L'AUDIZIONE DI GIORGETTI SULLA MANOVRA
“In recessione senza Pnrr? Difficile dirlo. Al Piano casa 1,3 miliardi, i ministri ora declinino le risorse”
Bankitalia, Upb e Corte dei Conti sollecitano il ministro sugli effetti del Pnrr. CdC chiede una nuova stagione di pianificazione degli investimenti. Sul Piano casa le risorse ci sono, nel Piano per il Clima, ora spetta ai ministri competenti ripartirle. Ma è sul fisco che salgono i toni: “Difendiamo il ceto medio”, ribatte davanti ai numeri che mostrano come il taglio dell’Irpef favorisca i redditi più alti.
IN SINTESI
C’è una domanda che, nel quarto e ultimo giorno di audizioni sulla manovra davanti alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, è stata più volte posta dai parlamentare (soprattutto dell’opposizione): cosa succederà all’economia italiana dopo il Pnrr, inteso che è stato proprio grazie agli investimenti messi in campo è stato possibile scongiurare il segno meno del Pil. A questa domanda il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, risponde, a sua volta, prima con un interrogativo: “senza il PNRR saremmo in recessione? Difficile dirlo, si sarebbero fatte spese sostitutive così come quando finirà il PNRR si faranno altre spese”. Insomma, qualche dubbio, il titolare del Mef, sembra nutrirlo ma soprattutto le sue, poche, parole sono state una risposta generica alle forti sollecitazioni che, prima di Giorgetti che ha chiuso il ciclo delle audizioni , sono arrivate proprio sul tema Pnrr e investimenti dalla Banca d’Italia, dalla Corte dei Conti , dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.
Bankitalia: la revisione della spesa si accompagni a una significativa accelerazione della spesa
“In considerazione dell’approssimarsi della scadenza” del Pnrr, “è importante che quest’ultima revisione si accompagni a una significativa accelerazione della spesa”, ha detto il vice capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone. “Come è noto – ha spiegato – i governi possono modificare i propri Piani in corso d’opera se questi ultimi non possono più essere realizzati, in tutto o in parte, a causa di circostanze oggettive. Escludendo la riprogrammazione in corso, finora l’Italia ha sfruttato cinque volte tale possibilità. Rivedere i Piani è una prassi diffusa fra i paesi che hanno beneficiato del programma NextGenerationEU: la Francia lo ha modificato una volta, la Germania quattro, la Spagna sei”.
Corte dei Conti: avviare una nuova stagione di pianificazione degli investimenti per il rilancio infrastrutturale
La Corte dei Conti parla di una manovra complessivamente “prudente in coerenza con le necessità di un Paese che deve riportare debito pubblico e disavanzi sotto controllo e consolidare la fiducia dei mercati finanziari”. Ma “non può non destare attenzione una politica di investimenti basata sul pregresso, che sembra necessitare di una riconsiderazione ai fini di una proiezione di crescita di lungo periodo. L’approssimarsi della conclusione del PNRR e la sua imminente revisione pone l’esigenza – sottolineano i magistrati contabili – di dare avvio ad una nuova stagione di pianificazione della policy che, superando l’ottica della riallocazione delle risorse e del recupero di efficienza di spesa, sia orientata a favorire in maniera più incisiva il rilancio e la crescita infrastrutturale del Paese”. Come rileva la Corte dei Conti, la manovra di bilancio in tema di investimenti pubblici “si inquadra nella cornice definita con il DPFP che ha posto, a base delle previsioni di spesa, la concentrazione delle risorse nella fase realizzativa finale del PNRR per gli anni 2026 e 2027 e, dall’annualità successiva, negli strumenti di finanziamento nazionali, al fine di conseguire l’obiettivo richiesto come condizione per l’estensione del periodo di aggiustamento di bilancio. La manovra di bilancio, a differenza del passato, non presenta elementi di novità in relazione alle misure a favore degli investimenti dell’amministrazione centrale, con l’effetto che il rafforzamento della spesa interviene solo attraverso rifinanziamenti operati sui veicoli finanziari già esistenti”. Pertanto, “la crescita degli investimenti nel prossimo triennio resta dunque rimessa, oltre che al completamento delle progettualità del PNRR, alla prosecuzione degli interventi dirilancio già previsti da autorizzazioni di spesa vigenti, puntando alla ottimizzazione
nell’utilizzo delle risorse in coerenza con i cronoprogrammi di spesa. Nell’allocazione delle risorse particolare attenzione è riservata al settore delle infrastrutture ferroviarie”. Insomma, serve una nuova visione strategica sugli investimenti per garantire una crescita duratura anche dopo la fine del Pnrr.
