La giornata
Tim dà l’ADDIO alla rete: perfezionata la cessione di Netco a KKR. Ferraris ad
- Giornata storica per Tim che volta pagina tagliando 14 miliardi di debito e 20mila dipendenti: “liberi di correre”. Sarmi confermato presidente
- Fillea e Cgil annunciano una grande vertenza nazionale per le manutenzioni edili
- Corte dei Conti, bacchettata alle Regioni sulle coperture delle leggi
- Genova, avanti i lavori della diga foranea
Il dado è tratto. E ora Tim va avanti senza rete. Dopo un percorso accidentato e pieno di ostacoli, quella di ieri è stata una giornata storica che ha scritto la parola fine a uno dei dossier industriali più complessi degli ultimi anni. Tim ha perfezionato, infatti, la cessione di NetCo a Kohlberg Kravis Roberts & Co., il fondo KKR, con il conferimento in FiberCop (società controllata al 58% da TIM) del ramo d’azienda di TIM che comprende l’infrastruttura di rete fissa e le attività wholesale, e la successiva acquisizione dell’intero capitale di FiberCop da parte di Optics BidCo, società controllata da KKR. In serata il nuovo assetto del vertice con la conferma di Massimo Sarmi presidente e l’arrivo (dalle Fs) di Luigi Ferraris al posto di amministratore delegato.
L’operazione di cessione di NetCo valorizzata fino a un massimo di 22,0 miliardi di euro comprensivi di earn-out legati al verificarsi di determinate condizioni, permette a TIM, ha sottolineato il gruppo nella nota diffusa a mercati chiusi, una riduzione dell’indebitamento finanziario in linea con quanto già comunicato al mercato. In particolare, il deleverage previsto al closing, al lordo degli aggiustamenti usuali per questa
tipologia di operazioni, è confermato in 14,2 miliardi di euro. Così come sono confermati gli aggiustamenti e i costi di separazione pari a complessivi 0,4 miliardi di euro, in linea con quanto indicato al mercato nell’Addendum al Capital Market Day lo scorso 11 marzo, determinando un netto effettivo pari a 13,8 miliardi di euro. La componente di cassa corrispondente agli anticipi PNRR relativi a FiberCop, pari a 0,4 miliardi di euro, è stata deconsolidata nel contesto dell’operazione. A seguito della cessione, i rapporti tra NetCo e TIM sono regolati attraverso un Master Service Agreement (MSA) che ha durata di 15 anni, rinnovabile per ulteriori 15 anni, e i servizi saranno resi a prezzi di mercato e senza impegni minimi di acquisto.
Ma come sarà TIM senza la rete? La risposta, anzi la sfida, sta nello slogan, titolo del nuovo piano industriale 2024-2026 varato a marzo dal gruppo, che recita “Free to run”. Come sottolineato in più occasioni dal top management e riconfermato ieri, con questa operazione il gruppo potrà adottare un nuovo modello aziendale che gli permetterà di competere in maniera più efficace sul mercato Consumer ed Enterprise in Italia, grazie a un maggior focus sulle componenti industriali e commerciali e a una solida struttura finanziaria. Strategica Tim Brasil: è prevista un’ulteriore crescita dei ricavi e dell’Ebitda, con una generazione di cassa in crescita in doppia cifra in orizzonte di piano. A valle dell’operazione, l’organico totale di TIM scende da 37.065 a 17.281 persone, equivalenti a 16.135 full time equivalent. “Il perfezionamento dell’operazione con KKR e MEF è frutto di due anni e mezzo di lavoro, che sono serviti a riallineare la gestione ordinaria di TIM e a individuare quelle soluzioni, industriali e finanziarie, che ci permetteranno di affrontare le prossime sfide che abbiamo davanti”, ha dichiarato Pietro Labriola, Amministratore Delegato di TIM. “Raggiungiamo un traguardo che è anche un nuovo punto di partenza: lo abbiamo fatto centrando tutti gli obiettivi che avevamo annunciato e rispettando tutte le tempistiche promesse. Intendiamo continuare su questa strada per far crescere la fiducia dei dipendenti, dei clienti e degli azionisti. Primi in Europa, abbiamo scelto di separare l’infrastruttura dai servizi, per garantire lo sviluppo migliore, sostenibile e più rapido possibile. TIM resterà la Telco di riferimento in Italia, rimanendo l’operatore più infrastrutturato e offrendo servizi innovativi, sia sul fisso che sul mobile, a servizio di famiglie, Pubblica amministrazione e imprese”. Soddisfatto è il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che parla di una “grande operazione di politica industriale” da parte del Governo che “mette in sicurezza Tim e i suoi lavoratori”. “Il closing è il primo pezzo di un puzzle della soluzione degli storici problemi di questo Paese e un passaggio chiave per il riassetto del sistema delle telecomunicazioni italiano”.
