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Migranti vulnerabili, quasi 500 operai ASSUNTI dal 2022

Formazione in oltre 100 scuole edili e enti unificati coordinati in tutta Italia. I beneficiari sono stati individuati tra richiedenti e titolari di protezione internazionale temporanea e altre categorie di cittadini stranieri sempre in condizione di vulnerabilità con permessi di soggiorno che consentono l’attività lavorativa, minori stranieri non accompagnati in transizione verso l’età adulta o cittadini stranieri maggiorenni entrati in Italia come minori stranieri non accompagnati.

11 Lug 2024 di Elisa Castellucci

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“Sono in Italia dal 2017, oggi lavoro in una ditta di Montalto di Castro e sono soddisfatto”. Ansu Dahaba ha 25 anni sta finendo l’apprendistato in un cantiere della ditta Rosetti nella comune del viterbese. E’ uno dei 474 cittadini stranieri richiedenti asilo assunti insieme ai 1300 che hanno concluso il percorso di formazione lavorativa nel settore edile. Sono trascorsi due anni dalla firma dell’accordo di inserimento socio lavorativo rivolto a cittadini stranieri in condizioni di vulnerabilità sottoscritto dal Ministro del Lavoro, dal Ministro dell’Interno insieme ad Ance, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Un protocollo d’intesa nato a seguito della crisi afghana, firmato alla fine di febbraio 2022 durante la guerra in Ucraina con l’emergenza profughi, nella fase storica in cui la manodopera straniera in edilizia superava il 17%. Da queste premesse l’urgenza di strutturare un percorso condiviso di formazione, integrazione e inserimento socio lavorativo. Un’ iniziativa a cui hanno collaborato UNHCR l’Agenzia Onu per i Rifugiati, l’Anci Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e altre rappresentanze datoriali firmatarie del Ccnl Edilizia Industria come Anaepa Confartigianato Edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, Acgi Produzione Lavoro e Confapi Aniem. Il primo esempio di recepimento in Italia della European Partnership for Integration tra Commissione Europea, Etuc, Business Europe, SMEUnited, Ceep ed Eurochambres, siglata nel 2017 e rilanciata nel 2020.

Il protocollo ha previsto interventi di formazione in oltre 100 scuole edili e enti unificati coordinati in tutta Italia con l’obiettivo di inserimento nuovi operai. I beneficiari sono stati individuati tra richiedenti e titolari di protezione internazionale temporanea e altre categorie di cittadini stranieri sempre in condizione di vulnerabilità con permessi di soggiorno che consentono l’attività lavorativa, minori stranieri non accompagnati in transizione verso l’età adulta o cittadini stranieri maggiorenni entrati in Italia come minori stranieri non accompagnati. Le parti sociali firmatarie, anche tramite le associazioni territoriali e il sistema bilaterale di settore, hanno strutturato percorsi formativi dedicati e altre misure di politica attiva del lavoro ai beneficiari. Inoltre i tavoli territoriali sono stati attivati e coordinati dalle Prefetture nelle province di competenza, riunendo i referenti della rete dell’accoglienza (Centri di Accoglienza Straordindaria e Sistema di Accoglienza e Integrazione), rappresentanti locali delle parti sociali, Scuole Edili e gli Enti Unificati.

In base al report presentato da Formedil, l’Ente nazionale di formazione e sicurezza nel settore delle costruzioni, su 1065 colloqui effettuati risultano oggi assunti 474 cittadini stranieri provenienti da Pakistan, Nigeria, Bangladesh, Egitto, Algeria, Nigeria, Costa D’Avorio, Senegal, Marocco e Tunisia. In più di mille hanno concluso la formazione a fronte di 1307 che hanno iniziato. Il 63,2% ha portato a termine il tirocinio, il 42, % l’apprendistato, il 34,2% ha ottenuto un contratto di lavoro a tempo determinato. Tra i principali profili che hanno ottenuto maggiore inserimento lavorativo: il muratore (68,4%), a seguire il manovale (21%), l’operaio comune (7,8%) e poi il pittore e il piastrellista. Gli Enti che hanno partecipato all’indagine sono stati 85, quelli che hanno attivato percorsi 40. In prevalenza i settori scelti sono stati muratura, tinteggiatura, cappotto, carpenteria, decorazione e posa. Tuttavia tra le maggiori criticità evidenziate dai dati: la mancata conoscenza della lingua, lo spostamento sul territorio, il supporto economico e raggiungimento requisiti.

Ansu Dahaba di 25 anni a luglio chiude il periodo di apprendistato nel cantiere della ditta Rosetti a Montalto di Castro. “Mi piace questo lavoro e mi trovo bene. Nel mio caso il percorso è andato benissimo. Molti non si fidavano e volevamo andare via, ma alla fine quasi tutti hanno deciso di continuare, abbiamo avuto coraggio. Dopo la scuola, si lavora. Serve pazienza. Dopo tre mesi siamo andati in cantiere con un tirocinio, poi il contratto apprendistato per tre anni. Nei momenti difficili abbiamo avuto un grande incoraggiamento da parte dei formatori. Ci capivamo benissimo anche con i gesti, nessun problema. Ora lavoro in una ditta seria”.

