L'AUDIZIONE SUL CORRETTIVO AL TU
Rinnovabili, Via-Vas: aree idonee restino entro i 500 metri dagli impianti industriali
IN SINTESI
“Un problema che spesso si verifica è che aree idonee, come quelle agricole poste in prossimità dei 500 metri da impianti industriali o da zone classificate come industriali, che in prima battuta è corretto qualificare come aree idonee, divengono una sorta una sorta di leva per classificare anche tutte le aree agricole vicine come idonee”. La tocca piano, per usare il gergo delle telecronache sportive, Paola Brambilla, coordinatrice della sottocommissione Via della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via – Vas, in audizione davanti alle commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera sul recepimento della direttiva Ue Red III e il correttivo italiano al testo unico sulle rinnovabili. “Se la normativa prevedesse questa idoneità automatica esclusivamente con riferimento alla prima applicazione della vicinanza di 500 metri agli impianti industriali o ad aree classificate come industriali o produttive – ha chiarito Brambilla –, credo che gran parte del contenzioso e delle resistenze che troviamo, anche come commissione, nell’affrontare questi processi valutativi già sotto il profilo della localizzazione, troverebbe un buon punto di compromesso rispetto alle esigenze di accelerazione ma anche a quelle di evitare automatismi che possono pregiudicare la correttezza e la serenità dei processi valutativi”.
Brambilla ha quindi toccato altri tasti, come quello scoping obbligatorio (cioè quella fase preliminare per definire quali informazioni includere e come condurre lo studio) suggerito dalla Commissione europea: “Potrebbe essere importante”, ha affermato. “Lo scoping – ha proseguito Brambilla – è una procedura che, anche come commissione, stiamo utilizzando con il favore dei proponenti, perché orienta da subito il proponente alla presentazione di uno studio di impatto ambientale completo, che non richiede poi richieste di integrazioni, perdita di tempo, e che assicura anche quella completezza sotto il profilo delle misure mitigative compensative che sono particolarmente importanti per l’accelerazione”.
Mentre sul ruolo della “sua” commissione Via-Vas, la coordinatrice ha avvertito: “Per noi è fondamentale il supporto istruttorio fornito da Ispra e troviamo delle grosse difficoltà nel concludere il percorso di convenzionamento con Ispra”. “Per quanto riguarda la costruzione di un percorso di conciliazione e mediazione relativo alle tematiche delle rinnovabili, con una funzione anche di interpretazione e di indirizzo, vorrei ricordare che qualche anno fa era stato proposto un disegno di legge che ipotizzava una mediazione ambientale. È sicuramente importante il ruolo di Arera, che è già stato individuato all’interno dello schema, ma, nelle more dell’attivazione di questo strumento, si potrebbero valorizzare gli istituti di mediazione già esistenti ai sensi della normativa 28/2010, che già adesso lavorano in modo importante e hanno esteso le loro competenze dalla mediazione tradizionalmente civile anche a quella ambientale”.
Gli altri rilievi: Anci, Aero, Assoidroelettrica
Guardando agli altri rilievi sollevati in audizione ieri, l’Anci (i Comuni) ha ribadito che occorre ridurre i vincoli composti dai pareri plurimi. aumentando le semplificazioni “laddove non fosse possibile dare strumenti e risorse ai Comuni per gestire le Procedure di Autorizzazione Semplificata, a cui sono sottoposti impianti di grandi dimensioni non adeguatamente valutati nei tempi del silenzio assenso”. Secondo il delegato alle Politiche ambientali e territorio, Giuseppe Sacco, “uno dei punti critici ancora aperti rimane l’identificazione dei criteri da parte del Mase per l’individuazione delle aree idonee, a valle delle due sentenze del Tar Lazio di maggio 2025, tema cruciale per entrambi i provvedimenti. Come Anci – ha aggiunto il sindaco di Roccasecca – riteniamo necessario che il Comune possa esercitare il proprio ruolo se ha: i dati dei consumi energetici, competenze interne e strumenti, qualità più alta della progettazione da parte del mercato e risorse adeguate in termini di misure compensative. Durante l’audizione – ha concluso il delegato Anci – abbiamo inoltre chiesto che ogni amministrazione sia dotata di una mappatura aggiornata delle superfici disponibili all’installazione di impianti, il cosiddetto catasto delle superfici”.
Dall’Assoidroelettrica, invece, il dg Paolo Taglioli ha ravvisato che “nell’allegato A, a nostro avviso, sarebbe importante mettere nelle attività libere quelle riattivazioni di impianti che, migliorati, oltre a produrre energia pulita, rappresentano anche un presidio sul territorio dal punto di vista idrogeologico”. Ancora: “Per quanto riguarda l’allegato B – ha aggiunto –, avremmo piacere che in Pas potessero andare anche quegli impianti idroelettrici fino a 500 kw (quindi elevando la soglia da 100 a 500) che già hanno la concessione dell’acqua. Abbiamo diversi di questi impianti che sono attualmente bloccati, e ci sono piccoli imprenditori e medie imprese che vorrebbero investire su di essi ma sono spaventati sia dai costi che dall’incertezza di iter autorizzativi complessi”, ha concluso.
Infine, il presidente Fulvio Mamone Capria di AssoAero: “Ci sono alcuni elementi che andrebbero meglio chiariti rispetto agli aspetti concessori demaniali negli specchi acquei legati ai progetti di eolico offshore, tenendo presente che la stragrande maggioranza delle iniziative che sono in Valutazione d’impatto ambientale, e quelle che già hanno ottenuto un decreto positivo dal Mase, si sono avvalsi dell’istanza di concessione demaniale marittima richiesta ai sensi della circolare Mit 40/2012. Su questo punto non c’è ancora chiarezza mentre altre problematiche sono state accolte e superate nei mesi scorsi con il dialogo costruttivo con i ministeri competenti”.
E “i ritardi nelle procedure legate alle aste incentivanti previste dal decreto Fer2, pari a 3,8 gw di potenziale legato all’eolico offshore, che spostano la realizzazione dei nostri impianti a dopo il 2030, stanno rendendo vano il nostro contributo agli obiettivi Pniec al 2030”, ha sottolineato Mamone Capria. Ribadendo poi i vantaggi dell’investimento nel settore eolico offshore.
Ok della Sardegna al correttivo sulle aree idonee
Sempre ieri, intanto, è passato con quattro voti di scarto – 27 favorevoli e 23 contrari – nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, il testo della maggioranza che prevede alcune modifiche alla legge 20 del 2024 sulle aree idonee e non idonee a ospitare impianti da energia rinnovabile in Sardegna. La stessa legge nel frattempo, attende il pronunciamento della Corte Costituzionale, che potrebbe arrivare già entro questa settimana. L’assessore dell’Industria Emanuele Cani: “Attendiamo il pronunciamento della Corte e stiamo monitorando le continue modifiche o proposte di modifica del quadro normativo avanzate dal governo. La Regione Sardegna – ricorda – ha sostanzialmente bocciato l’intesa sulle modifiche del decreto 190 in materia di impianti, energie da fonti rinnovabili e stiamo monitorando tutta l’attività perché questo quadro normativo in movimento ovviamente è molto instabile, ci mette in una condizione di dover ritornare nei prossimi mesi sull’argomento”. Dal centrodestra regionale sono arrivate critiche sul rischio di una “mini moratoria”.