LA GIORNATA
Pil fermo nel terzo trimestre, la Bce lascia i tassi invariati
- Riunione della Bce a Firenze, tassi fermi e via al nuovo step dell’euro digitale
- Usa-Cina: dalle terre rare all’energia, i punti dell’intesa
- Utilitalia-Svimez: nel 2024 8,3 mld di surplus da utility del Sud
- Pnrr, Mattarella (Invitalia): “E’ importante preservare la governance”
IN SINTESI
Crescita zero nel terzo trimestre del 2025. La stima preliminare che ieri è arrivata dall’Istat fotografa un Pil fermo rispetto al precedente trimestre. Il Pil italiano, rileva l’istituto di statistica, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto stazionario rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,4% in termini tendenziali. La crescita zero segue il -0,1% registrato nel secondo e il +0,3% dei primi tre mesi dell’anno. Il terzo trimestre del 2025, spiega l’Istat, ha avuto quattro giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al terzo trimestre del 2024.
La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di una diminuzione in quello dell’industria e di una stazionarietà in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta. La variazione tendenziale, pari a +0,4%, è in rallentamento rispetto ai primi due trimestri del 2025: il primo si è chiuso a +0,7% e il secondo a +0,5%. La crescita acquisita per il 2025 è pari allo 0,5%. “La stazionarietà nella dinamica congiunturale del Pil nel terzo trimestre lascia inalterata la stima della crescita acquisita per l’anno 2025, che si conferma pari allo 0,5%”, spiega l’istituto. Il Pil acquisito è quello che si otterrebbe se negli ultimi tre mesi dell’anno la variazione fosse pari a zero. Nel Dpfp il governo stima per quest’anno una crescita dell’economia italiana dello 0,5%. Qualche segnale positivo arriva ancora dal mercato del lavoro. A settembre gli occupati sono aumentati (+67mila unità in un mese e +176mila in un anno) e il tasso di occupazione è salito al 62,7%, con un aumento dei dipendenti stabili. Sale anche il tasso di disoccupazione (al 6,1%), con quello giovanile che si attesta al 20,6%.
Il dato sul pil fermo dell’Italia nel terzo trimestre “era largamente atteso” e “non cambia le nostre stime”, ha affermato il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nella conferenza stampa post riunione di tassi Bce. Panetta ha sottolineato come l’economia italiana abbia mostrato la sua resilienza di fronte a diversi shock come i dazi e come ci sia bisogno di capire nel dettaglio la composizione del calo del Pil nelle sue diverse voci: consumi, investimenti e domanda estera. Panetta ha ricordato che l’economia italiana ha dimostrato “resilienza” ed cresciuta nonostante numerosi fattori negativi negli scorsi mesi come “i dazi, la politica monetaria della Bce, il rallentamento della Germania”.
L’Italia cresce meno della media europea. L’eurozona, secondo la prima stima di Eurostat, mostra un andamento debole con un risicato incremento del Pil dell’area dello 0,2% mentre quello dell’intera Ue segna un progresso dello 0,3%. Nel secondo trimestre del 2025, il PIL era aumentato dello 0,1% nell’area dell’euro e dello 0,2% nell’Ue.La crescita del Pil dell’area euro nel terzo trimestre riflette “una forte spinta del turismo sui servizi”, inoltre “molte imprese hanno accelerato gli sforzi per la digitalizzazione”. Tuttavia, “la situazione globale resta un fardello” e “i nuovi ordini per l’export indicano ulteriori cali”, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde. Come quello italiano, non cresce il Pil tedesco mentre rispetto allo stesso periodo del 2024 si osserva una leggera crescita dello 0,3%. Il Pil francese è cresciuto dello 0,5% nel terzo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti, trainato dalle esportazioni. Le previsioni degli analisti indicavano una crescita dello 0,3%. Il ministro dell’Economia Roland Lescure in una nota ha elogiato “la performance notevole” nonostante “gli sconvolgimenti politici e le incertezze internazionali”
Commentando i dati dell’Istat, l’Ufficio Studi di Confcommercio sottolinea il permanere di una sostanziale staticità dell’economia italiana che, negli ultimi due anni è mezzo, è tornata ai deludenti profili di sviluppo pre-pandemici (dal primo trimestre del 2023 ad oggi la crescita è stata solo dell’1%). “La stima odierna, peggiore delle nostre previsioni (0,2% e 0,6%), si inserisce in un contesto europeo complessivamente poco dinamico che pure presenta qualche significativa differenza: se l’Italia e la Germania sono praticamente ferme, la Spagna e la Francia mostrano andamenti migliori”. ‘L’estate si è chiusa sotto le attese e i dati diffusi oggi dall’Istat confermano un quadro di crescita debole. La congiuntura resta stagnante, con risultati inferiori alle valutazioni del governo: un fatto di cui la manovra in arrivo deve tenere conto”, sottolinea Confesercenti. La ripresa “si sta progressivamente indebolendo” e il nodo principale “resta la domanda delle famiglie”.
