Concessioni balneari: non sia l’ennesima proroga ma si apra una fase nuova con BANDI ben fatti e programmazione

Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un nuovo disegno di legge che introduce importanti novità nel panorama delle concessioni balneari in Italia, un settore strategico per l’economia del nostro Paese e oggetto di un acceso dibattito a livello nazionale ed europeo. Il provvedimento prevede la proroga delle concessioni in essere fino al 30 settembre 2027, una scelta mirata a garantire un’ordinata programmazione delle procedure di affidamento, rispettando al contempo le normative europee che richiedono trasparenza e concorrenza nell’assegnazione delle concessioni.

09 Set 2024 di Niccolò Grassi

Condividi:

Questa proroga, tuttavia, solleva interrogativi importanti sulla reale natura del provvedimento. Da un lato, appare come un tentativo di dare respiro alle amministrazioni e agli operatori per prepararsi adeguatamente alle future gare; dall’altro, non si può ignorare che essa si inserisce in una lunga serie di proroghe che caratterizza il settore da anni. Questa pratica reiterata ha creato un circolo vizioso in cui le scadenze vengono continuamente posticipate, minando la credibilità delle istituzioni e alimentando un clima di incertezza per gli operatori del settore. Il continuo rinvio delle riforme necessarie impedisce infatti una vera modernizzazione del sistema delle concessioni, lasciando irrisolte problematiche strutturali che richiederebbero un approccio più deciso e trasparente.

Questo continuo procrastinare solleva dubbi sull’effettiva volontà di operare un cambiamento radicale. Si pone il dubbio se ci si trovi di fronte a una vera svolta o all’ennesima “proroga tattica”, utile solo a guadagnare tempo e a proteggere interessi particolari, tra cui quelli elettorali. Non è raro, infatti, che tali proroghe siano utilizzate come strumento per mantenere lo status quo, evitando scelte impopolari in periodi pre-elettorali e salvaguardando gli interessi consolidati degli attuali concessionari, che spesso esercitano un’influenza non trascurabile a livello locale e nazionale.

Inoltre, questa situazione si collega direttamente a una problematica più ampia: la resistenza strutturale del settore a una piena apertura concorrenziale. Le concessioni balneari in Italia sono state spesso assegnate senza una vera competizione, con modalità che, in molti casi, hanno favorito i concessionari già esistenti, limitando di fatto l’accesso a nuovi operatori e impedendo lo sviluppo di una sana concorrenza. Questa resistenza al cambiamento non è solo una questione interna: l’Italia è attualmente sotto procedura di infrazione europea proprio a causa del mancato rispetto delle regole comunitarie sulla concorrenza e sulla trasparenza delle concessioni, che richiedono procedure aperte, imparziali e competitive per l’assegnazione di beni pubblici.

Il contesto normativo europeo (direttiva Bolkestein), infatti, impone criteri stringenti di concorrenza per garantire un mercato libero e aperto, ma l’Italia ha continuato a rimandare l’applicazione di tali principi, spesso attraverso deroghe e proroghe che alimentano una percezione di immobilismo e inefficienza. La proroga al 2027, quindi, pur essendo presentata come una soluzione di transizione, rischia quindi di essere percepita come un’ulteriore resistenza a un cambiamento ormai inevitabile e necessario per conformarsi alle direttive europee. Questo potrebbe non solo prolungare l’incertezza, ma anche intensificare le pressioni da parte dell’Unione Europea, con il rischio di sanzioni economiche e danni alla reputazione internazionale del Paese.

Ciò nonostante, occorre anche considerare che la decisione del Legislatore rappresenta, sotto un diverso profilo, un’opportunità ed una responsabilità per tutti gli attori coinvolti: dalle amministrazioni pubbliche agli operatori del settore, sarà fondamentale sfruttare il tempo a disposizione per progettare e programmare efficacemente le future gare pubbliche. Queste dovranno essere in linea con i requisiti europei e capaci di valorizzare le risorse costiere in modo sostenibile, evitando di ripetere gli errori del passato.

