L’Italia incassa la quinta rata del Pnrr ma per la prima volta FALLISCE un obiettivo

03 Lug 2024 di Giorgio Santilli

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L’Italia incassa la quinta rata del Pnrr ma per la prima volta FALLISCE un obiettivo

Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Pnrr, il Sud e la coesione (Imagoeconomica)

“Basandosi sulle informazioni fornite dall’Italia, la Commissione ha svolto un esame preliminare positivo di soddisfacente realizzazione per 53 dei 54 target e milestones”.  Alla ventunesima riga della prima di 166 pagine di assessment della commissione Ue sugli obiettivi della quinta rata compare questa frase che indica, per la prima volta nella storia del Pnrr italiano, il raggiungimento parziale degli obiettivi di una rata. Un obiettivo mancato, non era mai successo. Ed è un campanello di allarme. Era successo che preliminarmente fossero rivisti o rinviati a successive rate gli obiettivi di una rata (ci sono state ben due revisioni del Pnrr a questo proposito, una parziale, l’altra generale), ma mai che, agli esami degli ispettori della commissione Ue, l’Italia prendesse una sonora insufficienza e, a quel punto, chiedesse la possibilità di sostenere gli esami di riparazione a settembre.

L’obiettivo mancato porta il numero M1C1-85 ed è uno degli obiettivi collegati alla riforma della legislazione sugli appalti pubblici. In particolare questo imponeva la riduzione del 10% del tempo che intercorre fra l’aggiudicazione di un contratto di appalto e l’apertura del cantiere. Le grandi difficoltà avute nel corso dell’incontro con gli ispettori Ue di quindici giorni fa su questo specifico obiettivo erano state anticipate da Diario Diac nel pezzo che apriva il nostro giornale online il 26 giugno (si veda immagine e articolo in fondo).

Il ministro per il Pnrr, Raffaele Fitto, ha detto ieri nel corso di una conferenza stampa che il target in questione, del valore di “soli” 110 milioni di euro, in realtà è stato rinviato “per ragioni tecniche” in base a un accordo fra Roma e Bruxelles. Le ragioni tecniche sarebbero che andava modificato il sistema di misurazione di questo periodo e il database dell’Anac per far coincidere i dati nazionali disponibili e le richieste europee.  Di questo accordo non c’è traccia nell’assessment della commissione che – vale la pena ricordarlo – è una specie di Bibbia sul confronto avvenuto fra lo Stato e la commissione su tutti i target e milestones, presi e raccontati nel dettaglio, uno per uno. Ebbene, l’unica citazione sostanziale sull’obiettivo mancato è quella che abbiamo detto perché, per il resto, l’obiettivo M1C1-85 è citato cinque volte solo come raccordo ad altri obiettivi Pnrr in materia di riforma degli appalti. Nessun accenno all’accordo che ha portato al rinvio. Che un rinvio non è, ma un mancato raggiungimento, magari temporaneo, se lo stesso Fitto ha detto che “lo raggiungeremo presto”.

Per il resto la quinta rata vale un incasso di 11 miliardi, più dei 10,6 miliardi previsti dalla revisione perché, per compensare forse il target mancato, l’Italia ha chiesto di poterne aggiungere altri due, relativi al contrasto dell’evasione fiscale. Sommati ai 9,2 miliardi della sesta rata per cui è già stata avanzata richiesta (scadeva il 30 giugno) fanno per il 2024 un incasso di 20,2 miliardi contro i 29 miliardi previsti dalla versione originaria del Pnrr.

 

 

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