IL DECRETO ALLA CAMERA

Dl casa, assalto dei PROFESSIONISTI sui diritti di terzi. Il sì della Cgil

Gli emendamenti di Rpt, la Rete dei Professionisti Tecnici, annunciati in audizione giovedì scorso verranno presentati entro mercoledì. Dal sindacato ecco una prima significativa apertura, seppur con riserve.

18 Giu 2024

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Il decreto salva-casa continua il suo esame in commissione Ambiente alla Camera dei Deputati. Giovedì sono stati auditi i professionisti riuniti nella Rpt, la Rete dei Professionisti Tecnici presieduta da Armando Zambrano: ingegneri, architetti, geometri, geologi e agronomi. Il testo delle loro proposte verrà presentato entro mercoledì e dalla bozza visionata dal Diario si conferma il generale accoglimento della riforme con alcune criticità da risolvere. Una su tutte, la tutela della categoria rispetto alla certificazione dei diritti dei terzi. Ma non solo. Ieri, invece, da Cgil e Fillea è arrivata una prima apertura significativa al decreto.

Cosa propongono i professionisti

Il primo punto posto all’attenzione del Mit è sulle responsabilità dei professionisti riguardo la certificazione dei diritti dei terzi. La previsione per cui vada verificata la sussistenza di possibili limitazioni “va cassata”. Nel 2007, Il Consiglio di Stato Sez. IV emanò la sentenza 6332 del 10 dicembre affermando proprio che “in caso di rilascio di titolo abilitativo in sanatoria non spetta al Comune interessarsi degli aspetti civilistici potendo il soggetto terzo, che non subisce alcun pregiudizio dalla sanatoria, ottenere tutela innanzi al giudice ordinario”. Quindi, va rivisto il generale accertamento di conformità in caso di assenza di titolo, difformità totale o variazioni essenziali.

Un altro punto messo all’attenzione del legislatore attiene al mutamento d’uso urbanisticamente rilevante: per Rpt è positiva la flessibilità e lo snellimento delle procedure ma ci si chiede come risolvere eventuali problematiche tra cambi che incrementerebbero il carico urbanistico, incidendo sulla viabilità e sulla sosta per mancanza di aree standard. Da chiarire anche l’espressione “senza opere” per capire sotto quale categoria manutentiva farli ricadere. Altre disparità, invece, potrebbero sorgere in relazione all’altezza sulle tolleranze delle unità immobiliari graduate in proporzione inversa alla loro superficie utile. Ribadita, poi, l’esitazione sulla legittimità da Permesso di Costruire ma anche (oppure no) con titoli come la Scia o l’ex Dia. Sulla parziale difformità, infine, “va definito e riallineato a livello statale il concetto” per evitare le differenze enormi a livello regionale.

Ulteriori integrazioni riguarderanno l’altezza minima a 2,40 metri, il cambio d’uso senza opere con una disciplina comunale specifica, la legittimità degli interventi edilizi ante 1967 e la revisione delle sanzioni. “E’ dal 2012 che la nostra organizzazione ragiona sulla modifica del Dpr 380 che creava tanti problemi”, ha detto Zambrano in audizione la scorsa settimana. Alla norma Salvini sulla casa “siamo tutti molto interessati” ma “il percorso per la sanatoria deve prevedere un momento di conformità”, perché “il piano di rigenerazione urbana, la ristrutturazione degli edifici, il piano di prevenzione sismica, l’efficientamento energetico sono tutte cose che dobbiamo fare per forza”. Le cose da rivedere, dunque, ci sono. Meglio farlo, secondo Rpt, in un nuovo Testo Unico delle costruzioni.

L’apertura e le riserve di Cgil-Fillea

L’altra notizia sul decreto casa, come detto, arriva dalla Cgil e da Fillea. “Condividiamo le finalità espresse nel dl casa, soprattutto in relazione alla possibilità di consentire la riqualificazione del patrimonio edilizio e favorirne il riutilizzo, contenere il consumo di suolo, favorire processi di rigenerazione urbana e far fronte al crescente fabbisogno abitativo, e giudichiamo positivamente alcuni contenuti a partire dalla volontà di semplificazione”, hanno detto ieri pomeriggio in audizione. “Ma vi sono elementi di criticità che possono aprire la strada ad abusi o avere impatti negativi sugli standard urbanistici, e ci aspettavamo misure per il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica e per favorire un mercato degli affitti a costi sostenibili, grandi emergenze del Paese che il decreto non affronta”.

Per il sindacato il primo punto positivo introdotto dalla norma Salvini è quello di “permettere alle classi più disagiate di accedere alle agevolazioni per la riqualificazione del patrimonio edilizio diffuso, anche in previsione dell’applicazione della direttiva comunitaria ‘case green’”, che però questo governo ha intenzione di riscrivere con la nuova Commissione europea dopo aver votato contro il testo ad oggi approvato. Anche “il termine del 24 maggio per la regolarizzazione va probabilmente nella condivisibile direzione di evitare deroghe conclamate e violazioni che possono diventare prassi costruttive”.

Ci sono delle criticità rilevate da Cgil-Fillea: “un provvedimento con le finalità di questo decreto dovrebbe essere incardinato su alcuni principi: legittimità chiara, evitare operazioni che affaticano ulteriormente i Comuni, e che per questi ci siano minore entrate. Ma senza aprire la strada, con ulteriori semplificazioni, a deroghe per abusi maggiori. In tal senso deve permanere la doppia conformità per gli interventi in assenza o difformità del permesso di costruire”, hanno dichiarato alla commissione Ambiente. Da rivedere anche il cambio di destinazione d’uso: “Bisogna tener conto dell’impatto sugli standard urbanistici, non essendo previsto l’obbligo di reperire ulteriori aree per servizi di interesse generale, né per parcheggi. Il silenzio assenso, che si sostituisce al silenzio diniego, è impensabile se legato al termine di quarantacinque giorni, rendendo impossibili verifiche. È importante valutare gli elementi che rischiano di non snellire l’attività dei Comuni, come la verifica dei tecnici previste in relazione ai diritti dei terzi”. Anche sul tema delle parziali difformità non demolibili, legate alle sanzioni dell’articolo 34 del TUE, “sembrano rese legittime e la forma sanzionatoria, se legata all’incremento del valore venale, può essere di difficile applicazione. Sono elementi, a nostro parere, da chiarire in sede di conversione”.

Infine, la necessità di interventi macro: va risolta – secondo Cgil e Fillea – l’emergenza abitativa perché “a fronte di una crescente precarierà abitativa l’offerta di edilizia pubblica non risponde al fabbisogno, che gli stessi Enti Gestori stimano in circa 600 mila unità”. Il tavolo tecnico sul Piano Casa è scarno, con soli 100 milioni di euro per il 2027 e 2028 e una discussione già tramontata.

M. Gia.

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