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Macchitella Lab, rinasce e si trasforma l’ex Casa Albergo dell’Eni a Gela

L’immobile, completamente riqualificato e ristrutturato, è stato ceduto da Eni in comodato d’uso al Comune di Gela per due anni, con possibilità di proroga. I lavori, dal valore di circa tre milioni di euro, sono stati interamente finanziati attraverso i fondi delle compensazioni industriali dovute per la città. Riqualificata anche l’area esterna. Oggi torna a vivere come un polo aperto a formazione, imprenditorialità, innovazione giovanile e rigenerazione sociale, con ambienti di coworking, laboratori, spazi per start up

06 Ott 2025 di Giusy Iorlano

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Nata per ospitare il personale, soprattutto dirigenti e quadri, dell’ex petrolchimico di Gela, l’ex casa albergo di proprietà Eni, nel quartiere Macchitella, dopo anni di abbandono, ritorna a nuova vita. Un vero e proprio “polo per il riscatto di questa città e dei giovani”, come l’ha definita il sindaco Terenziano Di Stefano, al taglio del nastro, lo scorso 2 ottobre.

Il grande complesso di Eni, voluto da Enrico Mattei negli anni ’60, ha, infatti, segnato la storia della città in provincia di Caltanissetta, ma ha anche causato gravi problemi ambientali e sanitari, tanto da essere dichiarato sito di interesse nazionale per le bonifiche. Oggi è in corso una sua trasformazione in un polo focalizzato sull’economia circolare, con una bioraffineria e un impianto pilota che produce bio-carburanti, segnando una nuova fase industriale per il sito.

In questo contesto è nata la casa albergo, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, nel cuore del quartiere residenziale di Macchitella (progettato anch’esso in quel periodo come “città satellite” per i lavoratori dell’industria petrolifera che arrivavano da tutta Italia) rappresentando per lungo tempo una sorta di quartier generale sociale e residenziale per i tecnici di Eni. Negli anni della massima espansione industriale, tra il boom economico e la strategia dell’autonomia energetica nazionale, Gela era diventato un crocevia cruciale nel Mezzogiorno produttivo. Poi, il tempo e le crisi hanno finito per spegnere molte di quelle luci. Fino ad oggi.

La trasformazione

Con un’architettura sobria, razionale, simbolo dell’Italia degli anni Sessanta, quella del boom, dello sviluppo economico, che cambiava velocemente pelle sotto l’effetto della grande industria e del sogno energetico italiano, l’ex casa albergo, ormai in disuso, dopo un iter durato anni, torna a vivere con un volto nuovo, un progetto innovativo proiettato verso il futuro.

Si chiama Macchitella Lab, una struttura per i corsi universitari e incubatore di start up per progetti e investimenti sul territorio. I lavori, dal valore di circa tre milioni di euro, si sono conclusi nel dicembre 2022 e sono stati interamente finanziati attraverso i fondi delle compensazioni industriali dovute per la città. Riqualificata anche l’area esterna. Insieme ad Eni e l’amministrazione comunale, sono partner del progetto l’Università Kore, Sicindustria e la Fondazione Enrico Mattei, che ha contribuito alla fase di avvio con 620 mila euro.

Una riqualificazione, questa, tanto attesa perchè sembrava che il percorso potesse fermarsi davanti a lentezze burocratiche, e che invece rinasce  con un doppio obiettivo: valorizzare un bene simbolico, legato alla storia industriale della città, e riconvertirlo in chiave sociale, educativa e imprenditoriale.

Il nuovo Macchitella Lab

L’immobile, completamente riqualificato e ristrutturato, è stato ceduto dall’Eni in comodato d’uso al Comune di Gela inizialmente per due anni, con possibilità di proroga. Si potranno adesso attivare tutte le attività previste. L’iter era stato avviato nel settembre 2020 (ma le basi erano già state gettate nel 2015) e finalmente oggi vede la sua conclusione ponendosi come uno dei principali interventi di rigenerazione urbana di tutto il territorio. Rappresenta, infatti, non solo una riqualificazione architettonica, ma un vero e proprio cambio di paradigma: un polo aperto a formazione, imprenditorialità, innovazione giovanile e rigenerazione sociale, con ambienti di coworking, laboratori, spazi per imprese innovative. Ma anche una caffetteria e aree per l’aggregazione, predisponendosi come un moderno incubatore di imprese e startup.

“Questo iconico immobile, dopo un lungo percorso, a tratti anche complesso, diventa finalmente disponibile e fruibile per tutta la comunità”, ha affermato Walter Rizzi, presidente della Bioraffineria di Gela Enilive. “Macchitella Lab sarà un polo polifunzionale al servizio di tutta la cittadinanza. Segno tangibile dell’impegno di Eni verso il territorio, in particolare verso le nuove generazioni”.

Il concept

Il progetto, firmato dagli architetti Vincenzo Castellana e Rosanna Zafarana, di fatto, reinterpreta la tipologia ricorrente nella zona, le residenze a blocchi,  trasformando la percezione da semplice edificio abitativo a dispositivo architettonico di interesse collettivo. Il basamento viene ridisegnato eliminando il primo livello per ottenere una doppia altezza, alleggerendo il volume e generando un marcato gioco di luci e ombre.

Frutto di ricerca e attenzione è il sistema non complanare delle specchiature della doppia altezza che utilizza l’opportunità data dallo spessore della trave piatta dell’ordine intermedio eliminato per segmentare la frangia del prospetto delle vetrature restituendo il gioco di riflessi sempre diversi tra loro. L’involucro permeabile conferisce forte identità al blocco superiore e ridisegna l’archetipo della casa a faldina.

Lo scheletro metallico modula i prospetti seguendone la struttura e avvolge l’edificio che, con il fraseggio dei moduli compositivi di lamiera stirata, segue una partitura che vibra differentemente alla luce che vi permea. Tra i campi delle falde superiori trovano alloggio integrato i pannelli fotovoltaici. La preesistenza viene così recuperata nella sua immagine complessiva portando verso un concetto del non finito, attraverso l’uso di intonaci a vista. Contestualmente il sistema trasparente ne ridisegna l’involucro e conferisce una inedita lettura. I setti del primo ordine che definiscono l’attacco a terra, compenetrano il rapporto interno esterno rimandando, così, all’apertura simbolica verso la città.

 

 

 

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