Riunione della Bce a Firenze, tassi fermi e via al nuovo step dell’euro digitale
La Banca centrale europea, nella sua riunione a Firenze, ha lasciato il tasso sui depositi invariato al 2%. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta al 2,15%, quello sui prestiti marginali al 2,40%. la Bce mantiene i tassi al 2% raggiunto lo scorso giugno, dopo averli ridotti di due punti percentuali con otto tagli in un anno. Il Consiglio direttivo – si legge nella nota della Bce – “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”. L’economia dell’area euro “ha continuato a crescere malgrado il difficile contesto mondiale”, tuttavia “le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e tensioni geopolitiche a livello mondiale”, sottolinea la banca centrale. La decisione, ha detto la presidente Christine Lagarde, è stata presa in “assoluta unanimità”. Intanto Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso mercoledì di “procedere alla prossima fase del progetto dell’euro digitale”, in cui la Bce e le banche centrali dell’area euro “costruiranno la necessaria capacità tecnica in vista della possibile emissione” che avverrebbe “nel corso del 2029” con la possibilità di lanciare un progetto pilota nel 2027. La Bce assume che i co-legislatori europei “adotteranno il regolamento sul lancio dell’euro digitale nel corso del 2026. “Stiamo lavorando per rendere la più tangibile dell’euro – il contante – adatto al futuro, ri-disegnando e modernizzando le banconote e preparando l’emissione del contante digitale”, ha detto Lagarde. “L’euro digitale difenderà la libertà di scelta degli europei, la privacy e proteggerà la sovranità monetaria e sicurezza economica” e “Stimolerà l’innovazione nei pagamenti contribuendo a rendere le soluzioni europee più competitive, resilienti e inclusive”.
Usa-Cina: dalle terre rare all’energia, i punti dell’intesa
Pechino ha posticipato di un anno l’imposizione di controlli alle esportazioni di terre rare e delle speciali tasse portuali destinate alle navi statunitensi. Anche gli Usa sospenderanno per un anno le speciali tasse portuali imposte alle navi cinesi che attraccano nei porti americani.
Trump ha annunciato un taglio del 10% dei dazi imposti alla Cina per il fentanyl dopo che Xi si è impegnato a lavorare “duramente” per fermare le esportazioni degli ingredienti chimici dell’oppiaceo al centro di una vera epidemia negli Stati Uniti. Con il taglio, il livello dei dazi americani contro Pechino scende dal 57% al 47%.
La Cina si è impegnata a lavorare con Washington per risolvere i nodi legati alla piattaforma socia, senza però offrire dettagli. Il piano di Trump prevede lo scorporo delle attività statunitensi dell’app in una nuova società controllata da investitori americani e con la cinese ByteDance al 20%.
Pechino si è impegnata ad acquistare un “ammontare significativo” di soia e di altri prodotti agricoli americani, ha detto Trump. Il segretario Usa al Tesoro Scott Bessent ha previsto che la Cina acquisterà solo quest’anno 12 milioni di tonnellate metriche (una tonnellata metrica è pari a 1.000 chilogrammi).
La Cina ha accettato di avviare il processo di acquisto di energia dagli Stati Uniti, ha annunciato Trump, aprendo la strada a una “transazione su larga scala per l’acquisto di petrolio e gas” dall’Alaska.
Usa-Cina, Sefcovic: “l’accordo avrà implicazioni dirette” sulla Ue
L’accordo tra Usa e Cina avrà “implicazioni dirette” sull’Ue. Lo ha detto il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, in audizione presso le commissioni riunite Esteri, Attività produttive e Politiche Ue di Senato e Camera “Sono costantemente in contatto con il segretario Usa Howard Lutnick, con cui ho parlato proprio questa mattina”, ha sottolineato Sefcovic che, soffermandosi sulla Cina ha osservato: “Continuiamo a fare del nostro meglio per gestire un partenariato sempre più sfidante in particolare sulle terre rare”.
Incontro Orsini- Sefcovic: “Mettere l’industria al centro delle nuove regole globali per evitare la marginalizzazione dell’Europa”
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, insieme alla vicepresidente per l’Internazionalizzazione e l’Attrazione degli Investimenti, Barbara Cimmino, ha incontrato ieri a Roma il Commissario al Commercio e alla Sicurezza Economica, Maroš Šefčovič. L’incontro si è svolto in un momento cruciale per l’industria europea, caratterizzato da profonde trasformazioni nei rapporti economici internazionali e dall’esigenza di garantire una politica commerciale coerente con gli obiettivi di crescita, competitività e sicurezza. Nel ringraziare il Commissario Šefčovič per l’impegno a favore di un’Europa più forte sul piano industriale e geopolitico, Orsini ha sottolineato come “le regole del commercio globale stiano cambiando rapidamente e in modo irreversibile: per evitare la marginalizzazione dell’Unione europea occorre mettere l’industria al centro delle nuove strategie. Commercio e sicurezza economica sono oggi due dimensioni inseparabili e l’Europa deve affrontarle in modo unitario e pragmatico”. Tra i temi affrontati, Confindustria ha ribadito il sostegno all’agenda negoziale della Commissione sugli accordi commerciali, sollecitando l’approvazione dell’intesa con il Mercosur, un mercato da oltre 700 milioni di consumatori. “Si tratta di un accordo strategico per il manifatturiero italiano e per l’economia europea nel suo complesso, i cui benefici superano le preoccupazioni di singoli settori”, ha evidenziato Orsini. Ampio spazio è stato dedicato alle relazioni transatlantiche, in particolare ai dazi su acciaio, alluminio e derivati, che interessano oltre mille prodotti dei principali comparti industriali europei e risultano “insostenibili”. Il Presidente ha sottolineato che “la proposta di meccanismo di difesa è positiva. L’acciaio è cruciale per competitività, transizione verde, difesa e sicurezza”, auspicando che “il nuovo meccanismo europeo contribuisca a un equilibrio più equo nei rapporti bilaterali”. “L’industria europea è pronta a fare la sua parte – ha concluso il Presidente – ma servono regole internazionali stabili, accordi commerciali equilibrati e un quadro europeo che premi chi investe, innova e produce in Europa. Su queste basi costruiremo, insieme a Medef e BDI, un contributo comune al trilaterale che si terrà a Roma la prossima settimana”.
