cantiere alla verifica sul campo degli orari di fatto e del corretto inquadramento contrattuale. Per tutti i lavoratori in prossimità di binari è possibile con un aumento di sensori e tecnologie prevenire gli infortuni, con blocchi e segnalazioni automatiche tra lavoratori e materiale in movimento”.

 

 

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