Arezzo, il nuovo stadio “dal basso” con tifosi e cittadini
“Un luogo che unisce”, uno stadio che dal 2030 sarà “di chi lo vive, di chi lo sogna, di chi lo difende”. Basta leggere il motto finale della video-presentazione e ascoltare le parole di chi l’ha progettato – architetto Carlo Antonio Fayer, M28Studio, insieme a SPSK* Studio e Speri SpA – per capire che la nuova casa della Ss Arezzo Calcio sarà il frutto di quanto descritto ieri al Palazzo comunale: un progetto partecipato, voluto dal club e dall’amministrazione ma anche dai tifosi, dai cittadini, dai gruppi organizzati. “Con tutti loro abbiamo parlato tantissimo in questi mesi”, ha raccontato Fayer. “Non è stata una consultazione formale, ma un processo vero, fatto di confronto, ascolto e progettazione condivisa. Le curve, i percorsi, l’acustica, i luoghi dell’incontro: qui ogni scelta è stata filtrata attraverso la vita reale di chi popola il tifo e la città”. E’ passato un anno dal progetto preliminare, è stato accelerato molto per arrivare alla versione definitiva del progetto del primo stadio che sarà realizzato in base alla nuova legge (D. Lgs. 38/2021 e successivo aggiornamento del 2023, ndr). Un percorso iniziato sei anni fa con l’insediamento dell’attuale proprietà amaranto e messo a terra a partire dal 2023 insieme ai progettisti. Adesso, invece, è il momento del dialogo fitto con le aziende del territorio e da quanto affermato ieri l’interesse dei soggetti grandi e piccoli è altissimo.
Definito “perfetto e bellissimo”, l’impianto “Città di Arezzo” vivrà tutti i giorni perché avrà uffici, ristoranti e bar sempre aperti, negozi, parcheggi e zone verdi che lo terranno ben connesso al resto del tessuto urbano, a cominciare dalla circostante cittadella dello sport. “Non sarà più una muraglia”, ha descritto bene ancora Carlo Fayer, riferendosi ai modelli inglesi e tedeschi di stadi che “si possono toccare” anche durante la settimana, viverli sempre in ogni modo, a cominciare dai concerti e dagli eventi culturali. Così come per sempre, durante i lavori, l’Arezzo potrà continuare a giocarci, e la società lo prenderà in concessione per novant’anni. D’altronde, ha aggiunto il presidente della Serie C Matteo Marani, “lo stadio è un luogo fisico e metafisico, è casa e comunità, territorio”. E così sarà quello aretino, ha confermato la vicepresidente del club Francesca Manzo: “Sarà un centro di aggregazione per le famiglie”.
Guardando ai dettagli del Pfte presentato, negli interventi chiave (dal costo di 39 milioni complessivi, cantieri al via da marzo 2026) rientra anzitutto l’avvicinamento del campo alle tribune, senza pista atletica. Poi, sarà uno stadio autosufficiente sia in termini energetici che idrici, grazie ai pannelli solari (1,3 MW totali) sul tetto dell’impianto e al riuso delle acque piovane e grigie. E la particolare attenzione alla messa in opera di interventi di mitigazione ambientale supportata dall’integrazione di nuove piantumazioni ridurrà in modo significativo la produzione di CO2 e il microclima urbano.
Il primo cittadino di Arezzo, Alessandro Ghinelli, dopo aver elogiato quanto presentato ha raccontato a Diac il valore per l’intera città del nuovo stadio e quanto incide l’approccio dal basso che ha coinvolto tifosi e cittadini. Esempio concreto di placemaking. “Lo stadio andava messo in pari coi tempi e grazie al grande lavoro della società su un progetto moderno sarà un luogo di incontro per le famiglie per gli aretini. Inoltre, il progetto è stato partecipato: i tifosi hanno consigliato di non dividere la curva con la gradinata, così come sono state consultate le forze dell’ordine oltre che i nostri uffici per capire i problemi da evitare”. Un’ ispirazione per altri progetti di rigenerazione ad Arezzo? “C’è la biblioteca comunale che da luogo di socializzazione adesso è attesa, dopo una progettazione condivisa, anche dal masterplan con le istanze dei cittadini”. Più democrazia dal basso di così.