Virgin Trains sfiderà Eurostar sulla tratta della Manica
Sarà Virgin Trains, la compagnia che fa capo al miliardario Richard Branson, a sfidare dal 2030 il monopolio di Eurostar nei collegamenti ferroviari attraverso il tunnel sotto la Manica. Lo ha comunicato l’Office of Rail and Road (ORR) , l’autorità di regolamentazione ferroviaria del Regno Unito, che ha approvato la richiesta di Virgin Trains di condividere con Eurostar il deposito ferroviario di Temple Mills, nella zona est di Londra, l’unico nel Regno Unito in grado di ospitare i treni utilizzati nell’Europa continentale, quelli utilizzabili sulla rete attuale che passa sotto la Manica. La decisione dell’Orr rappresenta il primo passo per la fine del monopolio – in vigore dal 1994 – di Eurostar sui servizi passeggeri fra Londra e Parigi. L’ente ha spiegato che saranno necessari diversi passaggi prima che i nuovi servizi internazionali possano essere operativi. Virgin deve stipulare un accordo commerciale con Eurostar, assicurarsi finanziamenti, accesso ai binari e alle stazioni e ottenere le autorizzazioni di sicurezza dalle autorità britanniche e dell’UE. Per l’Orr questa decisione – definita “una vittoria per i passeggeri, la scelta dei clienti e la crescita economica” del Regno Unito – può sbloccare piani per circa 700 milioni di sterline di investimenti e creare 400 nuovi posti di lavoro . Soddisfazione di Richard Branson che ha parlato di una decisione “giusta per i consumatori: è ora di porre fine a questo monopolio trentennale”. Il Ministro delle Ferrovie Lord Hendy si è dichiarato “incredibilmente soddisfatto” della decisione dell’Orr, definendola un “significativo passo avanti”. Diverse aziende avevano presentato una proposta per gestire collegamenti tra Londra e l’Europa continentale (oltre a Parigi il servizio si estenderebbe a Bruxelles-Midi e Amsterdam Centraal): tra queste la start-up spagnola Evolyn, una partnership tra Gemini Trains e Uber e Trenitalia, attraverso la controllata francese. “La decisione odierna dell’ORR – si spiega – riguarda esclusivamente l’accesso a Temple Mills; non impone, e l’ORR non può, imporre a Virgin Trains di gestire servizi specifici o di impedirle di modificare le destinazioni che intende servire”. In una lunga lettera l’Orr motiva la decisione valutando che “Virgin Trains abbia le migliori prospettive di sfruttare al meglio la capacità di Temple Mills” e quindi di avviare il servizio transfrontaliero. Per l’ente “i piani di Virgin Trains erano finanziariamente e operativamente più solidi di quelli di altri candidati, e fornivano una chiara prova del sostegno degli investitori e di un accordo di principio per la fornitura del materiale rotabile necessario e appropriato”. In realtà da una parte l’Orr sottolinea la solidità di Trenitalia “che, in qualità di importante operatore in diversi paesi con il sostegno finanziario dello Stato italiano, dispone di mezzi finanziari sufficienti per rendere i suoi piani realizzabili” e si osserva che “le previsioni di fatturato di Trenitalia sono ragionevoli”; dall’altra invece per Virgin si fa menzione solo della presentazione di “numerose lettere di supporto e impegni di principio da parte di diversi potenziali investitori significativi”. “Siamo pienamente fiduciosi che Virgin Trains sarà in grado di finanziare le proprie attività” aggiunge il regolatore che ha giudicato positivamente l’impegno della compagnia di attivare il maggiore numero di servizi quotidiani, ben 40 (anche verso Bruxelles e Amsterdam) contro la proposta conservativa di 20 servizi di Trenitalia (solo su Parigi)
Utilitalia-Svimez: nel 2024 8,3 mld di surplus da utility del Sud
In un quadro congiunturale complesso, il sistema meridionale delle utility mostra segni di forte resilienza e di progressivo consolidamento nel ruolo di principale infrastruttura economica e industriale del Mezzogiorno. Nel 2024, le utility del Sud hanno generato oltre 8,3 miliardi di valore aggiunto: il 27,3% del totale nazionale del comparto, un’incidenza in crescita di circa 1 punto percentuale sull’anno precedente. Nel 2024, il comparto meridionale è arrivato ad impiegare circa 112mila addetti: +5mila occupati rispetto al 2021. La produttività media delle utility meridionali è pari a 75.348 euro per addetto nel 2024: + 17,3% della media industriale dell’area e +24,7% della media totale dell’area.
Le utility, inoltre, rappresentano un pilastro essenziale dell’attuazione del PNRR, con una dotazione complessiva di oltre 10 miliardi di risorse, il 40% delle quali al Sud. Dal monitoraggio finanziario, per i progetti destinati alla realizzazione di lavori pubblici dal valore di circa 8 miliardi, le spese rendicontate ammontano al 30% dei finanziamenti al Centro-Nord, quota che scende al 14,8% al Sud. In termini procedurali, il quadro del Mezzogiorno è più roseo ma non pienamente soddisfacente. Nelle regioni meridionali resta da avviare il 2,5% dei progetti, mentre il 69% si trova nella fase conclusiva di collaudo e solo l’1,2% risulta concluso: a meno di un anno dalla scadenza del Piano, è necessario imprimere un’accelerazione per portare a termine gli interventi.
In proposito, lo sviluppo di impianti di trattamento e recupero dei rifiuti, sostenuto anche dalle risorse del Pnrr, è una condizione essenziale per la chiusura del ciclo e per il rafforzamento dell’autonomia gestionale del Sud; la carenza impiantistica comporta ingenti costi ambientali, oltre a ostacolare il pieno raggiungimento degli obiettivi di recupero e riciclo. La chiusura del gap impiantistico rappresenta anche un’opportunità industriale e occupazionale: la realizzazione e la gestione dei nuovi impianti potrebbe generare un rilevante impatto economico e occupazionale, pari a 1,2 mld di PIL e 21mila nuovi posti di lavoro.