Fillea Cgil: “Al via la vertenza nazionale sulla sicurezza dei lavoratori delle manutenzioni edili ”
A meno di un anno da Brandizzo, a pochi mesi dalle stragi di Firenze, Bologna, Palermo, con una media di un incidente mortale ogni 20 giorni nelle manutenzioni edili, la Fillea Cgil e la Cgil scendono in campo per rilanciare una grande vertenza di settore per lo sviluppo e per i lavoratori del Paese. Si comincia il 5 luglio a Vercelli con l’assemblea nazionale dei lavoratori e dei delegati alla presenza del segretario generale della Fillea, Alessandro Genovesi, e del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. A spiegare le ragioni e gli obiettivi di questa nuova iniziativa è il segretario generale della Fillea, Alessandro Genovesi: “ora più che mai è necessario un salto di qualità a tutela della sicurezza e delle professionalità di decine di migliaia di lavoratori, a fronte della grande mole di investimenti per ammodernare un sistema infrastrutturale fortemente invecchiato, sia in termini ambientali che tecnologici a cui saranno destinati decine e decine di miliardi di euro tra Pnrr, Fondo complementare, Risorse comunitarie e nuovi accordi di Programma Fs-Anas. Una cifra complessiva di 34 miliardi di euro solo per i prossimi 4 anni, senza contare i tanti investimenti di concessionarie e municipalizzate”. E c’è un punto che Genovesi sottolinea con forza: “le manutenzioni sono sempre più lo specchio di un certo modello d’impresa che alimenta fretta nel lavoro, eccesso di carichi, diminuzioni di attenzione alla salute e sicurezza, minore importanza ai saperi di chi lavora. Per queste ragioni si devono tenere i piani di un’unica vertenza. La piattaforma che proponiamo è per una vertenza che sia generale, settoriale e aziendale. Le battaglie di carattere generale riguardano i referendum proposti dalla Cgil, in particolare quello per estendere la responsabilità in solido proprio in materia di salute e sicurezza e la proposta di legge di iniziativa popolare che punta a rispristinare le tutele della legge 1369/60”. Per quanto riguarda invece la vertenza di settore la Fillea Cgil ritiene che “occorre estendere alle grandi committenze nazionali e alla grandi aziende municipalizzate quanto ottenuto con diverse Stazioni Appaltanti pubbliche a livello locale e che non a caso riguardano sia i lavori per le nuove opere sia gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria: il protocollo per i lavori del Giubileo a Roma, il protocollo sottoscritto con il comune di Bologna, il protocollo per la ricostruzione di Ischia e quelli in molti comuni della Romagna”. E ancora, “la lotta al sotto inquadramento, applicando e rafforzando quanto previsto dai CCNL edili. Difatti fino a che vi sarà un abuso di lavoratori al primo e al secondo livello non si potrà parlare di qualità nel lavoro e gli stessi operai saranno spinti a forme di ‘auto sfruttamento’ per raggiungere, con più ore e maggiori carichi con un giusto livello salariale. La stessa richiesta di 275 euro mensili al primo livello è la risposta obbligata a questa tendenza. “Occorre inoltre – ricorda il sindacato edili della Cgil – rafforzare ruolo e potere dei Rappresentati dei lavoratori per la sicurezza territoriali (Rlst) e degli stessi lavoratori. “Questo obiettivo può essere realizzato con maggiori risorse economiche e tecnologiche e con la possibilità di assemblee anche dove non ci sono Rsu, con un controllo reale sui troppi Rls di comodo”, afferma Genovesi ricordando anche le altre priorità delle rivendicazioni della piattaforma