LA RELAZIONE SEMESTRALE
Pnrr, 9 miliardi spesi nel 2024: di questo passo ne dovremo spendere 10 al mese nel 2025

CONFERENZA STAMPA DOPO IL CDM
Il Pnrr ha speso nel primo semestre del 2024 nove miliardi che portano il totale fino al 30 giugno 2024 a 51,36 miliardi, il 26% dell’intero piano. Il Governo ha approvato la Relazione semestrale sullo stato di attuazione del Pnrr che invierà in Parlamento nelle prossime ore. La spesa al 31 dicembre 2023, che nella precedente Relazione era quantificata in 46 miliardi, è stata retrocessa a 42 perché 4 miliardi si riferivano alle opere stralciate dal Pnrr.
La somma spesa nel 2023 appare del tutto insufficiente a raggiungere l’obiettivo annuo di 40 miliardi di spesa che Ragioneria e Mef considerano essenziale per presentarsi al rush finale del 2025 e dei primi mesi del 2026. Con 82 miliardi a fine anno, ne mancherebbero 112 da spendere in diciotto mesi scarsi (la scadenza del giugno 2026 implica infatti la rendicontazione degli interventi che non richiederà poco tempo). Al ritmo tenuto nel primo semestre potremmo arrivare forse a 65 miliardi, a distanza di 130 miliardi dall’obiettivo finale, con una media da tenere nel 2025 e nel primo trimestre 2026 di 10 miliardi al mese.
Fitto anche ieri ha negato queste difficoltà e ha parlato di “segnali positivi”. Questi segnali si riferiscono allo “stato di avanzamento del piano”. Vediamolo. Dei 194,42 miliardi assegnati all’Italia ne sono stati attivati 164,79, pari all’85% (la sintesi della Relazione distribuita ieri non spiega con quale stato dell’avanzamento procedurale si faccia coincidere il termine “attivati”, probabilmente l’assegnazione del finanziamento, e non il bando di gara, l’aggiudicazione, la firma del contratto o l’avvio dell’esecuzione). Più utili e precisi i dati riferiti a un sottoinsieme di misure, quelle “che richiedono procedure di affidamento”, quindi che passano per una gara o per una procedura di appalto. Questo insieme, che nella sostanza esclude la spesa per incentivi automatici, ammonta a 132,77 miliardi e di questi 122,04 miliardi sono stati “attivati” (torna l’ambiguità) pari al 92% e 111,62 messi a gara (pari al 91% di quelli attivati).
Ovviamente tutte queste attivazioni e bandi pubblicati non sono mica merito di Fitto e Meloni, o almeno non solo loro. è sufficiente ricordare che a fine 2022 (Meloni si era insediata da tre mesi e aveva beneficiato della scia del lavoro di draghi) erano già stati messi in gara 47 miliardi di euro (dati Cresme).