Sul fronte del servizio idrico, l’efficienza operativa del settore nel Mezzogiorno continua ad essere caratterizzata da una bassa propensione per gli investimenti, dovuta alla presenza ancora minoritaria di gestori industriali capaci di incrementare il grado di resilienza delle infrastrutture con scelte di investimento strategiche, come la diversificazione degli approvvigionamenti e il riutilizzo delle acque reflue. In questo contesto, è necessario completare il percorso di affidamento ai gestori unici e superare la frammentazione della governance promuovendo iniziative coordinate e partecipate di ampliamento e aggregazione tra gestori minori, parametrate su una soglia dimensionale del servizio non inferiore ai 230mila abitanti.
Per il presidente di Utilitalia, Luca Dal Fabbro, “l’unica strada percorribile per elevare il livello dei servizi pubblici al Sud è favorire una gestione industriale che si occupi dell’intero ciclo dell’acqua come dei rifiuti. Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord e quelle delle realtà industriali presenti nel Meridione, solo in questo modo è possibile ottenere un incremento degli investimenti, generando al contempo impatti positivi sull’occupazione e sull’indotto locale. Utilitalia si è fatta promotrice della Rete Sud, attraverso la quale diverse associate potranno affrontare congiuntamente le principali sfide operative, finanziarie e regolatorie del momento. Fare rete tra i gestori è un passo importante per rafforzare il sistema delle imprese dei servizi pubblici secondo una logica industriale, con l’obiettivo di superare le gestioni in economia e la frammentazione gestionale”.
Per quanto riguarda invece la transizione energetica, il Mezzogiorno è al centro della strategia nazionale delineata dal Pniec 2024. Il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e sicurezza energetica – riduzione del 55% delle emissioni e 40,7% di rinnovabili entro il 2030 – richiede un rafforzamento delle infrastrutture, della governance territoriale e delle capacità tecniche locali. Il Sud, grazie al suo potenziale in fonti rinnovabili e gas verdi, può divenire hub energetico strategico del Paese, a condizione di superare i divari infrastrutturali e amministrativi. La transizione deve evolvere in chiave di coesione territoriale, generando valore aggiunto, occupazione qualificata e competitività sostenibile.
“I dati dimostrano che il sistema meridionale delle utility – evidenzia Luca Bianchi, direttore generale della Svimez – mantiene un ruolo di primo piano nel consolidamento della crescita sperimentata dal Mezzogiorno in tutta la fase post covid. Elevati livelli di produttività e l’aumento della base occupazionale sono segnali che qualificano le utility come una chiave di volta per la trasformazione del tessuto economico meridionale. A questo, si aggiunge il buono stato di avanzamento degli investimenti Pnrr che ricadono direttamente sul comparto, ad indicare un miglioramento effettivo dei servizi per imprese e cittadini, elemento essenziale per sostenere i processi di sviluppo, ammodernamento e diversificazione interni all’area”.
Pnrr, Mattarella (Invitalia): “E’ importante preservare la governance”
“Grazie alle riforme approvate nell’ambito del Pnrr oggi abbiamo un quadro procedurale che ci consente di essere veloci, trasparenti, collaborativi con gli operatori economici e operativi nel mettere a terra le progettualità. I fondi stanziati sono utili e generano Pilquando sono erogati alle imprese e immessi nel sistema economico”. Lo ha detto l’ad di Invitalia, Bernardo Mattarella, al Salone della Giustizia. “Sul Pnrr, l’innovazione più importante che dobbiamo preservare è il disegno dei meccanismi di governance chiari e rispettosi dei ruoli e delle competenze di tutti gli attori impegnati nella realizzazione delle opere, sia la Pubblica amministrazione che gli operatori economici. La legacy delle procedure, applicabili anche ad altre esperienze, consente un ingaggio più efficace e snello degli operatori economici che devono realizzare le opere. Gli Accordi Quadro, ad esempio, hanno consentito ai Comuni di attivare in maniera rapida l’Agenzia, riducendo al massimo i tempi procedurali. Come Centrale di Committenza – la più importante del Paese – Invitalia, dal 2022 ad oggi, ha aggiudicato gare per 11,6 miliardi, di questi circa 8,5 miliardi per i Comuni, con circa 3.000 interventi, 6.500 prestazioni, 1.500 operatori economici, con appena 44 procedure. Inoltre, attraverso procedure rigorose e trasparenti e il coinvolgimento degli operatori economici, abbiamo ridotto il tasso di contenzioso a un valore prossimo allo zero, peraltro con esiti tutti favorevoli. Complessivamente l’Agenzia è stata coinvolta su progetti dal valore di oltre 52 miliardi come soggetto attuatore, soggetto gestore e come fornitore di supporto tecnico-operativo, supportando 20 Amministrazioni centrali e centinaia di amministrazioni locali”.