Upb: “dalla manovra impatto limitato sulla crescita, nel triennio dipenderà dagli investimenti e riforme del Pnrr”
“In una visione d’insieme, la manovra 2026 è coerente con il percorso ambizioso di consolidamento della finanza pubblica nel medio termine delineato nel Piano strutturale di bilancio. Il conseguimento degli obiettivi dipende in misura significativa, in particolare nel 2026, dalla copertura derivante dalla proposta di rimodulazione del Pnrr presentata alle autorità della Ue”, ha detto la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari. In Italia, “la dinamica del Pil rimane inferiore a quella dell’area dell’euro. La manovra ha un impatto limitato sulla crescita, pur utilizzando pressocché integralmente lo spazio fiscale disponibile nel triennio e lasciando quindi scarsi margini per esigenze future. Nel triennio, la crescita continuerà dunque a dipendere in maniera significativa dall’attuazione degli investimenti e delle riforme previsti nel Pnrr e nel Psb”. La manovra, ha sottolineato la presidente dell’UPB, “affianca interventi temporanei a quelli strutturali a volte frammentati all’interno dello stesso ambito. L’orientamento verso misure strutturali rappresenta un indirizzo strategico fondamentale su cui è basata l’estensione su sette anni del periodo di aggiustamento di bilancio. Per assicurare la stabilità dei conti pubblici, sostenendo al contempo le prospettive di crescita e benessere del Paese, appare opportuno concentrare le risorse disponibili sulle priorità strategiche, molte delle quali già delineate attraverso il Pnrr, e affrontare i nodi strutturali dell’economia”.
Sulle prospettive di crescita dell’economia italiana nel quarto trimestre, “in questo momento sulla base degli indicatori della congiuntura relativi agli ultimi tre mesi dell’anno è che la crescita nel quarto trimestre non dovrebbe essere particolarmente vivace, ma in questo momento per i dati che abbiamo a disposizione non ci immaginiamo una variazione negativa”, ha rilevato Claudio Vicarelli, analista Istat, in audizione. “Abbiamo ancora pochissimi dati a disposizione relativi al quarto trimestre però la mia impressione personale è che non dovrebbe esserci una recessione tecnica, personalmente come previsore non mi aspetto una variazione congiunturale negativa nel quarto”.
Giorgetti: “9,3 miliardi nel Piano nazionale sociale per il clima, qui le risorse per la casa”
Tra la miriade di questioni affrontate in audizione da Giorgetti c’è quella sul Piano Casa. Su questo punto, il ministro dell’Economia respinge al mittente le accuse sulla mancanza di risorse. “Il piano Casa è finanziato. È finanziato dal Fondo Clima: 1,3 miliardi e ci sono le risorse riprogrammate sul Fondo Sviluppo e Coesione che vanno sulla Casa. Quindi non è vero che non ci siano risorse per il piano Casa. Poi come verranno declinate è competenza dei ministri competenti”, rimarca Giorgetti. “Non manca nella manovra il riferimento alle importanti risorse europee che nei prossimi mesi saranno oggetto dell’adozione di uno specifico Piano nazionale sociale per il clima. In particolare, il Piano ammonterà a circa 7 miliardi di euro, a cui si aggiunge il cofinanziamento nazionale di 2,3 miliardi di euro (25% della quota Ue). Nel complesso, pertanto, le risorse disponibili ammonteranno a circa 9,3 miliardi di euro. Tali risorse saranno anche dedicate all’implementazione del Piano Casa oltre agli interventi di sostegno alle famiglie in situazione di vulnerabilità energetica e investimenti nel trasporto pubblico”. Sempre a proposito di casa, “siamo intervenuti sulla cedolare secca, che gestisce Airbnb e non crediamo che abbiamo danneggiato nessuno di quelli che devono abitare nella propria abitazione. C’è da fare una riflessione semplicemente e come governo siamo totalmente aperti alle decisioni che prenderà il Parlamento: il sistema ha prodotto un vantaggio nell’affittare a turisti per breve tempo rispetto a famiglie meno abbienti; è un dato di fatto. Ci sono altre soluzioni? Sì? Bene, disponibili a valutarle”, dice poi Giorgetti.