“Un’esperienza molto positiva dal punto di vista umano”, racconta Angelo Laudadio docente pratico in Muratura della Scuola edile di Ascoli Piceno. “Un’iniziativa utile solo nell’ottica di un serio inserimento lavorativo. Ci siamo trovati di fronte persone con diverso grado d’istruzione che non parlavano italiano. Sono emerse diverse criticità linguistiche, anche se poi la misura è data dal lavoro in cantiere e dalla pratica. In molti casi siamo andata avanti con la gestualità. Qualcuno aveva difficoltà anche a leggere la numerazione. Possiamo migliorare con un interprete”. Tra le principali sfide del percorso formativo quella di rendere gli operai migranti preparati sul tema della sicurezza. Difatti come racconta Laudadio “nonostante i numerosi ostacoli, la metà dei cittadini migranti è stata stabilizzata. Oggi l’operaio edile non è un mestiere attrattivo per le nuove generazioni di italiani. Nel corso per muratori non ci sono giovani italiani, mancano educazione e motivazione”.

L’edilizia in Italia è quindi uno dei settori che impiega maggiormente manodopera straniera. All’interno del mercato del lavoro regolare, secondo i dati dell’Osservatorio della Commissione Nazionale Paritetica per le Casse Edili (CNCE) del 2022, nei cantieri italiani, è straniero il 32% degli operai. Il dato sale al 40% nella fascia 18-25 anni e lo supera in quella tra i 36 e i 45 anni, mentre è molto inferiore tra gli impiegati. Tra le nazionalità più rappresentate ci sono quella romena, albanese e marocchina. Pertanto risulta altrettanto evidente come le difficoltà linguistiche e culturali possano rappresentare un fattore di esposizione a gravi rischi professionali, evitabili con una corretta comunicazione in cantiere. L’ app Babele è uno delle iniziative messe in campo da Formedil con INAIL, Cesf, e Università per stranieri di Perugia. Si tratta di un software per smartphone nato per facilitare la comunicazione tra operai non italiani in cantiere attraverso un glossario tradotto in 7 lingue (inglese, francese, spagnolo, albanese, rumeno, serbo/croato e magrebino). Un’applicazione scaricabile su qualsiasi smartphone Android che contiene schede informative tra cui ‘Help on line’, un sistema automatico di aiuto nel qual caso vi fosse necessità durante un’attività pericolosa.

“Nel settore edile la carenza di manodopera rappresenta una seria problematica. Attraverso il servizio degli enti bilaterali- spiega la segretaria generale della Fillea Cgil di Ascoli Piceno Paola Senesi – vogliamo fare in modo che tutti gli attori che hanno partecipato al progetto possano operare nella formazione, mettendo in campo il tema della sicurezza. Il corso di formazione previsto è molto pratico e ci ha permesso di superare tutte le criticità linguistiche dei cittadini migranti. Nella difficoltà oggettiva, c’è stata molta solidarietà. Su 12 frequentanti 11 sono stati inseriti. Quindi per compensare il bisogno di operai nel settore la tendenza è quella di inserire velocemente migranti che non conoscono l’italiano e non hanno alcuna formazione sulla sicurezza. Il problema della lingua è diventato prioritario. Stiamo provando nelle nostre sedi ad implementare i mediatori culturali. Come Fillea Cgil Ascoli organizziamo corsi di italiano in sede, lo facciamo persino con il supporto di un fumetto e visti i buoni rapporti con alcune realtà territoriali del terzo settore facciamo corsi sulle buste e sul contratto edile”.

Un mestiere che per tanti giovani italiani non risulta ‘accattivante’. “I cittadini stranieri che riescono ad imparare il mestiere – racconta la sindacalista – talvolta aprono proprie aziende. I giovani italiani invece percepiscono questo lavoro come di ‘serie b’, nonostante i contratti nazionali siano buoni, grazie alle tutele garantite dagli Enti bilaterali. Ad esempio diventa importante sapere che l’accantonamento in cassa edile ti permette di capire se una impresa si muove all’interno di una cornice di regole oppure no. La nuova piattaforma per il rinnovo contrattuale va in questa direzione. Crediamo quindi che la formazione sui diritti e sulle busta paga sia di fondamentale importanza. Le imprese continuano a chiedere manodopera, perché il settore edile non è in crisi anche grazie ai fondi Pnrr. Come organizzazione sindacale dobbiamo lavorare sulla consapevolezza degli operai. Il settore cresce e il lavoro deve essere di qualità per tutti. Se una impresa lavora male, con bassi livelli di sicurezza, con sfruttamento e scarsa formazione il prodotto che ne esce non sarà di qualità. Serve un cambio di passo, un cambio culturale di imprese e lavoratori. Il protocollo d’intesa cha ha dato il via al progetto di inserimento lavorativo attraverso un percorso di formazione attento e guidato, può rappresentare l’inizio di una buona prassi e un piccolo esempio virtuoso del funzionamento della rete”.

Elisa Castellucci, portavoce della Fillea Cgil, inizia con questo articolo una serie di racconti sul mondo del lavoro. Il suo e il nostro obiettivo è dare voce ai lavoratori (G.S.)

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