Mit, Rixi in Qatar: Italia e Doha accelerano su cooperazione infrastrutturale
Dl Sicurezza, Confcooperative: Un passo avanti importante, ora serve il coinvolgimento delle parti sociali»
«Confcooperative accoglie positivamente il Dl sulla sicurezza sul lavoro emanato dal Governo. Ci sono molte luci, ma anche alcuni punti da chiarire. È un testo che risponde all’urgenza di rafforzare la tutela dei lavoratori, con particolare attenzione al settore agricolo, uno dei comparti dove la cooperazione italiana è fortemente presente e impegnata. La cooperazione è da sempre in prima linea sul fronte della sicurezza e della legalità. Siamo pronti a fare la nostra parte, certi che il dialogo costruttivo tra istituzioni e mondo produttivo sia la chiave per costruire ambienti di lavoro più sicuri per tutti». Lo dichiara Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative interviene nel dibattito sul Dl sicurezza emanato dal governo. «Tra gli aspetti positivi – si legge nella nota – il potenziamento dell’Inail e degli Ispettori e Carabinieri del lavoro rappresenta un segnale concreto di maggiore presenza dello Stato nei luoghi di lavoro, fondamentale per contrastare illegalità e garantire condizioni di lavoro dignitose. Il Dl colma una lacuna importante l’estensione della copertura assicurativa Inail agli studenti impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Risulta cruciale investire in prevenzione e cultura della sicurezza. L’impegno per il potenziamento della formazione in materia di sicurezza è la strada migliore per ridurre gli infortuni. Così – continua Gardini – il rilancio del ruolo dell’Inail può avere un ruolo chiave nelle politiche di prevenzione e contrasto, a condizione che vi sia un pieno coinvolgimento delle parti sociali. Chi vive quotidianamente i contesti produttivi conosce le specificità settoriali e può contribuire a rendere le norme davvero efficaci e applicabili. Ci riserviamo un’analisi approfondita del testo, in particolare per quanto riguarda la patente a crediti che – conclude Gardini – ancora vive una fase sperimentale ma già viene modificata, nonché l’introduzione di meccanismi sanzionatori in presenza di procedimenti non ancora definitivi».
Il risparmio postale compie 150 anni: risorse per infrastrutture, enti locali e per lo sviluppo del Paese
Il risparmio postale compie 150 anni, un secolo e mezzo in cui le risorse raccolte hanno permesso di realizzare opere infrastrutturali strategiche, finanziare gli Enti locali e contribuire a rendere l’Italia un Paese economicamente e socialmente avanzato. La ricorrenza è stata celebrata ieri a Roma da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Poste Italianeche, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno festeggiato i 150 anni dal lancio dei Libretti postali e i 100 anni dall’istituzione dei Buoni fruttiferi postali: strumenti finanziarigarantiti dallo Stato che uniscono modernità, sicurezza e rendimento, emessi da CDP e distribuiti da Poste Italiane e che sono diventati autentici simboli della fiducia riposta dai cittadini nello Stato e motori di progresso sociale. Libretti e Buoni fruttiferi postali hanno contribuito a formare una vera e propria cultura del risparmio, che rappresenta uno dei punti di forza del sistema-Italia. La storia inizia nel 1875: il Libretto postale diventa lo strumento con cui milioni di italiani iniziano a depositare i risparmi in prodotti sicuri, accessibili e garantiti dallo Stato. Le Poste diventano l’alternativa alle banche, soprattutto per i piccoli risparmiatori, grazie a una rete capillare di uffici collocati anche in Comuni in cui l’accesso ai servizi finanziari era più limitato. Cinquant’anni dopo il debutto dei Libretti nascono i Buoni fruttiferi postali, accolti con grande favore perché un investimento conveniente e che poteva essere rimborsato in ogni momento. La tutela del risparmio postale diventa il legame più significativo tra Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane. Un successo certificato dai numeri: oggi si contano circa 27 milioni di sottoscrittori di Buoni e Libretti postali per un ammontare complessivo che,al 30 giugno 2025, ha raggiunto i 320 miliardi di euro.
Grazie al risparmio postale milioni di italiani hanno potuto portare a termine i propri progetti di vita equelli dei loro familiari. Il denaro raccolto è stato utilizzato da Cassa Depositi e Prestiti per finanziare la crescita del Paese contribuendo a realizzare infrastrutture di trasporto come strade, ferrovie, porti, e le reti energetiche e di telecomunicazione, così come i principali luoghi del vivere e dell’abitare sociale, come scuole, ospedali e altre opere orientate a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Nel corso degli anni a queste attività si è aggiunta anche quella di sostegno alle imprese di piccole, medie e grandi dimensioni e l’impegno per promuovere lo sviluppo sostenibile all’estero, in particolare nelle economie emergenti. Con la raccolta del risparmio postale Cassa Depositi e Prestiti ha potuto finanziare – solo per fare alcuni esempi – la bonifica delle campagne alla fine del diciannovesimo secolo; la ricostruzione di Messina e Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908; la costruzione della Ferrovia Maremmana; l’ampliamento della rete telefonica, ferroviaria e la costruzione di autostrade; la ricostruzione del Palazzo delle Esposizioni a Roma; contribuire alla ricostruzione dopo le grandi emergenze, come ad esempio il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze del 1966 e il terremoto del Belice nel 1968. Il 31 ottobre sarà possibile sottoscrivere il “Buono Premium 4 anni”, riservato ai titolari di un Libretto di risparmio postale e dedicato alla raccolta di “Nuova Liquidità”. Il Buono ha una durata di quattro anni e riconosce un rendimento fisso, pari al 2,50% annuo lordo, corrisposto al momento del rimborso e non prima della scadenza, al compimento del quarto anno dalla data di sottoscrizione.