contrattuale, quali le richieste per tutele reali, giusto inquadramento e assicurazione per i lavoratori chiamati a fare i preposti, così come la rivendicazione di professionalizzare di più i tecnici di cantiere. “La lotta sul rispetto degli orari di lavoro e la riduzione degli orari di fatto è una battaglia strategica: questa rappresenta una battaglia costante della categoria ma da soli non ce la stiamo facendo a vincerla. Occorre che il tema degli orari, del rispetto delle ore massime di lavoro, dell’analisi e verifica dei carichi diventi una priorità per tutti: committenti, Ispettorato del lavoro, enti locali, aziende sanitarie, forze dell’ordine e associazioni datoriali”. Per questo come Fillea Cgil “non giudicheremo mai negativamente quei piani industriali che prevedano nuove assunzioni dirette da parte dei committenti presso le ‘aziende madri’ per svolgere attività di manutenzione ordinaria. Tutto questo però garantendo il rispetto di alcune condizioni che tutelino i lavoratori oggi impiegati negli appalti di manutenzione”.
La Corte dei Conti bacchetta le Regioni: ci sono criticità sulle coperture delle leggi regionali
Diga Foranea di Genova, posato il secondo cassone
A circa 20 metri di profondità, il fondale marino al largo di Genova ospita da sabato 29 giugno, il secondo cassone della nuova diga foranea di Genova, realizzata dal consorzio Pergenova Breakwater guidato da Webuild. A poco più di un anno dalla posa della prima pietra, le attività nel cantiere della nuova diga foranea procedono senza sosta su più fronti, utilizzando tecniche e attrezzature all’avanguardia in termini di innovazione e sostenibilità, per un progetto estremamente complesso dal punto di vista ingegneristico. Il cassone, il secondo degli oltre 90 che comporranno i primi 4km dei 6km complessivi dell’opera, è stato realizzato nei cantieri galleggianti allestiti nel porto di Vado Ligure e misura 21,7 metri in altezza, 40 metri in lunghezza e 25 metri in larghezza, con un peso di 10mila tonnellate. Costruiti in cemento armato, i cassoni sono veri e propri giganti: grossi come palazzi, saranno posati uno accanto all’altro sul basamento sommerso per dare forma alla diga. In parallelo al posizionamento del secondo cassone e alla preparazione per l’affondo dei prossimi blocchi, il Consorzio procede con la posa del materiale ghiaioso per il consolidamento delle fondamenta della diga. Ad oggi sono state posate oltre 1,5 milioni di tonnellate di ghiaia e sono state realizzate circa 5mila colonne sommerse. Proprio per quest’attività, è stato previsto il potenziamento dei macchinari impiegati con la messa in opera di una grande chiatta (tecnicamente una barge), che ha affiancato il pontone già in uso per triplicare la produzione. Vanno avanti le lavorazioni per la barriera di protezione del cantiere di Vado Ligure, composta a sua volta da 5 cassoni, affiancati l’uno all’altro, di dimensioni più contenute rispetto a quelli che andranno a formare lo sbarramento principale. In concomitanza, continuano le attività di bonifica bellica in acque profonde. Il cantiere vede in uso particolari soluzioni all’avanguardia nel rispetto dell’ecosistema marino. Il progetto, commissionato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, è destinato a consolidare il ruolo del porto di Genova nel Corridoio Reno-Alpi della rete di trasporto transeuropea TEN-T, di cui è parte anche il Progetto Unico Terzo Valico dei Giovi-Nodo di Genova, realizzato anche questo da Webuild, contribuendo così ulteriormente alla crescita del sistema portuale della città.