Scintille sul taglio dell’Irpef: “premia i ricchi”. Giorgetti: “difendiamo il ceto medio”
Ma nella lunga giornata di audizioni, è stato l’intervento sull’Irpef a surriscaldare il clima. Il primo rilievo arriva dall’Istat. Il taglio dell’Irpef previsto in manovra “coinvolgerebbe poco più di 14 milioni di contribuenti, con un beneficio annuo pari in media a circa 230 euro. Le famiglie beneficiarie sarebbero circa 11 milioni (44% delle famiglie residenti) e il beneficio medio di circa 276 euro (in ogni famiglia ci può essere più di un contribuente)”, riferisce il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli. “Ordinando le famiglie in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità – prosegue- emerge come oltre l’85% delle risorse siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo. Per tutte le classi di reddito il beneficio comporta una variazione inferiore all’1% sul reddito familiare”. Non solo. L’Upb calcola che con questo taglio 408 euro andranno ai dirigenti, 23 agli operai. La riduzione di due punti di aliquota Irpef «riguarderà poco più del 30% dei contribuenti (circa 13 milioni, che sono oltre i 28.000 euro di reddito), determinando a regime una riduzione di gettito Irpef di circa 2,7 miliardi, cifra leggermente inferiore a quanto riportato nella Relazione tecnica», sottolinea la presidente Cavallari. «Circa il 50% del risparmio di imposta va ai contribuenti con reddito superiore ai 48.000 euro, che rappresentano l’8% del totale”, aggiunge, precisando che “il beneficio medio è pari a 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 euro per gli operai; per i lavoratori autonomi è di 124 euro e per i pensionati di 55 euro». Per quanto riguarda la compensazione dei benefici sui redditi elevati (sopra i 200mila euro) “riguarderà circa un terzo” della platea, 58mila contribuenti – ha spiegato – dal momento che «la platea è già interessata da precedenti diposizioni: in media il taglio di detrazione per questa fascia è di 188 euro, al di sotto del 440 che è il massimo beneficio della misura». Per Bankitalia, si può stimare che complessivamente le misure della manovra a sostegno del reddito delle famiglie “non comportino variazioni significative della disuguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile equivalente tra le famiglie”. La riduzione dell’aliquota dell’Irpef per il secondo scaglione di reddito favorisce i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione, ma con una variazione percentualmente modesta del reddito disponibile. Gli effetti dei principali interventi in materia di assistenza sociale si concentrano invece sui primi due quinti delle famiglie e sono anch’essi modesti”.
Ma su quella che è anche una misura simbolo della manovra, anzi delle manovre del Governo Meloni che rivendica il sostegno ai redditi delle famiglie, fa muro Giorgetti. Tetragono ai rilievi delle principali istituzioni del Paese, mantiene il punto. “Tutela i contribuenti con redditi medi”, ribatte Giorgetti, anche un po’ piccato. “Ho grande rispetto per i soggetti auditi prima di me. Io ho lo svantaggio di prendere le decisioni e non fare solo il professore”, dice invitando a guardare anche quello che è stato fatto in questi 3 anni. “C’è un intervento equilibrato che tiene conto del complesso delle misure”, sottolinea il ministro, che ‘corregge’ anche sul fiscal drag: “Per i redditi più bassi è stato ampiamente coperto fino 35mila euro”. Quella di Giorgetti è una difesa a tutto campo: la manovra si inserisce in un quadro “incerto” e la priorità è proseguire con la “politica di bilancio responsabile” che dai rating allo spread sta dando i suoi frutti, spiega, assicurando che sulla sanità è stato fatto uno “sforzo enorme” e l’efficientamento della spesa non pregiudica gli interventi. Ora la parola passa al Parlamento che potrà apportare le proprie modifiche ma
tenendo conto dei vincoli dettati dai “nuovi parametri europei”. Di qui, avverte, non si scappa.