“Oggi celebriamo una partnership storica, tra Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane, tra le istituzioni e i cittadini italiani che negli anni hanno affidato a CDP il proprio risparmio perché fosse salvaguardato, ma anche perché si trasformasse in crescita tangibile per le persone, le comunità, i territori. Queste risorse – ha evidenziato il Presidente di CDP, Giovanni Gorno Tempini – hanno contribuito a costruire, sviluppare e ammodernare le grandi reti infrastrutturali creando basi per il progresso del Paese. È una storia che dimostra che non serve clamore per lasciare un segno profondo. Che il valore del pubblico si costruisce ogni giorno, nella concretezza delle scelte e nel rispetto della fiducia ricevuta”. “Siamo molto orgogliosi di celebrare i 150 anni dei Libretti postali e il centenario dei Buoni fruttiferi che, nel corso di questi anni, hanno accompagnato la storia del nostro Paese e degli italiani che, in ogni epoca, hanno dato e continuano a darci fiducia,investendo i loro piccoli e grandi risparmi in prodotti affidabili, sicuri, redditizi e garantiti – ha dichiarato la Presidente di Poste Italiane, Silvia Maria Rovere –.Il risparmio postale rappresenta da sempre una voce molto importante dell’economia nazionale, un volano fondamentale per lo sviluppo del Paese che ha creato e continuerà a creare benessere per la collettività”.
“Da quasi due secoli il risparmio postale rappresenta una leva fondamentale per lo sviluppo del Paese, grazie alla fiducia di 27 milioni di cittadini che scelgono Buoni e Libretti postali. Cassa Depositi e Prestiti – ha sottolineato l’Amministratore Delegato di CDP, Dario Scannapieco – impiegaqueste risorse con responsabilità, sostenendo investimenti ad alto impatto economico, sociale e ambientale con un approccio che ha come obiettivo primario i benefici generati per la collettività. Questo è il significato più profondo della missione di tutte le donne e gli uomini che lavorano in CDP: trasformare il risparmio in futuro, con la consapevolezza che lavorando con impegno possiamo rendere più forte l’economia e la società italiana”. “Il risparmio postale è stato il potente motore che in 150 anni ha dato all’Italia la forza e la velocità per trasformarsi da Paese essenzialmente agricolo a potenza industriale – ha commentato l’Amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante – Sin da allora si è creato l’indissolubile legame tra Cassa depositi e prestiti e Poste Italiane, un binomio che si è rivelato sinonimo di sviluppo. Il sentimento profondo che unisce l’attitudine al risparmio dei cittadini, le risorse custodite nei prodotti di risparmio postale e gli investimenti che Cassa Depositi e Prestiti compie a beneficio dei territori, rappresentano un vero e proprio “patto sociale” che rimane saldissimo anche dopo un secolo e mezzo di storia”.
Fincantieri e ministro Industria saudita siglato accordo per sviluppo ecosistema marittimo
Fincantieri, leader mondiale nella cantieristica navale ad alta complessità, e il Ministero dell’Industria e delle Risorse Minerarie del Regno dell’Arabia Saudita hanno firmato un Memorandum of Understanding (MoU) volto a promuovere lo sviluppo di un ecosistema marittimo avanzato, sostenibile e ad alto contenuto tecnologico, in linea con gli obiettivi della Saudi Vision 2030.
L’accordo è stato siglato a Riyadh da Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Fincantieri, e da Saleh Shabab Al-Solami, CEO dell’Industrial Center del Ministero dell’Industria e delle Risorse Minerarie. Rappresenta un passo significativo nel rafforzamento della cooperazione tra Italia e Arabia Saudita in ambito industriale e tecnologico, promuovendo il trasferimento di competenze e know-how a supporto del processo di trasformazione e diversificazione industriale del Regno nel lungo periodo. L’intesa stabilisce un quadro di collaborazione per la progettazione, costruzione e manutenzione di unità navali, nonché per lo sviluppo di piattaforme offshore dual-use e progetti integrati nel settore marittimo e infrastrutturale.
La partnership prevede anche uno stretto coordinamento con aziende specializzate, istituzioni accademiche e centri di ricerca, sotto l’egida del Saudi Industrial Center, per rafforzare la formazione e lo sviluppo di competenze in settori quali l’integrazione di sistemi navali avanzati, le tecnologie per gli smart shipyards, ovvero cantieri navali intelligenti, i sistemi di propulsione green, la trasformazione digitale, la cybersecurity e la formazione tecnica.
Per Fincantieri, questo accordo rappresenta una nuova tappa nella sua crescente presenza in Arabia Saudita e consolida il posizionamento strategico del Gruppo nel Regno. Dopo l’apertura lo scorso maggio degli uffici di Fincantieri Arabia for Naval Services a Riyadh, il Gruppo ha rafforzato la propria presenza nella regione e ha riaffermato il proprio impegno duraturo nei confronti del Regno. L’intesa è pienamente coerente con la visione industriale di lungo periodo dell’azienda, nota come “Onda Lunga”, che si fonda su collaborazione, innovazione e trasferimento di conoscenze e competenze.
Questa cooperazione si aggiunge a una rete crescente di partnership già avviate da Fincantieri con istituzioni saudite di eccellenza, tra cui la Saudi Red Sea Authority (SRSA), la King Abdullah University of Science and Technology (Kaust) rafforzando il ruolo del Gruppo come partner strategico nella crescita delle capacità marittime e industriali dell’Arabia Saudita.
“Questo accordo rappresenta una tappa fondamentale nella nostra strategia di lungo termine in Arabia Saudita”, ha dichiarato Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Fincantieri. “Unendo l’expertise globale di Fincantieri alla visione industriale del Regno, siamo pronti a costruire un ecosistema marittimo avanzato e sostenibile, in linea con gli obiettivi Vision 2030. Vogliamo continuare a essere protagonisti della trasformazione industriale dell’Arabia Saudita, investendo nello sviluppo delle competenze locali e nella creazione di una filiera innovativa e autonoma. Vogliamo generare valore duraturo per le future generazioni e per le economie di entrambi i Paesi.»