Sotto un profilo sostanziale, quindi, il nuovo termine di scadenza, fissato al 2027, non deve essere visto come una semplice dilazione temporale, ma come un’occasione concreta per le pubbliche amministrazioni di avviare un percorso di pianificazione delle future gare. È essenziale iniziare sin da subito a progettare bandi trasparenti e competitivi, in grado di garantire un accesso equo e non discriminatorio alle concessioni. La normativa prevede anche che, in presenza di difficoltà oggettive come contenziosi legali o problematiche tecniche, le scadenze possano essere ulteriormente prorogate al 31 marzo 2028, ma solo per il tempo strettamente necessario a completare le procedure. Questo sottolinea l’importanza di un impegno immediato nella programmazione, per evitare ulteriori ritardi che potrebbero compromettere la credibilità e l’efficacia del sistema di concessioni.

Un altro aspetto rilevante introdotto dal disegno di legge riguarda l’aggiornamento degli importi dei canoni per le concessioni balneari, lacuali e fluviali con finalità turistico-ricreative e sportive. Il decreto stabilisce che, in assenza di un provvedimento specifico, gli importi siano automaticamente aumentati del 110%. Questo aggiornamento risponde all’esigenza di adeguare i canoni alle attuali condizioni di mercato, assicurando maggiori entrate per le amministrazioni, ma pone anche nuove sfide per gli operatori del settore che dovranno far fronte a costi più elevati. Per le amministrazioni locali, questo passaggio richiede una valutazione attenta degli impatti economici sui concessionari e una gestione equilibrata dei rapporti con gli operatori.

La proroga al 2027 deve quindi essere vista non come una semplice estensione delle attuali concessioni, ma come un momento di transizione che offre alle pubbliche amministrazioni la possibilità di prepararsi adeguatamente alle future gare. Questo periodo deve essere utilizzato per sviluppare bandi di gara che rispettino pienamente le normative europee, evitando sanzioni e contenziosi, e che sappiano al contempo valorizzare le peculiarità e le esigenze dei territori costieri italiani. Le concessioni balneari rappresentano infatti un elemento chiave del nostro patrimonio turistico e culturale, attirando ogni anno milioni di visitatori e contribuendo in modo significativo all’economia locale. Progettare gare trasparenti e ben strutturate non solo risponde a un obbligo normativo, ma rappresenta anche un’opportunità per rinnovare e innovare il settore, promuovendo una gestione più sostenibile e competitiva delle nostre coste.

Per le pubbliche amministrazioni, la sfida è duplice: da un lato, garantire il rispetto delle regole europee in materia di concorrenza e trasparenza, dall’altro, salvaguardare un comparto economico che rappresenta un valore strategico per il Paese. È necessario quindi un approccio proattivo che miri a superare le criticità attuali e che sappia guardare al futuro, con una programmazione lungimirante e condivisa delle prossime gare. Solo attraverso un’attenta progettazione delle procedure di affidamento sarà possibile trasformare questa proroga in una reale opportunità di crescita per il settore e per i territori coinvolti.

In definitiva, il nuovo disegno di legge rappresenta un passaggio cruciale per il settore delle concessioni balneari in Italia. La proroga al 2027 offre una finestra temporale che deve essere sfruttata per preparare il terreno a una riforma strutturale, capace di conciliare le esigenze nazionali con gli obblighi europei. Per le amministrazioni pubbliche, è il momento di iniziare a progettare e programmare le prossime gare, mettendo al centro trasparenza, sostenibilità e valorizzazione del patrimonio costiero. Solo così sarà possibile garantire un futuro stabile e prospero per le concessioni balneari italiane, trasformando le sfide normative in opportunità di innovazione e sviluppo per l’intero comparto turistico.

 

Argomenti

Argomenti

Accedi