PRESIDENTE DEL CONSORZIO INTEGRA
Zagarese: “Abbiamo monitorato 18mila progetti stralciati dal Pnrr o inattuati: una RISERVA per proposte in PPP”
Si tratta di progetti di rigenerazione urbana, scuole, asili nido, mense, impianti sportivi, sanità territoriale
31 luglio

Adriana Zagarese, presidente del Consorzio Integra
		
	Una riserva che arriva dal sovraffollamento e dallo stralcio di progetti del Pnrr e può risultare utile per il dopo-Pnrr. Un laboratorio – quello del dopo-Pnrr – ancora da aprire. L’intuizione della “riserva” è venuta al Consorzio Integra, punta avanzata del mondo Legacoop nel settore degli appalti di costruzioni e servizi. “Abbiamo monitorato, con l’aiuto di Intellera consulting, una grande quantità di progetti territoriali, oltre 18mila, proposti per il Pnrr ma poi scartati o stralciati o definanziati o semplicemente rimasti fermi, con bandi non pubblicati, gare non aggiudicate, fondi non spesi. Tutti progetti che verosimilmente sarà difficile che si possano realizzare con il Piano di ripresa e resilienza che come è noto non può permettersi ritardi realizzativi, ma che esprimono esigenze reali del territorio e, in molti casi, anche un certo livello di avanzamento progettuale”. A spiegare il lavoro fatto è Adriana Zagarese, presidente del Consorzio Integra. “Abbiamo pensato che questa riserva di opere e di progetti avviati nel loro percorso, e non conclusi, potesse tornare utile, anche su un piano industriale, quando il Pnrr sarà finito. E abbiamo immaginato che almeno una parte di questi progetti, accuratamente selezionata, potesse essere riproposta alle stesse amministrazioni con la formula del partenariato pubblico-privato”.
Che tipi di progetti sono? In quali settori?
Prevalentemente parliamo dei settori in cui noi operiamo, la rigenerazione urbana, con una quota non irrilevante di degrado sociale, i piani urbani integrati, le scuole, gli asili nido, le mense, gli impianti sportivi, la sanità territoriale con interventi tipo case di comunità, telemedicina, assistenza sanitaria intermedia, ospedale sicuro e sostenibile. Progetti che corrispondono ad alcune missioni del Pnrr, M5C2 sulla rigenerazione urbana, M2C3 e M4C1 sugli edifici scolastici, la M6C1 e la M6C2 per la sanità.
Ci può dare qualche cifra sugli importi e sullo stato di avanzamento dei progetti?
Abbiamo esaminato in questi ambiti, uno per uno, 18.345 progetti per un importo di 36 miliardi. Il 65% di questi progetti risultava finanziato, 11.985 progetti per 25,8 miliardi, mentre il 35% risultava non finanziato, 6.312 progetti per 10,2 miliardi. Abbiamo poi fatto indagini successive per verificare lo stato di avanzamento che possiamo riassumere così: i fondi non spesi ammontano a 11,6 miliardi, relativi a 8.454 progetti e di questi 294 progetti (3,2 miliardi) non sono mai andati in gara, almeno fino al momento in cui noi abbiamo svolto il monitoraggio, 3.979 progetti (5,6 miliardi) sono andati a gara ma la gara non è stata finalizzata con l’aggiudicazione, 4.181 progetti (2,9 miliardi) sono andati solo parzialmente a gara, perdendosi per strada, quindi, una parte dell’importo previsto.
Avete anche uno spaccato regionale dei progetti?
Sì. La Lombardia è la Regione con il maggior numero di progetti, 2.312 per un importo di 5.359 milioni, e di questi 887 sono non finanziati per un importo di 1.832 milioni. Segue la Campania con 2.116 progetti per un importo di 5.359 milioni. È interessante vedere che l’importo non finanziato è addirittura maggiore della Lombardia, con 845 progetti per 1.964 milion di euro. Seguono Lazio, Veneto e Sicilia. Il Lazio ha anche il record degli importi finanziati e non andati in gara con 688,8 milioni per soli 18 progetti, quando la Campania, seconda, ha 415 milioni di euro non andati in gara per 76 progetti.
Infine ci sono i progetti andati a gara solo parzialmente.
Sì, qui torna la Lombardia nettamente in cima alla classifica con 862 progetti e un importo non speso di 811,8 milioni.
Si può trarre un giudizio complessivo sulle difficoltà di attuazione del Pnrr da questo vostro lavoro?
Possiamo dire che c’è uno zoccolo duro di progetti che il Pnrr ha contribuito a far venire alla luce, ma che difficilmente potranno essere realizzati con il Pnrr. Un gran numero di opere a cui è stato dedicato il lavoro di funzionari pubblici e anche spese per la progettazione, che ora rischiano seriamente di non andare a buon fine. Noi vogliamo vederla in positivo e la chiamiamo una riserva di progetti su cui possiamo metterci a lavorare, in collaborazione con le amministrazioni. Vale per noi che siamo già al lavoro ma è un’opportunità per l’intero sistema economico.
Cosa avete intenzione di fare ora con questa massa di informazioni che avete raccolto?
Selezioneremo i progetti che più rispondono alle nostre capacità e possibilità e proporremo formule di partenariato alle amministrazioni, anche lavorando a completare le progettazioni, se serve. In molti casi potremmo proporci come promotori di un partenariato pubblico-privato per i singoli progetti. Anche per questo riteniamo sia molto importante che decolli finalmente il PPP dopo che il codice degli appalti ha sistemato il quadro normativo. Alcune cose, però, vanno ancora messe a posto e in questo auspichiamo che il decreto correttivo in arrivo trovi soluzioni adeguate.
Ci fa un esempio?
La proposta del promotore e la gara che segue vengono svolte, dice il codice, su un “progetto di fattibilità”. Ora però, il “progetto di fattibilità” così definito non esiste più nel codice che invece prevede un “progetto di fattibilità tecnico-economico”, detto PFTE. Questo livello progettuale è però già molto avanzato per una proposta di PPP, in quanto comporta un livello di definizione progettuale avanzato e lo svolgimento di indagini e rilievi progettuali particolarmente dettagliati e onerosi in tale fase, che potrebbe non avere alcun seguito, ove la proposta non risultasse di pubblico interesse. Molte imprese sono scoraggiate dal presentare proposte in PPP proprio perché, se l’interpretazione delle amministrazioni, sulla base del codice, è che vada presentato un PFTE integrale, c’è un costo eccessivo a fronte di nessuna certezza di interesse e realizzazione dell’opera. Sarebbe necessario prevedere quindi nel codice la presentazione da parte del Promotore di un PFTE semplificato che somigli molto al vecchio progetto di fattibilità.
In effetti una delle modifiche del codice allo studio del Consiglio superiore dei lavori pubblici è proprio di distinguere un PFTE di base da un PFTE avanzato o PFTE+. Questo nel codice o in una linea guida apposita prevista dal codice. Che ne pensa?
Penso che sarebbe una buona soluzione.