Eurostat: oltre 32 kg/persona di nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche
Tra il 2015 e il 2023, le Aee immesse sul mercato nell’Ue sono cresciute del 78%, passando da 18,1 kg a persona nel 2015 a 32,2 kg nel 2023. I Paesi Bassi hanno registrato la quantità più elevata di Aee immesse sul mercato, con 45,4 kg pro capite, seguiti da Germania (38,9 kg) e Austria (35,1 kg). All’altro estremo, a Cipro, sono stati immessi sul mercato solo 14,8 kg di apparecchiature elettroniche pro capite. Slovacchia (15,8 kg) e Bulgaria (17,9 kg) seguono con i valori più bassi.
Itelyum rileva controllo trevigiana New Ceccato Recycling
Il rimanente 30% è stato rilevato da Lodigiana Maceri, di Maludo (Lodi). L’operazione ha come fine quello di sviluppare sinergie industriali e commerciali nel settore del recupero di carta, cartone e imballaggi in chiave di sostenibilità ed economia circolare. Con uno stabilimento di circa 12 mila metri quadrati, 25 dipendenti e una flotta di 15 veicoli, New Ceccato Recycling è specializzata nella gestione e valorizzazione di carta, plastica, legno, vetro e metalli, provenienti da clienti industriali e commerciali del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia.
Edilizia sanitaria, piano da 74,8 milioni in Sardegna
Le risorse, provenienti dal bilancio regionale e dall’Accordo Stato-Regione del 2019, sono destinate a opere di ristrutturazione, messa a norma, efficientamento energetico e potenziamento tecnologico, con l’obiettivo di rafforzare la rete ospedaliera e territoriale e garantire servizi sanitari più moderni, sicuri e omogenei in tutta l’Isola. Si intende così assicurare una riqualificazione complessiva del sistema ospedaliero e territoriale, in coerenza con le programmazioni del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027, del Pnrr e dei fondi comunitari e nazionali.
Italgas, 800mln su acqua ed efficienza. Investimenti oltre 16mld
Gli investimenti sono guidati soprattutto dallo sviluppo delle attività di distribuzione del gas in Italia e in Grecia, nonché dall’upgrade tecnologico e digitale delle nuove reti acquisite, per rendere le stesse sempre più smart, digitali e flessibili, e capaci di accogliere quote crescenti di gas rinnovabili, come biometano, idrogeno e metano sintetico, contribuendo al tempo stesso alla stabilità dei sistemi energetici. Al 2031, sono di circa 250 milioni i benefici sull’Ebitda attesi dalla combinazione di sinergie industriali, efficienze, maggiore insourcing di attività industriali “core” e trasformazione AI, rispetto ai consuntivi aggregati 2023 dei due Gruppi. Il numero è in forte crescita rispetto al precedente Piano che prevedeva 200 milioni di euro di risparmi complessivi. In aggiunta ai benefici attesi al 2031, il programma di digitalizzazione degli asset di 2i Rete Gas porterà extra-ricavi per oltre 100 milioni di euro (80 milioni di euro nel precedente Piano).
L’acquisizione di 2i Rete Gas, con i maggiori investimenti organici pianificati e le efficienze operative trainano l’Ebitda che è atteso raggiungere i 3,0 miliardi di euro al 2031, in crescita del 12% Cagr rispetto al 2024. L’Eps adjusted, che riflette l’impatto dell’aumento di capitale, realizzato a migliori condizioni rispetto a quelle previste nello scorso anno, è atteso in crescita del 10% CAGR rispetto al 20244. Grazie a un migliore profilo di generazione di cassa operativa, il Gruppo prevede di raggiungere un livello di leverage coerente con gli impegni assunti con le agenzie di rating in anticipo di circa un anno rispetto al precedente Piano. La politica dei dividendi è stata estesa al 2028, migliorando la base di riferimento per la crescita annuale garantita del 5%. Il nuovo riferimento diventa il DPS 2024 di 0,406 euro (rispetto al precedente riferimento del DPS 2023), confermando al contempo il 65% di payout6. Il nuovo floor comporta una crescita implicita del dividendo per azione a valere sugli utili 2025 di almeno l’11,7% rispetto al dividendo 2024 aggiustato per l’applicazione dello Ias33.
Nel settore dell’efficienza energetica proseguono le attività per offrire prodotti e servizi basati sull’innovazione tecnologica destinata a clienti industriali, grandi condomini e la pubblica amministrazione. I risultati in crescita dei primi nove mesi del 2025 riflettono questo nuovo modello di business.
Rinnovabili, Assocostieri: recepimento Red III sia mirato
L’intervento dell’Associazione ha illustrato le esigenze operative del comparto della logistica energetica e proposto adeguamenti tecnici volti a coniugare gli obiettivi di sostenibilità ambientale con la competitività del settore dei trasporti, in particolare del bunkeraggio marittimo. Aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia e Conftrasporto, Assocostieri rappresenta la logistica energetica nazionale: depositi fiscali costieri di oli minerali e prodotti chimici, impianti di gnl small scale, operatori di gpl e biodiesel, nonché armatori impegnati nel bunkeraggio marittimo. Tali infrastrutture, riconosciute strategiche per la sicurezza energetica, garantiscono la continuità degli approvvigionamenti e supportano la transizione verso carburanti più sostenibili. Nel corso dell’audizione l’Associazione ha confermato la propria adesione agli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla Red III – in particolare il 29% di energia rinnovabile nei trasporti entro il 2030 e il 5,5% di biocarburanti e biogas avanzati – evidenziando tuttavia alcune criticità nel recepimento nazionale che rischiano di generare oneri e squilibri di mercato. Assocostieri ha segnalato l’assenza dell’articolo 15 nello schema di decreto, necessario per modificare il D.Lgs. 199/2021 e chiarire obiettivi e modalità di calcolo degli obblighi di immissione in consumo. Tale mancanza può creare incertezza normativa e penalizzare il bunkeraggio marittimo, già esposto a una concorrenza internazionale più favorevole in Paesi come Spagna, Malta e quelli del Nord Africa.
L’Associazione ha inoltre chiesto di escludere il bunkeraggio marittimo e il metano destinato alla navigazione dagli obblighi di immissione di biocarburanti, di mantenere al 3% e rendere fungibile l’obbligo sulla biobenzina e di proporzionare le sanzioni rispetto al valore dei certificati, evitando l’aumento da 750 a 4.000 euro previsto nel nuovo testo. Assocostieri ha infine proposto di ampliare l’elenco dei biocarburanti valorizzabili, eliminare l’elenco chiuso dei vettori soggetti a obbligo di purezza e garantire maggiore flessibilità nelle miscele, estendendo anche alle certificazioni volontarie riconosciute a livello europeo l’accesso alle maggiorazioni di conteggio doppio. Con queste proposte Assocostieri intende favorire un recepimento equilibrato della Direttiva Red III, capace di unire efficacia ambientale, sostenibilità economica e competitività del sistema energetico nazionale, salvaguardando il ruolo strategico delle infrastrutture portuali e della logistica energetica nella transizione verso un futuro a basse emissioni.
Rinnovabili, Ecco think tank: bene obiettivi al 39,4% ma serve quadro norme certe
Rinnovabili, Rossi (Assistal): Bene le semplificazioni, ma su decreto Oiert servono gradualità e certezze
Valutazione positiva anche per la valorizzazione degli impianti fotovoltaici galleggianti (floating) fino a 10 MW, ritenuti “una misura strategica e innovativa per aumentare la produzione di energia rinnovabile senza consumo di suolo”. Su questo fronte, dal mondo delle imprese arriva la richiesta di linee guida tecniche chiare e univoche, per evitare incertezze e ritardi nell’attuazione dei progetti. Particolare attenzione è stata posta al futuro Decreto Oiert, che introdurrà obblighi di utilizzo di energia rinnovabile per le società che vendono energia termica in quantità superiori a 500 Tep annui. A margine il presidente Roberto Rossi ha commentato: “esiste la necessità che tali obblighi vengano applicati in modo graduale, tenendo conto della complessità tecnica, dei tempi di adeguamento e degli investimenti necessari, soprattutto per le imprese che gestiscono impianti di proprietà di terzi”. Tra le proposte avanzate figurano inoltre l’esclusione dall’applicazione del decreto dai contratti già in essere e l’introduzione di studi di fattibilità energetica nei futuri bandi di gara, così da garantire chiarezza nelle responsabilità, maggiore sicurezza e sostenibilità economica. “Solo adottando misure sostenibili – sottolinea Rossi – sarà possibile rendere la transizione energetica un processo solido e realistico, capace di unire innovazione, crescita industriale e tutela dell’occupazione”.
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Idroelettrico, Marangoni (Althesys): “Sbloccare le concessioni per evitare perdite produttive del 30%”
In uno scenario no-action si registrerebbe una perdita pari al 30% della produzione al 2040. “L’idroelettrico – ricorda Marangoni – è strategico per il sistema energetico italiano, sia in termini di sicurezza energetica garantendo in linea teorica un risparmio fino a 3 miliardi di euro rispetto al gas”, sia per la stabilità del sistema attraverso gli accumuli assicurati dai pompaggi.
Dai dati presentati dall’economista emerge come l’idroelettrico si confermi elemento chiave per il settore elettrico: in Italia sono presenti 4.907 impianti per una potenza efficiente lorda di 19,6 GW. Nel 2024 il segmento ha rappresentato il 19% della capacità produttiva elettrica totale e il 40% di quella rinnovabile. Il problema che oggi deve affrontare l’industria idroelettrica è il bivio tra necessità di rilancio e rischi di declino. L’età media delle centrali idroelettriche è infatti superiore agli 80 anni (oltre la metà della capacità risale a prima del 1960) con necessità di interventi di ammodernamento per mantenere le attuali potenzialità produttive. Si registra una progressiva perdita di producibilità tra il 20 e il 35%: da 3.000-3.200 ore di produzione l’anno del 2000 alle attuali 2.000-2.500 ore l’anno. Negli ultimi 20 anni è scesa la capacità di invaso a causa, tra l’altro, del cambiamento climatico, della competizione con gli altri utilizzatori dell’acqua come l’agricoltura, delle limitazioni imposte alla manutenzione straordinaria e per il dragaggio degli interrimenti dei bacini. “Sbloccare le concessioni – ha concluso Marangoni – significa affrontare l’anomalia tutta italiana nel panorama Ue per cui non c’è reciprocità della regolazione sulle concessioni tra le diverse nazioni. Occorre anche garantire all’operatore uscente il rientro di tutti gli investimenti già realizzati e che la durata delle concessioni/autorizzazioni sia coerente con gli investimenti da realizzare”.
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“Abbiamo chiesto che gli Stati membri garantiscano procedure rapide per il recupero degli immobili illegalmente occupati e che nessuna forma politica o ideologica giustifichi chi viola la proprietà privata. La tutela della casa è la base dello Stato di diritto e della coesione sociale”, sottolinea Tosi.
“Forza Italia ha avanzato proposte partendo dal sostegno alla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, anche come risposta rapida alla domanda di alloggi e alle sfide ambientali. Tra le priorità, nuove risorse per gli alloggi studenteschi e per favorire l’accesso alla casa dei giovani e delle famiglie vulnerabili, insieme ad agevolazioni fiscali e Iva ridotta per l’edilizia sociale, sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico”, conclude la nota.